| PIER PAOLO CENTO. Devo dire che il Governo in questa
risposta all'interrogazione si è addirittura preoccupato di
non citare la partita da cui l'interrogazione prendeva l'avvio
e cioè Juventus-Roma dell'8 febbraio 1998, terminata - come
tutti ricorderanno - con due clamorosi errori arbitrali.
Questo lo lasciamo, però, alle cronache sportive.
A me interessa dichiararmi insoddisfatto per la risposta
del sottosegretario perché, anche quando si parla di un fatto
fortunatamente non drammatico, perché ci occupiamo di una
partita di calcio e del campionato che sono eventi sportivi -
bisogna sempre ricordarlo -, viene in aula e fornisce una
risposta molto burocratica che potevamo anche leggere sui
regolamenti e non coglie, anche alla luce di quello che sta
accadendo in queste settimane, l'utilità di un intervento, pur
nel rispetto del mondo sportivo e del calcio, di indirizzo più
efficace da parte di chi ha responsabilità nel funzionamento
delle attività sportive che sono di interesse pubblico, anche
perché sono fonte di numerosi introiti per le casse dello
Stato attraverso le scommesse del totocalcio, del totogol e di
altro. Lo dico perché esiste una ulteriore denuncia fatta dal
presidente della Roma, Sensi, che credo non interessi in
questa sede in quanto presidente di una specifica società
sportiva. Proprio una settimana fa, alla luce del ripetersi di
episodi anomali nel corso di campionati di calcio, che
riguardano anche altre squadre, egli ha chiesto e addirittura
ha annunciato il ricorso alle vie ordinarie, mettendo in
discussione il fatto che il calcio, come altre attività
sportive, si possa unicamente autogovernare e non debba invece
rispondere, anche alla luce di un dibattito giurisprudenziale
molto ampio, che ha riconosciuto la possibilità di ricorrere
anche alle sedi ordinarie della giustizia.
Sulla incapacità da parte del mondo sportivo, in questo
caso del mondo del calcio, di autoriformarsi dall'interno, il
Governo, chi ha il compito di seguire le attività sportive non
può rimanere neutrale. Non può rimanere neutrale neanche di
fronte al fatto che si chiede, partendo da una specifica
interrogazione presentata
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sull'incontro di calcio dell'8 febbraio, una commissione
terza, esterna, di saggi, capace di guardare al di fuori e al
di là delle competenze e delle responsabilità specifiche, che
quindi sia nominata fuori dal mondo del calcio. Invece, la
Federcalcio nomina una commissione il cui presidente è il
vicepresidente della Federcalcio stessa e il Governo non si
sente neanche di esprimere, nella risposta fornita a questa
interrogazione, una nota di contrarietà, pur nell'autonomia
del mondo del calcio, perché proprio quella piccola
particolare scelta dimostra come non vi sia alcuna volontà di
autoriforma e di apertura alla società esterna, al contributo
esterno al mondo del calcio. Parliamo di un fenomeno che ormai
muove miliardi, che è una grande industria nazionale e che
quindi non si può pensare di governare come quando, venti,
trenta o quarant'anni fa, le partite di calcio erano un
fenomeno che coinvolgeva più le passioni - e forse era anche
meglio - che non grandi interessi industriali ed economici,
addirittura con squadre oggi quotate in borsa.
Allora, sono insoddisfatto di questa risposta, perché è
tardiva, in quanto i fatti sono andati oltre la denuncia del
presidente Sensi. Ricordo lo scandalo doping, che
l'allenatore Zeman ha denunciato e che probabilmente è
all'origine di un certo ostracismo che oggi viene manifestato
da parte della Federcalcio nei confronti della società
sportiva Roma, perché ha messo il dito nella piaga di un
grande scandalo tenuto nascosto dalla Federcalcio stessa e da
quanti, all'interno del mondo del calcio, non hanno avuto il
coraggio e la forza di aprire la propria casa, le proprie
finestre per comprendere - prima che la tragedia diventasse
patrimonio collettivo grazie all'iniziativa dell'allenatore
Zeman - cosa accada nel mondo del calcio, da quello
professionistico a quello dilettantistico, e che tipo anche di
formazione educativa venga data a quanti si avvicinano allo
sport.
Mi auguro che il Governo e in particolare il ministero che
ha competenze per lo sport comprendano che l'autonomia del
calcio va salvaguardata, ma che non può diventare riserva di
regole su cui nessuno interviene e su cui nessuno mette mano
per portare trasparenza e rinnovamento a questo mondo, che
tanto appassiona il nostro paese e fa girare tanti soldi nello
stesso.
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