| Nell'esame dell'attuale relazione semestrale va richiamata
anzitutto l'attenzione sul fatto che essa è la relazione
semestrale per il periodo 1 Luglio - 31 Dicembre 1998.
Non erano pertanto entrate in vigore, all'atto della sua
presentazione da parte del Governo, le nuove disposizioni
introdotte con l'articolo 10 della legge comunitaria per il
1998. E tuttavia, il Governo ha, sia pure con i limiti di
tempo a disposizione, cercato di collocarsi nella nuova
ottica, articolando la relazione su tre temi: l'analisi delle
questioni relative agli sviluppi del processo di integrazione
europea (cap. 1-4), l'illustrazione delle politiche comuni e
della partecipazione italiana alla loro definizione (cap. 5),
l'informazione sull'attuazione e sul contenzioso (cap. 6).
Per quanto concerne la corrispondenza tra l'articolo 10 e
articolazione della relazione va segnalata la mancanza di una
parte dedicata ai flussi finanziari verso l'Italia e alla loro
utilizzazione.
Come è stato rilevato anche nel parere espresso dalla
Commissione V, è essenziale che il Parlamento possa avere una
precisa conoscenza dei flussi finanziari destinati all'Italia,
insieme con le osservazioni svolte su tale tematica dalla
Corte dei Conti delle Comunità europee.
Una seconda osservazione generale riguarda l'esigenza, non
pienamente soddisfatta dalla relazione in esame, che il
Parlamento sia messo nelle condizioni di poter verificare se
le direttive e gli indirizzi manifestati al Governo hanno
avuto la possibilità di concretizzarsi e, in caso contrario,
quali sono stati gli ostacoli che ne hanno impedito la
realizzazione. Tale richiesta è stata esplicitamente avanzata
dalla Camera e dalla Commissione XIV, in particolare nelle
risoluzioni approvate nel 1998, e riaffermata dalla
Commissione V nel parere espresso sull'attuale relazione.
Il futuro dell'Unione: la riforma delle politiche e delle
Istituzioni.
Prima di affrontare le varie tematiche, sembra utile
svolgere una riflessione specifica sul tema della riforma
delle politiche e delle Istituzioni, uno dei quattro assi
della "strategia per l'Europa" definita dal Consiglio europeo
di Vienna.
Esso infatti costituisce, per la prospettiva, la questione
centrale, nell'attuale fase della costruzione europea e nel
nuovo contesto in cui esso si svolge, rispetto alle sfide con
cui occorre confrontarsi.
Quest'anno si sono svolte varie manifestazioni a ricordo
del giorno, il 14 febbraio 1984, in cui il Parlamento europeo
approvò a larga maggioranza, il progetto Spinelli per la
costruzione di un'Unione europea più democratica e più
efficace.
Si aprì con quel progetto la strada ad un processo di
riforma istituzionale che ha visto tre tappe: l'Atto Unico del
1986 per il completamento del mercato unico, il Trattato di
Maastricht del 1992, che ha istituito l'Unione europea e
programmato l'unione economica e monetaria, il Trattato di
Amsterdam del 1997 per il suo rafforzamento.
L'approdo alla moneta unica chiude emblematicamente questi
quindici anni e apre di fatto una fase nuova.
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Infatti, l'Unione europea è ora dotata di uno strumento
straordinario di unificazione e può contare su una convergenza
senza precedenti delle finanze pubbliche di ben undici degli
Stati membri, ma la disponibilità di questo strumento pone
contestualmente sfide decisive per il futuro dell'Unione, sia
sul piano delle politiche economiche e sociali, sia su quello
istituzionale.
In questi quindici anni è anche mutato l'equilibrio
geopolitico in Europa e nel mondo. Conseguenze dirette e
tangibili sono l'allargamento e le sfide che questo pone,
ancora una volta, alle politiche dell'Unione ed al suo assetto
istituzionale.
Ed in effetti, come la relazione correttamente sottolinea,
il secondo semestre 1998 è stato caratterizzato dalla
riflessione sulle sfide che gli stessi traguardi raggiunti e
il nuovo contesto pongono.
I Consigli di Cardiff e Portchach hanno costituito i
momenti più rappresentativi di questa riflessione. Ad essa
hanno però anche contribuito il Parlamento europeo e i
Parlamenti nazionali e bene avrebbe fatto la relazione a darne
conto.
Va ricordata, ad esempio, la risoluzione del Parlamento
europeo sulle riforme istituzionali, che ha affrontato sia la
questione delle procedure, sia quella dei contenuti
tematici.
Dell'impegno dei Parlamenti nazionali vanno ricordati gli
incontri promossi dalle Commissioni per le politiche
dell'Unione europea di Belgio, Francia, Italia - i tre paesi
che più decisamente hanno posto l'esigenza di riforme
istituzionali - il dibattito della Cosac e l'incontro
straordinario a Vienna dei Presidenti dei Parlamenti nazionali
e del Presidente del Parlamento europeo sul tema della
crescita della legittimità democratica.
C'è l'esigenza di definire tempestivamente la posizione
del nostro paese sulle riforme, in vista della probabile
convocazione per l'anno 2000 della quarta Conferenza
Intergovernativa per la revisione del Trattato.
Sembra quindi opportuno sollecitare il Governo ad avviare
al più presto una riflessione approfondita su questo tema
fondamentale per il futuro della costruzione comunitaria.
Il confronto col Parlamento su questi temi permetterà di
capire quale posizione il Governo intende assumere rispetto
alla domanda di crescita della legittimità democratica e alla
necessità di coinvolgere il Parlamento europeo e i Parlamenti
nazionali in questa nuova tappa di riforma del Trattato.
L'iniziativa permetterà inoltre al Governo di esprimere le
proprie idee rispetto ai contenuti delle riforme, il cui
spettro va dall'opzione minimalista del cosiddetto triangolo
di Amsterdam (composizione della Commissione, ponderazione dei
voti, voto a maggioranza), all'opzione che affronta anche le
questioni politiche (coordinamento delle politiche economiche,
dello sviluppo e dell'occupazione, politica di sicurezza ed
estera comuni, costruzione di uno spazio comune di libertà,
sicurezza e giustizia).
Accanto all'impegno sulla prospettiva delle riforme,
bisogna ricordare anche l'appuntamento con la piena e rapida
attuazione in tutte le sue parti del nuovo Trattato, che
dovrebbe entrare in vigore prima delle elezioni europee.
Il Trattato di Amsterdam introduce molte novità che
riguardano sia le politiche comuni, che gli altri due pilastri
comunitari.
In particolare il Trattato rafforza i poteri del
Parlamento europeo, attraverso l'estensione e
l'approfondimento della procedura di codecisione e prevede un
maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali, i quali
dovranno ricevere tutti i documenti comunitari e potranno
esprimersi sulle proposte legislative della Commissione
europea.
Anche il nuovo Protocollo che riconosce alla COSAC il
potere di esaminare la proposte legislative e di sottoporre
alle Istituzioni comunitarie i contributi che ritiene
opportuni, contribuisce a rafforzare il ruolo dei Parlamenti
nazionali.
Alcune delle disposizioni del Trattato relative al
Parlamento europeo per dispiegare
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pienamente i propri effetti necessitano dell'adozione di
nuove norme legislative.
In questo contesto si colloca la proposta presentata dalla
Commissione sulla riforma delle disposizioni del 1987, che
disciplinano la cosiddetta "Comitologia", ossia la
regolamentazione dei poteri esecutivi conferiti dal
legislatore europeo alla Commissione.
La proposta della Commissione viene incontro ad una
richiesta precisa del Parlamento europeo, che intende
conquistare un ruolo di effettivo colegislatore e a questo
scopo chiede che anche in materia di "Comitologia" gli vengano
riconosciuti poteri analoghi a quelli conferiti al
Consiglio.
Per superare il conflitto tra il Parlamento europeo e
alcuni Stati membri, che avversano l'iniziativa della
Commissione, l'Italia ha presentato una proposta di
compromesso, accettata dal Parlamento europeo, ma non da tutti
gli Stati.
Trattandosi di una questione di fondamentale importanza
per il potenziamento del ruolo del Parlamento europeo, il
Governo italiano dovrebbe potenziare ulteriormente il suo
lodevole impegno diplomatico, al fine di superare le
resistenze degli Stati sulla proposta avanzata dalla
Commissione.
Le scadenze del 1999.
Il 1999 è denso di appuntamenti e l'indice della relazione
ne fornisce un preciso elenco.
Primo, anche dal punto di vista del calendario, il nodo
del bilancio e il varo dell'Agenda 2000.
Abbiamo più volte e in più sedi parlato dell'importanza
cruciale di questo pacchetto rispetto non solo alla politica
agricola, che continua ad assorbire metà del bilancio, ma
anche alla politica di coesione, fondamentale e irrinunciabile
nel processo di costruzione dell'Unione, alla politica per
l'occupazione, allo stesso allargamento.
Una prima questione è quella del bilancio. La XIV
Commissione ha più volte insistito sull'esigenza di prevedere
per il bilancio un riesame a metà del periodo 2000-2006 ed il
Governo, accettando alcune risoluzioni, sembra averla fatta
propria. Questa è un'esigenza su cui anche il Parlamento
europeo si è pronunciato favorevolmente.
Di fronte alle difficoltà e alle incertezze questa
ipotesi, sostenuta anche dalla Commissione V nel parere sulla
relazione, dovrebbe essere attentamente esplorata.
Essa potrebbe tornare utile anche per stabilire un
riferimento per il processo di allargamento. Per i paesi con i
quali è in corso il negoziato c'è l'esigenza di contare su
momenti ben definiti di verifica rispetto ad un processo che
pone certamente problemi non semplici all'Unione, ma che con
uguale certezza comporta anche per essi notevoli impegni e
sacrifici.
Si pone, inoltre, il problema, in questa fase del processo
negoziale, fortemente influenzata dalla richiesta di alcuni
Stati membri di ridurre il proprio contributo, di vigilare
affinché sia comunque preservata la coesione economica e
sociale, che ha caratterizzato e deve continuare a
caratterizzare le politiche dell'Unione.
In particolare è necessario evitare che la stabilizzazione
della spesa comunitaria complessiva provochi una diminuzione
in termini reali degli stanziamenti destinati al riequilibrio
regionale e all'integrazione tra gli Stati.
E' quindi da sostenere la battaglia che il Governo sta
conducendo per evitare che ai Fondi strutturali siano
attribuite risorse inferiori rispetto a quelle previste nella
proposta della Commissione europea.
Al fine di preservare i principi fondamentali sui quali si
basa la costruzione comunitaria, è parimenti essenziale
vigilare sul processo di eventuale revisione delle risorse,
per evitare che le proposte adottate contraddicano il
fondamentale obiettivo dell'autonomia finanziaria dell'Unione,
riconducendo i meccanismi di finanziamento comunitario ad una
mera sommatoria di contributi nazionali.
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In questa prospettiva è importante la posizione espressa
dalla Commissione V sulla necessità di ribadire il riferimento
all'Iva, quale criterio centrale di contribuzione dei singoli
Stati, che potrà essere modificato solo in relazione alla
definizione di nuove forme autonome di prelievo
comunitario.
Sulle questioni riguardanti il processo di allargamento,
la riforma della politica agricola, la riforma dei Fondi
strutturali e il mercato unico, la relazione fa il punto della
situazione ed informa sulle questioni aperte e sulle posizioni
sostenute dal Governo.
C'è però l'esigenza di entrare più in dettaglio e
soprattutto di seguire le fasi finali del negoziato.
Molto importante è perciò che il Governo informi il
Parlamento, sia nella XIV Commissione che nelle Commissioni di
merito, sull'evoluzione del negoziato in corso. E ciò in
analogia con quanto è stato concordato da parte del Consiglio
europeo con il Parlamento europeo, che ha ottenuto, al di là
delle prescrizioni normative, di esprimersi ancora una volta
sull'intera Agenda 2000.
Prima di passare agli altri punti della relazione, vanno
sviluppate alcune considerazione sulla politica agricola
comune e sui Fondi strutturali.
Una certa preoccupazione suscita l'andamento del negoziato
sulla riforma della PAC.
Al di là delle specifiche problematiche negoziali,
rispetto alle quali va riconosciuto l'impegno del Governo,
emerge un quadro complessivo che non consente di correggere in
modo completo le iniquità della politica agricola comune, non
sanate e in alcuni casi addirittura accentuate dalla riforma
del 1992.
La gravità degli squilibri esistenti e la prospettiva del
prossimo allargamento richiedono una revisione in profondità
della PAC, finalizzata a perseguire un riequilibrio
dell'impegno dell'Unione nelle diverse aree geografiche e tra
i settori produttivi e a correggere l'attuale disparità di
trattamento fra le produzioni mediterranee e quelle
continentali.
In particolare per quanto riguarda l'Italia, attualmente
discriminata nei confronti di altri Stati membri, occorre che
il Governo prosegua nel suo impegno a livello comunitario,
volto a ottenere una ridefinizione dell'attuale sistema delle
quote e del regime di sostegno dei prezzi, in un'ottica di
valorizzazione della politica agricola nazionale.
Per quanto riguarda la riforma dei Fondi strutturali è
importante garantire che per la ripartizione delle risorse tra
gli Stati vengano utilizzati dei criteri, come quello della
prosperità regionale e il tasso di disoccupazione, idonei a
individuare l'effettivo grado di insufficiente sviluppo dei
territori e che per le regioni destinate ad uscire dall'area
di intervento dei Fondi siano individuate delle soluzioni
transitorie, affinché il passaggio avvenga in modo graduale e
senza traumi.
E' inoltre opportuno impegnare il Governo a sostenere la
necessità che l'Obiettivo 3, espressamente dedicato alla
promozione dell'occupazione, abbia una dotazione di risorse
almeno pari all'Obiettivo 2, che la sua applicazione si
estenda alle aree coperte dall'Obiettivo 2 e che gli
interventi previsti nel suo ambito siano correlati con i piani
nazionali per l'occupazione.
I tre capitoli dell'unione monetaria, della politica
estera e di sicurezza, della cooperazione in materia di affari
interni e giustizia, offrono una soddisfacente
rappresentazione dei problemi e delle posizioni. Queste
appaiono condivisibili e in linea con gli indirizzi emersi nel
Parlamento.
Va segnalato il crescente impegno del Governo per dare
corpo, malgrado le difficoltà e le debolezze degli strumenti,
a una politica estera e di sicurezza comune.
L'impegno che il Governo esercita in questa direzione può
contare sul sostegno convinto del Parlamento, che ha sempre, a
larghissima maggioranza, auspicato la costruzione di una
politica comune in questi settori.
Una sola osservazione sulla cooperazione con i paesi della
sponda Sud del Mediterraneo: siamo tutti consapevoli del
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difficile quadro in cui questa cooperazione si svolge, ma,
proprio per questa ragione è importante un'informazione più
approfondita.
E' importante conoscere quali iniziative il Governo
intende assumere, sia per consentire la prosecuzione del
negoziato per l'adesione dei paesi dell'area mediterranea, con
i quali sono in corso da tempo le trattative, sia per
garantire un pieno dispiegamento delle potenzialità del
programma Meda ed anche della sua prosecuzione nel periodo
2000/2006.
In proposito la XIV Commissione ha più volte espresso la
preoccupazione che, per le difficoltà del nuovo bilancio, non
si riesca a garantire uno spazio adeguato ad una cooperazione
che per il nostro paese è almeno tanto importante quanto
l'impegno per l'allargamento al Centro Est dell'Unione.
Infine per gli affari interni e la giustizia va
sottolineata l'importanza, rispetto alla costruzione
dell'Unione, della comunitarizzazione degli accordi di
Schengen e di altre materie attualmente affidate alla
cooperazione intergovernativa.
L'evoluzione del terzo pilastro merita un impegno attento
del nostro Parlamento e sarà opportuno che la XIV Commissione,
insieme con la Commissione Giustizia, promuova un apposito
approfondimento di questo tema.
Le politiche comuni.
La parte sulle politiche comuni va apprezzata per la
sistematicità e la snellezza della presentazione.
E' però opportuno esprimere alcune indicazioni sul merito
delle questioni affrontate nella relazione.
Sulla politica commerciale è da condividere la posizione
assunta dal Governo per la riduzione del debito. E' importante
su questa tematica conoscere in particolare la posizione del
Governo sui problemi del debito dei paesi della sponda Sud del
Mediterraneo; questi problemi hanno infatti un peso non
secondario sul concreto sviluppo del programma Meda.
Per la tutela del mercato va richiamata l'attenzione sul
controllo degli aiuti di Stato, un punto sensibile sul quale
la definizione di regole chiare diviene decisiva per sfuggire
alla frammentazione delle decisioni settoriali.
Importantissimo il capitolo sulla fiscalità e sulle
iniziative per evitare che essa diventi uno strumento
improprio di concorrenza.
Su questa materia è necessario, come ha giustamente
rilevato la Commissione VI, che il Governo italiano
rappresenti nelle sedi comunitarie l'opportunità di adottare
una prospettiva che non rinunci a perseguire, seppure in un
arco temporale di medio periodo, l'obiettivo di una
progressiva armonizzazione dei trattamenti fiscali. Tale
prospettiva appare infatti essenziale per il rilancio
dell'economia italiana ed europea, ponendo in particolare
attenzione al ruolo cruciale delle piccole e medie imprese.
Dall'analisi delle iniziative per un approccio globale al
commercio elettronico viene la spinta a recuperare il ritardo
che noi registriamo in questo settore.
Sulla socialità ed occupazione vi è l'esigenza di un
impegno più attento di quello del 1998 per la predisposizione
del prossimo piano nazionale e prevedere che il Parlamento sia
tempestivamente informato e consultato.
Al fine di dotare l'Unione di strumenti adeguati ad
affrontare il gravissimo problema della disoccupazione, è
opportuno, da un lato valutare le diverse proposte emerse in
ordine alla presentazione di un piano europeo di investimenti
in infrastrutture strategiche, dall'altra prevedere la
riduzione dell'Iva nei settori ad alta intensità di lavoro.
A questo proposito la Commissione europea ha presentato, a
febbraio '99, una proposta di direttiva intesa a ridurre
l'aliquota Iva ai servizi ad alta intensità di manodopera
(riparazione di beni mobili materiali, restauro degli edifici,
assistenza domiciliare, ecc.).
L'Esecutivo comunitario intende, in tal modo, stimolare il
forte potenziale, in termini occupazionali, delle aziende che
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offrono servizi di prossimità e al contempo portare alla luce
una parte delle attività produttive sommerse.
La proposta prevede che il Consiglio, deliberando
all'unanimità, autorizzi qualunque Stato membro ad applicare,
per un periodo inderogabile, che va dal 1^ gennaio 2000 al 31
dicembre 2002, un'aliquota Iva ridotta ai servizi ad alta
intensità di manodopera.
Gli Stati membri che desiderano introdurre la misura in
questione devono comunicare alla Commissione, entro il 1^
settembre 1999, tutti i dati utili a consentirle di effettuare
un'attenta valutazione. In mancanza di ciò non potranno
partecipare all'esperimento.
La positiva iniziativa della Commissione dovrebbe essere
sostenuta dal Governo italiano, sia attraverso un impegno
diretto a favorire la rapida approvazione della proposta da
parte del Consiglio, sia applicando rapidamente la direttiva
in Italia e partecipando all'esperimento proposto
dall'Esecutivo comunitario.
Sui trasporti, oltre al positivo risultato dell'accordo
con la Confederazione elvetica, va segnalata la necessità,
sottolineata dalla Commissione IX, di individuare norme
comuni, sia sulle condizioni di sicurezza a bordo, sia in
campo previdenziale e contrattuale per i lavoratori marittimi,
nonché di prevedere misure in grado di scoraggiare la
navigazione di unità navali che non sono conformi agli
standard di sicurezza previsti.
Sull'ambiente la sensibilità della presidenza tedesca ha
portato ad un calendario molto fitto di impegni rilevanti e
puntuali, che sollecitano la partecipazione attiva del
Parlamento alla fase ascendente.
In particolare è da giudicare positivamente l'obiettivo
indicato nella relazione di promuovere forme di tassazione
ecologica, riconducibili al principio secondo il quale "chi
inquina paga", in modo da realizzare una politica coerente di
contenimento del livello di inquinamento, senza determinare
effetti distorsivi della concorrenza.
E' inoltre opportuno riprendere le considerazioni avanzate
dalla Commissione VIII, circa la necessità di un impegno, a
livello comunitario e nazionale, finalizzato ad attribuire
alla formazione e informazione ambientale, nell'ambito
scolastico e professionale, il ruolo centrale che gli compete.
Ciò al fine di promuovere una coscienza ambientale, come
premessa imprescindibile per migliorare la qualità della
vita.
Sulla sanità vanno segnalate l'attenzione al programma
quadro di sanità pubblica e l'avvio di rapporti con i paesi
PECO.
Sulla ricerca, cultura e istruzione è importante ricordare
l'approvazione definitiva del quinto programma quadro di
ricerca 1998-2002 e quasi definitiva dei programmi Socrates e
Leonardo per i prossimi sette anni, nonché il consenso sul
primo programma quadro per la cultura.
In definitiva, questa parte della relazione fa emergere
l'importanza che hanno assunto le politiche dell'Unione e
l'esigenza di destinare ad esse una parte del lavoro
parlamentare, come andiamo con tenacia sostenendo, per
esercitare sia l'azione di indirizzo, sia quella di
controllo.
La partecipazione all'Unione deve comportare un impegno
politico alto per far progredire il progetto dell'Unione, ma
anche la quotidiana fatica, anch'essa nobile, di realizzare in
modo efficace le politiche già comuni.
Attuazione e contenzioso.
Le pagine dedicate a questo tema dalla relazione
governativa sono impietosamente oneste e per questa ragione
dovrebbero costituire una spinta forte a correggere la
situazione.
La XIV Commissione prende atto che il Ministro delle
politiche comunitarie condivide le preoccupazioni espresse sui
provvedimenti legislativi che prorogano termini in violazione
di quanto previsto dal diritto comunitario.
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Ma è evidente che per evitare di trovarci ancora in una
situazione che arreca grande nocumento al nostro paese non
basta il recepimento parlamentare delle direttive, sul quale
peraltro ci troviamo a buon punto.
E' altresì indispensabile che il Governo faccia la sua
parte per evitare che il numero delle procedure di infrazione
continui ad aumentare.
L'augurio è che l'impegno preso dal Ministro Letta, di
farsi carico della mancanza di coordinamento a livello
governativo, possa portare rapidamente l'Italia a ottemperare
preventivamente alle norme comunitarie, risolvendo l'annoso
problema dei ritardi nella trasposizione delle direttive.
Conclusioni.
In definitiva la relazione presentata dal Governo
costituisce un documento utile, che tuttavia presenta ancora
delle carenze per quanto riguarda l'informazione sui flussi
finanziari verso l'Italia e sull'esito delle risoluzioni
approvate dal Parlamento e accolte dal Governo.
In ogni caso, i risultati del dibattito svoltosi nella XIV
Commissione e nelle Commissioni di merito, nonché le risposte
del Ministro per le politiche comunitarie consentono alla XIV
Commissione di approvare la presente relazione all'Assemblea
affinché essa possa esprimersi sull'impegnativa agenda di
questo anno così importante per l'Unione.
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