| LUCA VOLONTE'. Mi dispiace dire, sottosegretario Ranieri,
che non sono soddisfatto della sua risposta per una serie di
ragioni sulle quali non mi dilungherò. La prima è che mi
sembra - mi scusi il termine - veramente ridicolo che in
ordine ad un fatto accaduto il 12 settembre 1998, della cui
gravità hanno parlato quotidiani nazionali ed internazionali,
mettendo anche in seria discussione quanto il contingente
italiano e la collaborazione bilaterale con il nostro paese
abbiano conseguito in questi anni, si venga a rispondere il 16
marzo 1999. Capisco che al Ministero degli affari esteri siano
stati rivolti moltissimi atti di sindacato ispettivo
dall'inizio della legislatura ad oggi (forse 4 o 500), ma non
mi sembra dignitoso che su un fatto di questo genere si
possano far passare così tanti mesi per poi fornire
argomentazioni certo alte, ragionevoli e piene di buona
volontà, ma che alla fine, come lei, sottosegretario, ha
affermato, non rispondono esattamente alla nostra
interpellanza.
Lei ci ha detto che il 12 settembre 1998, con l'omicidio
di Azem Hajdari, si evidenzia in tutta la sua dimensione la
carenza di sicurezza e di ordine pubblico in Albania,
considerazione su cui concordiamo. Io personalmente ed anche
colleghi di altri gruppi abbiamo sempre posto alla pubblica
attenzione, anche in questo Parlamento, quanto la situazione
albanese, dopo quello che abbiamo sempre definito il colpo di
Stato contro Berisha, sia caratterizzata da carenze di
sicurezza, difficoltà nel mantenimento dell'ordine pubblico e
da tutto ciò che a questo è connesso.
Il Governo italiano, come abbiamo letto sui giornali di
quel periodo, ha chiesto che i responsabili dell'omicidio
venissero condotti in giudizio, ma ancora oggi, ad alcuni mesi
di distanza, ciò non è stato possibile. Il Governo ha chiesto
inoltre che si riprendesse la via del dialogo, ma anche questa
richiesta non è che un forte auspicio di cui la nostra
diplomazia si convince senza che, però, oggettivamente vi
siano dati reali che provino concretamente che il dialogo è
ripreso.
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Lei ci ha detto che in quel periodo è arrivato un forte
segnale da parte dell'Italia, della UEO e del Consiglio
d'Europa affinché si attuassero tutti quei programmi diretti
ad un rafforzamento delle forze di sicurezza locali ed al
controllo dell'ordine pubblico. Questo ordine pubblico nei
mesi trascorsi dall'omicidio - come lei ci ha detto, sulla
base immagino delle notizie che le hanno fornito - si sarebbe
rafforzato e le forze di sicurezza locali si sarebbero
maggiormente specializzate. Mi spiace ricordarle che
l'episodio dei gommoni di Valona è ancora oggi sotto i nostri
occhi, essendo accaduto soltanto qualche settimana fa; la
invito a tener conto di questo fatto grave, in occasione del
quale le forze di sicurezza locali sono intervenute e il capo
della polizia è stato sequestrato, a riprova che forse è più
corretto affermare che, dall'omicidio di Hajdari in poi, il
sistema di sicurezza pubblico albanese non è migliorato e,
anzi, è forse peggiorato. Mi chiedo, allora, se il forte
segnale che da settembre l'Italia, l'Unione europea e il
Consiglio d'Europa avrebbero mandato a questa giovane
democrazia abbia avuto buon fine.
Non voglio dilungarmi perché immagino che gli uffici le
abbiano preparato questo appunto, forse con poca attenzione
rispetto non all'argomento specifico ma a quel che è successo
nei mesi successivi. Desidero, però, come esponente di una
componente che appoggia il Governo, invitare lei ed il Governo
stesso ad aumentare la forza con la quale viene controllata
l'attuazione dei piani bilaterali, perché se i controlli fatti
da settembre ad oggi sono quelli sotto gli occhi di tutti,
immagino siano ben poca cosa; è questo un altro motivo di
insoddisfazione non nei confronti suoi e della sua cortesia,
ma di quanto ci ha raccontato stamani. I controlli finora
svolti si sono rivelati inadeguati soprattutto in funzione dei
piani bilaterali di adeguamento delle forze di sicurezza e di
mantenimento dell'ordine pubblico, perché non è possibile che
il nostro paese sia impegnato in prima persona, appunto con
accordi bilaterali, anche e soprattutto in funzione di un
compito specifico assegnatogli dal Consiglio d'Europa e dalla
UEO e, poi, tutti i giorni viaggino gommoni sulla rotta tra
Valona e le coste pugliesi come se niente accadesse.
Mi chiedo allora se non sia opportuno per il nostro paese
procedere ad una verifica puntuale, attenta e forte di tali
programmi bilaterali; è vero, infatti, che siamo aperti
all'immigrazione, che favorisce lo sviluppo nel nostro paese,
ma mi chiedo come mai il commercio di carne umana, cioè di
clandestini, debba necessariamente passare attraverso lo
stretto di mare che separa l'Albania dall'Italia e non
attraverso lo stretto di Gibilterra, che collega due nazioni
più vicine, una europea ed un'altra extraeuropea.
Invito fortemente il Governo, quindi, in primo luogo
affinché non accada che a un'interpellanza così specifica si
risponda dopo qualche mese e in secondo luogo perché si
controlli con forza l'attuazione dei piani bilaterali e si dia
un giudizio su questi mesi di impegno italiano, valutando cioè
se tale impegno debba continuare in relazione all'esistenza di
segnali di miglioramento. Se tali segnali non vi sono,
infatti, le possibilità sono due: o questo paese si sta
avviando con forza verso la democrazia esclusivamente per
ottenere qualche fondo europeo, per apparire democratico agli
occhi del mondo in funzione dei vantaggi finanziari che ne
possono derivare, mantenendo però una condizione di ordine
pubblico da paese non del terzo ma del quarto mondo, oppure il
nostro impegno non è abbastanza efficace e quindi, assieme al
Consiglio d'Europa e alla UEO, l'Italia deve porre il problema
dell'Albania davanti all'opinione pubblica europea e trovare
soluzioni più confacenti ai problemi che si prospettano.
Diversamente, seguitare a fingere che il nostro impegno
dia dei frutti che nella realtà non esistono mi sembra
significhi continuare a spendere denaro pubblico senza
conseguire un risultato efficace dinanzi all'opinione pubblica
e senza poter
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giustificare, in termini di risultati, quanto abbiamo speso
per il benessere dell'Europa e del nostro paese.
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