| FRANCO CORLEONE, Sottosegretario di Stato per la
giustizia. Come no! Allora glielo spiego meglio. Poiché io
ascolto gli interventi con molto interesse, non solo per
rispetto del Parlamento ma anche per la qualità culturale e
politica di chi interviene, quando sento il relatore affermare
che avverte il dovere di comparare questa legge di tutela
delle vittime dei reati di tipo mafioso con la questione del
garantismo, e che ciò dimostra che il garantismo non è a senso
unico e che in realtà ci si preoccupa delle vittime, le dico
allora che, evidentemente, ci troviamo dinanzi ad una
questione che è sul tappeto.
Direi che il collega Marotta, nel porre la questione del
conflitto storico fra collettivismo e liberalismo, abbia
sollevato una polemica addirittura cosmica rispetto al testo
in esame. Lo stesso onorevole Marotta ha poi detto che questa
proposta proviene dalla destra, dimostrando così
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che in realtà sul problema della mafia vi è da parte di forza
Italia, in particolare, un grande interesse a contrastarla.
Non ho voluto dire e non ho detto che altri avevano la
coda di paglia, ma nell'osservare che su questa legge sono
state fatte, nel corso del dibattito, interessanti
considerazioni sul rapporto che vi è tra la giustizia e le
questioni relative alla mafia, non credo certo di essere
andato fuori dal rapporto di dialogo tra chi in questo momento
rappresenta il Governo e i parlamentari che hanno posto le
questioni.
Voglio avviarmi alla conclusione, dicendo che il collega
Lo Presti - che, peraltro, ha fatto un appello all'unità delle
forze politiche per la lotta alla mafia - ha posto una grande
questione relativa alla gestione dei beni confiscati dei
mafiosi. E' vero che, fino ad oggi, non si è effettuata una
gestione efficace, che il denaro è stato spesso utilizzato per
soddisfare le richieste dei gestori e degli amministratori dei
beni confiscati e che, solo ultimamente, tali beni sono stati
destinati a finalità sociali. Ricordo, ad esempio, le attività
di don Luigi Ciotti.
Nelle nostre leggi abbiamo pensato bene di destinarli a
finalità sociali, ma certamente ci siamo dimenticati che i
primi ad averne bisogno sono proprio le vittime della
mafia.
Con questa proposta di legge sono state messe in luce
grandi questioni e mi auguro che non vi siano retropensieri,
né polemiche di altro genere. Se fosse presente l'onorevole
Mantovano, primo firmatario della proposta, gli direi che la
sua polemica in Commissione su un presunto contrasto tra i
suggerimenti e le riflessioni del Governo e la proposta di
abrogazione dell'ergastolo era assolutamente fuori luogo.
Penso che su questo provvedimento non vi debbano essere
polemiche e non credo vi siano retropensieri; mi auguro che il
problema della Commissione bilancio non provochi nessun
ritardo all'approvazione di questa legge importante.
Voglio ricordare che le leggi devono essere applicate. La
cosa peggiore, che turba non solo il Governo, ma tutte le
persone dotate di senso di umanità, è vedere che le leggi
rimangono disapplicate. Mi riferisco, per esempio, ad un
episodio che mi ha colpito per la conoscenza e l'amicizia che
avevo con Libero Grassi. E' veramente drammatico scoprire, a
tanti anni di distanza, che gli interventi antiracket in
quella realtà così difficile, non hanno avuto alcun esito. Mi
auguro che questa legge sia approvata celermente, con
concordia di intenti e che, soprattutto, trovi reale
applicazione.
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