| IDA D'IPPOLITO. Signor Presidente, l'emanazione del
decreto da parte del ministro dei beni culturali di concerto
con il ministro per la funzione pubblica e con il ministro per
gli affari regionali va nella direzione richiesta dalla mia
interrogazione e non può che trovarmi soddisfatta. La risposta
del Governo giunge, dunque, tardiva ma non superflua. Voglio,
infatti, ricordare che è trascorso un anno dalla presentazione
della mia interrogazione.
Il corso di laurea in conservazione dei beni culturali è
di recente istituzione perché solo negli anni ottanta fu
avviato presso la facoltà di lettere e filosofia di Udine.
Negli anni novanta la facoltà di lettere e filosofia
dell'università di Viterbo istituì tale corso di laurea che è
nato da neanche un ventennio ma che è apparso estremamente
attivo, se è vero che oggi sono ben tredici i corsi nelle
diverse università italiane. E' stato, pertanto, un tempo
sufficiente per riconoscergli una piena dignità e ciò
comporta, sostanzialmente che riconoscano ai laureati in
questa disciplina pari opportunità. E' vero, onorevole
sottosegretario, che l'equipollenza non era disconosciuta ma
era, di fatto, non operante, vedendosi privilegiata in punto
più di diritto che di concrete scelte, la facoltà di lettere
rispetto a quella in conservazione dei beni culturali
nell'indizione dei pubblici concorsi.
Credo che in questa sede non si debba sottacere
un'opportunità cui non possiamo rinunciare e cioè il
significato particolare che in una terra come l'Italia, che
definirei il giardino d'Europa per la ricchezza dei suoi beni
culturali, assume questo corso di laurea. E' un significato
particolare rispetto al valore alto della memoria che ci
permette di non perdere la nostra identità anzi, di
riappropriarcene all'interno dell'attuale processo di
globalizzazione e di internazionalizzazione delle culture; ma
un corso di laurea del genere deve rappresentare anche
un'opportunità di lavoro per quelle nuove occupazioni di cui
tanto si parla. Penso, in particolare, alle regioni del sud,
così povere di risorse, ma tanto ricche di beni culturali ed
artistici da valorizzare.
L'iniziativa del Governo, dunque, deve essere valutata con
favore, perché si tratta non solo di riconoscere piena dignità
ad un corso di laurea particolarmente importante in una terra
come la nostra, ma anche e soprattutto di favorire una nuova
mentalità che veda, accanto al rispetto per i beni culturali,
il superamento di una logica di mera contemplazione e guardi
ai beni culturali come ad una risorsa su cui investire,
specialmente in Italia, dato che il 65 per cento del
patrimonio mondiale di beni culturali appartiene al nostro
paese.
Questa forte iniziativa del Ministero competente significa
anche incentivare nei giovani un percorso formativo e
culturale che auspichiamo diventi anche il seme di una
coscienza più alta, di quella memoria storica che però aiuta
ad inserirsi con opportunità concrete nel flusso della storia
che va sempre avanti e speriamo non sia mai involutivo, ma
sempre evolutivo.
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