| RAFFAELE MAROTTA. Signor Presidente, egregi colleghi, per
la verità non ho dato un apporto così notevole, come ha inteso
dire l'onorevole Saponara.
Dirò subito che, nonostante le correzioni apportate, mi
sono accorto che abbiamo, purtroppo, lasciato un errore -
seppure di pochissimo conto - al quale ovvieremo con un
opportuno emendamento.
Con la proposta di legge al nostro esame si vuole
istituire un fondo di solidarietà per le vittime dei reati di
tipo mafioso. Diciamo la verità: con questa legge colmiamo una
lacuna nella legislazione di contrasto alla mafia. Non è senza
significato il fatto che la proposta provenga dai deputati
della cosiddetta destra, dei quali i deputati dell'estrema
sinistra e della sinistra parlano quasi si trattasse di
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appestati o di lebbrosi. Tuttavia, oggi, quegli stessi
deputati della sinistra sono completamente assenti, non dico
tanto nel Comitato dei nove - nel quale è presente
l'autorevole onorevole Mancuso, quale componente della
Commissione antimafia - quanto proprio nell'aula.
Come ho detto, la proposta di legge è di iniziativa della
cosiddetta destra, della quale si parla come di lebbrosi;
eppure, noi siamo portatori di idee che hanno vinto: il
contrasto tra il collettivismo ed il liberalismo ci ha visto,
difatti, vincitori. E allora, quando la sinistra parla di noi,
in quei termini, non si capisce per quale ragione non si renda
conto di essere dalla parte dei soccombenti.
In ogni caso, debbo stigmatizzare il fatto che oggi in
aula siamo presenti soltanto noi deputati della cosiddetta
destra: eppure, si tratta di una legge volta a contrastare la
mafia o, comunque, a colmare le lacune nella legislazione di
contrasto alla mafia.
Con la proposta di legge al nostro esame si vuole,
infatti, istituire un fondo di solidarietà per le vittime dei
reati di tipo mafioso, per evitare che queste siano vittime
due volte: una prima volta quando subiscono i reati; una
seconda volta quando non possono conseguire il risarcimento
per il danno subito.
La proposta di legge si propone, infatti, di istituire il
diritto di accesso, per le vittime della mafia, ad un fondo di
solidarietà, dopo che la vittima abbia ottenuto una sentenza
di condanna al risarcimento del danno morale - meglio sarebbe
dire non patrimoniale - e del danno materiale.
Vediamo come funziona il fondo di solidarietà: la vittima
di mafia consegue un diritto; come sappiamo, i beni del
condannato per reati di mafia vengono confiscati dallo Stato;
di conseguenza, secondo le leggi attualmente in vigore, la
vittima di mafia non avrebbe alcuna garanzia patrimoniale su
quei beni. L'importanza della proposta di legge consiste
proprio nel fatto che il fondo di solidarietà è un fondo
obbligato.
Come già riferito dal relatore, onorevole Saponara, in
Commissione si è posta la questione se per la vittima di mafia
si tratti di un diritto soggettivo e pieno o, invece, di un
semplice interesse legittimo. E' senz'altro un diritto. Il
fondo è obbligato e la vittima di mafia ha il diritto di
accedervi. Deve, però, aver ottenuto una sentenza di condanna
passata in giudicato, oppure - ed è questo l'errore che
abbiamo lasciato nel testo della proposta di legge - una
ordinanza di condanna al pagamento della provvisionale.
L'errore consiste nel fatto che al pagamento della
provvisionale si viene condannati soltanto con sentenza e non
con ordinanza. Dobbiamo, dunque, correggere questo errore
materiale.
Nella proposta di legge, è inoltre disposto che non abbia
tale diritto colui che, a sua volta, è mafioso; il che,
secondo me, è giusto.
Abbiamo anche disposto che, ove al momento della
presentazione della domanda l'avente diritto abbia in corso un
procedimento penale a suo carico per reati di mafia oppure un
procedimento per l'applicazione di una misura di prevenzione,
ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575, l'esercizio del
suo diritto all'accesso al fondo rimanga sospeso. Al momento
della domanda, infatti, il soggetto deve essere indenne tanto
da condanne quanto dall'applicazione di misure di prevenzione.
E' chiaro che se poi questi procedimenti, in corso al momento
della presentazione della domanda, dovessero concludersi con
la condanna o, ripeto, con l'applicazione di una misura di
prevenzione, l'interessato perderebbe il diritto di accesso al
fondo. L'esercizio di tale diritto, quindi, rimane sospeso
soltanto nel caso in cui il procedimento non si sia ancora
concluso con provvedimenti definitivi.
Quello in esame è, a mio avviso, un provvedimento di
grande rilievo.
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Ieri in Commissione sono stati sollevati interrogativi in
ordine alla copertura. Come ha giustamente osservato il
collega Lo Presti, però, l'istituto in questione disporrà di
fondi che non provengono dalle casse dello Stato, almeno in
parte: e poi, quand'anche dovessero essere prelevati dalle
casse dello Stato, non capisco dove sia il problema. Questo
provvedimento si muove nella linea evolutiva di tanti e tanti
fondi che abbiamo costituito in relazione a fenomeni che
assumono rilevanza sociale. Esiste, per esempio, un fondo per
le vittime della strada: ci si pone forse il problema di come
venga alimentato?
La mafia è un fenomeno che purtroppo sta devastando il
nostro paese, non soltanto nelle regioni meridionali, ma anche
in quelle settentrionali: lo Stato ha allora il dovere di
contrastarlo in tutti i modi ed uno di questi è proprio quello
dell'istituzione di un fondo in favore delle sue vittime. Tale
iniziativa ha un duplice scopo: la solidarietà nei confronti
delle vittime di tali reati ed anche l'incentivo affinché si
costituiscano parte civile nei procedimenti contro i mafiosi,
sapendo di poter avere in tal caso come interlocutore il
fondo. Quest'ultimo, pagando, viene surrogato nei diritti che
spettano alla parte civile ed al danneggiato, su questo non
c'è dubbio. Per tale motivo abbiamo stabilito la necessità che
il fondo stesso sia quanto meno avvisato dell'esistenza della
lite. Nel provvedimento si prevede, infatti, che se "la
persona offesa si costituisce parte civile all'udienza
preliminare, ovvero al dibattimento, il giudice fa notificare
al fondo il relativo verbale". Diversamente, infatti, il fondo
potrebbe non accogliere la domanda del soggetto interessato,
non avendo la dimostrazione della sua fondatezza, oppure
potrebbe dubitare dell'entità dei danni dal soggetto stesso
subiti. Se, quindi, il fondo intende muovere simili obiezioni,
ha la possibilità di intervenire nel giudizio: non abbiamo
stabilito, a questo scopo, che il fondo stesso debba essere
convenuto nel giudizio, come pure qualcuno aveva suggerito, ma
ci siamo limitati a prevedere che gli debba essere notificato
il verbale o l'atto di citazione, in modo che possa decidere
se intervenire o meno.
A mio avviso, si tratta di un provvedimento molto ben
strutturato, quasi perfetto, sotto tutti gli aspetti: dobbiamo
soltanto correggere, come ho già accennato, quell'errore quasi
formale relativo al riferimento all'"ordinanza" di condanna
alla provvisionale, mentre si tratta di un sentenza, sia per
il codice di procedura civile sia per il codice di procedura
penale.
Augurandoci che le eventuali difficoltà relative alla
copertura finanziaria vengano rimosse, speriamo che la legge
possa avere una rapida approvazione proprio perché ciò
costituirebbe un segnale dello sforzo compiuto dal Parlamento
contro l'attività delinquenziale mafiosa.
Ricordo, a tal proposito, che il gruppo di forza Italia è
molto sensibile all'argomento, contrariamente a quanto si può
affermare. Del resto, la proposta di legge al nostro esame è
stata presentata dalla destra ed oggi sono presenti solo i
deputati della destra a sostenere le ragioni che ne sono alla
base: sono presenti, infatti, l'autorevole collega, onorevole
Mancuso, in qualità di componente della Commissione antimafia,
il presidente del gruppo di forza Italia, onorevole Elio Vito,
nonché il presidente del gruppo di alleanza nazionale,
onorevole Gustavo Selva. Dall'altra parte dell'aula non è
presente neanche un deputato, anche se questo provvedimento ha
una notevole rilevanza e riguarda questioni di cui la sinistra
ogni giorno si riempie la bocca.
Mi scuso se il mio intervento è uscito un po' dal
seminato, ma a volte alcune cose vanno dette. Ringrazio
altresì il Presidente per la tolleranza e l'amabilità che ha
avuto nell'ascoltare il mio intervento (Applausi).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e
pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee
generali.
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