| GIANFRANCO MORGANDO, Sottosegretario di Stato per
l'industria, il commercio e l'artigianato. Signor
Presidente, cercherò di contenere il più possibile la mia
replica. Tuttavia, le argomentazioni emerse durante la
discussione generale, la necessità di riprendere alcune
questioni che sono state discusse in Commissione e di
puntualizzare opinioni ed orientamenti del Governo mi
costringono ad un intervento un po' articolato. Vorrei
rivolgere, a nome del Governo, un ringraziamento alla
relatrice e a tutti i colleghi della Commissione che hanno
consentito in tempi brevi di esaminare il provvedimento in
Commissione e di portarlo poi all'attenzione dell'Assemblea.
Come è stato da molti ricordato, questo disegno di legge è
stato presentato dal Governo circa dieci mesi fa al Senato,
con esigenze di rapidità e di urgenza che già allora si
evidenziavano e che ancor più si manifestano oggi ad una
notevole distanza temporale dalla presentazione.
Dopo questa premessa, desidero fare alcune precisazioni.
La prima riguarda la natura del disegno di legge, per altro
oggetto di numerosi interventi. E' stato detto che si tratta
di un disegno di legge omnibus, composto di tanti
elementi ma mi permetto di esprimere l'opinione diversa del
Governo, il quale non disconosce il fatto, richiamato dalla
relatrice, che esso contiene molte materie, anche diverse tra
loro, ma nega la disorganicità che è stata lamentata e ciò non
solo perché si prevede un tiraggio di risorse dalla
finanziaria per mettere a disposizione di settori di
intervento risorse a suo tempo accantonate nella tabella B
della finanziaria. Quindi il provvedimento svolge una funzione
di carattere tecnico che non sarà più necessario esercitare -
mi rivolgo al collega Edo Rossi che ha sollevato il problema -
perché, a partire dal 1999, il Ministero dell'industria ha
attivato il meccanismo del fondo unico previsto dal collegato
alla finanziaria dello scorso anno, ma che in questa fase era
necessario
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utilizzare. Il Governo appoggia il provvedimento non solo per
questioni di carattere tecnico, come dicevo, ma perché ritiene
che al suo interno vi siano due blocchi di materie ed un cuore
(cosa che è stata negata). I blocchi di materie sono
rappresentati, da un lato, dagli interventi di incentivazione
a numerose attività produttive, al cui interno si trova il
cuore del provvedimento. Mi riferisco ai primi due articoli
concernenti gli interventi per l'industria aeronautica e per
quella aerospaziale ma che riguardano anche i ciclomotori, il
mercato all'ingrosso, le miniere ed altro ancora. Sicuramente
si tratta di interventi di minore importanza nell'economia del
paese ma che non sono così poco significativi da non meritare
l'attenzione del legislatore nel momento in cui affronta le
questioni che li riguardano. Accanto agli interventi di
sostegno alle attività produttive vi è un blocco di norme
relativo al funzionamento dell'amministrazione preposta alla
gestione degli interventi stessi. In particolare, mi riferisco
alle disposizioni concernenti il personale dell'Ente cellulosa
e carta e delle imprese assicurative nonché il personale del
Ministero dell'industria. Non sto sostenendo che ci troviamo
di fronte ad un perfetto modello di legislazione; affermo però
che esso contiene una logica che forse nell'iter presso
l'altro ramo del Parlamento ha subìto qualche scompenso ma che
voglio difendere anche alla luce di una considerazione che mi
permetto di fare in questa sede. Riconosco che l'omogeneità
della legislazione è un principio molto importante al quale
dobbiamo, per quanto possibile, attenerci ma anche la
semplicità della legislazione è altrettanto importante.
Allora, se seguissimo l'ipotesi del collega Rasi, dovremmo
fare quattordici leggi da questo provvedimento; ma non credo
che, così facendo, si realizzerebbe un'operazione di
particolare interesse per l'economia ed i settori
produttivi.
Attribuisco molta importanza al parere del Comitato per la
legislazione; tuttavia, con la relatrice, onorevole Labate,
abbiamo argomentato punto per punto di fronte al Comitato per
la legislazione; se sarà necessario, spiegheremo, nel corso
della discussione sui singoli articoli, come alcune di quelle
osservazioni siano fondate e da utilizzare da parte del
legislatore per migliorare l'efficacia della sua attività,
così come ad altre osservazioni si possano dare risposte che
le rendano ininfluenti o superflue.
Voglio ora riprendere alcuni dei temi che sono stati posti
negli interventi in discussione generale. Da parte di qualche
collega ci si è chiesti per quale motivo difendere, con tanta
enfasi, un testo che poi dovrà essere modificato. Mi permetto
di rinviare alla lettura del documento che è stato trasmesso
alla Commissione bilancio della Camera da parte della
ragioneria generale dello Stato. In esso si specifica, in
termini precisi e incontestabili, che la copertura dal punto
di vista sostanziale dell'articolo 6 è ampiamente assicurata
attraverso le maggiori entrate che saranno realizzate dal
provvedimento; viene precisato, altresì, che esiste un
problema tecnico di natura procedurale, che rende necessaria
una modifica. Abbiamo ritenuto, pertanto, di trovarci di
fronte ad una modifica di carattere tecnico necessaria, ma non
attinente alla sostanza del contenuto del provvedimento.
La stessa natura di modifica di carattere tecnico ha la
modifica introdotta al comma 3 dell'articolo 1 - lo riconosco
- su particolare sollecitazione dei colleghi di alleanza
nazionale; si tratta di una modifica che contribuisce ad un
maggior chiarimento del testo, ma che non incide sulla
sostanza del contenuto, come ricordato sia da me, sia dal
ministro, in Commissione: nella comune dizione di difesa
nazionale sono comprese tutte e tre le armi del nostro sistema
militare; quindi, non si tratta di casi di difesa nazionale,
ma della struttura della difesa nazionale che interviene nei
casi di emergenza; casi che possono essere di varia natura e
non soltanto di natura militare. E' questa l'interpretazione
autentica del testo data da me e dal ministro in Commissione;
riconosco, in ogni caso, che il maggior chiarimento è utile e
do atto dell'apporto dei colleghi di alleanza nazionale:
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è un maggior chiarimento, molto utile, ma si configura
anch'esso come chiarimento di carattere tecnico.
La relatrice si è soffermata a lungo sui primi due
articoli del disegno di legge al nostro esame; i colleghi
intervenuti hanno riconosciuto che si tratta di articoli
importanti, in una fase cruciale del processo di
partecipazione dell'industria aeronautica e spaziale italiana
alla costruzione dell'industria aeronautica e spaziale
europea. Non mi fermo, pertanto, su tali due punti. I colleghi
intervenuti hanno richiamato i chiarimenti forniti in
Commissione - anche con la partecipazione del ministro - sulla
strategia del Governo.
Alcuni colleghi hanno ricordato anche le sanzioni formali
conferite a tale processo di partecipazione dal recente
incontro di Madrid dei ministri europei dell'industria. Tale
processo vedrà una tappa importante nel prossimo incontro dei
ministri europei dell'industria, che si terrà a Roma.
Abbiamo chiarito a sufficienza la volontà di andare verso
l'industria europea dell'aeronautica e dello spazio e la
volontà di consolidare le aree in cui l'industria italiana ha
un ruolo di leadership; abbiamo confermato la volontà di
consolidare l'industria della componentistica come industria
che, per sua natura, è capace di coinvolgere in misura
significativa la piccola e la media impresa e di collocarsi su
frontiere importanti della tecnologia e dello sviluppo
industriale del nostro paese. Non mi soffermo su questi
aspetti, perché mi sembrano largamente condivisi.
L'onorevole Manzoni dice che questo testo è oscuro, che
non rende evidenti le scelte compiute. Se egli intende dire
che deve essere la legge a stabilire le singole scelte, su
questo punto non trova l'assenso del Governo, perché noi non
crediamo sia questo il compito della legge. Se egli invece
vuol dire che è necessario rendere trasparente l'orientamento
di politica industriale del Governo rispetto a grandi scelte
che non coinvolgono soltanto responsabilità aziendali, ma
l'intera linea industriale del paese, credo che abbia ragione.
In tal caso, però, l'onorevole Manzoni deve riconoscere che in
questo provvedimento sono presenti gli elementi che consentono
una definizione trasparente della politica del Governo in
materia industriale: mi riferisco ai rinvii, contenuti nel
testo, ai pareri delle Commissioni parlamentari, alla
previsione della disciplina, attraverso apposito regolamento,
delle modalità di spesa delle risorse, nonché al riferimento -
sia pure, forse, non sufficientemente considerato -
all'articolo 1 della legge n. 266 del 1997. Questi elementi
consentiranno anche il necessario confronto con il Parlamento,
nelle sedi deputate, affinché dallo stesso emerga
virtuosamente una strategia da seguire in settori che, come
tutti abbiamo riconosciuto, sono di particolare importanza e
significato.
Analogamente, ritengo abbia ragione l'onorevole Giovine
quando sottolinea il legame esistente tra le questioni che
stiamo discutendo ed il tema delle privatizzazioni:
certamente, il completamento del processo di privatizzazioni è
strettamente connesso con alcune scelte su cui ci si sta
orientando e con la loro praticabilità. Credo non si possa
dimenticare, però, che per quanto riguarda, ad esempio, la
Finmeccanica, vi era ancor prima un legame inscindibile tra
risanamento e privatizzazione, su cui si è lavorato e che ora,
a mio avviso, ha portato a risultati importanti. Sulla
questione delle privatizzazioni, al di là di questo esempio
specifico, si sono ottenuti esiti significativi ed è
attualmente all'esame del Parlamento un disegno di legge
delega con il quale mi sembra si compiano scelte precise e
chiare per il futuro.
Mi soffermo rapidamente sui temi contenuti nell'articolo
3, che sono stati richiamati in diversi interventi. Come ho
detto più volte in Commissione, sono francamente stupito per
la discussione che si è svolta in proposito. Non starò a
richiamare tutto ciò che abbiamo detto in Commissione: con un
po' di retorica, potrei riprendere un tema che ho già avuto
modo di affrontare, ossia che siamo una grande potenza
industriale - non so
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se la quinta, la sesta o la settima nel mondo - e ritengo che
un paese che ha una così forte struttura industriale, una così
ricca economia reale, non possa non dotarsi di strumenti che
gli consentano di costruire su questo piano strategie
significative che lo pongano in condizione anche di governare
processi che stanno diventando sempre più complicati.
Voglio soltanto fare una brevissima riflessione su questo
punto, di cui abbiamo già parlato a iosa in Commissione (non
ho argomenti diversi da sostenere rispetto a quelli che gli
onorevoli presenti mi hanno sentito esporre più volte in
quella sede). C'è oggi un nuovo rapporto tra la decisione
politica e le strategie economiche. Noi stiamo gestendo un
complesso processo di decentramento delle competenze in
materia di sviluppo economico, nella convinzione che le
politiche industriali e di sviluppo stiano diventando sempre
più di pertinenza territoriale. Sappiamo, però, che ciò
comporta la capacità di mantenere a livello nazionale alcune
scelte di orientamento che devono costituire il quadro delle
strategie di sviluppo che oggi sono sempre meno legate alla
legislazione ed agli incentivi nazionali e che richiedono
elevati livelli di competenza, in un processo di
mondializzazione dell'economia.
E' chiaro che avere a livello ministeriale esperienze,
legami con il mondo universitario e scientifico, rapporti con
soggetti in grado di mettere a disposizione
dell'amministrazione i cambiamenti e le trasformazioni della
ricerca e della riflessione nel dibattito culturale-economico
in questo settore sono elementi di grande importanza. Questo
fatto evidenzia come non si tratti di costituire una nuova
struttura che si sovrapponga a quelle esistenti, ma di
individuare gli strumenti in grado di far funzionare al meglio
le strutture esistenti e di dar loro i contributi che nascono
dall'evoluzione delle politiche economiche e dei dibattiti in
questo settore: contributi che possono essere apportati
solamente dall'esterno.
Sono fortemente convinto di ciò e penso non vi siano
rischi o pericoli di sovrapposizione o di operazioni
clientelari, come qualcuno le ha definite: vi è la volontà di
creare strumenti che consentano di portare a livelli adeguati
le decisioni politiche che devono essere prese in questo
settore.
Sarà la responsabilità delle scelte del Governo a
dimostrare che non siamo di fronte ad un escamotage per
affidare consulenze o incarichi esterni, ma ci troviamo di
fronte ad uno strumento necessario a portare avanti
un'attività importante.
Queste, a mio avviso, erano le questioni più importanti
sollevate in sede di discussione generale dai colleghi. Vorrei
fare qualche altra precisazione su quanto detto nel suo
intervento dall'onorevole Barral, anche se chiarirò meglio le
questioni da lui sollevate in merito all'articolo 11 e fornirò
informazioni relative al programma Ignitor in sede di esame
dei relativi articoli. Vorrei però precisare che, in merito a
quanto previsto dall'articolo 12 del provvedimento, il Governo
al Senato si era rimesso alla volontà dell'Assemblea, mentre
in Commissione si è dichiarato contrario: se vi è la volontà
di modificarlo, come ha dichiarato l'onorevole Manzini, il
Governo non si oppone.
Sono convinto che non ci troviamo di fronte ad un
provvedimento volto ad esautorare il Parlamento: questo
provvedimento cerca di fare uno sforzo per coniugare la
responsabilità della decisione e della strategia legislativa,
nonché della funzione di controllo svolta dal Parlamento, con
la responsabilità della gestione e dell'esecuzione spettante
al Governo.
Lo dico come dichiarazione politica finale. Ho colto una
particolare sensibilità su questo tema in Commissione attività
produttive: credo, pertanto, che possiamo cercare di trovare i
meccanismi che consentano un rapporto continuativo di scambi,
di informazioni e di approfondimenti, al fine di evidenziare
la volontà di trasparenza del Governo nelle decisioni
concernenti settori così importanti, a condizione, però, che
questo non appesantisca o sovraccarichi il processo
decisionale, trattandosi di settori produttivi vitali che
hanno nella rapidità del cambiamento un
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elemento caratterizzante, impedendo la rapidità delle
decisioni. E' opportuno ricercare tutto ciò che è utile per
ottenere la massima trasparenza, un rapporto di confronto, di
informazione e di discussione; credo che questo sia interesse
del Governo al fine di adottare decisioni importanti nei
settori strategici di cui si occupa questo disegno di
legge.
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