| FILIPPO BERSELLI, Relatore. Dicevo: "Quest'uomo di
settantun anni, questo magistrato è innocente (...). Ora il
nemico è lui (...). Quest'uomo è innocente. Ricordate questo
volto: quest'uomo è innocente. Chi lo ha fatto arrestare dovrà
pagare. I magistrati di Milano che sono entrati in campagna
elettorale (...) hanno fatto arrestare un loro collega per
ragioni che nulla hanno a che fare con la giustizia (...). La
procura di Milano si abbatte su Roma per ordine di Mani
pulite, che ormai sono padroni del mondo. Quindi prima hanno
attaccato politici, imprenditori, hanno distrutto le aziende,
hanno bloccato l'economia e adesso non gli piace che Roma con
il procuratore Coiro e il GIP Squillante sia stato il presidio
di giustizia più equo d'Italia. Michele Coiro, il capo della
procura di Roma, è un uomo di sinistra, vicino al partito
comunista. E' stato in magistratura democratica. Ma la forza
di quest'uomo è di non aver avuto bisogno di farsi vedere o di
fare inchieste spettacolari per acquistare nome. E' rimasto
nell'ombra, ha fatto il magistrato. Onore a Michele Coiro. Per
questo i giustizieri, il direttorio di Milano, ha deciso di
scendere su Roma, arrestare Squillante, mettere in discussione
tutto, perché i metodi di Roma erano metodi di civiltà e
democrazia. Occorreva invece la dittatura e la violenza, e
l'hanno applicata ai loro colleghi. Quando il pool di
Milano e la comunista Ilda Boccassini e il comunista Gherardo
Colombo, quindi non magistrati ma uomini di partito,
improvvisamente scoprono di avere un nemico nel giudice
Squillante per arrivare al senatore Previti di forza Italia,
quella è campagna elettorale, fatta con le armi della
magistratura. Non sono giudici imparziali. Sono giudici di
parte. Fanno campagna elettorale. L'hanno aperta a Torino,
inquisendo Dell'Utri e Berlusconi perché hanno fondato forza
Italia".
A seguito di queste affermazioni i magistrati Colombo e
Boccassini hanno sporto querela per diffamazione aggravata.
Valutando l'episodio la Giunta per le autorizzazioni a
procedere ha ritenuto che rientrasse in un contesto politico,
in quanto si era in presenza non di offese gratuite ma
soltanto di affermazioni - certamente non commendevoli ed in
qualche misura censurabili - espresse in un contesto di
accuse, direi quotidiane, mosse dall'onorevole Sgarbi nei
confronti del pool di Milano: quindi in un contesto
politico.
In conclusione, l'onorevole Sgarbi non ha espresso offese
personali, gratuite e gravi, ma ha impostato il suo intervento
in un contesto nel quale ha accusato il pool di Mani
pulite di Milano di fare politica, di essere protagonista
della politica italiana, contro alcuni magistrati (di Roma, in
particolare) e contro alcuni uomini di vertice di forza
Italia.
Per questi motivi la Giunta ha ravvisato a maggioranza
l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole
Sgarbi.
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