| EDO ROSSI. Signor Presidente, la prego fin da adesso di
essere tollerante in questo caso.
Qualsiasi cittadino che si trovi fronte ad provvedimento
che si intitola "Norme in materia di attività produttive" non
può non pensare che si tratta di un provvedimento contenente
norme che vanno in quella direzione.
Se analizziamo, come hanno fatto altri colleghi, la
composizione strutturale di questo provvedimento, constatiamo
che vi sono alcuni articoli che sono coerenti e compatibili
tra loro (mi riferisco per esempio alle disposizioni normative
riguardanti il settore industriale, aerospaziale e la
questione della rottamazione). Vi sono poi altri articoli che
possiamo considerare di supporto (ad esempio l'articolo 3),
prescindendo dal fatto che essi siano condivisibili o meno. Ci
sono poi degli articoli che sono assolutamente in contrasto
tra loro e nei confronti del titolo del provvedimento; penso
agli articoli che regolano la materia relativa al personale,
alle assicurazioni e alle camere di commercio.
Si dice che questa è l'ultima volta che il Parlamento
discute di come si spendono i soldi pubblici, perché dal
prossimo anno, per effetto del decreto legislativo n. 123 del
1998, tutto sarà deciso dal Governo. Se è così, francamente
sono molto preoccupato, perché nonostante il Governo sapesse
che esso avrebbe dovuto essere esaminato dal Parlamento, l'ha
presentato in questo modo. Immaginiamoci come saranno i
provvedimenti del Governo quando non dovranno più "sottostare"
ad una discussione in Parlamento! Dunque, se il buongiorno si
vede dal mattino, non posso che essere molto preoccupato.
Ma queste critiche provengono soltanto dal nostro gruppo e
riguardano soltanto la nostra concezione della politica? La
verità è che queste critiche provengono da altri gruppi
politici, ma soprattutto sono contenute nei pareri espressi
sul provvedimento.
Non sto qui a ricordare, visto che l'ha già fatto molto
bene il collega Rasi, cosa abbia detto il Comitato per la
legislazione, allorquando ha analizzato il provvedimento in
esame. Definire quest'ultimo una vera "bruttura" sotto ogni
punto di vista
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è quasi fargli un complimento! Ad avviso del Comitato per la
legislazione questo testo dovrebbe essere capovolto, sotto
ogni punto di vista.
Conosciamo poi le critiche espresse dalla Commissione
bilancio. Ci troviamo dinanzi ad un provvedimento del Governo
presentato senza copertura. Un provvedimento di iniziativa
parlamentare può anche avere un limite del genere, ma un
provvedimento d'iniziativa del Governo può mai arrivare
all'esame del Parlamento senza avere una copertura, perché ciò
è quanto emerge dal parere espresso dalla Commissione
bilancio? E' un fatto, questo, che francamente ci lascia mal
sperare.
Che dire poi della posizione assunta dalla Commissione
lavoro? Quest'ultima non ha chiesto una modifica dell'articolo
12 ma addirittura il suo stralcio perché non c'entra niente
con il provvedimento in esame. Da qualsiasi punto di vista lo
si consideri, limitandoci a queste sole critiche (mi
soffermerò più avanti sulle altre espresse da rifondazione
comunista), ci si rende conto che sotto il profilo legislativo
è un chiaro segno di accattonaggio che emerge tra diverse
spinte di lobby, di nuove clientele e di pressioni del
mercato. Dietro questo provvedimento che si intitola: "Norme
in materia di attività produttive") non vi è alcun riferimento
ad elementi, sia pure minimi, di politica industriale, di
programmazione economica per lo sviluppo e di utilizzo delle
risorse finalizzate alla crescita. Esso è, a mio avviso, una
vera pattumiera che ricorda i tempi della prima Repubblica e,
anche se a quei tempi non ero presente in questa sede, ricordo
bene la formulazione dei disegni di legge di quel periodo.
Questo provvedimento ne è, per così dire, la fotocopia.
Diamone un giudizio, almeno sul piano industriale!
In questo disegno di legge sono state messe insieme
materie assolutamente disparate: aeronautica, spazio,
rottamazione dei motorini, collocazione del personale
dell'Ente nazionale cellulosa e carta, finanziamenti dei
mercati agroalimentari e così via.
Si distribuiscono soldi pubblici senza alcuna logica
programmatoria, senza alcun piano di settore, senza alcuna
politica industriale. Qual è, dunque, la finalità del
provvedimento se manca questa base fondamentale? Abbiamo
cercato di valutare sotto l'aspetto legislativo e secondo il
metodo della democrazia parlamentare - invito anche lei,
Presidente, ad esprimere, se possibile, la sua opinione sulla
questione - il suo iter. Il Senato e il Governo hanno
impiegato circa nove mesi per l'esame del testo in prima
lettura. Non so se il parto abbia avuto le difficoltà
evidenziate dall'onorevole Barral, ma non vi sono dubbi che la
paternità di questa creatura è del Governo e la maternità
appartiene alla sua maggioranza. Se questo provvedimento è,
dunque, una bruttura, sappiamo bene chi è il padre e chi la
madre. Quello che più ci preoccupa è che, dopo aver scoperto
che è una creatura senza tutti i requisiti in ordine, il padre
e la madre, cioè il Governo e la maggioranza, non accettano
alcun intervento sanitario per migliorare le prospettive di
questa creatura e hanno deciso, invece, di "blindare" il
disegno di legge. Ci è stato detto in un primo momento che, in
seconda lettura alla Camera, non si sarebbero potuti
effettuare interventi emendativi perché al Senato il
provvedimento era stato blindato. Si sarebbero potute
accettare, al massimo, modifiche di natura tecnica perché,
data l'urgenza, non si voleva che tornasse in terza lettura al
Senato.
In seguito, sotto le pressioni delle condizioni poste
dalle altre Commissioni - non certo dalle minoranze e
dall'opposizione - si torna al Senato in terza lettura. A
questo punto cade la maschera. La ragione non era, pertanto,
l'urgenza del provvedimento ma il fatto che all'interno della
maggioranza esso rappresenta il frutto di un rapporto e di un
equilibrio tra varie richieste e vari soggetti. Questo
rapporto ha, purtroppo, messo insieme e scambiato gli impianti
a fune con il progetto Ignitor, la rottamazione con le
biciclette a pedalata assistita. E' per questa
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ragione che non si può cambiare nulla, perché qualsiasi
modifica fa saltare un pezzetto dell'accordo.
Ma allora, signor Presidente, qual è la funzione del
nostro ramo parlamentare? Discutere i provvedimenti e
migliorarli o prendere atto che, in base all'accordo raggiunto
all'interno della maggioranza, anche se il disegno di legge
presenta limiti notevolissimi, deve essere mantenuto? Noi
volevamo migliorare il provvedimento, tuttavia la maggioranza
non solo ci ha imposto di non farlo ma, in Commissione, di non
costituire neppure il Comitato ristretto. Non si è voluto cioè
neanche sapere quali fossero i miglioramenti che avrebbero
potuto essere apportati. Si è detto che, siccome non si doveva
modificare il testo, non si doveva costituire nemmeno il
Comitato ristretto. Certo, so che si tratta di una facoltà
della maggioranza, ma in un Parlamento non ascoltare nemmeno
quali siano le opinioni degli altri dal punto di vista del
miglioramento del testo, mi sembra una cosa rilevante. Non
conosco la tecnica legislativa; il mio grado di cultura ed i
miei studi sono limitati, ma queste mi sembrano cose
assolutamente condivisibili.
Il Parlamento, a mio avviso, viene espropriato dei suoi
poteri. Il Governo ci dice che non è vero, perché fa appello
all'articolo 1 della legge n. 266, la norma che prevede il
comitato di rendicontazione. Voglio leggerlo, Presidente,
perché lei deve sentire cosa prevede tale articolo. Recita
quella norma: "Al fine di effettuare attività di valutazione e
controllo sull'efficacia e sul rispetto delle finalità delle
leggi...
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