| DOMENICO GRAMAZIO. Grazie, Presidente.
La situazione della clinica San Raffaele, che ha un
accreditamento di cento posti letto, presenta - come risulta
dai suoi conti, che ben conosciamo, e da quelli dell'IFO, che
è stato chiamata a rilevare la struttura - uno squilibrio con
la Banca di Roma. Questa operazione servirebbe a coprire la
situazione finanziaria che la fondazione Tabor ha con la Banca
di Roma; nello stesso tempo si verrebbe a creare una
situazione molto difficile sul territorio della regione Lazio,
se è vero, come è vero, che per gli standard nazionali vi sono
29.320 posti letto, mentre ne sarebbero previsti, sempre nella
regione Lazio, 41.600.
Qualche giorno fa - il ministro non si trovava a Roma -
l'assessore alla sanità ha gridato allo scandalo perché nelle
strutture ospedaliere pubbliche di Roma erano state chiuse le
accettazioni a causa di un'epidemia di influenza. Badate bene,
non c'era il Giubileo, non erano arrivati milioni di
pellegrini, ma a causa dell'influenza erano state chiuse tutte
le accettazioni mediche delle strutture ospedaliere della
città.
Tutto questo non dice nulla a noi né al ministro, ma ci
rende consapevoli dell'esistenza di un problema che viene
spesso dimenticato, così come è avvenuto nella risposta del
ministro: quello relativo ad una grandissima struttura la cui
costruzione è durata anni. Mi riferisco ad uno dei tanti
ospedali definiti "incompiuti" che si trovarono nell'occhio
del ciclone di una Commissione del Senato nella passata
legislatura: l'ospedale Sant'Andrea.
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