| GAETANO RASI. Signor Presidente, signor sottosegretario
per l'industria, il disegno di legge oggi al nostro esame è,
purtroppo, un pessimo esempio di espressione linguistica e di
tecnica legislativa. Pur contenendo alcuni elementi positivi,
è oggetto di forti critiche sostanziali.
Anzitutto, fin dal titolo generico ("Norme in materia di
attività produttive"), questo disegno di legge denuncia
l'eterogeneità delle materie in esso trattate. Ne sono
indicate ben tredici: industria aeronautica, industria
spaziale, ordinamento del Ministero dell'industria, Ente
nazionale cellulosa e carta, mercato all'ingrosso, cicli e
motocicli, industria mineraria, strutture ricettive
alberghiere, impianti a fune, pesi e misure, camere di
commercio, imprenditoria femminile, emergenza nucleare.
La stessa relatrice, onorevole Labate, ha definito questo
disegno di legge come un provvedimento omnibus per
l'eccentricità delle materie trattate. Il termine eccentricità
espresso dall'onorevole Labate, anche per gli studi specifici
da lei coltivati, si riferisce appunto al fatto che non ha un
centro, che vi è una fuga dispersiva di tipo esplosivo.
D'altra parte, a conferma del contenuto marmellata, basti
pensare che l'esame della X Commissione ha previsto i pareri
delle Commissioni I, IV, V, VI, VIII, IX, XI, XIII e XIV. Tali
pareri, anche se favorevoli - e non poteva essere diversamente
dato il blocco acritico fatto dalla maggioranza - sono così
pieni di osservazioni sostanziali da farci domandare come si
sia potuti arrivare ad esprimere il parere favorevole.
Tralascio, signor Presidente, ogni ulteriore commento a
questo proposito. Quanto detto credo sia eloquente.
Appare evidente che la commistione di tante materie ha
rischiato, prima nel passaggio al Senato e oggi alla Camera,
di influenzare reciprocamente e negativamente le disposizioni
contenute nel provvedimento, sia per la fretta che il
Ministero dell'industria ha avuto nella sua redazione, sia
perché le parti decisamente cattive trascinano anche quelle
meno cattive o addirittura valide, e ve ne sono, signor
Presidente. Un esempio per tutte: la necessità di dotare
rapidamente di risorse la politica aerospaziale per le
combinazioni produttive internazionali (dotazione da
considerarsi ovviamente in modo positivo) influenza la materia
specifica con una struttura lessicale giuridica del tutto
scorretta e trascina anche altre materie bisognose di
ulteriore approfondimento o addirittura inapplicabili, come
per esempio gli incentivi per la rottamazione dei
motocicli.
Alleanza nazionale ha chiesto, proprio per il complesso di
ragioni relative alla diversità delle materie ed alla scadente
formulazione giuridica, il parere del Comitato per la
legislazione. Tale Comitato, a conferma delle deficienze, ha
sollevato una serie di rilievi. In primo luogo, il disegno di
legge in questione non è caratterizzato dal necessario
requisito della omogeneità. Esso, inoltre, aumenta la congerie
degli interventi incentivanti fuori dal fondo unico previsto
per ciascun ministero dal decreto legislativo n. 123 del 1998
e dalla legge n. 448 del 1998.
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In terzo luogo, esso contiene disposizioni le quali, per
la complessità intrinseca delle formulazioni, inducono
perplessità sia sotto il profilo della chiarezza del testo ai
fini della sua efficacia, sia dal punto di vista della tecnica
legislativa, ai fini dell'individuazione della disciplina
effettivamente applicabile.
Il disegno di legge prevede poi, all'articolo 12, norme
che andrebbero valutate alla luce dei principi generali in
materia di pubblico impiego, la qualcosa non appare in questo
decreto.
Inoltre, è necessario un riordino del testo, accorpando e
collocando in sequenza alcuni articoli che, pur trattando
materie affini, risultano attualmente separati.
Il Comitato per la legislazione richiede altresì
all'articolo 3 la modifica del rinvio all'analoga disciplina
che riguarda il Ministero del tesoro, sia in quanto la
normativa richiamata è stata superata dal riordino di quel
Ministero (che, come sappiamo, è stato fuso con quello del
bilancio), sia in quanto appare preferibile stabilire
direttamente i criteri di riferimento piuttosto che richiamare
quelli fissati per attività analoghe di altri ministeri.
Si osserva inoltre che all'articolo 1, comma 2, le lettere
da a) a d) mancano dell'indicazione per alcuni
obiettivi del collegamento - anche per il loro significato
precettivo - con gli interventi da attuare ai sensi del
precedente comma 1, lettera b).
All'articolo 5, comma 1, manca - e quindi va ridefinito -
l'atto con il quale il Ministero stabilisce la forma e la
misura dell'agevolazione, nonché le modalità di
concessione.
Vanno inoltre riformulati - osserva sempre il Comitato per
la legislazione - i primi quattro commi dell'articolo 6, che
prorogano le disposizioni di incentivazione alla rottamazione
dei motocicli, in quanto le norme appaiono applicabili solo a
quei contraenti che, essendo diventati profeti, sulla base di
quanto scritto dai giornali, abbiano precostituito la
documentazione necessaria per usufruire del beneficio.
Non risulta chiara all'articolo 6, commi 8 e 9, la nuova
definizione di "distretto industriale". Il Comitato rileva che
sarebbe necessario un testo apposito, in quanto la novella
legislativa risulta complessa ed insufficiente.
Va inoltre riformulato l'articolo 6, comma 10, al fine di
rendere chiaro se tra i provvedimenti ammessi rientri anche la
denuncia di inizio di attività, che costituisce un
procedimento ben distinto dalla concessione edilizia, con
caratteristiche diverse da quest'ultima e da altri
provvedimenti amministrativi.
Debbono essere chiariti i motivi per cui il comma 11
dell'articolo 6, che reca la copertura finanziaria degli
incentivi per i ciclomotori, non comprenda anche gli oneri
conseguenti alle agevolazioni previste per i ciclomotori ed i
motoveicoli elettrici. Si tratta di equivoci che rendono
impossibile l'interpretazione autentica, in quanto pongono il
problema della retroattività degli effetti delle norme
interpretate, nonché dell'esatta definizione dei criteri di
interpretazione.
Infine, l'articolo 7 pone anch'esso il problema della
retroattività degli effetti delle norme interpretative.
Mi rendo conto che con questa lunga elencazione si
annoiano i pochi, ma pur eletti, colleghi presenti; tuttavia,
signor Presidente, ritengo che essa sia necessaria affinché
resti traccia di come non debba essere formulata una legge,
che contiene anche elementi positivi, ma che rappresenta un
pessimo esempio di scrittura da parte di esperti - si fa per
dire - della patria del diritto.
Il travagliato iter era iniziato quasi dieci mesi fa con
la predisposizione da parte del Consiglio dei ministri e tanto
tempo è stato necessario affinché si esaurisse la prima
lettura da parte del Senato; malgrado ciò, ben pochi
miglioramenti sono stati apportati. A questo si aggiunga
l'infortunio occorso al Governo e relativo alla mancata
copertura finanziaria degli oneri previsti dagli articoli 6 e
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Signor Presidente, prima di una seconda lettura al Senato,
che si renderà necessaria, è auspicabile che la Camera
apporti, insieme con il miglioramento giuridico richiesto dal
Comitato per la legislazione, anche alcune precisazioni
tecniche e sostanziali.
In conclusione, per quanto si riferisce a questa parte, a
nostro avviso il disegno di legge in esame, oltre ad essere
riformulato, dovrebbe essere smembrato e ripresentato al
Parlamento ripartito in tanti provvedimenti specifici per
ciascun argomento, accorpando eventualmente soltanto gli
elementi che riguardano assestamenti e precisazioni piuttosto
che - lo ripeto - nuovi atti legislativi.
Per quanto riguarda i contenuti, su tutti emerge la
problematica affrontata negli articoli 1 e 2, riguardanti gli
interventi per il settore aeronautico e i programmi nei
settori spaziale e duale. Già lo scorso anno le disposizioni
recate da tali articoli, in una formulazione purtroppo ancora
più approssimativa, erano contenute in un provvedimento
collegato con la finanziaria, ma esse furono fortemente
criticate proprio perché si è confusa una materia così
importante e delicata con altre di diverso contenuto e
livello.
L'argomento della politica aerospaziale, signor
Presidente, è tra i più decisivi per l'avvenire industriale
del nostro paese. Anche ora, tuttavia, pur in un contesto
giuridicamente diverso, ma sempre nell'ambito delle stesse
stonature, siamo costretti ad affrontare, con questi soli due
articoli, quasi l'intera politica aerospaziale nazionale; in
tal modo, ad essa non viene dato adeguato spazio per il
dibattito e per l'approfondimento.
Entriamo ora nel vivo di tale materia. Con l'articolo 1,
cedendo alle generali sollecitazioni, il Governo ha convenuto
sulla necessità di dotare di maggiori risorse il settore
aeronautico. In tale articolo, infatti, rifacendosi alla legge
n. 808 del 1985, che ha permesso di concedere maggiori
incentivi al settore industriale interessato (i motori FIAT,
le parti cellulari Alenia, Macchi e Piaggio, gli elicotteri
Agusta), si offre - è questo l'aspetto positivo - più di una
nuova prospettiva: non tanto la partecipazione a programmi
internazionali, come avveniva in passato, quanto incentivi per
la partecipazione di imprese italiane al capitale di rischio
di società multinazionali europee.
Finalmente, dunque, anche il nostro paese si adegua alla
prassi dei maggiori Stati europei che sostengono l'industria
della difesa, e comunque quella avente caratteristiche
strategiche più ampie; si tratta di un impegno quindicennale
per un totale di 2.458,500 miliardi. Tuttavia, di fronte a
tale riconoscimento di strategicità, si devono rilevare due
grosse deficienze da parte del Governo, laddove viene
trascurata la necessità di sostenere quella parte
dell'aviazione generale che riguarda le piccole e medie
industrie, che costituiscono attività industriali di livello,
spesso capaci di produrre piccoli aerei "dalla A alla Z", cioè
dall'inizio alla fine, e che, sovente, occupano non meno di
100 dipendenti ciascuna, producendo velivoli apprezzati da un
particolare mercato italiano e straniero. Questa categoria
dovrebbe essere inserita all'articolo 1, comma 2, a proposito
della indicazione degli interventi da deliberare con decreto
del Ministero dell'industria sulla base del parere del
comitato per lo sviluppo delle imprese aeronautiche.
Invece, in questo articolo, al comma 3, con una infelice
espressione, si prevede l'assegnazione in comodato ad
operatori del settore di beni acquisiti per l'efficienza e la
manutenzione dei veicoli militari da trasporto, senza chiarire
che la disponibilità deve essere assicurata non solo per la
difesa nazionale ma anche per i casi di emergenza civile, per
esempio in caso di terremoti, inondazioni e di altre
catastrofi possibili. In questo senso, il testo giunto
all'esame dell'Assemblea riporta ora la modifica richiesta da
alleanza nazionale in Commissione e, quindi, contiamo che con
tale precisazione, nell'interesse del paese oltreché della
chiarezza e della trasparenza, prosegua in una seconda
positiva lettura presso il Senato.
All'articolo 2, che tratta dei programmi dei settori
aerospaziale e duale, si prevede
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una serie di incentivazioni in questo campo in cui si
verifica gran parte del progresso tecnologico il quale, oltre
ad essere direttamente impiegato sia nei settori militari sia
in quelli civili, favorisce l'avanzamento diretto delle
imprese costruttrici capo commessa ed indiretto anche di
quelle di subfornitura e dell'indotto determinando una
ricaduta in termini di conoscenze, innovazioni e capacità
fruttuose che rappresenta ulteriore valore aggiunto e
favorisce un aumento dell'occupazione diffusa in diversi
comparti e territori.
In questo campo, purtroppo con grande ritardo, prendiamo
atto che vi sono tre limiti di impegno quindicinale per un
totale di 2.758 miliardi e 500 milioni in quindici anni, che
non è poco ma che, a nostro avviso, non è sufficiente.
Vi sono, poi, i problemi delle lungaggini ministeriali e
quello dell'approssimazione legislativa sopra denunciata.
Purtroppo, questi tempi lunghi hanno fatto perdere mesi e mesi
alle realizzazioni della nostra politica aeronautica e
spaziale. Inoltre, altre lungaggini per i passaggi burocratici
e per gli adempimenti formali, ad un esame più approfondito,
potrebbero essere ridotte se non eliminate sull'esempio di
economie più dinamiche come, per esempio, quella
statunitense.
Nel campo degli studi e delle ricerche per la politica
industriale, in seno alla X Commissione della Camera, ad opera
soprattutto di alleanza nazionale - cito per tutti, ancora una
volta, il collega Manzoni e anche altri colleghi che non fanno
parte dell'opposizione come, ad esempio, il collega, già
ministro del commercio con l'estero, onorevole Fantozzi -, si
sono rivelate e rilevate preoccupazioni per la prospettiva di
assunzione di esperti, di società specializzate oppure per
l'installazione di nuclei di esperti per la politica
industriale dotati addirittura di strutture di supporto. Più
volte in Commissione abbiamo sottolineato a questo riguardo
che la norma ha un sapore clientelare che dovrebbe essere
"dissipato" dal competente Ministero il cui ministro dovrebbe
fornire una documentazione al Parlamento - molto di più di
quanto non abbia fatto - sull'effettiva necessità di questo
personale esterno ed aggiuntivo.
Non è possibile che il Ministero dell'industria sia privo
di esperti di politica industriale e che si debba aumentare,
con eventuali nuovi ranghi, la burocrazia di supporto.
Nella X Commissione è stato addirittura adombrato -
ricordo l'espressione dell'onorevole Giovine - il pericolo che
spesso si faccia ricorso a tecnici che già sono impegnati in
vario modo nell'ambito delle imprese oggetto degli incentivi
previsti dalle leggi vigenti, compresa questa che stiamo,
forse, per approvare. Attendiamo dal ministro non solo
un'assicurazione al riguardo, ma anche un elenco degli esperti
(singoli e società), nonché dei comitati esistenti.
Prima di terminare, signor Presidente, onorevole
sottosegretario, ritengo di dover richiamare l'attenzione
sulla formulazione riguardante le definizioni relative ai
distretti industriali. Al primo capoverso dell'articolo 6,
comma 8, la presenza della parola "prevalentemente", con la
quale si delimitano i contesti produttivi di piccole e medie
dimensioni, inficia la caratteristica del concetto di
distretto, trasferendola ad un nuovo concetto definito
"sistema produttivo locale". Tale modifica della dizione
applicata al complesso degli incentivi fa sì che per esso
concorrano anche le grandi imprese, spiazzando e quindi
togliendo ossigeno finanziario alle piccole e medie imprese,
per le quali essenzialmente la norma deve essere intesa. Mi
preme sottolineare questo concetto, più volte ribadito dalla
nostra parte politica in sede di Commissione, anche ad opera
dell'onorevole Contento oltre che del sottoscritto.
Molto altro vi sarebbe da dire, signor Presidente, ma nel
merito degli altri articoli mi riservo di intervenire
illustrando singoli emendamenti (Applausi dei deputati dei
gruppi di alleanza nazionale e di forza Italia).
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