| ROSY BINDI, Ministro della sanità. Signor
Presidente, l'onorevole Gramazio sicuramente conosce il
contenuto di un articolo del collegato alla finanziaria che va
sotto il nome di "progetto grandi città". Dico questo a
dimostrazione che il Governo ha preso, già nel mese di
settembre, la decisione di intervenire per colmare le
deficienze sanitarie, anche da un punto di vista strutturale e
organizzativo, nelle grandi città, proprio in considerazione
del fatto che gli interventi, anche di edilizia sanitaria, che
si sono realizzati a partire dal 1988 sono andati ad adeguare
la struttura sanitaria del nostro paese, partendo soprattutto
dalla ristrutturazione e riconversione dei piccoli
ospedali.
Mediamente, la sanità italiana, che sicuramente ha molti
problemi ma anche grandi risorse, ha standard di qualità e di
sicurezza migliori nei piccoli e medi centri di quanto non
abbia nei grandi centri. Tutto ciò si acuisce soprattutto
nelle città del centro-sud. Tra queste città vi è sicuramente
Roma, con punte di eccellenza e di grandi professionalità, ma
anche incrocio di alcune contraddizioni e di alcune carenze
organizzative e strutturali sia per quanto riguarda le
strutture ospedaliere sia per quanto riguarda i servizi
territoriali ed alcune grandi specializzazioni.
C'è da aggiungere che la città di Roma è, anche dal punto
di vista sanitario, al centro dell'attenzione per gli eventi
del prossimo anno che interesseranno particolarmente questa
città. Vi è ancora da aggiungere che il policlinico Umberto I
era stato oggetto di attenzione da parte del Governo già due
anni fa quando, sempre con interventi contenuti nel collegato
alla finanziaria, si prevedeva lo sdoppiamento della facoltà
di medicina e anche del policlinico Umberto I. Tale
sdoppiamento fu deliberato, ma peraltro non fu mai realizzato.
Infine, vi è da aggiungere che i problemi del policlinico si
erano acuiti a seguito dei noti incidenti e con il sequestro e
la chiusura della struttura e l'ulteriore commissariamento. A
partire da tutto ciò il ministro della sanità si era fatto
promotore, già a metà dello scorso anno, di un tavolo
interistituzionale tra Governo, regione Lazio e sindaco di
Roma per uno studio e una riorganizzazione della sanità nella
città. Ricordo che da tempo operava una conferenza dei servizi
per il trasferimento dell'istituto Regina Elena alla struttura
del Sant'Andrea, ancora da completare, al fine di accogliere
questo importante servizio per la città.
Questi sono gli antefatti; ad un certo punto della vicenda
interviene una lettera-offerta da parte della fondazione
Centro San Raffaele del monte Tabor al ministro della sanità,
precisamente un'offerta di vendita della struttura. Il
ministro della sanità prende conoscenza della stessa e scrive
una lettera alle istituzioni sanitarie che potrebbero avere
qualche interesse a prendere in considerazione tale offerta.
Gli interlocutori della lettera sono precisamente: l'assessore
alla sanità, il ministro dell'università, il magnifico rettore
dell'università La Sapienza ed il commissario dell'IFO. Ad
essi viene fatta presente la disponibilità per una eventuale
riorganizzazione e riallocazione delle strutture sanitarie
della città, considerando in particolare che, per la sua
collocazione, la struttura del San Raffaele potrebbe ospitare
un centro oncologico come punto di riferimento, non solo di
cura ospedaliera, ma anche di prevenzione, di riabilitazione,
fino alla previsione di un servizio di hospice.
Nel mese di novembre, quindi in modo sollecito, tutti gli
interlocutori rispondono alla suddetta lettera: l'assessore,
il rettore, il commissario dell'IFO affermano di ritenere che
la proposta del ministro della sanità possa essere presa in
considerazione, anche a partire dal fatto che, una volta
collocato il polo oncologico della città al San Raffaele, le
strutture del Sant'Andrea potrebbero ospitare lo sdoppiamento
della facoltà di medicina. Ciò anche alla luce del fatto che
lo spazio del Sant'Andrea sarebbe adatto alla collocazione di
servizi didattici e di ricerca. Il
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complesso, sicuramente collocato in una zona abbastanza
isolata della città, ospitando un policlinico universitario,
potrebbe essere dotato delle strutture di emergenza che,
invece, non sono richieste per i poli oncologici.
Da quel momento inizia da parte del commissario dell'IFO
una serie di incontri con gli interlocutori della fondazione
monte Tabor e si succedono fasi piuttosto complesse.
Agli interlocutori della prima lettera, attraverso
un'ulteriore lettera, ho fatto presente che, senza
un'accelerata al tutto, ci si sarebbe dovuti fermare per
riprendere in considerazione la proposta già avanzata. Tra
l'altro, si era venuti a conoscenza che contestualmente si era
avviato un incontro tra il ministro dell'università - o chi
per lui - e la stessa fondazione, peraltro mantenendo sempre
la disponibilità del Sant'Andrea per l'università e pensando
di ristrutturare gli attuali locali del Regina Elena, pur
sapendo che non sarebbero stati adeguati quanto la nuova sede,
che a quel punto avrebbe potuto fornire un servizio di tutta
eccellenza per la città, per la regione Lazio e per tutta
l'Italia meridionale.
Le trattative che si erano interrotte sono riprese e a
questo punto, anche dopo una valutazione di congruità sia del
prezzo sia dell'adeguatezza della struttura San Raffaele, il
commissario mi ha informato che si sta concludendo l'atto di
acquisto, naturalmente salvo verifica dell'UTE, intorno a 200
miliardi, così ripartiti: 180 per l'acquisizione dell'immobile
ospedaliero, 8 miliardi e 500 milioni per le attrezzature e 12
miliardi per i villini vicini, che potrebbero essere
utilizzati come strutture di supporto. Tutto questo in
considerazione del fatto che lì sarebbe possibile la
realizzazione di 300 posti letto, dei quali 200 sono già ora
disponibili. Dico questo anche per fornire un riferimento
preciso ad alcuni dati numerici che sono contenuti nella prima
interrogazione dell'onorevole Gramazio.
E' evidente che a questo punto si attende e si deve
attendere la valutazione dell'organo competente. Come è stato
previsto, si può anche prendere in considerazione che gli
attuali locali del Regina Elena possano essere messi a
disposizione dell'Istituto superiore di sanità. L'onorevole
Gramazio chiedeva nella sua interrogazione di conoscerne i
motivi. Il motivo è molto semplice: l'istituto ha già i
finanziamenti disponibili e da tempo è alla ricerca di un
ampliamento della propria sede. Si era preso in considerazione
il suo totale trasferimento, ma questo ne comporterebbe lo
snaturamento, perché lo toglierebbe dalla sua sede storica,
mentre la possibilità di ampliamento agli attuali locali del
Regina Elena consentirebbe all'istituto di restare
nell'attuale sede e di trovare una collocazione per tutti i
suoi laboratori; credo che questa sarebbe una soluzione
assolutamente razionale. Naturalmente, deve avviarsi un
approfondimento sulle effettive possibilità di utilizzare il
Sant'Andrea - con interventi di adeguamento che avrebbero un
costo finanziario sicuramente molto, ma molto inferiore a
quello che avrebbe comportato la non utilizzazione della
organizzazione alla quale prima facevo riferimento - come sede
universitaria, che si potrebbe presentare come vero e proprio
campus.
L'interrogante chiede inoltre di sapere se tutto ciò non
possa aver costituito una sorta di ingerenza nelle prerogative
regionali. Da questo punto di vista, vorrei sottolineare
innanzitutto che il ministro della sanità si è limitato a
scrivere una lettera, a fare una proposta, sulla quale vi è
stato pieno assenso da parte di tutti gli interessati.
Inoltre, rientra sicuramente nelle competenze di un istituto
di ricovero e cura quale è l'IFO poter usufruire di quota
parte dei finanziamenti dell'ex articolo 20, che sono a sua
disposizione, e di trovare il modo migliore per poterli
utilizzare. Allo stesso modo, è prerogativa del ministro,
sentita la regione, decidere di mettere a disposizione una
parte dei finanziamenti dell'ex articolo 20 per i policlinici
universitari e ciò sarà fatto per dare entro due anni - come
previsto dal decreto del ministro Berlinguer - un'adeguata
sistemazione al policlinico universitario.
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Complessivamente, si ritiene che l'operazione, ad un costo
assolutamente congruo rispetto agli stanziamenti previsti per
l'edilizia sanitaria della città, consenta di rafforzare i
servizi pubblici, di qualificarli e di fornire un polo
oncologico davvero adeguato, che vada dalla prevenzione alla
riabilitazione e che preveda, accanto alle cure di alta
specializzazione, anche momenti assistenziali di forte
umanizzazione, come l' hospice. Inoltre, si completa
finalmente il disegno dello sdoppiamento della facoltà di
medicina, con un criterio assolutamente razionale anche nella
redistribuzione delle diverse strutture sanitarie nelle varie
parti della città, compreso il fatto che la collocazione nella
parte meridionale consente un accesso a tutti i pazienti che
provengono dalle regioni del sud.
Questi sono gli elementi che credo di poter offrire e
mettere a disposizione dell'interrogante, sottolineando,
peraltro, che tutta la documentazione è assolutamente a
disposizione, anche perché tutto si è svolto attraverso uno
scambio epistolare, che in larga parte è stato anche
pubblicato dalla stampa.
L'obiettivo è stato quello di rafforzare la sanità della
città, di qualificarne i servizi e di farlo - credo che i
tempi ce lo consentiranno - in tempo per l'appuntamento del
Giubileo.
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