| MARETTA SCOCA, Sottosegretario di Stato per la
giustizia. Signor Presidente, l'onorevole Taradash chiede
se siano state accertate responsabilità in capo alla direzione
del carcere di Bellizzi Irpino in relazione alle morti di
Salvatore Nocerino e Silvana Giordano, avvenute,
rispettivamente, il 29 agosto 1997 ed il 24 maggio 1998. Al
riguardo, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
ha fornito le seguenti notizie.
Dall'indagine amministrativa svolta dal provveditorato
generale della Campania è risultato che il Nocerino, arrestato
il 3 maggio 1996, con fine pena al 20 agosto
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2000, in data 28 agosto 1997 era rientrato nell'istituto di
Avellino dopo aver fruito di un permesso premio concesso dal
magistrato di sorveglianza. All'atto dell'ingresso nel
penitenziario, il Nocerino è stato sottoposto a visita medica
ed al prelievo del sangue diretto ad accertare la presenza di
sostanze stupefacenti eventualmente assunte durante il periodo
della fruizione del predetto permesso. Quindi, è stato
allocato, intorno alle ore 17 del 28 agosto 1997, nella cella
appositamente destinata dalla direzione dell'istituto per
farvi soggiornare temporaneamente i detenuti all'atto del
rientro successivamente alla fruizione del permesso, in attesa
dell'esito dei predetti esami, per un minimo di 24 ore. Nella
notte tra il 28 ed il 29 agosto 1998, l'agente di turno nel
reparto ove era ospitato il Nocerino ha effettuato il giro di
ispezione poco dopo mezzanotte.
Durante la predetta ispezione, secondo quanto dichiarato
dal medesimo, il Nocerino era intento a seguire i programmi
televisivi ed aveva anche rivolto un saluto verso il personale
che era in ispezione. Verso l'una di notte, in occasione di un
ulteriore giro di controllo, notava che il Nocerino era in
posizione leggermente supina, come se stesse dormendo. Verso
le due l'agente di servizio notava che il Nocerino conservava
ancora l'identica posizione di un'ora prima. A questo punto
chiamava il Nocerino, che non rispondeva. Veniva
immediatamente aperta la porta e chiamato il sanitario, il
quale non poteva che constatare la morte, a suo avviso
avvenuta circa un'ora prima. L'agente di custodia era stato
probabilmente ingannato dalla posizione assunta dal Nocerino
un'ora prima, che faceva supporre che fosse intento a vedere
la televisione.
Sulla base di tali elementi si è ritenuto che non fossero
ravvisabili responsabilità a carico degli operatori
penitenziari. In relazione alla morte del Nocerino, l'autorità
giudiziaria ha proceduto per i reati previsti dagli articoli
73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990
e 586 del codice penale. Poiché sono rimasti ignoti gli autori
del reato, il procedimento è stato archiviato con decreto del
GIP in data 10 dicembre 1997.
Per quanto concerne il decesso della detenuta Silvana
Giordano, si comunica quanto segue. La Giordano era stata
arrestata il 15 ottobre 1996 ed aveva come posizione giuridica
quella di definitiva con il fine pena previsto per la data del
17 gennaio 2004, quale condannata per i reati di furto
aggravato e rapina. La medesima, ristretta nell'istituto di
Avellino sin dal giorno dell'arresto ed ubicata in cella
singola unitamente al figlio minore, ha posto in essere il
gesto autosoppressivo mediante impiccagione con l'ausilio di
una striscia di stoffa legata a forma di cappio alle sbarre
della finestra della cella. La detenuta era tossicodipendente
e, come tale, era seguita dal centro di servizio sociale di
Avellino. Sulle cause, le circostanze e le modalità del
decesso è stata disposta visita ispettiva affidata al
provveditore regionale della Campania.
Per quanto concerne le presunte molestie sessuali subite
dalla signora Giordano, si rappresenta che nella relazione
resa dal predetto provveditore si dà atto che il regime di
vita vigente nella sezione femminile della casa circondariale
di Avellino è organizzato secondo regole severe che
comportano, tra l'altro, la previsione della chiusura in cella
delle detenute che non si recano al lavoro, al passeggio, ai
corsi o nei locali adibiti alle attività in comune. Tali
regole hanno altresì il fine di prevenire la possibilità del
verificarsi di atti di molestia sessuale.
Per quanto concerne il decesso della detenuta, la stessa
relazione esclude responsabilità di natura disciplinare a
carico del personale o delle altre detenute.
Nel corso della carcerazione ad Avellino, il magistrato di
sorveglianza aveva dichiarato inammissibili quattro istanze di
permesso premio avanzate dalla signora Giordano in data 21
luglio 1997, 18 agosto 1997, 22 dicembre 1997 e 16 marzo 1998,
poiché non risultava espiata la pena minima, pari ad un quarto
delle pene inflitte in cumulo, per accedere ai permessi
premiali. In data 9 aprile 1998, essendo divenuta ammissibile
l'istanza, la detenuta
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aveva beneficiato di un permesso premio di cinque giorni
concesso dal magistrato di sorveglianza nel corso del quale
non si erano verificate trasgressioni di sorta alle
prescrizioni imposte.
Nel fornire le notizie di cui sopra, il magistrato di
sorveglianza di Avellino ha precisato che l'esecutività del
permesso era stata confermata nonostante la severa ammonizione
inflitta alla detenuta per un episodio disciplinare
verificatosi il 2 aprile 1998 e che aveva coinvolto altra
detenuta, successivamente trasferita nella casa circondariale
di Arienzo. Ha aggiunto altresì che, durante le udienze avute
nella casa circondariale, la signora Giordano non aveva mai
segnalato particolari problematiche personali o di relazione,
mentre dimostrava un forte interesse per la concessione dei
permessi premiali e, in prospettiva, delle misure alternative
al carcere. La sua posizione giuridica, infatti, non le aveva
consentito di beneficiare di alcuna delle misure previste
dall'ordinamento penitenziario per le detenute madri. Lo
stesso magistrato ha comunicato, infine, che mai nel corso
delle udienze sono stati invece segnalati, né dalla Giordano
né dalle altre detenute della sezione, problemi di relazione
con gli operatori penitenziari, con le vigilatrici e con le
altre detenute.
Nella stessa data del decesso della signora Giordano, la
procura della Repubblica presso la pretura di Avellino formava
il fascicolo processuale n. 844/98 e, in pari data, veniva
conferito l'incarico al consulente tecnico di accertare le
cause della morte e disposta l'acquisizione della cartella
clinica, di tutta la corrispondenza rinvenuta presso la cella
della detenuta e di tutti gli atti relativi alle indagini
amministrative svolte.
Nell'ambito delle indagini venivano assunti a sommarie
informazioni il convivente della signora Giordano, il medico
di guardia e gli agenti di custodia in grado di riferire sui
fatti. Il predetto ufficio giudiziario formava quindi autonomo
fascicolo processuale per il reato previsto dall'articolo 572
del codice penale (maltrattamenti).
In data 2 giugno 1998, all'esito di ulteriore attività
istruttoria, nel corso della quale venivano assunte sommarie
informazioni, tra gli altri, da una vigilatrice penitenziaria
e dalla detenuta con la quale la Giordano aveva avuto
l'episodio disciplinare del 2 aprile 1998, la procura presso
la pretura trasmetteva gli atti alla procura della Repubblica
presso il tribunale, ipotizzando i reati previsti
dall'articolo 323 del codice penale (abuso di ufficio) e
dall'articolo 609- bis del codice penale (violenza
sessuale).
In data 7 luglio 1998 veniva formato un fascicolo
processuale, riunito agli atti del procedimento principale,
nel quale veniva inserita una missiva, fatta pervenire da un
detenuto, nella quale il predetto faceva riferimento al
decesso della signora Giordano.
In data 16 settembre 1998, venivano depositati gli esiti
della consulenza tecnica di ufficio sulla salma della signora
Giordano che accertavano la compatibilità dell'ipotesi di
suicidio ed escludevano eventuali fattori esterni o la
somministrazione di droghe o alcolici tali da coartare o
condizionare la volontà della detenuta.
Da parte della procura presso il tribunale veniva svolta
ulteriore attività istruttoria. In particolare, venivano
dapprima assunte sommarie informazioni dall'onorevole Ernesto
Caccavale, il quale depositava copia di una lettera inviata
dal predetto detenuto, nella quale si segnalava la situazione
di disagio della defunta Silvana Giordano all'interno del
carcere, facendo presente di aver appreso detta circostanza a
seguito di frequenti scambi epistolari con la stessa signora
Giordano.
Il parlamentare europeo segnalava altresì l'opportunità di
escutere due esperte psicologhe presso il carcere, che lo
avevano contattato all'indomani del decesso della Giordano.
Venivano quindi assunte ulteriori sommarie informazioni
dalla madre e dalla sorella della detenuta, nonché dalla
psicologa che da molto tempo seguiva la Giordano. Veniva
infine sentito un altro detenuto in merito alle circostanze
relative alla morte della donna.
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All'esito dell'istruttoria, in data 12 febbraio scorso, la
procura della Repubblica presso il tribunale di Avellino
formulava richiesta di archiviazione, e in data 4 marzo ultimo
scorso la madre e la sorella della detenuta proponevano
opposizione alla richiesta di archiviazione.
Il giudice non si è ancora pronunciato.
La procura della Repubblica presso il tribunale ha
precisato che la richiesta di archiviazione è stata formulata
per la insussistenza di elementi idonei a sostenere l'accusa
in giudizio, non essendo emersi all'esito delle indagini
elementi di riscontro concreto alle ipotesi di abusi sessuali
ai danni della detenuta da parte di altre detenute o di
vigilatrici, né violazioni dei regolamenti in materia di
vigilanza e di sicurezza interna tali da pregiudicare un
tempestivo soccorso al momento del suicidio o tali da
agevolarne in qualche modo la realizzazione.
Quanto al fenomeno della tossicodipendenza e ai possibili
interventi in chiave di recupero e reinserimento sociale, si
evidenzia che la normativa vigente prevede, in particolare, la
possibilità di realizzare sia strutture autonome riservate ai
tossicodipendenti, sia reparti opportunamente attrezzati negli
ordinari istituti di pena, per la cura e la riabilitazione
degli stessi.
Sotto il profilo organizzativo e gestionale, le linee di
intervento dell'amministrazione penitenziaria sono finalizzate
allo sviluppo, in ogni territorio regionale, di istituti o
sezioni a custodia attenuata con maggior valenza
trattamentale, nonché alla predisposizione di appositi
percorsi di riabilitazione per i tossicodipendenti negli
istituti di detenzione ordinaria ovvero attraverso il
passaggio alle aree a custodia attenuata o, infine, attraverso
l'ammissione a misure alternative alla detenzione.
L'esperienza positiva fin qui maturata negli istituti a
custodia attenuata ha stimolato l'amministrazione all'adozione
di ulteriori iniziative in tal senso.
La più recente, denominata "Progetto Teseo ed Arianna",
proposta dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
ha ricevuto l'approvazione della Presidenza del Consiglio dei
ministri (dipartimento degli affari sociali) e con decreto 5
giugno 1998 è stato disposto il finanziamento sul fondo
nazionale di intervento per la lotta alla droga del progetto
in questione.
Quest'ultimo è precipuamente destinato agli istituti a
custodia attenuata impegnati in programmi terapeutici e
riabilitativi di gruppo finalizzati ad un reinserimento
"personalizzato" nella comunità libera di persone affette da
problemi di tossicodipendenza.
E' stato previsto di realizzare l'iniziativa di cui stiamo
parlando presso 17 istituti penitenziari (ivi compresa
Roma-Rebibbia) all'interno dei quali è contemplata
l'istituzione di apposite sezioni a custodia attenuata.
L'iniziativa è stata peraltro estesa di recente ad altri
due istituti.
Il progetto prevede, in sintesi, l'attivazione di un
programma di servizi e interventi a favore di 25-30 detenuti
particolarmente motivati ed in buone condizioni generali di
salute fisiopsichica nell'arco di 8-12 mesi, volto a rendere
protagonista ciascun individuo di una prospettiva di
risocializzazione e promozione di interessi culturali,
espressivi e formativi.
La relazione di aiuto che viene offerta a livello
individuale sarà integrata da un'azione in cui la persona
entra a far parte di un gruppo che si prefigge obiettivi
concreti e modalità attive di partecipazione alle iniziative
individuate dai componenti del gruppo stesso con il contributo
dei tecnici competenti che fungono più da facilitatori che da
erogatori di un servizio. A tale fine è prevista la
costituzione di un gruppo di aiuto e di sostegno psicologico,
di un laboratorio di progettazione culturale, di un
laboratorio artigianale polivalente e di un gruppo di
espressività corporea e di attività medico-sportiva.
Non va dimenticato che un contributo all'effettiva
soluzione del problema potrà aversi con l'attuazione della
delega al Governo per la razionalizzazione del servizio
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sanitario nazionale e con l'adozione di un testo unico in
materia di organizzazione e funzionamento di tale servizio.
Deve essere, infine, ricordata la proposta di legge di
prossima approvazione da parte del Parlamento che prevede
nuove disposizioni in materia di esecuzione della pena e di
applicazione di misure cautelari nei confronti dei soggetti
affetti da gravi infermità, da AIDS conclamata e da gravi
insufficienze immunitarie.
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