| (Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame iniziato nella seduta
di mercoledì 10 marzo scorso.
Il deputato Francesco STORACE, Presidente, ricorda
che al termine della scorsa seduta si è convenuto di rinviare
ad oggi la discussione, incaricando il relatore di ricercare
un'intesa tra i gruppi. Nella scorsa seduta erano stati
presentati emendamenti al testo della delibera: nove di
questi, a firma Passigli, erano stati poi ritirati dal
presentatore, e precisamente
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quelli corrispondenti ai numeri 1.2, 1.3, 1.4, 1.6, 1.7, 2.4,
2.5, 3.2 e 6.4. L'emendamento 1.8 era stato posto in votazione
e respinto.
Informa inoltre di aver incontrato questa mattina, assieme
al relatore, una rappresentanza del Comitato per il NO.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, nel fare
riferimento ai contatti intercorsi tra i gruppi, rappresenta
l'esigenza di un ulteriore fase di concertazione informale.
Il deputato Francesco STORACE, Presidente, sospende
quindi la seduta.
(La seduta, sospesa alle 11.10, è ripresa alle
11.30).
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, richiama a
sua volta i contenuti dell'incontro con i rappresentanti del
Comitato per il NO, nel corso del quale è emerso in
particolare il tema della data di costituzione di eventuali
nuovi comitati; peraltro, i contenuti della sua proposta di
delibera non sono stati oggetto di richieste di rilevanti
mutamenti.
Ritira quindi il proprio emendamento 1.9, ed invita il
presentatore degli emendamenti 1.1 ed 1.5 a fare altrettanto.
Pur comprendendo le ragioni di questi ultimi emendamenti,
difatti, egli nutre in proposito notevoli perplessità, e
ritiene che essi sarebbero comunque in contrasto con
l'ulteriore modifica che si riserva di presentare in
riferimento all'articolo 2, al fine di adottare la tecnica del
"confronto" anche per le trasmissioni riservate ai gruppi.
Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) ritira i propri
emendamenti 1.1 e 1.5.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, presenta le
ulteriori proposte di modifica n. 2.8 e 2.9, riferite
all'articolo 2, e le illustra.
La Commissione approva l'emendamento 2.9 del relatore.
Il senatore Roberto CASTELLI (LNPI) ritiene che
l'emendamento 2.8 del relatore, interamente sostitutivo della
lettera c) del comma 1, non risolva il problema del
tempo da attribuire a ciascun Comitato per il NO, in presenza
di più Comitati.
Il deputato Mauro PAISSAN (misto-verdi-U), parimenti
riferendosi all'emendamento 2.8, ritiene che esso possa dar
luogo ad una moltiplicazione strumentale dei Comitati per il
NO, finalizzata ad ottenere maggiori occasioni di presenza
radiotelevisiva. E' inoltre del parere che la valutazione di
rappresentatività cui l'emendamento si riferisce costituisca
una scelta squisitamente politica, che non può essere delegata
alla RAI, ma che dovrebbe essere compiuta da un organo della
Commissione.
Il deputato Francesco STORACE, Presidente, ricorda
in proposito che l'articolo 8, comma 2, della bozza di
delibera prevede, in analogia alle deliberazioni assunte in
passato per altre Tribune, che tali questioni siano definite
nella sede dell'Ufficio di presidenza.
Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) rappresenta l'esigenza
di una riformulazione dell'emendamento 2.8, consistente col
sostituire l'espressione "possono prendere parte" con "possono
essere ammessi a prender parte". In tal modo, la Commissione
conserverebbe la potestà di apprezzare la rappresentatività e
la rilevanza di ciascun Comitato per il NO che dovesse
successivamente costituirsi. Aggiunge che, nella restante
normativa riferita ad analoghe esigenze, il termine
rappresentatività non risulta mai definito a priori, per
le difficoltà intrinseche che tale definizione comporterebbe;
la bozza di delibera in discussione già prevede le norme atte
a dirimere questioni eventualmente controverse, come già ha
ricordato il Presidente.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, accoglie la
riformulazione proposta dal collega Passigli, e ricorda che,
oltre alle considerazioni svolte dal collega e dal
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Presidente, anche la prassi pregressa della Commissione può
rappresentare un valido ausilio per la definizione di
questioni controverse. E' ovvio che la Commissione, in sede di
interpretazione della delibera, privilegerà i Comitati per il
NO che risultano maggiormente significativi.
Il senatore Piergiorgio BERGONZI (misto-com) non condivide
pienamente le modifiche ora proposte, e si interroga
sull'opportunità di prevedere nuovi Comitati per il NO, in
aggiunta a quelli già esistenti. Non è difatti scongiurato il
rischio di un uso strumentale dei nuovi Comitati.
Il senatore Roberto CASTELLI (LNPI), nel dichiararsi
convinto della possibilità di definire utilmente, nella sede
dell'Ufficio di presidenza, le eventuali questioni relative
alla formazione di nuovi Comitati per il NO, sottolinea che,
tuttavia, il rischio di un uso strumentale di tali Comitati
permane.
Il deputato Francesco STORACE, Presidente, si
richiama all'esperienza, già ricordata dal relatore, maturata
dall'Ufficio di presidenza della Commissione in sede di
interpretazione ed applicazione di precedenti delibere. In
quelle occasioni le decisioni dell'ufficio di presidenza sono
risultate sempre equilibrate, tant'è vero che non sono mai
state contestate dall'organismo plenario, né in altre sedi.
Non vede, del resto, quali potrebbero essere le alternative
alla competenza dell'ufficio di presidenza, dal momento che è
piuttosto difficile ottenere la convocazione della Commissione
plenaria in tempi talmente rapidi da consentire la soluzione
di casi che spesso devono essere definiti entro poche ore; ed
aggiunge che i contenuti del dibattito odierno potranno
utilmente essere utilizzati dall'Ufficio di presidenza quali
ulteriori criteri interpretativi, quasi di interpretazione
"autentica".
Il senatore Carlo ROGNONI (DS) è convinto che il problema
sottolineato dal collega Bergonzi debba essere affrontato
realisticamente, anche considerando che nella presente
occasione i Comitati per il NO possono riferirsi all'ampio e
variegato insieme delle forze politiche che va da Rifondazione
comunista sino alla Lega nord. Sarebbe più opportuno limitare
l'emendamento 2.8 al solo suo primo periodo.
Il senatore Giorgio MELE (DS) si riferisce al proprio
impegno all'interno di un Comitato per il NO già costituito, e
sulla base di questa sua esperienza, ritiene si possa
ragionevolmente escludere l'ipotesi di eccessi strumentali
cagionati dalla fittizia moltiplicazione dei Comitati: quelli
già esistenti operano in stretto coordinamento tra loro. Non
vede, pertanto, la ragione di limitare la partecipazione alle
Tribune di qualche altro Comitato che potrebbe essere
costituito nel frattempo: la soluzione proposta dal relatore
garantisce tutte le forze interessate.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, ricorda che
nella precedente seduta la sua proposta, di limitare la
partecipazione alle Tribune ai soli Comitati per il NO
costituiti alla data di approvazione della delibera, era stata
criticata da chi riteneva che questa scelta avrebbe precluso
nei fatti la partecipazione di pressoché tutti i Comitati.
Oggi, si ritiene che il termine di cinque giorni contenuto
nella sua nuova proposta sia troppo ampio: riformula pertanto
l'emendamento 2.8 nel senso di portare da cinque a tre giorni
i termini in esso contenuti.
Ricorda inoltre che la presenza dei Comitati per il NO non
trova riferimento diretto in alcuna norma di legge, dal
momento che il combinato disposto degli articoli 50 e 52 della
legge n.352/70 individua, quali soggetti legittimati alla
propaganda referendaria, esclusivamente i gruppi parlamentari
ed il Comitato promotore del referendum. La legittimazione dei
Comitati per il No dipende pressoché esclusivamente dalla
prassi della Commissione, che solo per un certo periodo fu
codificata nel decreto-legge detto "della par condicio",
poi non convertito: tale prassi intendeva comunque garantire
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l'espressione delle ragioni del NO, che solo in via eventuale
potevano essere sostenute da alcuni gruppi parlamentari.
La Commissione approva quindi l'emendamento 2.8, come
riformulato dagli interventi del relatore e del senatore
Passigli. Risultano assorbiti gli emendamenti 2.6, 2.3 e
2.7.
Il deputato Francesco STORACE, Presidente, avverte
che gli emendamenti 3.1, 3.4, 3.5 e 3.3 sono stati ritirati
dai rispettivi presentatori.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, illustra il
proprio emendamento 4.2, e ne raccomanda l'approvazione.
La Commissione approva l'emendamento 4.2 del relatore.
Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) ritira il proprio
emendamento 4.3 ed illustra l'emendamento 4.1, interamente
soppressivo del comma 3 dell'articolo 4. La modifica del comma
2 del medesimo articolo, ad opera dell'emendamento testé
approvato, rende ancora più delicate le questioni ad esso
sottese: è inopportuno che la RAI, organo tecnico e super
partes, sia incaricata di illustrare, in particolar modo,
le conseguenze che discenderanno dall'abrogazione delle norme
oggetto del referendum. Questa valutazione ha infatti
caratteristiche essenzialmente politiche, considerando anche
le differenti aspettative che ciascuna forza politica nutre
sull'assetto del sistema elettorale successivo al
referendum.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, condivide le
considerazioni del collega Passigli: la valutazione delle
conseguenze giuridiche del referendum non può essere
disgiunta da quella sulle conseguenze politiche. Propone
quindi che l'emendamento 4.1, interamente soppressivo del
comma 3, sia riformulato nel senso di sopprimere
esclusivamente le parole "le conseguenze prevedibili
dell'abrogazione sul sistema elettorale e politico".
Dopo un intervento del Vicedirettore delle Tribune e
Servizi parlamentari, Pierluigi CAMILLI, il deputato Francesco
STORACE, Presidente, condivide le opinioni del relatore
e manifesta favore per la riformulazione da lui indicata.
La Commissione approva quindi l'emendamento 4.1, come
riformulato.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, invita al
ritiro degli emendamenti riferiti all'articolo 6 della
delibera.
Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) ritira il proprio
emendamento n. 6.3. Quanto ai restanti emendamenti,
soppressivi dei commi 3 e 4, nutre perplessità
sull'opportunità di ritirarli.
Il deputato Mauro PAISSAN (misto-verdi-U) rileva che
l'attuale comma 3, oggetto di una proposta di soppressione,
dovrebbe essere interpretato nel senso di chiarire che
l'informazione sui temi oggetto del referendum deve
attuarsi non in ciascun singolo notiziario, ma nell'insieme
dell'informazione radiotelevisiva. Manifesta consenso con
l'emendamento 6.2, soppressivo del comma 4, ricordando le
circostanze specifiche nelle quali tale norma fu inserita in
occasione di altre Tribune referendarie.
Il deputato Francesco STORACE, Presidente,
sottolinea che la soppressione del comma 4 non sembrerebbe
giustificata, in considerazione delle fattispecie individuate
dal precedente comma 2, e chiarisce che i talk-show cui
l'emendamento si riferisce devono considerarsi trasmissioni
che rientrano tra quelle di informazione, secondo la tipologia
individuata dall'Osservatorio di Pavia.
Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) sottolinea che, se nel
corso del dibattito egli maturasse l'intenzione di ritirare
l'emendamento 6.1, ciò avverrebbe in considerazione delle
opinioni espresse dal deputato Paissan, circa la necessità che
l'informazione sui referendum sia apprezzata in
riferimento all'insieme della programmazione informativa.
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Dopo che il deputato Francesco STORACE, Presidente,
ha ritenuto che l'impegno ad informare sui referendum
dovrebbe riguardare perlomeno i notiziari di massimo ascolto,
il senatore Carlo ROGNONI (DS) ritiene che il comma 3 disponga
indicazioni ed orientamenti ai quali ciascun direttore di
testata si conformerà, adoprando, sotto la propria
responsabilità, i criteri professionali usuali.
Il Vicedirettore dei servizi parlamentari, Pierluigi
CAMILLI, rappresenta l'opportunità che la RAI possa contare su
indicazioni certe.
Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) riformula allora il
proprio emendamento, nel senso di sostituire le parole "devono
informare" con le parole "assicurano una corretta
informazione".
Il deputato Maria Chiara ACCIARINI (DS-U) ritiene che
anche la locuzione "temi oggetto del referendum", di cui al
comma 3, possa generare confusione: più opportuno risulterebbe
un riferimento a "notizie" o "avvenimenti". La riformulazione
ora proposta dal senatore Passigli attenua peraltro questa
improprietà.
Dopo che il deputato Francesco STORACE, Presidente,
ha ritenuto che la Commissione dovrebbe essere, in questo
punto della delibera, estremamente chiara, in particolare
circa l'opportunità che l'informazione sia garantita tutti i
giorni del periodo considerato, il deputato Paolo ROMANI (FI)
condivide le osservazioni della collega Acciarini: il testo
originario della delibera sembra voler fare riferimento ad una
informazione di carattere didattico e sistematico, che è già
l'oggetto degli spot e delle schede previsti
all'articolo 4.
Il senatore Piergiorgio BERGONZI (misto-com) è favorevole
alla soppressione integrale del comma 3, anche al fine di non
chiamare la RAI alla difficile scelta tra il rispetto della
libertà di informazione dei propri giornalisti e quello della
lettera delle delibere della Commissione. E' infatti opportuno
che la Commissione rinunci ad imporre vincoli rigidi.
Il senatore Roberto CASTELLI (LNPI) richiama l'importanza
dell'odierno quesito referendario, anche in rapporto ad altri
quesiti che in precedenza sono stati sottoposti ai cittadini.
E' auspicabile che si realizzi il massimo dell'informazione
possibile: un recentissimo sondaggio ha evidenziato che circa
la metà dei cittadini non sono a conoscenza del quesito.
Ritiene pertanto preferibile il testo originariamente proposto
dal relatore.
Il senatore Carlo ROGNONI (DS) ritiene opportuno
riformulare il comma 3 nel senso di riferirsi alla più
corretta e più completa informazione; ed il comma 4, nel senso
di meglio specificare l'impegno della RAI di invitare in
alcuni talk-show rappresentanti delle due opposte
indicazioni di voto.
Il senatore Giancarlo ZILIO (PPI) ricorda che le notizie,
concernenti il referendum e la relativa propaganda, che
hanno interesse locale possono essere riportate anche dai
telegiornali regionali. In ogni caso, non ritiene opportuno
specificare oltre un certo limite i doveri e le responsabilità
dei giornalisti: se non si ritiene di sopprimere integralmente
il comma 3, sarebbe almeno indispensabile pervenire ad una
formulazione non tassativa, che faccia riferimento alla
necessità di assicurare una corretta informazione sulla
campagna referendaria.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, nel
sottolineare la necessità di garantire l'autonomia dei
direttori di testata, si dichiara favorevole alla
riformulazione proposta dal senatore Passigli, espungendo da
essa il riferimento all'informazione "nel suo complesso".
Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) formalizza quindi la
riformulazione del proprio emendamento 6.1: in luogo della
soppressione del comma 3, propone di
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modificare il comma nel senso di assicurare "una corretta
informazione sulla campagna referendaria".
La Commissione approva quindi l'emendamento 6.1 Passigli,
nel testo da ultimo riformulato.
Dopo che il senatore Stefano PASSIGLI (DS) ha ritirato il
proprio emendamento 6.2, il senatore Antonio FALOMI,
Relatore, illustra il proprio emendamento 8.1, ed invita
il presentatore dell'articolo aggiuntivo 8.01 a trasformarlo
in un'indicazione rivolta al Presidente della Commissione,
evitando il suo inserimento nel testo articolato.
La Commissione approva l'emendamento 8.1, e conviene sulla
opportunità di dar mandato al Presidente di rappresentare la
necessità che anche le reti private, ed in particolare
Mediaset, si attengano ai criteri enunciati nella presente
delibera. Il senatore Stefano PASSIGLI (DS) ritira pertanto il
proprio articolo aggiuntivo 8.01.
Il deputato Mauro PAISSAN (misto-verdi-U) rappresenta
l'opportunità che la Commissione, pur rinunciando ad inserire
nel testo articolato specifiche disposizioni circa i calendari
delle Tribune, formuli indicazioni al riguardo rivolte alla
RAI.
Il senatore Antonio FALOMI, Relatore, nel ricordare
che anche in precedenti occasioni la Commissione aveva
rinunciato a redigere direttamente il calendario dei
programmi, ritiene che il calendario riferito alla delibera in
titolo possa ispirarsi ai seguenti criteri. Il tempo
attribuito ai confronti tra "sì" e "no" deve essere
tendenzialmente uguale a quello attribuito ai confronti tra
gruppi parlamentari, ovvero porsi rispetto a questi ultimi in
rapporto di sessanta a quaranta. L'evidente differenza con la
scelta fatta nel 1997, allorché lo spazio concesso ai Comitati
era di gran lunga superiore a quello concesso ai gruppi, si
spiega con la circostanza che in quella occasione si dovevano
illustrare i contenuti di ben otto distinti quesiti
referendari. Ciascuna trasmissione deve essere condotta, come
già prevede la delibera, con la formula del "faccia a faccia",
e può essere strutturata agilmente, evitando singole
trasmissioni di durata eccessiva. Le trasmissioni saranno
programmate dal lunedì al venerdì di ciascuna settimana del
periodo considerato, con l'esclusione del venerdì santo, e del
lunedì successivo alla domenica di Pasqua.
La Commissione conviene, ed approva quindi all'unanimità
dei presenti, con la prescritta maggioranza, l'atto di
indirizzo nel suo complesso, come risultante dalle modifiche
approvate. Autorizza il Presidente, ai sensi dell'articolo 90,
comma 2, del regolamento della Camera, al coordinamento
formale del testo, che sarà pubblicato in allegato ai
resoconti di seduta.
La seduta termina alle 12.50.
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