| GUALBERTO NICCOLINI. Signor Presidente, vorrei
sottolineare che questo è il punto chiave del disegno di legge
in discussione. Era stato risolto in Commissione, ma
all'ultimo momento è stato presentato un emendamento che ha
ribaltato l'intera logica del provvedimento.
Dobbiamo partire da un fatto: la Convenzione
internazionale in esame e le leggi che dovranno accompagnarla
pongono al centro dell'attenzione del legislatore la figura
dell'adottato. Questa è la persona che va più tutelata e che
deve essere al centro della nostra attenzione. Parliamo di
persone che hanno avute una nascita ed un'infanzia molto
difficili, di persone che possono portare il peso di una
ereditarietà, di un DNA pesante e tragico. E' evidente,
allora, che sulla figura dell'adottato si deve incentrare
tutta la nostra attenzione. Le figure dei genitori adottivi
sono meravigliose, ma hanno una loro forza, per cui la tutela
di cui debbono godere è minore. Anche i genitori naturali, che
per disgrazia o per colpa hanno dovuto abbandonare questi
bambini, hanno diritto ad una tutela, ma si tratta sempre di
una tutela minore rispetto a quella di cui deve godere
l'adottato.
In questo quadro, in linea ed in sintonia con la
convenzione internazionale, che è più adeguata ai tempi
rispetto alle nostre leggi, era stato portato all'attenzione
della Commissione - e per un buon lasso di tempo ciò ha
funzionato - il diritto dell'adottato di conoscere le sue
radici, se lo vuole e se gli interessa farlo. E' un principio
che non era stato accettato in precedenza, ma che la
convenzione accetta e sollecita e del quale, quindi, la
legislazione italiana deve in qualche maniera prendere
atto.
Finalmente questo principio si sta affermando, nonostante
- come ha ricordato l'onorevole Fei - le tremende pressioni
cui siamo stati sottoposti. Credo che neanche le peggiori
lobby americane al Congresso siano così oppressive ed
ossessive. Mi rendo conto che si tratta di persone che hanno
sulla loro pelle una certa esperienza, ma non vogliono
comprendere le tensioni che l'adottato si può portare
dentro.
Pochi giorni fa l'onorevole Novelli disse che, se fosse
passato questo principio, avremmo avuto due tipi diversi di
comportamenti nei confronti degli adottati, perché la
situazione degli adottati italiani sarebbe stata diversa da
quella degli adottati stranieri. Sono d'accordo con lui, però
tra un diritto maggiore ed uno minore, io punto comunque sul
diritto maggiore e farò in modo che anche i ragazzi italiani
possano godere di tale diritto, piuttosto che negare un
diritto agli stranieri perché gli italiani non ne godono.
Penso che allargare il campo dei diritti sia meglio che
restringerli.
Visto che questo è un primo passo dal quale muove un
impegno serio della Commissione e del Parlamento di procedere
ad una revisione rapida ed immediata della legge n. 184,
prevedere fin da oggi questo principio - che sarà il punto di
partenza per la prossima legge - sarà molto importante. Se noi
invece freneremo questo processo fin da ora, questa
discussione ricomincerà daccapo ed i principi della
convenzione rimarranno ancora una volta disattesi. Ecco perché
manteniamo il subemendamento Fei 0.3.25.21 pregando la Camera
di stare molto attenta, perché da una parte ci sono i grossi
problemi che abbiamo tutti affrontato, mentre dall'altra c'è
un diritto potestativo che rimane in capo ad ogni persona che
in un giorno della sua vita può decidere di sapere quali siano
le sue radici.
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