| UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri. Signor Presidente, la situazione in Angola
si è gravemente deteriorata negli ultimi mesi, a causa delle
inadempienze dell'Unita nel rispettare gli accordi di Lusaka
del 20 novembre 1994, consistenti in particolare nella mancata
restituzione al governo di coalizione di diverse aree da cui
trae le risorse per finanziare la lotta armata. Lo stesso
governo ha deciso il 3 dicembre di rispondere ad una diffusa
ripresa di azioni militari da parte dell'Unita con una
strategia diretta alla riassunzione del controllo di quelle
aree. Dopo alcuni successi iniziali, le forse governative sono
state respinte dalle forze dell'Unita, dotate di un rinnovato
armamento pesante e che hanno preso l'iniziativa anche in
altre aree del paese, in particolare nelle province
settentrionali.
Il tentativo dell'Unita di occupare la zona petrolifera è
stato peraltro sventato con la riconquista in febbraio di
quell'area da parte delle forze governative. La ripresa della
guerra ha aggravato i problemi umanitari del paese: alle
numerose vittime tra la popolazione civile si aggiungono le
centinaia di migliaia di profughi ed una pericolosa ripresa
della posa di mine, anche questa iniziata dall'Unita in
maniera indiscriminata.
Pag. 10
Di fronte alla gravità della situazione, il Presidente Dos
Santos ha assunto il 29 gennaio i poteri speciali previsti
dalla costituzione, istituendo un gabinetto di crisi nel quale
egli stesso ha assunto le funzioni di primo ministro.
All'inizio di agosto Dos Santos aveva intimato all'Unita che,
qualora i territori da essa occupati non fossero stati
restituiti entro la fine di quel mese, i ministri dell'Unita
stessa nel governo sarebbero stati allontanati. Egli ha anche
investito la corte suprema della possibilità di espellerne i
deputati dal Parlamento, in presenza delle accertate
violazioni degli accordi di Lusaka. Di fronte al rifiuto di
Savimbi, il 1^ settembre il governo angolano ha dato seguito
all'allontanamento dei ministri, rimanendo in attesa della
decisione della corte suprema per quanto riguarda i
parlamentari. In ambito europeo si sono concordati passi che
la troika degli ambasciatori dell'Unione a Luanda ha
effettuato per manifestare gravi preoccupazioni in merito a
tali iniziative.
Il 2 settembre si era intanto verificata una spaccatura
all'interno del movimento, con la nascita dell'"Unita
rinnovata", cui ha aderito la maggioranza dei parlamentari,
mentre l'ala militarista ha mantenuto il controllo delle
capacità militari. Il congresso del nuovo movimento il 15
ottobre ha deciso di annettervi in blocco tutti gli
appartenenti all'Unita, a meno che essi non chiedessero
espressamente il contrario. Il governo angolano non ha quindi
dato seguito alla sua richiesta alla corte suprema per
l'espulsione dei deputati ed ha reintegrato nel governo i
ministri ed i sottosegretari dell'Unita, con due sole
eccezioni.
Dopo la ripresa della guerra, nel mese di dicembre,
numerosi deputati dell'Unita, posti tra le pressioni
governative di aderire al nuovo partito, alleato del Governo,
e quelle dell'ala militarista di Savimbi, hanno preferito
abbandonare Luanda. Il Consiglio di sicurezza, che aveva già
approvato numerose risoluzioni di condanna dell'Unita per le
sue inadempienze, introducendo sanzioni nei suoi confronti, il
3 dicembre ha esplicitamente attribuito a Savimbi la
responsabilità del deterioramento del processo di pace e del
peggioramento della situazione umanitaria.
Anche a seguito dell'abbattimento di due suoi aerei in
missione umanitaria, attribuito all'Unita, le Nazioni Unite
hanno deciso in gennaio il ritiro della loro missione di
osservatori entro il 20 marzo. Tale rientro era stato
richiesto dallo stesso Presidente angolano che aveva rilevato
l'inutilità, in una situazione di guerra, di una missione
incaricata di controllare l'attuazione di un processo di pace
ormai interrotto. Dos Santos ha inoltre attribuito alla MONUA
la responsabilità di non essere stata in grado di verificare
il riarmo dell'Unita nel corso di questi anni. Anche il
Consiglio ministeriale Unione europea - l'organizzazione di
cooperazione dell'Africa australe - aveva riconosciuto, nella
riunione di Vienna tenutasi all'inizio di novembre, le
responsabilità di Savimbi nell'interruzione del processo di
pace chiedendo, peraltro, al Governo di non interrompere il
dialogo con coloro che intendono onorare gli accordi di
Lusaka.
Il Governo italiano è gravemente preoccupato per la
ripresa di una guerra che allontana nuovamente le prospettive
di stabilità indispensabili allo sviluppo; prospettive
prefigurate dagli accordi di Lusaka ed ora vanificate. La
posizione dell'Italia e, quindi, la nostra azione diplomatica
sul posto, attraverso l'ambasciata e le sedi internazionali in
cui la questione viene trattata, è riflessa nella
dichiarazione dell'Unione europea del 28 dicembre 1998 in cui
si afferma, tra l'altro, l'importanza di mantenere una forte
pressione internazionale sull'Unita, in particolare,
attraverso l'applicazione effettiva ed universale delle misure
decise contro l'organizzazione dalle pertinenti risoluzioni
del Consiglio quale strumento per spingere l'Unita a
rispettare i suoi obblighi.
La crisi in Angola, come quella in Congo, in Sierra Leone,
in Guinea Bissau e nel Corno d'Africa, ripropone il problema
di come la comunità internazionale possa contribuire a
risolvere i conflitti ai
Pag. 11
quali, a tradizionali motivi di contrasto locali ed alla
fragilità delle strutture statali nate dalla decolonizzazione,
si aggiunge la difficoltà a controllare flussi di risorse, di
prodotti minerari e di armamenti che li alimentano.
Si impone, su questo tema, una riflessione in ambito
internazionale per individuare le concrete iniziative da
adottare. L'Unione europea, che in materia di vendita di armi
osserva un rigido codice di condotta, ha già avviato tale
riflessione e l'Italia intende mantenere un ruolo importante
in questa riflessione e nell'attuazione delle politiche che ne
conseguiranno.
Per quanto riguarda i quesiti specifici relativi ai
parlamentari Abel Chivukuvuku e Sabino Sakutala, dagli
accertamenti effettuati dalla nostra ambasciata, risulta che
agli inizi di ottobre l'automobile su cui viaggiavano la
moglie dell'onorevole Chivukuvuku, capo del gruppo
parlamentare dell'Unita, ed il suo autista è stata oggetto di
colpi di arma da fuoco che non hanno provocato danni alle due
persone a bordo. Si è probabilmente trattato di un
condannabile atto di intimidazione compiuto nell'atmosfera di
forte tensione che cresceva nel paese. L'onorevole Chivukuvuku
aveva preso le distanze sia da Savimbi sia dal gruppo
dell'Unita rinnovata. Egli ha continuato ad operare in
Parlamento, sui banchi dell'opposizione.
L'onorevole Sabino Sakutala è stato effettivamente
arrestato il 13 ottobre con l'accusa di essere l'ispiratore
dell'atto di violenza contro l'automobile di Chivukuvuku.
Risulta che la normativa vigente relativa ai parlamentari
sia stata osservata: egli è stato rilasciato dopo alcuni
giorni, ma è stato nuovamente arrestato, in gennaio, assieme
ad altri quattro parlamentari con l'accusa di favoreggiamento
della lotta armata.
| |