| ERNESTO ABATERUSSO. Signor ministro, l'industria
calzaturiera italiana attraversa un periodo di difficoltà. Nel
settore calzaturiero siamo il terzo produttore mondiale dopo
la Cina ed il Brasile ed il secondo esportatore.
Ciononostante, soprattutto nel Mezzogiorno, le industrie della
scarpa hanno avuto sempre più di una difficoltà a mantenere le
quote di mercato faticosamente conquistate, a fronte di una
concorrenza spietata da parte di paesi come la Cina, che hanno
invaso i mercati mondiali. L'elevato costo del lavoro rispetto
alla situazione precedente al 1994 crea disagi enormi alle
nostre aziende.
Particolarmente interessata alla crisi del settore è la
Puglia, con due zone di forte tradizione: una è quella di
Barletta, con 600 piccole aziende e 6 mila addetti; l'altra è
la provincia di Lecce, in particolare la zona
Casarano-Tricase-Santa Maria di Leuca, con circa 10 mila
addetti e 150 aziende, tra le quali le uniche quattro in
Europa che occupano ciascuna più di 500 dipendenti. Tra queste
vi è il gruppo Filanto, il più grande del settore in Europa,
con circa 3 mila dipendenti in zona, oltre l'indotto, ed altre
5 mila all'estero. Questo gruppo dal gennaio scorso, per la
prima volta in cinquant'anni di attività, ha collocato in
cassa integrazione ordinaria circa 600 dipendenti.
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Le chiedo allora, signor ministro, quali iniziative
intenda porre in essere il Governo in maniera urgente per
affrontare e risolvere la crisi del settore calzaturiero, che
rischia di diventare fonte di estremo disagio per migliaia di
lavoratori, oltre che per l'intera economia del Salento e di
altre zone d'Italia.
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