| Onorevoli Deputati! - La situazione aziendale del Banco di
Napoli è caratterizzata da gravi problematiche
tecnico-gestionali.
Il bilancio 1994 si è chiuso con una perdita di 1.147
miliardi sulla quale ha influito l'abbattimento di crediti
ritenuti inesigibili per 1.107 miliardi. Il primo semestre
1995 ha registrato un ulteriore risultato negativo per 1.560
miliardi, anche esso da attribuire in larga misura alle
rettifiche di valore apportate al portafoglio crediti (oltre
1.400 miliardi).
Per effetto di tali perdite il patrimonio del Banco ha
subito una significativa decurtazione; ulteriori riduzioni
deriveranno dall'approvazione del bilancio relativo all'intero
esercizio 1995 che dovrebbe registrare perdite di rilevante
ammontare.
Le cause di tale negativo andamento sono riconducibili,
oltre che alla debolezza del contesto economico meridionale
per di più colpito da una sfavorevole congiuntura, nel quale
si svolge gran parte dell'attività di intermediazione del
Banco, a profonde disfunzioni che hanno interessato i
principali comparti operativi. La gestione complessiva non è
stata improntata a canoni di correttezza ed efficienza.
I processi di selezione, gestione e controllo del rischio
creditizio sono risultati compromessi; ne è derivata una
qualità del credito fortemente deteriorata.
Nell'agosto 1994 sono stati rinnovati il presidente e il
consiglio di amministrazione della Fondazione che controlla il
Banco di Napoli. Essi hanno operato con impegno per affrontare
la delicata situazione
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sia nominando nuovi amministratori, sia
ricercando, quali rappresentanti dell'azionista di controllo,
soluzioni adeguate alla grave crisi in atto. La nuova
amministrazione del Banco ha consentito di far emergere le
difficoltà dell'istituto nella loro reale dimensione.
Per il risanamento dell'azienda si impone ora un
intervento straordinario. E' infatti necessario immettere
mezzi patrimoniali di entità adeguata, operare modifiche
profonde nelle modalità di conduzione finora seguite,
realizzare incisive iniziative di ristrutturazione e di
razionalizzazione.
Considerata la rilevanza dell'iniziativa, è indispensabile
un intervento congiunto da parte del Tesoro e del sistema
bancario per ridurre al minimo i tempi del riequilibrio
aziendale.
L'intervento del Tesoro trova giustificazione
nell'interesse a tutelare la propria partecipazione nel Banco
di Napoli, tenuto conto delle potenzialità insite
nell'azienda, connesse con l'entità della raccolta e la
capillarità dei punti operativi. Al fine di evitare la
dispersione di tali potenzialità è necessario che le
iniziative in favore dell'azienda si realizzino con la massima
urgenza.
All'intervento si riconnettono significativi benefìci di
carattere economico generale connessi con il ruolo chiave
svolto dal Banco nel finanziamento dell'economia meridionale,
caratterizzata da forte sottosviluppo ed elevata
disoccupazione, nel cui ambito territoriale sono
prevalentemente insediati i punti operativi dell'azienda.
L'operazione è inoltre giustificata dalla necessità di
evitare possibili rischi sistemici, attese le grandi
dimensioni della banca (ottava per classe di grandezza) e la
rilevanza delle relazioni internazionali da questa
intrattenute.
Lo sfruttamento delle potenzialità del Banco di Napoli può
attuarsi solo con un rigoroso piano di ristrutturazione
aziendale che preveda la riduzione degli immobilizzi
finanziari, una politica di miglioramento dell'offerta di
servizi, una idonea riorganizzazione interna. Le possibilità
di successo del piano sono legate a una significativa
riduzione del costo unitario del lavoro che presenta valori
notevolmente più elevati di quelli delle altre banche del
sistema.
L'affiancamento all'intervento dello Stato di idonei
soggetti bancari accelererà il processo di complessiva
riqualificazione.
Il presente decreto-legge disegna un intervento
finanziario e strutturale particolarmente incisivo volto a
ricondurre il Banco di Napoli ai livelli di efficienza
operativa propri di una moderna istituzione creditizia. Tali
livelli di efficienza sono sia vitali per un'impresa che operi
sui mercati concorrenziali sia essenziali perché il Banco
possa contribuire concretamente al finanziamento dell'economia
nella quale è maggiormente impegnato. Il risanamento del
Banco, per le dimensioni dell'istituto e il suo radicamento
nella realtà meridionale, costituisce un essenziale
presupposto perché si possa avviare il contenimento dei tassi
nel Mezzogiorno verso livelli che misurino l'effettivo rischio
dell'impresa da finanziare, depurati dai costi di strutture
inefficienti.
Il decreto-legge articola un intervento di ampia portata
che richiede il consenso e la partecipazione delle migliori
energie politiche, sociali ed economiche nazionali.
* * *
Per provvedere alla ricapitalizzazione del Banco,
l'articolo 1 autorizza il Tesoro a sottoscrivere uno o più
aumenti di capitale del Banco di Napoli unitamente
all'intervento finanziario di una o più banche ed altri
investitori istituzionali. L'obiettivo finale è quello di
addivenire al risanamento dell'azienda ed alla sua successiva
privatizzazione.
Gli interventi finanziari del sistema bancario e degli
altri intermediari potranno assumere la forma di prestito
subordinato, cioè postergato ai diritti degli altri creditori,
anche convertibile, o quella della partecipazione al
capitale.
Per facilitare la realizzazione delle operazioni connesse
con gli apporti di capitale ed abbreviarne i tempi di
attuazione, viene prevista, per il Ministero del tesoro, una
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deroga alle norme di contabilità di Stato e, per la Fondazione
Banco di Napoli, la deroga ai criteri e alle procedure di
carattere generale per le dismissioni delle partecipazioni
(decreto-legge n. 332 del 1994, articolo 1, comma 7; decreto
legislativo n. 356 del 1990, articolo 13). Il Tesoro è inoltre
autorizzato a stipulare accordi di sindacato per la gestione
del Banco.
La Banca d'Italia, per facilitare il superamento della
situazione di difficoltà del Banco di Napoli, può disporre lo
svincolo delle somme depositate dal Banco per l'assolvimento
dell'obbligo di riserva obbligatoria.
L'articolo 2 dispone che il prezzo che il Tesoro pagherà
per l'acquisto dei diritti degli attuali soci del Banco sarà
commisurato al prezzo che il Tesoro stesso ricaverà dalla
dismissione della partecipazione nel Banco (regolata dal
successivo articolo 4) detratte le somme versate a titolo di
capitale maggiorate degli interessi al tasso del "prime rate"
ABI.
Agli attuali soci, diversi dal Tesoro, vengono attribuiti
diritti per l'acquisto di azioni del Banco al valore nominale
nella misura di una azione ogni quindici azioni possedute.
L'articolo 3 subordina i conferimenti del Tesoro, di cui
all'articolo 1, al verificarsi di condizioni riguardanti:
l'accertamento, entro il 30 giugno 1996, della situazione
patrimoniale del Banco di Napoli al 31 marzo 1996; la
deliberazione, entro il 30 giugno 1996, da parte degli organi
amministrativi, di un idoneo piano di ristrutturazione; la
stipula, entro il 31 luglio 1996, di accordi sindacali che
prevedano la riduzione del costo del personale; il concretarsi
degli interventi finanziari da parte delle banche che
affiancheranno il Tesoro nell'iniziativa.
Al fine di agevolare la ristrutturazione del gruppo
bancario, il comma 4 riconosce alla Banca d'Italia la
possibilità di concedere, con le modalità previste dal decreto
ministeriale 27 settembre 1974, anticipazioni a favore del
Banco a fronte degli interventi dallo stesso effettuati verso
società del gruppo poste in liquidazione.
Nelle more del verificarsi delle condizioni per la
realizzazione dell'apporto di capitale, il Tesoro potrà
rilevare il prestito obbligazionario, già concesso al Banco
dalla Cassa depositi e prestiti, trasformandolo in prestito
subordinato qualora tale prestito sia garantito dal pegno, con
diritto di voto, delle azioni di proprietà della Fondazione
Banco di Napoli.
A seguito della conversione in prestito subordinato e del
connesso pegno delle azioni, al Tesoro viene riconosciuto il
potere del rinnovo degli organi societari, anche al fine di
agevolare la partecipazione al risanamento del Banco di
investitori istituzionali.
Per consentire il completamento dell'intervento, il comma
3 prevede la sospensione degli obblighi derivanti dalle leggi
n. 216 del 1974, n. 149 del 1992 e dal codice civile,
rispettivamente in materia di rapporto tra azioni di risparmio
e azioni ordinarie, offerta pubblica di acquisto e
deliberazioni societarie in presenza di perdite nel
capitale.
Il comma 5 prevede agevolazioni di carattere fiscale
collegate alla ristrutturazione aziendale.
La norma dell'articolo 4 disciplina la successiva
dismissione da parte del Tesoro della partecipazione nel Banco
di Napoli acquisita a seguito degli interventi sopra
descritti, fatti salvi i diritti di prelazione previsti dal
presente decreto.
La norma dell'articolo 5 prevede il limite massimo di
impegno da parte del Tesoro con la relativa copertura
finanziaria a carico dei mutui autorizzati con l'articolo 1
del decreto-legge 28 febbraio 1996, n. 91.
I proventi netti della dismissione della partecipazione
del Tesoro vengono destinati alle finalità previste dal
decreto-legge 23 giugno 1995, n. 244, convertito, con
modificazioni, dalla legge 8 agosto 1995, n. 341.
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