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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


434509
STA0506-0008
Somm. e Sten. d'Aula n. 506 del 17 marzo 1999 (STA13-506)
(suddiviso in 391 Unità Documento)
Unità Documento n.8 (che inizia a pag.2 dello stampato)
...(Discussione - Doc. IV-quater, n. 63)
...(Discussione - Doc. IV-quater, n. 63)
...Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione
MICHELE SAPONARA, Relatore.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
ZZSTA ZZRES ZZSTA170399 ZZSTA990317 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA506 ZZ13
    MICHELE SAPONARA,  Relatore.  Onorevoli colleghi, la
  Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia
  di insindacabilità avanzata dall'onorevole Domenico Gramazio,
  con riferimento ad un procedimento civile pendente nei suoi
  confronti presso il tribunale di Roma.
     L'atto di citazione si riferisce, in particolare, ad
  alcune affermazioni asseritamente diffamatorie proferite dal
  deputato Domenico Gramazio nei confronti del dottor Pier Luigi
  Celli, direttore generale della RAI.  Per inquadrare
  adeguatamente il caso occorre riferire preliminarmente gli
  antefatti.
     In data 10 novembre l'onorevole Gramazio presentava agli
  uffici della Camera dei deputati una interrogazione a risposta
  scritta rivolta al ministro delle comunicazioni e a quello del
  tesoro, nella quale si richiedeva se rispondesse a verità, tra
  l'altro, che la moglie del direttore generale della RAI
  risultasse dipendente, collaboratore o consulente, o
  intrattenesse comunque rapporti di lavoro, con una società
  commerciale che ha lo stesso nome di un programma prodotto
  dalla terza rete RAI (e che probabilmente è interessata alla
  realizzazione del medesimo).  Nella suddetta interrogazione si
  faceva altresì menzione di altri asseriti favoritismi, da
  ricondursi alla medesima società commerciale (e, mediatamente,
  sempre secondo la prospettazione dell'interrogante, alla
  direzione generale della RAI) e, conclusivamente, si chiedeva
  "quali iniziative i ministri interrogati intendano prendere
  per garantire trasparenza al servizio pubblico radiotelevisivo
  e per evitare che in futuro si verifichino situazioni di
  questo tipo che gettano discredito (...) sulla conduzione
  della TV di Stato".
     Il giorno dopo l'onorevole Gramazio divulgava il seguente
  comunicato stampa dal titolo "Dalla RAI targata Ulivo
  consulenze e collaborazioni ai familiari dei consiglieri
  d'amministrazione", nella quale erano contenute, tra le altre,
  le seguenti affermazioni: "Consulenze ai familiari, concubine
  e amici.  Questa è la RAI dell'Ulivo dichiara l'onorevole
  Gramazio (...).  C'è poi un giallo nel giallo.  Nei giorni
  scorsi il direttore generale ha smentito che una signora si è
  spacciata con alte cariche istituzionali, ministri, manager di
  aziende pubbliche e private, istituti di credito annunciandosi
  telefonicamente come sua moglie.  Sull'episodio starebbe
  indagando anche la magistratura...".
     Va detto fin d'ora - anche se la questione è del tutto
  irrilevante ai fini della deliberazione della Camera - che il
  giorno stesso il dottor Celli ha smentito, con un apposito
  comunicato stampa, le affermazioni contenute
  nell'interrogazione e nel comunicato.  La notizia
  dell'interrogazione e del comunicato veniva poi ripresa dal
  quotidiano  Roma,  che, in data 11 novembre 1999,
  pubblicava un articolo intitolato: "Gramazio: nepotismi in
  RAI.  Celli non risponde, querela".  Il dottor Celli, sporgeva
  quindi querela nei confronti dell'onorevole Gramazio per il
  reato di diffamazione aggravata e contemporaneamente
  presentava un atto di citazione dal quale scaturiva il
  procedimento civile che è stato sottoposto all'attenzione
  della Giunta.
     Con riferimento al caso di specie, la Giunta si è occupata
  della questione nella seduta del 24 febbraio 1999, ascoltando
  altresì, com'è prassi, il deputato Gramazio.  Il deputato
  Gramazio ha riferito che l'interrogazione in questione non è
  stata accettata dalla Presidenza della Camera in quanto la
  materia sulla quale essa verteva
 
                               Pag. 3
 
  esulava da quelle affidate alla competenza ed alla connessa
  responsabilità propria del Governo nei confronti del
  Parlamento ai sensi dell'articolo 139- bis  del
  regolamento della Camera.
     Nel corso della discussione presso la Giunta si è dunque
  posta la questione se la divulgazione all'esterno del
  contenuto di un'interrogazione dichiarata non ammissibile (in
  aggiunta ad ulteriori commenti da parte del deputato
  interessato) possa considerarsi un'attività divulgativa
  connessa all'esercizio di funzioni parlamentari.  Tale quesito
  è stato risolto, nel corso della discussione, in senso
  sostanzialmente negativo, dal momento che l'opposta soluzione
  svuoterebbe di significato il vaglio di ammissibilità previsto
  dal citato articolo 139- bis  del regolamento.  Ciò
  nondimeno la Giunta ha ritenuto che le espressioni adoperate
  dal collega Gramazio sono da ritenersi comunque insindacabili
  ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
  Ciò non tanto per il fatto che siano divulgative di
  un'interrogazione, ma per il fatto stesso che siffatte
  affermazioni costituiscono - come ormai è stato da tempo
  affermato nella "giurisprudenza" della Camera
  sull'insindacabilità delle opinioni espresse dai parlamentari
  - esse stesse, indipendentemente dalla pregressa presentazione
  di un atto ispettivo, un'attività di critica, di ispezione e
  di denuncia che di per sé può ricomprendersi tra quelle
  proprie del parlamentare.
     Del resto, la motivazione per la quale l'interrogazione
  presentata dal collega Gramazio non è stata considerata
  ammissibile attiene non al contenuto della medesima (sotto il
  profilo, che pure è rilevante, ai sensi dell'articolo
  139- bis  del regolamento, della tutela della sfera
  personale e dell'onorabilità dei singoli o comunque del
  carattere sconveniente delle espressioni usate) ma piuttosto
  alla mera circostanza "tecnica" che la RAI non è considerata
  un'azienda in relazione alla quale può essere impegnata la
  responsabilità del Governo dinanzi al Parlamento.  Orbene, se
  ciò è vero (e anche tale affermazione appare certamente
  discutibile), non può certamente negarsi che il controllo
  sulla RAI e sulla sua corretta gestione costituisca uno dei
  più importanti compiti propri del Parlamento e, all'interno di
  esso, di ciascun parlamentare.  Non a caso, infatti,
  nell'ambito delle due Camere è stato istituito un apposito
  organo di vigilanza bicamerale che ha per oggetto proprio la
  gestione del servizio pubblico radiotelevisivo.
     Nel merito, la Giunta, pur valutando con attenzione il
  fatto che le affermazioni del collega Gramazio costituiscono
  una offesa particolarmente grave per una persona che ricopra
  l'ufficio di direttore generale della RAI, ha ritenuto
  tuttavia prevalente la considerazione del fatto che le
  dichiarazioni del collega si inseriscono in un contesto
  prettamente politico ed hanno per contenuto notizie e
  valutazioni di preminente interesse politico.
     E' appena il caso di sottolineare, infatti, che compito
  della Giunta non è quello di soffermarsi sulla sussistenza o
  meno dell'ipotesi di reato, ma piuttosto quella di verificare
  la possibilità che determinati fatti, che di per sé
  costituirebbero reato, vengano scriminati dalla natura
  politico-parlamentare delle affermazioni rese, ai sensi
  dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
     Per questi motivi la Giunta, a maggioranza, ha deliberato
  di riferire all'Assemblea nel senso che i fatti per i quali è
  in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un
  membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
 
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