| CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, ancora una volta devo
prendere atto che agli interrogativi posti dall'interrogazione
il Governo fornisce una risposta scritta dagli uffici che non
entra nel merito della domanda posta.
Posso ricordare un ex ministro come Calogero Mannino,
posso ricordare un nostro collega, Carmine Mensorio, che si è
suicidato in tragiche circostanze, posso ricordare questo
signor Vincenzo Inzerillo che non conosco di persona. Però mi
ha impressionato il caso di un senatore che quando si è
conclusa la legislatura, nel 1994, è stato inghiottito da quel
buco nero che è l'articolo 416- bis del codice penale.
C'è una norma, quella relativa al concorso esterno in
associazione mafiosa, che è tutto e il contrario di tutto. Non
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richiede un'accusa specifica come quella di aver ammazzato
qualcuno o di aver rubato o di aver compiuto un atto di
corruzione ma è sufficiente, per esempio, una fotografia a
cena con persone che si definiscono mafiose. Per Mensorio si
trattò di una raccomandazione al prefetto di Napoli in favore
di due presunti mafiosi.
Orbene, in base ad accuse come queste si viene arrestati e
si può restare in carcere uno, due o anche tre anni.
Quando presentai l'interrogazione eravamo nel novembre del
1997 e l'Inzerillo era in carcere dal 15 febbraio 1995, cioè
già da tre anni.
I procedimenti, poi, non finiscono mai! Infatti, il
processo di primo grado a Mannino è in corso; non si capisce,
come anche nel caso Andreotti, quale sia l'accusa, se sia
politica, se sia relativa a frequentazioni o se si tratti
invece di un processo storico a determinati partiti che
operavano in Sicilia. Nel caso di Inzerillo, il ministro dice
che il processo è in corso. Ma io dico: quale processo? Nel
caso di Mensorio, malgrado il Senato avesse negato
l'autorizzazione all'arresto proprio perché non ne
sussistevano le condizioni, quando non è stato rieletto, è
arrivato il mandato di cattura, al quale si è sottratto
uccidendosi.
In un ordinamento democratico e civile quando una persona
è stata in carcere in isolamento per uno, due o tre anni è
inutile fargli un processo! E' evidente che a quel punto
l'indagato è stato già distrutto completamente.
Andai a trovare Mannino in carcere a Roma (lo ricordavo
ministro, uno di noi, una persona normale); uscì dalla cella
di isolamento una sorta di abate Faria con la barba lunga,
emaciato.
E' colpevole Mannino? Era colpevole Mensorio? E'
colpevole Inzerillo? Detti processi li fanno o non li fanno
questi magistrati? I processi si concluderanno o no, per
scoprire se le accuse sono vere o false? Il processo Andreotti
avrà mai fine? Il processo Inzerillo avrà mai fine? Il
processo Mannino avrà mai fine? Quello che domando al Governo
è se ritiene che possa essere ancora accettabile, in un paese
civile, che per un reato che nessun Parlamento ha mai inserito
nel codice penale (non esiste nel codice penale italiano il
concorso esterno, è una invenzione giurisprudenziale) un
cittadino italiano venga preso e tenuto in carcere fino a sei
anni - perché questo prevede il nostro ordinamento attuale -
senza che nessuno dimostri che è colpevole o innocente!
Queste sono le domande angosciose che ponevo al Governo,
in riferimento a questo fatto specifico perché poi, dopo anni
di carcere, l'imputato viene scarcerato (adesso sta attendendo
la fine del suo processo), e che il Governo stesso, ancora una
volta, elude completamente. Questo Governo non si pone neppure
il problema se un comportamento e prassi giudiziarie di tale
genere siano conformi ai diritti dell'uomo ed alle convenzioni
internazionali, nonché al fatto che siamo in Europa. Gli
episodi che ho citato mi sembrano dimostrazioni di grande
inciviltà e di un sistema giuridico che non fa i processi, non
arriva mai alla conclusione o raramente emette sentenze, e fa
coincidere l'inizio con la fine del processo. Ripeto, quando
una persona, che magari ha anche un'immagine pubblica, viene
arrestata e tenuta per anni in carcere in isolamento, il
processo è finito prima ancora di cominciare con la
distruzione dell'imputato, a prescindere dall'esito dello
stesso.
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