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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


434029
STA0505-0017
Somm. e Sten. d'Aula n. 505 del 16 marzo 1999 (STA13-505)
(suddiviso in 254 Unità Documento)
Unità Documento n.17 (che inizia a pag.5 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.5)
SVOLGIMENTO: 2 - 01363; 3 - 02460; 3 - 01954; 3 - 01899; 3 - 02958; 3 - 03346; 3 - 02001; 3 - 03392; 3 - 01946; 3 - 03071. ...(Politica statunitense verso l'Iraq)
...SVOLGIMENTO: 2 - 01363; 3 - 02460; 3 - 01954; 3 - 01899; 3 - 02958; 3 - 03346; 3 - 02001; 3 - 03392; 3 - 01946; 3 - 03071. ...(Politica statunitense verso l'Iraq)
UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO GIOVANARDI
ZZSTA ZZRES ZZSTA160399 ZZSTA990316 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA505 ZZ13
    UMBERTO RANIERI,  Sottosegretario di Stato per gli
  affari esteri.  Come è stato sottolineato dal ministro degli
  esteri Dini nel corso del suo intervento alla Commissione
  esteri della Camera del dicembre scorso, l'Italia, in
  particolare dopo l'attacco militare anglo-statunitense del
  16-19 dicembre 1998, si è adoperata attivamente, sia nei
  contatti bilaterali tra le parti sia nel contesto dell'Unione
  europea, per ricondurre la questione irachena nell'ambito
  dell'iniziativa diplomatica, della ricerca del negoziato.
     Non c'è difatti dubbio che occorra continuare a mantenere
  intatta la pressione della comunità internazionale nei
  confronti del regime iracheno.
     Il possibile possesso da parte del regime di Saddam
  Hussein di letali armi di distruzione di massa costituisce,
  infatti, una grave minaccia per gli equilibri della regione
  medio-orientale e per la sicurezza della stessa, nonché di
  altre aree.  E'
 
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  indispensabile, quindi, che la comunità internazionale e le
  Nazioni Unite esercitino la dovuta pressione e mantengano il
  controllo sulla situazione.  In tale direzione è necessario
  proseguire il lavoro per sviluppare adeguate iniziative.
     Le indubbie responsabilità dell'Iraq non attenuano,
  tuttavia, le preoccupazioni del Governo italiano, e non solo
  di quest'ultimo, che è alquanto scettico circa la funzionalità
  dell'uso della forza per risolvere la questione irachena.  Non
  intende, pertanto, restare indifferente di fronte alle
  sofferenze della popolazione civile di quel paese, dopo otto
  anni di sanzioni, e alle ripercussioni che una nuova
  drammatizzazione della crisi determinerebbe sui rapporti tra
  l'Occidente ed il mondo arabo, nonché alle conseguenze
  negative che essa potrebbe avere sullo stesso processo di pace
  in Medio-Oriente.
     Il Governo italiano è convinto che la crisi debba essere
  al più presto riportata nell'alveo negoziale, in primo luogo
  nel contesto delle Nazioni Unite, intraprendendo tutte quelle
  azioni politiche volte a far comprendere all'Iraq che l'unico
  modo per uscire dall'isolamento che si è autoimposto, nel
  quale di fatto si è "cacciato" con i suoi inaccettabili
  comportamenti, nonché per porre le basi al fine di togliere le
  sanzioni internazionali, è la collaborazione piena con la
  comunità internazionale nell'azione intesa a fugare ogni
  dubbio sul suo potenziale militare.  Ciò significa consentire
  che tutte le ispezioni da parte di rappresentanti delle
  Nazioni Unite possano appurare l'esistenza o meno di depositi
  di armi di distruzione di massa.
     In tale contesto, la recente decisione del Consiglio di
  sicurezza di istituire tre gruppi di lavoro - disarmo,
  questioni umanitarie e prigionieri kuwaitiani - incaricati di
  esaminare la complessa situazione, proponendo misure volte ad
  una sua positiva evoluzione, rappresenta un passo nella giusta
  direzione, anche se le critiche mosse a tale piano di azione
  da parte irachena ci dimostrano che la strada è ancora lunga e
  difficile.
     Nel contempo, appare necessario rafforzare il meccanismo
  di assistenza umanitaria a favore del popolo iracheno, che
  paga il prezzo più elevato alla politica del regime, anche
  attraverso l'individuazione di nuove iniziative
  internazionali.
     In tale contesto l'Italia si è fatta promotrice, in seno
  all'Unione europea, di un'azione di sensibilizzazione al
  riguardo, che ha portato alla decisione assunta dai ministri
  degli esteri dell'Unione europea, in occasione del Consiglio
  affari generali del 22 gennaio, di aumentare il livello di
  aiuti comunitari alla popolazione civile irachena, anche se,
  come è noto, sono le stesse autorità di Bagdad che fino ad ora
  si sono opposte ad una ripresa degli aiuti umanitari,
  impedendo la visita nel paese di esperti europei del
  settore.
     In sostanza, il senso dell'iniziativa italiana è volto, da
  un lato, a mantenere le necessarie pressioni sulle autorità
  irachene, affinché sia scongiurato il rischio che esse
  accumulino armi di distruzione di massa, dall'altro ad
  incanalare la crisi nell'ambito delle Nazioni Unite, affinché
  in quella sede possa essere trovata una soluzione a questa
  vicenda drammatica le cui vittime, senza dubbio, sono le
  popolazioni civili dell'Iraq.
 
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