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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


434257
STA0505-0245
Somm. e Sten. d'Aula n. 505 del 16 marzo 1999 (STA13-505)
(suddiviso in 254 Unità Documento)
Unità Documento n.245 (che inizia a pag.56 dello stampato)
...Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 19,42).
FRANCO RAFFALDINI.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO GIOVANARDI
ZZSTA ZZRES ZZSTA160399 ZZSTA990316 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA505 ZZ13
    FRANCO RAFFALDINI.  Signor Presidente, come ieri e oggi
  hanno fatto reti televisive nazionali, voglio dedicare solo
  pochi secondi ad una bambina della mia terra.  Silvia Lodi
  Rizzini è una bambina di venti mesi che si è ammalata di
  poliomielite dopo aver fatto una vaccinazione antipolio
  obbligatoria.  Silvia è nata nel 1997; nel settembre dello
  stesso anno è stata sottoposta appunto a vaccinazione
  antipolio obbligatoria; dopo due settimane sopraggiungono
  forti febbri e tremori, per cui viene ricoverata in ospedale,
  da dove viene dimessa dopo tre giorni.  Successivamente, la
  bimba si irrigidisce ed una gamba sembra paralizzata; viene di
  nuovo ricoverata e solo dopo tre giorni di cure vengono decise
  analisi specifiche.  A Modena un medico riconosce subito la
  malattia; l'ospedale di Pavia fornisce il risultato delle
  analisi e comunica purtroppo l'esito temuto: è ammalata di
  poliomielite.
     Inizia così per Silvia ed i genitori il calvario tra gli
  ospedali di tutta Italia (il Besta di Milano, Firenze, il Don
  Gnocchi).  La cura della bambina costringe la mamma, che ha
  altri tre figli, ad abbandonare il proprio lavoro.  L'unico
  sostentamento è quello del padre.
     Tutte le cure debbono essere pagate.  La bambina è
  sottoposta quotidianamente a terapia fisica.  Viene avviata la
  pratica per l'indennizzo previsto dalla legge n. 210 del 1992.
  Per questo la bimba - che, lo ricordo, allora aveva poco più
  di un anno - deve sottoporsi ad una visita medica presso
  l'ospedale militare di Brescia.  Dopo questa trafila l'ASL ha
  istruito la pratica e l'ha inviata al Ministero della sanità
  il 6 ottobre 1998.  A tutt'oggi, sembra che di questa pratica
  al ministero non vi sia traccia.
     Tutto questo sembra il paradigma del cittadino solo di
  fronte ai drammi della vita e per queste persone non vale il
  rilievo statistico secondo cui vi è una possibilità su 700
  mila che si verifichi un caso analogo.
     Rimangono grandi interrogativi.  Ai genitori possono essere
  fornite maggiori informazioni, nel momento in cui si sottopone
  un bimbo alla vaccinazione?  E' possibile utilizzare un metodo
  diverso dal Sabin, ad esempio, quello Salk, già utilizzato in
  altri paesi?  E' possibile conoscere dall'Istituto superiore
  della sanità il reale numero di malati di poliomielite da
  vaccino?  Quali sono i punti di riferimento medici,
  scientifici, istituzionali ed associativi cui possono
  rivolgersi con facilità genitori soli e disperati?  Non debbono
  essere previsti immediati sostegni economici per le spese
  mediche che devono essere sostenute?  Quando la diagnosi è
  fatta da enti pubblici specialistici, non è inutile vessazione
  per un bimbo la commissione medica presso gli ospedali
  militari?  Lo stesso meccanismo del risarcimento previsto dalla
  legge può diventare non automatico, ma pressoché immediato
  piuttosto che una pena burocratica che dura anni ed anni prima
  di avere una risposta dignitosa?  E' chiaro, signor Presidente,
  che su questo punto assumerò una specifica iniziativa
  parlamentare, ma ritenevo giusto esprimere subito in
  quest'aula una posizione ed un sentimento di vicinanza e di
  impegno in favore di quei genitori, di Silvia e di quei
  cittadini che oggi, altrimenti, si sentirebbero soli e forse
  abbandonati.
 
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