| FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, come ieri e oggi
hanno fatto reti televisive nazionali, voglio dedicare solo
pochi secondi ad una bambina della mia terra. Silvia Lodi
Rizzini è una bambina di venti mesi che si è ammalata di
poliomielite dopo aver fatto una vaccinazione antipolio
obbligatoria. Silvia è nata nel 1997; nel settembre dello
stesso anno è stata sottoposta appunto a vaccinazione
antipolio obbligatoria; dopo due settimane sopraggiungono
forti febbri e tremori, per cui viene ricoverata in ospedale,
da dove viene dimessa dopo tre giorni. Successivamente, la
bimba si irrigidisce ed una gamba sembra paralizzata; viene di
nuovo ricoverata e solo dopo tre giorni di cure vengono decise
analisi specifiche. A Modena un medico riconosce subito la
malattia; l'ospedale di Pavia fornisce il risultato delle
analisi e comunica purtroppo l'esito temuto: è ammalata di
poliomielite.
Inizia così per Silvia ed i genitori il calvario tra gli
ospedali di tutta Italia (il Besta di Milano, Firenze, il Don
Gnocchi). La cura della bambina costringe la mamma, che ha
altri tre figli, ad abbandonare il proprio lavoro. L'unico
sostentamento è quello del padre.
Tutte le cure debbono essere pagate. La bambina è
sottoposta quotidianamente a terapia fisica. Viene avviata la
pratica per l'indennizzo previsto dalla legge n. 210 del 1992.
Per questo la bimba - che, lo ricordo, allora aveva poco più
di un anno - deve sottoporsi ad una visita medica presso
l'ospedale militare di Brescia. Dopo questa trafila l'ASL ha
istruito la pratica e l'ha inviata al Ministero della sanità
il 6 ottobre 1998. A tutt'oggi, sembra che di questa pratica
al ministero non vi sia traccia.
Tutto questo sembra il paradigma del cittadino solo di
fronte ai drammi della vita e per queste persone non vale il
rilievo statistico secondo cui vi è una possibilità su 700
mila che si verifichi un caso analogo.
Rimangono grandi interrogativi. Ai genitori possono essere
fornite maggiori informazioni, nel momento in cui si sottopone
un bimbo alla vaccinazione? E' possibile utilizzare un metodo
diverso dal Sabin, ad esempio, quello Salk, già utilizzato in
altri paesi? E' possibile conoscere dall'Istituto superiore
della sanità il reale numero di malati di poliomielite da
vaccino? Quali sono i punti di riferimento medici,
scientifici, istituzionali ed associativi cui possono
rivolgersi con facilità genitori soli e disperati? Non debbono
essere previsti immediati sostegni economici per le spese
mediche che devono essere sostenute? Quando la diagnosi è
fatta da enti pubblici specialistici, non è inutile vessazione
per un bimbo la commissione medica presso gli ospedali
militari? Lo stesso meccanismo del risarcimento previsto dalla
legge può diventare non automatico, ma pressoché immediato
piuttosto che una pena burocratica che dura anni ed anni prima
di avere una risposta dignitosa? E' chiaro, signor Presidente,
che su questo punto assumerò una specifica iniziativa
parlamentare, ma ritenevo giusto esprimere subito in
quest'aula una posizione ed un sentimento di vicinanza e di
impegno in favore di quei genitori, di Silvia e di quei
cittadini che oggi, altrimenti, si sentirebbero soli e forse
abbandonati.
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