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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


433783
STA0504-0035
Somm. e Sten. d'Aula n. 504 del 15 marzo 1999 (STA13-504)
(suddiviso in 43 Unità Documento)
Unità Documento n.35 (che inizia a pag.22 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.6)
DISCUSSIONE: C5627. ...(Discussione sulle linee generali - A.C. 5627) LAVASS
...DISCUSSIONE: C5627. ...(Discussione sulle linee generali - A.C. 5627)
VALENTINO MANZONI.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO GIOVANARDI
ZZSTA ZZRES ZZSTA150399 ZZSTA990315 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA504 ZZ13 ZZDI ZZLL
    VALENTINO MANZONI.  Signor Presidente, onorevoli colleghi,
  che io ricordi -
 
                              Pag. 23
 
  mi riferisco alla mia breve esperienza di parlamentare -, ad
  oggi, non mi è capitato di dovermi occupare di un
  provvedimento più disomogeneo, più disarticolato, confuso e
  disorganico di quello al nostro esame.  Ciò non solo per
  l'accentuata diversità di materie che le varie disposizioni
  prendono in considerazione, inquadrabili - badate bene - sotto
  diversi ed autonomi titoli di legge, ma anche e soprattutto
  per la diversità di materie inserite in uno stesso articolo.
  Un esempio eclatante di autentica schizofrenia legislativa è
  dato dall'articolo 6 (mi limito solo a questo articolo;
  peraltro, l'onorevole Rasi ha fatto un elenco dettagliato
  delle diverse materie che questo provvedimento prende in
  considerazione).  Nell'articolo 6 si va dalla proroga degli
  incentivi per l'acquisto di ciclomotori e motoveicoli a norme
  disciplinanti i distretti industriali o che addirittura
  riguardano la prevenzione degli incendi nelle attività
  turistico-alberghiere: un miscuglio intollerabile.
     Inutilmente le opposizioni hanno chiesto più volte la
  riscrittura del testo, al fine di dargli un minimo di
  coerenza, omogeneità e organicità.  Signor Presidente, a questo
  fine neppure è valso il parere - condizionante - del Comitato
  per la legislazione, adito su espressa richiesta del gruppo di
  alleanza nazionale; infatti, sia la maggioranza sia il
  rappresentante del Governo ci hanno detto e ripetuto che il
  testo non doveva essere ritoccato, ad evitare una terza
  lettura da parte del Senato.  Se il Comitato per la
  legislazione non serve a niente, sopprimiamolo.
     Ironia della sorte, però, per una svista in cui è incorso
  quel ramo del Parlamento, il provvedimento dovrà in questa
  sede subire una indispensabile modifica di carattere
  finanziario, per cui la terza lettura sarà necessaria.  E' solo
  grazie a questa insperata e non prevista circostanza che si
  offre alla Camera l'occasione di eliminare, non senza aver
  prima dibattuto intensamente la questione in Commissione, sia
  con il ministro sia con il sottosegretario, il colossale e
  madornale errore contenuto nell'infelice formulazione del
  comma 3 dell'articolo 1 del presente provvedimento che, con
  errata applicazione dell'istituto giuridico del comodato
  d'uso, rischiava di lasciare nella disponibilità indefinita di
  cosiddetti qualificati operatori del settore velivoli militari
  da trasporto, da realizzare nell'ambito dei programmi già
  avviati nel 1998, che sicuramente costeranno un occhio della
  testa alla collettività.
     Diversamente, onorevoli colleghi, se la Commissione non
  fosse stata costretta a rivedere la norma di carattere
  finanziario e a ritenere,  obtorto collo,  indispensabile
  la terza lettura da parte del Senato, neppure quella
  macroscopica ingiustizia sarebbe stata eliminata, con tanti
  ringraziamenti da parte dei qualificati operatori del settore
  che avrebbero goduto a vita, sicuramente per un tempo
  indefinito o di durata neppure lontanamente ipotizzabile o
  prevedibile, di velivoli militari da trasporto per i loro usi,
  consumi e scopi.
     L'emendamento presentato sul punto da alleanza nazionale -
  ne ha già parlato l'onorevole Rasi -, sia pure nella
  riformulazione suggerita dalla relatrice, onorevole Labate,
  che non ne altera la sostanza originaria, consentirà
  l'utilizzo dei velivoli militari da trasporto per usi più
  conformi e rispondenti alle esigenze della collettività.
     A nostro parere, onorevoli colleghi, l'occasione della
  indispensabile terza lettura avrebbe potuto servire, però,
  alla correzione di altre imperfezioni contenute nel
  provvedimento; per esempio, si poteva - anzi si doveva -
  accettare la condizione posta dalla Commissione lavoro
  relativa alla soppressione dell'articolo 12; ciò non avrebbe
  certo comportato alcuna perdita di tempo.  Ci è stato detto,
  però, con un atteggiamento che non fa onore ai princìpi del
  confronto, del contraddittorio e della dialettica in
  democrazia, che il provvedimento doveva essere trasmesso al
  Senato per un riesame limitato ai soli due punti sopra
  evidenziati.
     Signor Presidente, onorevole sottosegretario - lei lo ha
  constatato direttamente -, su tutti gli emendamenti presentati
  dalle opposizioni, alcuni formali ma molti altri sostanziali,
  si è discusso in
 
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  Commissione solo per onore di firma e di presenza.  In verità,
  onorevoli colleghi, si è trattato di un monologo delle
  opposizioni perché molto raramente, da parte della
  maggioranza, si sono espressi ragionati pareri o rilievi.  E'
  prevalsa la forza dei numeri della maggioranza per fare strame
  di tutte le ragioni e di tutti gli emendamenti.  Temiamo, anzi
  siamo certi, che la stessa cosa accadrà in quest'aula.  E'
  così, onorevoli colleghi, che si offre per inammissibili e
  comunque inconsistenti ragioni di tempo agli utenti, agli
  operatori del diritto, alle istituzioni, ai cittadini e alle
  categorie interessate un prodotto sostanzialmente ingiusto,
  dal punto di vista delle necessità e delle ragioni della
  società, scadente, poco chiaro e farraginoso sotto il profilo
  della forma.  Fondatamente, può osservarsi che anche questo
  modo di legiferare contribuisce al distacco sempre crescente
  dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni.
     Venendo al merito del provvedimento, le ragioni che lo
  sostengono, secondo quanto si legge nella relazione,
  risiederebbero nel fatto che occorre rendere disponibili e
  utilizzare risorse già stanziate nelle leggi finanziarie del
  1998 e 1999 (si parla della considerevole somma di 5 mila
  miliardi) e nella necessità di intervenire nei settori ad alta
  tecnologia nell'industria aeronautica, spaziale e dei progetti
  elettronici suscettibili di impiego duale in una sorta di
  competizione internazionale che vedrebbe, da un lato, le
  industrie italiane in collaborazione con quelle europee e,
  dall'altro, le industrie degli Stati Uniti d'America che nei
  suddetti tre settori avrebbero già acquisito una posizione di
  preminenza.
     Onorevoli colleghi, pur non volendo contestare le suddette
  ragioni (a mio modo di vedere potrebbero anche contestarsi
  nell'attuale momento economico critico del nostro paese), il
  provvedimento in esame pone - mi riferisco agli articoli 1 e 2
  - pesanti interrogativi e suscita notevoli perplessità.  Non è
  dato sapere - perché nessuna spiegazione è stata data sul
  punto dal rappresentante del Governo nel corso dell'esame in
  Commissione - come e in che rapporto si pongano gli interventi
  per il settore aeronautico, di cui all'articolo 1 del presente
  provvedimento, con quelli previsti dalla legge 24 dicembre
  1985, n. 808, dalla legge n. 644 del 1994 e dalla legge n. 421
  del 1996 che, nell'ambito della partecipazione a
  collaborazioni e programmi internazionali, prevedevano e
  prevedono, anche al fine dello sviluppo tecnologico, la
  partecipazione di imprese italiane alla costruzione,
  trasformazione e revisione di aeromobili, motori ed
  equipaggiamenti aeronautici.  In altri termini, signor
  rappresentante del Governo, mancando precise cognizioni sulla
  situazione di fatto determinata ad oggi nel settore
  aeronautico dall'applicazione delle leggi appena citate, non
  appare possibile formulare un giudizio di congruità, di
  coerenza e di sufficienza in ordine agli ulteriori interventi
  previsti dall'articolo 1 del presente provvedimento.
     La ragionevole convinzione che se ne trae è che si procede
  all'insegna della massima confusione e approssimazione senza
  una chiara e precisa visione organica e di insieme dell'intera
  situazione del settore aeronautico.
     Per di più, in questo settore appaiono del tutto
  indefiniti - non si capisce cioè quali siano e in quali
  attività si sostanzino - gli interventi di imprese italiane
  partecipanti al capitale di rischio di società costituenti
  strutture di cooperazione europee seppure per tali interventi
  sia previsto un impegno finanziario quantificato in oltre 64
  miliardi nel 1999 e in quasi 100 miliardi per quindici anni a
  partire dall'anno 2000.  E' una massa enorme di denaro!
     In altri termini, signor rappresentante del Governo, ci si
  chiede come, attraverso quali strumenti, quali attività, le
  imprese italiane partecipanti al capitale di rischio di
  società costituenti strutture europee possano conseguire gli
  obiettivi di una loro rilevante, dal punto di vista
  qualitativo e quantitativo, partecipazione societaria.  Ci si
  chiede come, attraverso quali strumenti e attività, le nostre
  imprese inserite nell'assetto societario europeo debbano
  realizzare l'accrescimento dell'autonomia
 
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  tecnologica delle industrie nazionali.  Ci si chiede infine
  come, attraverso quali strumenti e programmi, le nostre
  imprese debbano determinare capacità di ampliamento
  dell'occupazione qualificata, con particolare riferimento alle
  aree depresse del paese.  Insomma, onorevoli colleghi, quando
  ci si addentra nella discussione del comma 2 dell'articolo 1
  si entra in un vero e proprio "porto delle nebbie", perché
  tutto è oscuro, generico e fumoso.
     Senza dire dell'assurdità e inconcepibilità del comma 3
  dello stesso articolo, che, senza l'emendamento proposto da
  alleanza nazionale, rischiava di fare un grosso regalo a ben
  individuati qualificati operatori del settore, già beneficiari
  in passato della "benevolenza rottamatrice" di questo
  Governo.
     Ma gli aspetti più preoccupanti degli articoli 1 e 2 del
  provvedimento riguardano le modalità di gestione sia degli
  interventi nei settori dell'aeronautica, spaziale ed
  elettronica, sia dei relativi finanziamenti, che non prevedono
  ed anzi escludono qualsiasi potere di indirizzo e di controllo
  del Parlamento e per esso delle Commissioni parlamentari
  competenti.  Sembra davvero assurdo, onorevoli colleghi, che in
  settori strategici di così alto profilo ed impegno, anche in
  ambito europeo, comportante una spesa di migliaia di miliardi,
  settori che sicuramente condizioneranno il futuro economico e
  di prestigio del paese, il solo ministro dell'industria, in
  forza dell'ennesima delega che gli viene conferita, debba
  riservare a sé ogni potere, sia nella formulazione dei
  programmi e nella loro valutazione, sia nella predisposizione
  degli interventi e nei relativi finanziamenti.  Per esempio, il
  primo comma dell'articolo 2 stabilisce che sono considerati
  preminenti i progetti idonei - dico "idonei"! - a favorire la
  competitività internazionale, la collaborazione tra industria
  e comunità scientifica, la valorizzazione delle piccole e
  medie aziende ad alta tecnologia, la partecipazione con ruoli
  adeguati alle collaborazioni internazionali.  Ma, onorevoli
  colleghi e onorevole sottosegretario, chi è che verifica  ex
  ante  e cioè preventivamente la sussistenza dei requisiti di
  idoneità di certi progetti, la loro capacità, la loro forza,
  la loro incidenza a determinare le suddette situazioni?  Non
  certo il Parlamento; stando alle disposizioni contenute nel
  testo, non certo il Parlamento e per esso neppure le
  competenti Commissioni parlamentari, il cui ruolo è degradato
  a semplici organismi deputati a ricevere notizie o
  informazioni su progetti, programmi, investimenti e
  quant'altro.
     Signor Presidente, denunzio a lei tutto il mio disagio di
  parlamentare per questa situazione, non rassegnato al ruolo
  passivo di chi deve essere solo informato in ordine a
  programmi e progetti che impegnano le risorse della
  collettività per circa 5 mila miliardi!
     Ma le "perle" di questo provvedimento non finiscono qui.
  Io l'ho definito - scusate la solennità di questo "io" - "il
  provvedimento degli esperti"; se ne prevede l'assunzione con
  contratti di diritto privato in ogni dove: al comma 3
  dell'articolo 2, all'articolo 3 e, infine, all'articolo 10.
  Inoltre, non vi è alcuna precisa indicazione numerica.  Ci si
  chiede, allora: è mai possibile che un ministero non disponga
  di uffici adeguati per funzioni di coordinamento dei vari
  interventi, per funzioni di elaborazione, di analisi e di
  studio nei settori delle attività produttive, per le attività
  di valutazione delle leggi?  Possibile che abbiamo ministeri
  del tutto sguarniti di personale e funzionari efficienti in
  grado di svolgere tali mansioni?  Non ci credo, ma quand'anche
  fosse così, perché non fare ricorso a strutture già esistenti
  che, tra l'altro, ci permetterebbero di impiegare diversamente
  e in conformità a situazioni sociali più pressanti ed
  angoscianti i 6 miliardi l'anno, che sono tanti, previsti per
  il compenso degli esperti a decorrere dal 1999?
     Onorevoli colleghi, mi riferisco al comitato di cui
  all'articolo 2 della legge 24 dicembre 1985, n. 808, che reca
  il significativo titolo: "Interventi per lo sviluppo e
  l'accrescimento di competitività delle industrie operanti nel
  settore aeronautico".  Badate bene, si tratta proprio di
 
                              Pag. 26
 
  quello sviluppo e di quell'accrescimento di competitività che
  costituiscono gli obiettivi che si vogliono conseguire nel
  settore con il provvedimento in esame, in particolare con gli
  articoli 1 e 2.  Ebbene, il suddetto comitato, inserito in
  detta legge, rappresentativo di tutte le amministrazioni
  interessate, ha compiti di promozione dello sviluppo
  dell'industria aeronautica, di coordinamento e
  razionalizzazione degli interventi: è proprio quanto
  dovrebbero fare gli esperti, di cui alla lettera  f)  del
  comma 3 dell'articolo 2.  Perché, allora, una doppia struttura?
  Perché una duplicazione di spesa per le medesime attività?
  Delle due l'una, signor sottosegretario: o non si fa ricorso
  agli esperti e si utilizza il comitato, che è già pagato per
  il solo fatto di esistere, ovvero si fa ricorso agli esperti e
  si sopprime il comitato, con un risparmio di spesa.  Onorevoli
  colleghi, desidero fare riferimento, ora, per quanto riguarda
  le funzioni di elaborazione, di analisi e di studio nei
  settori dell'attività di cui all'articolo 3 del provvedimento,
  al consiglio tecnico-scientifico degli esperti istituito
  presso il Ministero del tesoro, del bilancio e della
  programmazione economica, ai sensi dell'articolo 4 del decreto
  legislativo n. 430 del 1997.  Se, solo per un attimo, si pone
  mente ai compiti ed alle funzioni di quel consiglio, come
  delineate dall'articolo 2, lettera  a),  del decreto
  legislativo n. 430 del 1997, ci si rende perfettamente conto
  dell'inutilità del ricorso agli esperti previsti all'articolo
  3.
     Anche per quanto riguarda l'articolo 3, vale quanto detto
  per il comma 3, lettera  f)  dell'articolo 2: o si fa
  ricorso agli esperti e si sopprime il consiglio, ovvero si
  utilizza quest'ultimo e si risparmia la spesa degli esperti.
  Non ho alcuna fiducia che ciò accada perché le ragioni della
  politica e dell'acquisizione del consenso, anche nel momento
  di ristrettezza economica che sta attraversando il nostro
  paese, evidentemente prevalgono sulle ragioni di oculata
  gestione del denaro dei cittadini.
     In ordine all'articolo 4, per quanto riguarda il personale
  dell'Ente nazionale cellulosa e carta, registriamo il mancato
  assolvimento dell'impegno da parte del Governo a provvedere
  alla sistemazione di tutto il personale del soppresso ente in
  tempi brevi.  Ricordo, a proposito, che tale impegno fu
  dichiarato in quest'aula dal sottosegretario Carpi alcuni anni
  addietro, in sede di discussione sulla liquidazione coatta
  amministrativa dell'ente.  Oggi si provvede all'inquadramento
  di più di cento dipendenti, ma rimangono appese al filo
  dell'incertezza lavorativa le sorti di altri 900
  dipendenti.
     Per quanto riguarda il personale delle imprese di
  assicurazione poste in liquidazione coatta amministrativa dopo
  l'emanazione del regolamento di cui al secondo comma dello
  stesso articolo 4 - praticamente dopo l'entrata in vigore
  della legge -, la non chiara formulazione del comma 3 dello
  stesso articolo rischia di lasciare senza le misure di
  sostegno del reddito di cui all'articolo 2, comma 28, della
  legge n. 662 del 1996 il detto personale che, così, oltre a
  perdere il posto di lavoro, non potrebbe contare sulla
  solidarietà sociale che, per giunta, nel caso di specie, non
  andrebbe a gravare sul bilancio dello Stato.
     Sul punto abbiamo presentato un emendamento, che
  volentieri ritireremmo se il Governo dichiarasse che anche a
  questo personale si applica la disposizione di cui
  all'articolo 2, comma 28, della legge n. 662 del 1996.  Mi
  auguro che il sottosegretario si pronunci in tal senso: lo ha
  già fatto in Commissione e non dovrebbe costargli granché
  ripeterlo in Assemblea.  In tal caso, ritireremmo ben
  volentieri l'emendamento, accelerando i tempi di trasmissione
  del provvedimento al Senato.
     Ma il punto che non possiamo assolutamente accettare e che
  ci fa trasecolare - e concludo, signor Presidente - è quello
  relativo agli incentivi per le rottamazioni di ciclomotori e
  motoveicoli, anche e soprattutto per gli acquisti effettuati
  tra il 12 agosto ed il 30 novembre 1998: mi riferisco,
  onorevoli colleghi, all'articolo 6 del provvedimento.
     Lo scandalo in questo caso, signor Presidente, non è tanto
  la rottamazione in sé, che pure è uno strumento errato di
  politica industriale che il Governo continua
 
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  a utilizzare, nonostante le esperienze negative degli anni
  passati.  Lo scandalo vero e la sconcezza - direi - sono
  rappresentati dagli incentivi alla rottamazione per acquisti
  già avvenuti otto o nove mesi addietro, che configurano un
  vero e proprio regalo, sganciato da intenti di promozione
  della produzione, e con i quali si stravolge persino il
  significato letterale ed economico del termine incentivo, che
  vuol dire sprone a fare, incoraggiamento ad acquistare per il
  cittadino e a produrre di più per gli industriali.  In questo
  caso, l'incentivo viene riconosciuto "a babbo morto" e non
  sappiamo a quale produzione serva.  Ciò vuol dire allora,
  signor Presidente, che dovremo rivedere anche il dizionario
  della lingua italiana: se questi sono incentivi, siamo
  completamente fuori dalla lingua italiana.
     Concludo, Presidente, evidenziando le perplessità che,
  secondo me, suscita questo provvedimento, che avrebbe
  sicuramente avuto miglior sorte se non ci si fosse attestati
  su posizioni di difesa, sottolineando la questione del tempo e
  la necessità di arrivare subito alla sua approvazione.  Capisco
  che vi possa essere questa necessità, ma potevano essere
  accolti emendamenti di carattere formale, di miglioramento e
  di estetica.  Potevamo offrire ai cittadini, agli utenti e agli
  operatori un prodotto legislativo degno davvero di un
  Parlamento: con questo provvedimento non facciamo bella figura
  (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza
  nazionale).
 
DATA=990315 FASCID=STA13-504 TIPOSTA=STA LEGISL=13 NCOMM= SEDE= NSTA=0504 TOTPAG=0036 TOTDOC=0043 NDOC=0035 TIPDOC=O DOCTIT=0006 COMM= DI PAGINIZ=0026 RIGINIZ=070 PAGFIN=0031 RIGFIN=027 UPAG=NO PAGEIN=22 PAGEFIN=27 SORTRES=9903153 SORTDDL= FASCIDC=13STA 00504 SORTNAV=59903152 00504 200000 ZZSTA504 NDOC0035 TIPDOCO DOCTIT0006 NDOC0006



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