| UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, questo provvedimento
contiene misure che da tempo avrebbero dovute essere
approvate, specialmente nel settore aerospaziale a cui si
riferiscono gli articoli 1 e 2. Trattandosi di materia
particolarmente urgente, non vi è dubbio che il lungo iter al
Senato abbia causato un grave ritardo a tutto svantaggio
dell'efficacia e della congruità del provvedimento stesso.
Quando il relatore, in riferimento al lavoro svolto in
Commissione, ha parlato di dibattito "serrato", sicuramente
intendeva riferirsi anche ai tempi ristretti e al tipo di
testo che la Camera si è trovata a dover discutere in
condizioni non agevoli.
L'aspetto più grave è, però, il carattere non omogeneo del
disegno di legge al nostro esame, che vede letteralmente
affastellati, in un unico testo, provvedimenti del tutto
eterogenei, in deroga agli impegni presi dal Governo stesso e
alle raccomandazioni espresse dalla Presidenza della Camera
dei deputati.
Uniamo, perciò, la nostra critica alle citazioni del
parere del comitato per la legislazione.
La definizione di provvedimento omnibus, ricordata
dalla relatrice, in realtà, mi sembra eufemistica. Il termine
omnibus sollecita in noi ricordi di autobus o vetture
pubbliche, relativamente ordinate nella disposizione dei
passeggeri sia al proprio interno, sia sull'imperiale, ovvero
di sopra; qui, invece, troviamo un omnibus che ospita,
addirittura, esseri diversi: esseri umani da una parte,
animali dall'altra; la eterogeneità è veramente eccessiva, per
poter consentire un esame approfondito.
Quanto ho detto è contenuto nel parere del comitato per la
legislazione, allegato agli atti, che era stato sollecitato
dall'opposizione, prevalentemente da alleanza nazionale e da
forza Italia.
Nel parere del Comitato per la legislazione si auspica che
provvedimenti del genere non siano più oggetto di intervento
legislativo: si manifesta perplessità, sia sotto il profilo
della chiarezza del testo ai fini della sua efficacia, sia dal
punto di vista della tecnica legislativa; si critica, inoltre,
la parte in cui - con una serie di principi e criteri
direttivi - si adombra
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nel provvedimento, sostanzialmente, un regolamento di
delegificazione - come dire - surrettizio.
Non voglio tediare i colleghi con la lettura dei pareri
allegati: certamente, l'anomalia del provvedimento - e
dell'esame che la Camera ha dovuto farne - è sotto gli occhi
di tutti.
Quanto alle giuste esigenze - ricordate dal relatore - di
unità e di efficacia dell'iniziativa politica
nell'importantissimo settore delle tecnologie duali
dell'aerospaziale, è proprio questo il punto debole
dell'intero impianto del disegno di legge.
Al riguardo, dobbiamo rilevare il disagio, da noi
ampiamente condiviso, espresso nel parere della I Commissione,
di non poter far capo ad un'unica fonte decisionale
dell'esecutivo perché, a nostro parere, si è voluta mantenere
separata la competenza nel settore aeronautico e industriale -
in capo al Ministero dell'industria, del commercio e
dell'artigianato - da quella spaziale, in capo al Ministero
dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica.
Il Governo ha ulteriormente contribuito a questa
frammentazione e confusione di indirizzi, attribuendo
all'Agenzia spaziale italiana - ente che è stato oggetto di
numerosi atti del sindacato ispettivo e di inchieste della
magistratura ordinaria della Corte dei conti -, con la riforma
del suo statuto, competenze nel settore definito
aerospaziale.
Tali competenze, a loro volta, sfuggono al controllo del
Ministero dell'industria, principale attore - secondo noi,
giustamente - del provvedimento.
E' parso ad un certo punto che il Governo D'Alema volesse
mettere ordine in questa babele di competenze, chiaramente
dannosa per l'efficacia internazionale dell'azione italiana,
promuovendo il decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri del 19 novembre 1998. In tale decreto si faceva
presente l'opportunità di istituire un comitato di ministri,
con il compito di esaminare le problematiche più rilevante
relative al coordinamento ed all'attuazione delle iniziative
di cooperazione, nonché di esprimere, in particolare, la
propria valutazione sui progetti, sulla loro programmazione e
sulla promozione della partnership alle iniziative di
cooperazione industriale, alcune delle quali - molto
importanti - sono state menzionate oggi stesso.
Per questo nel decreto si fa riferimento alla costituzione
di un comitato interministeriale presieduto dal Presidente del
Consiglio dei ministri, iniziativa che noi sollecitammo già
due anni fa. Segue poi, nel decreto, un elenco molto
dettagliato dei progetti - anch'essi tecnologicamente e
finanziariamente molto importanti - da affidare a questo nuovo
comitato, oltre ai rapporti con le Commissioni parlamentari ed
alla creazione di gruppi di lavoro per specifiche iniziative.
Ci duole di dover constatare che ad oltre sei mesi di distanza
non vi è traccia di un'iniziativa concreta da parte di questo
comitato che farebbe capo alla Presidenza del Consiglio:
torniamo quindi alla contraddizione in base alla quale il
Ministero dell'industria, nostro interlocutore in relazione a
questo provvedimento, non è in possesso degli strumenti
operativi di cui sono invece dotati altri esecutivi stranieri,
nostri partner o - come può capitare - potenziali o attuali
avversari, strumenti che consentono loro di intervenire con
ben maggiori immediatezza ed efficacia.
Dico questo, signor Presidente, colleghi, per arrivare al
punto più dolente dell'impianto di questo provvedimento,
contenuto nella sua parte meno caotica. Mi riferisco al fatto
che al Ministero dell'industria vengono attribuite - a nostro
avviso giustamente - iniziative e funzioni, nonché i relativi
mezzi, ma con un'importante riserva mentale, manifestata non
da parte dell'opposizione, bensì da parte del Governo stesso.
Quest'ultimo, infatti, non ha provveduto - né, a quanto pare,
è in grado di provvedere - a fornire al Ministero
dell'industria gli strumenti che noi consideriamo
indispensabili per inserirsi tempestivamente e con efficacia
nella rivoluzione epocale che sta animando la tecnologia in
Europa, particolarmente nel settore aerospaziale. Ciò è tanto
più importante in vista della convocazione a
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Roma, prevista per l'inizio della prossima estate, di un
vertice sull'importante questione dell'Airbus, il quale verrà
preceduto da un altrettanto importante convegno a Milano nel
prossimo mese di maggio.
La nostra parte politica si è sempre adoperata affinché
l'esecutivo - qualunque fosse la maggioranza in quel momento -
fosse dotato degli strumenti necessari per operare nei settori
di maggiore importanza. A questo proposito non possiamo
neanche nasconderci dietro lo stato di necessità. Assistiamo,
infatti, a quelle che a noi appaiono utili iniziative di
accorpamento di aziende nel settore aerospaziale, come quella
tra l'Alenia e l'ente spagnolo per l'industria aerospaziale,
la Casa, e possiamo facilmente valutare quali sarebbero le
economie di scala ed i vantaggi che ne deriverebbero, non
ultimo il fatto che la Casa possiede il 4,2 per cento del
gruppo europeo di interesse economico che produce Airbus. Se
questo "matrimonio" - come è stato definito dal maggiore
quotidiano economico italiano - non si potrà fare, ciò sarà
dovuto anche ai ritardi nella privatizzazione delle aziende
dell'IRI, che hanno causato le obiezioni del Governo spagnolo
a questo "matrimonio" nonostante la sua evidente convenienza:
l'esecutivo spagnolo ha infatti affermato che non intende far
"sposare" la Casa con chi è ancora sottoposto indirettamente
al controllo del Governo italiano. Ecco, quindi, che i ritardi
nelle privatizzazioni hanno nuociuto all'efficacia
dell'intervento industriale: a poco servirà, a questo punto,
l'azione del nostro Governo, dal momento che avrà a che fare
con una volontà politica diversa. Noi auspichiamo che ciò non
avvenga, però temiamo che anche in questo caso dovremo
assistere alle conseguenze negative che i ritardi del
riassetto dell'IRI provocano nell'efficacia dell'intervento
italiano. Come ha ricordato la relatrice, si tratta di
sbloccare i fondi stanziati dalle leggi finanziarie per il
1998 e per il 1999; si tratta, di provvedimenti che sono stati
reiterati, nella sostanza, da diversi Governi precedenti a
questo. Teniamo altresì conto delle aspettative delle
categorie interessate. E' chiaro, infine, che le presenze
anomale in questo provvedimento, che per gentilezza definirei
omnibus, rendono difficile la nostra posizione così
come, del resto, quella del Governo e della maggioranza che lo
sostiene.
Come ci è stato dato atto dalla stessa relatrice, noi
abbiamo voluto accelerare il più possibile l'esame del
provvedimento da parte della Camera proprio in considerazione
delle aspettative delle diverse categorie economico-sociali e
della necessaria soluzione dei problemi che si sono trascinati
nel tempo (quelli che riguardano, ad esempio, le camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura o l'Ente
cellulosa e carta) attraverso le diverse epoche "geologiche"
della politica italiana. Per questi motivi abbiamo ridotto al
minimo il numero degli emendamenti presentati al
provvedimento, pur sottolineando nettamente la nostra
posizione, specialmente quando ci sembrava assolutamente
indigesto quanto ci veniva proposto dalla maggioranza.
La nostra posizione continuerà ad essere coerente con
quella assunta in Commissione anche nel corso dell'esame del
provvedimento da parte dell'Assemblea. Auspichiamo, però, che
non ci si debba più trovare in una situazione simile. Facciamo
presente, altresì, che le difficoltà di organizzazione interna
al Governo stanno minando l'efficacia di questo provvedimento.
Ricordo, infine, che nel settore dell'industria internazionale
bisogna essere sempre pronti a cambiare rapidamente posizione,
cosa purtroppo in contrasto con i tempi dell'attività
legislativa: per esempio, nel 1998, il consorzio Airbus ha
perso l'equivalente di 200 milioni di dollari e,
conseguentemente, Aérospatiale - sua principale protagonista -
ha registrato un impressionante calo nell'esercizio 1998 con
una diminuzione degli utili dovuta agli accantonamenti, ma,
essenzialmente, ai cattivi risultati di Airbus.
Pertanto, nel momento in cui accettiamo l'unicità delle
iniziative del Governo, ed in particolare del Ministero
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dobbiamo
rilevare che di fronte a
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certe situazioni il Governo non si presenta con gli strumenti
adeguati a farvi fronte: rischiamo di investire 2.000 miliardi
per partecipare al gioco societario dell'Airbus, che intende
trasformarsi da gruppo europeo di interesse economico in Spa,
con il rischio di dover coprire perdite rilevanti che il
Parlamento oggi non è in grado di quantificare. Questo per
quanto riguarda la parte finanziaria del provvedimento.
Per quanto riguarda, invece, l'organizzazione interna
dell'esecutivo, chiederemo spiegazioni sulla mancata
attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri e chiederemo che sia posta fine a questa duplicità -
se non triplicità - di presenze in un settore così importante
(Ministero della difesa, Ministero dell'università e della
ricerca scientifica tecnologica e Ministero dell'industria,
del commercio e dell'artigianato) (Applausi dei deputati
dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).
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