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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


434025
STA0505-0013
Somm. e Sten. d'Aula n. 505 del 16 marzo 1999 (STA13-505)
(suddiviso in 254 Unità Documento)
Unità Documento n.13 (che inizia a pag.4 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.5)
SVOLGIMENTO: 2 - 01363; 3 - 02460; 3 - 01954; 3 - 01899; 3 - 02958; 3 - 03346; 3 - 02001; 3 - 03392; 3 - 01946; 3 - 03071. ...(Contenzioso territoriale tra Etiopia e Eritrea)
...SVOLGIMENTO: 2 - 01363; 3 - 02460; 3 - 01954; 3 - 01899; 3 - 02958; 3 - 03346; 3 - 02001; 3 - 03392; 3 - 01946; 3 - 03071. ...(Contenzioso territoriale tra Etiopia e Eritrea)
UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO GIOVANARDI
ZZSTA ZZRES ZZSTA160399 ZZSTA990316 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA505 ZZ13
    UMBERTO RANIERI,  Sottosegretario di Stato per gli
  affari esteri.  Signor Presidente, onorevoli colleghi, con
  l'accoglimento anche da parte dell'Eritrea, alla fine dello
  scorso mese, delle proposte dell'organizzazione per l'unità
  africana che l'Etiopia aveva già accettato nel novembre
  scorso, dovrebbe essersi aperta una nuova fase in vista
  dell'auspicata soluzione del conflitto tra i due paesi pur
  persistendo ostacoli alla concreta attuazione delle proposte e
  pur in presenza di una ripresa di ostilità su tanti punti del
  fronte.
     Per favorire tale soluzione l'Italia è stata in costante
  contatto con le parti, con il segretario generale
  dell'organizzazione per l'unità africana, con gli Stati Uniti
  e nell'ambito della PESC con i partner europei.  Nel giugno
  scorso, insieme agli americani, l'Italia aveva favorito una
  moratoria degli attacchi aerei ed aveva anche contribuito ad
  una tregua di fatto durata fino allo scorso febbraio.  Subito
  dopo la comunicazione del presidente eritreo al consiglio di
  sicurezza delle Nazioni unite relativa all'accettazione del
  piano di pace dell'organizzazione panafricana il Governo ha
  rivolto un appello per l'immediata cessazione di tutti i
  combattimenti e per l'attuazione delle proposte stesse che
  prevedono il ripristino, sul terreno, della situazione
  anteriore al 6 maggio 1998 allorché iniziarono le ostilità, il
  ridispiegamento delle forze e la smilitarizzazione lungo tutto
  il confine con il controllo e la presenza militare
  internazionale e poi la delimitazione e la demarcazione del
  confine stesso dal Sudan a Gibuti sulla base dei trattati
  italo-etiopici dell'inizio del secolo.
     L'attesa comunicazione eritrea caldeggiata dalla missione
  favorita dall'Italia della  troika  europea e
  precedentemente nell'incontro svoltosi a Roma a fine gennaio
  tra il ministro Dini e il presidente eritreo è intervenuta a
  fine febbraio dopo la ripresa del conflitto da parte etiopica
  dell'area contestata di Badme e quindi dopo il ripristino,
  purtroppo avvenuto con la forza, dello  status quo ante
  in quella zona.  Questo recupero era posto da Addis Abeba
  come condizione per l'attuazione degli altri elementi
  contenuti nella proposta dell'organizzazione panafricana.  Ora
  l'Etiopia, che sostiene di agire soltanto per riparare gli
  effetti dell'aggressione subita, chiede il ritiro delle forze
  eritree anche dalle altre zone da queste occupate dopo il 6
  maggio, sostenendo che fino a quando ciò non sarà avvenuto e
  fino a quando da parte di Asmara non ci sarà accettazione
  delle proposte è da intendersi soltanto il comportamento
  dell'Etiopia un espediente tattico per guadagnare tempo.
     Nei contatti che abbiamo avuto con le due capitali e con
  tutti coloro che possono, insieme a noi, dare un contributo,
  abbiamo cercato di favorire l'avvio quanto prima della fase
  attuativa del piano dell'organizzazione per l'unità africana e
  l'assunzione di impegni precisi sulla cessazione del
  conflitto, anche individuando e rendendo credibili garanzie
  tali da indurre le parti a rinunciare all'illusione di poter
  risolvere il contenzioso con la forza.  Un embargo delle
  forniture di materiale d'armamento sta intanto per essere
  adottato dall'Unione europea che già applica il codice di
  condotta di carattere generale riguardante i paesi in
  guerra.
     E' essenziale ora l'aspetto delle garanzie, considerata la
  profonda sfiducia sviluppatasi tra i gruppi dirigenti tra i
  due paesi un tempo stretti alleati e ora impegnati in un
  conflitto assurdo per affermare da posizioni di forza
  interessi economici, politici e di sicurezza con effetti
  destabilizzanti e
 
                               Pag. 5
 
  disastrosi per l'intera regione.  Occorre convincere le parti
  che la guerra non potrà comunque avere vincitori totali, che i
  danni saranno comunque incalcolabili e che la comunità
  internazionale sosterrà quanto occorre per consentire ai
  contendenti di realizzare in condizioni di sicurezza il
  disimpegno militare che è loro richiesto.  In tale ambito, sarà
  importante il ruolo della forza di monitoraggio africana
  prevista dalle proposte dell'Organizzazione per l'unità
  africana, cui dovrà andare un forte sostegno esterno.
     Un aspetto cruciale dell'intera vicenda riguarda il
  dispiegamento di tale forza lungo tutta l'area di confine da
  smilitarizzare.  Fino a quando non vi sarà la garanzia che tale
  dispiegamento possa avere luogo in tempi ragionevoli, la
  totale sfiducia reciproca sembra indurre le due parti a
  ritenere di potersi garantire soltanto attraverso il proprio
  rafforzamento sul terreno e quindi tramite la prosecuzione
  delle ostilità.  La costituzione e la dislocazione di una forza
  africana richiede naturalmente un impegno adeguato della
  comunità internazionale.  Sulla base delle necessarie decisioni
  del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, occorrerà
  provvedere al trasporto delle truppe dei paesi africani che
  saranno individuati, al loro finanziamento, al loro appoggio
  logistico e organizzativo.  Si tratterà di uno sforzo
  importante, cui l'Italia intende contribuire, considerato che
  altri contesti o proposte negoziali non sono da cercare al di
  fuori dell'Organizzazione per l'unità africana sostenuta dalle
  Nazioni Unite.  E' questo il contributo concreto da predisporre
  in questa fase, assieme a quello collegato del sostegno alle
  attività di delimitazione del confine, per favorire
  l'attuazione del piano di pace e la soluzione del conflitto.
  Il nostro paese è impegnato in questa direzione.
 
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