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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


434882
STA0506-0381
Somm. e Sten. d'Aula n. 506 del 17 marzo 1999 (STA13-506)
(suddiviso in 391 Unità Documento)
Unità Documento n.381 (che inizia a pag.66 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.314)
SVOLGIMENTO: 3 - 03551; 3 - 03552; 3 - 03338; 3 - 03239; 3 - 03416; 3 - 03590; 3 - 01661; 3 - 02004; 3 - 02463; 3 - 02779; 3 - 02988. ...(Situazione del carcere di Bellizzi Irpino e trattamento dei detenuti tossicodipendenti)
...SVOLGIMENTO: 3 - 03551; 3 - 03552; 3 - 03338; 3 - 03239; 3 - 03416; 3 - 03590; 3 - 01661; 3 - 02004; 3 - 02463; 3 - 02779; 3 - 02988. ...(Situazione del carcere di Bellizzi Irpino e trattamento dei detenuti tossicodipendenti)
MARETTA SCOCA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 16,40)
ZZSTA ZZRES ZZSTA170399 ZZSTA990317 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA506 ZZ13
    MARETTA SCOCA,  Sottosegretario di Stato per la
  giustizia.  Signor Presidente, l'onorevole Taradash chiede
  se siano state accertate responsabilità in capo alla direzione
  del carcere di Bellizzi Irpino in relazione alle morti di
  Salvatore Nocerino e Silvana Giordano, avvenute,
  rispettivamente, il 29 agosto 1997 ed il 24 maggio 1998.  Al
  riguardo, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
  ha fornito le seguenti notizie.
     Dall'indagine amministrativa svolta dal provveditorato
  generale della Campania è risultato che il Nocerino, arrestato
  il 3 maggio 1996, con fine pena al 20 agosto
 
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  2000, in data 28 agosto 1997 era rientrato nell'istituto di
  Avellino dopo aver fruito di un permesso premio concesso dal
  magistrato di sorveglianza.  All'atto dell'ingresso nel
  penitenziario, il Nocerino è stato sottoposto a visita medica
  ed al prelievo del sangue diretto ad accertare la presenza di
  sostanze stupefacenti eventualmente assunte durante il periodo
  della fruizione del predetto permesso.  Quindi, è stato
  allocato, intorno alle ore 17 del 28 agosto 1997, nella cella
  appositamente destinata dalla direzione dell'istituto per
  farvi soggiornare temporaneamente i detenuti all'atto del
  rientro successivamente alla fruizione del permesso, in attesa
  dell'esito dei predetti esami, per un minimo di 24 ore.  Nella
  notte tra il 28 ed il 29 agosto 1998, l'agente di turno nel
  reparto ove era ospitato il Nocerino ha effettuato il giro di
  ispezione poco dopo mezzanotte.
     Durante la predetta ispezione, secondo quanto dichiarato
  dal medesimo, il Nocerino era intento a seguire i programmi
  televisivi ed aveva anche rivolto un saluto verso il personale
  che era in ispezione.  Verso l'una di notte, in occasione di un
  ulteriore giro di controllo, notava che il Nocerino era in
  posizione leggermente supina, come se stesse dormendo.  Verso
  le due l'agente di servizio notava che il Nocerino conservava
  ancora l'identica posizione di un'ora prima.  A questo punto
  chiamava il Nocerino, che non rispondeva.  Veniva
  immediatamente aperta la porta e chiamato il sanitario, il
  quale non poteva che constatare la morte, a suo avviso
  avvenuta circa un'ora prima.  L'agente di custodia era stato
  probabilmente ingannato dalla posizione assunta dal Nocerino
  un'ora prima, che faceva supporre che fosse intento a vedere
  la televisione.
     Sulla base di tali elementi si è ritenuto che non fossero
  ravvisabili responsabilità a carico degli operatori
  penitenziari.  In relazione alla morte del Nocerino, l'autorità
  giudiziaria ha proceduto per i reati previsti dagli articoli
  73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990
  e 586 del codice penale.  Poiché sono rimasti ignoti gli autori
  del reato, il procedimento è stato archiviato con decreto del
  GIP in data 10 dicembre 1997.
     Per quanto concerne il decesso della detenuta Silvana
  Giordano, si comunica quanto segue.  La Giordano era stata
  arrestata il 15 ottobre 1996 ed aveva come posizione giuridica
  quella di definitiva con il fine pena previsto per la data del
  17 gennaio 2004, quale condannata per i reati di furto
  aggravato e rapina.  La medesima, ristretta nell'istituto di
  Avellino sin dal giorno dell'arresto ed ubicata in cella
  singola unitamente al figlio minore, ha posto in essere il
  gesto autosoppressivo mediante impiccagione con l'ausilio di
  una striscia di stoffa legata a forma di cappio alle sbarre
  della finestra della cella.  La detenuta era tossicodipendente
  e, come tale, era seguita dal centro di servizio sociale di
  Avellino.  Sulle cause, le circostanze e le modalità del
  decesso è stata disposta visita ispettiva affidata al
  provveditore regionale della Campania.
     Per quanto concerne le presunte molestie sessuali subite
  dalla signora Giordano, si rappresenta che nella relazione
  resa dal predetto provveditore si dà atto che il regime di
  vita vigente nella sezione femminile della casa circondariale
  di Avellino è organizzato secondo regole severe che
  comportano, tra l'altro, la previsione della chiusura in cella
  delle detenute che non si recano al lavoro, al passeggio, ai
  corsi o nei locali adibiti alle attività in comune.  Tali
  regole hanno altresì il fine di prevenire la possibilità del
  verificarsi di atti di molestia sessuale.
     Per quanto concerne il decesso della detenuta, la stessa
  relazione esclude responsabilità di natura disciplinare a
  carico del personale o delle altre detenute.
     Nel corso della carcerazione ad Avellino, il magistrato di
  sorveglianza aveva dichiarato inammissibili quattro istanze di
  permesso premio avanzate dalla signora Giordano in data 21
  luglio 1997, 18 agosto 1997, 22 dicembre 1997 e 16 marzo 1998,
  poiché non risultava espiata la pena minima, pari ad un quarto
  delle pene inflitte in cumulo, per accedere ai permessi
  premiali.  In data 9 aprile 1998, essendo divenuta ammissibile
  l'istanza, la detenuta
 
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  aveva beneficiato di un permesso premio di cinque giorni
  concesso dal magistrato di sorveglianza nel corso del quale
  non si erano verificate trasgressioni di sorta alle
  prescrizioni imposte.
     Nel fornire le notizie di cui sopra, il magistrato di
  sorveglianza di Avellino ha precisato che l'esecutività del
  permesso era stata confermata nonostante la severa ammonizione
  inflitta alla detenuta per un episodio disciplinare
  verificatosi il 2 aprile 1998 e che aveva coinvolto altra
  detenuta, successivamente trasferita nella casa circondariale
  di Arienzo.  Ha aggiunto altresì che, durante le udienze avute
  nella casa circondariale, la signora Giordano non aveva mai
  segnalato particolari problematiche personali o di relazione,
  mentre dimostrava un forte interesse per la concessione dei
  permessi premiali e, in prospettiva, delle misure alternative
  al carcere.  La sua posizione giuridica, infatti, non le aveva
  consentito di beneficiare di alcuna delle misure previste
  dall'ordinamento penitenziario per le detenute madri.  Lo
  stesso magistrato ha comunicato, infine, che mai nel corso
  delle udienze sono stati invece segnalati, né dalla Giordano
  né dalle altre detenute della sezione, problemi di relazione
  con gli operatori penitenziari, con le vigilatrici e con le
  altre detenute.
     Nella stessa data del decesso della signora Giordano, la
  procura della Repubblica presso la pretura di Avellino formava
  il fascicolo processuale n. 844/98 e, in pari data, veniva
  conferito l'incarico al consulente tecnico di accertare le
  cause della morte e disposta l'acquisizione della cartella
  clinica, di tutta la corrispondenza rinvenuta presso la cella
  della detenuta e di tutti gli atti relativi alle indagini
  amministrative svolte.
     Nell'ambito delle indagini venivano assunti a sommarie
  informazioni il convivente della signora Giordano, il medico
  di guardia e gli agenti di custodia in grado di riferire sui
  fatti.  Il predetto ufficio giudiziario formava quindi autonomo
  fascicolo processuale per il reato previsto dall'articolo 572
  del codice penale (maltrattamenti).
     In data 2 giugno 1998, all'esito di ulteriore attività
  istruttoria, nel corso della quale venivano assunte sommarie
  informazioni, tra gli altri, da una vigilatrice penitenziaria
  e dalla detenuta con la quale la Giordano aveva avuto
  l'episodio disciplinare del 2 aprile 1998, la procura presso
  la pretura trasmetteva gli atti alla procura della Repubblica
  presso il tribunale, ipotizzando i reati previsti
  dall'articolo 323 del codice penale (abuso di ufficio) e
  dall'articolo 609- bis  del codice penale (violenza
  sessuale).
     In data 7 luglio 1998 veniva formato un fascicolo
  processuale, riunito agli atti del procedimento principale,
  nel quale veniva inserita una missiva, fatta pervenire da un
  detenuto, nella quale il predetto faceva riferimento al
  decesso della signora Giordano.
     In data 16 settembre 1998, venivano depositati gli esiti
  della consulenza tecnica di ufficio sulla salma della signora
  Giordano che accertavano la compatibilità dell'ipotesi di
  suicidio ed escludevano eventuali fattori esterni o la
  somministrazione di droghe o alcolici tali da coartare o
  condizionare la volontà della detenuta.
     Da parte della procura presso il tribunale veniva svolta
  ulteriore attività istruttoria.  In particolare, venivano
  dapprima assunte sommarie informazioni dall'onorevole Ernesto
  Caccavale, il quale depositava copia di una lettera inviata
  dal predetto detenuto, nella quale si segnalava la situazione
  di disagio della defunta Silvana Giordano all'interno del
  carcere, facendo presente di aver appreso detta circostanza a
  seguito di frequenti scambi epistolari con la stessa signora
  Giordano.
     Il parlamentare europeo segnalava altresì l'opportunità di
  escutere due esperte psicologhe presso il carcere, che lo
  avevano contattato all'indomani del decesso della Giordano.
     Venivano quindi assunte ulteriori sommarie informazioni
  dalla madre e dalla sorella della detenuta, nonché dalla
  psicologa che da molto tempo seguiva la Giordano.  Veniva
  infine sentito un altro detenuto in merito alle circostanze
  relative alla morte della donna.
 
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     All'esito dell'istruttoria, in data 12 febbraio scorso, la
  procura della Repubblica presso il tribunale di Avellino
  formulava richiesta di archiviazione, e in data 4 marzo ultimo
  scorso la madre e la sorella della detenuta proponevano
  opposizione alla richiesta di archiviazione.
     Il giudice non si è ancora pronunciato.
     La procura della Repubblica presso il tribunale ha
  precisato che la richiesta di archiviazione è stata formulata
  per la insussistenza di elementi idonei a sostenere l'accusa
  in giudizio, non essendo emersi all'esito delle indagini
  elementi di riscontro concreto alle ipotesi di abusi sessuali
  ai danni della detenuta da parte di altre detenute o di
  vigilatrici, né violazioni dei regolamenti in materia di
  vigilanza e di sicurezza interna tali da pregiudicare un
  tempestivo soccorso al momento del suicidio o tali da
  agevolarne in qualche modo la realizzazione.
     Quanto al fenomeno della tossicodipendenza e ai possibili
  interventi in chiave di recupero e reinserimento sociale, si
  evidenzia che la normativa vigente prevede, in particolare, la
  possibilità di realizzare sia strutture autonome riservate ai
  tossicodipendenti, sia reparti opportunamente attrezzati negli
  ordinari istituti di pena, per la cura e la riabilitazione
  degli stessi.
     Sotto il profilo organizzativo e gestionale, le linee di
  intervento dell'amministrazione penitenziaria sono finalizzate
  allo sviluppo, in ogni territorio regionale, di istituti o
  sezioni a custodia attenuata con maggior valenza
  trattamentale, nonché alla predisposizione di appositi
  percorsi di riabilitazione per i tossicodipendenti negli
  istituti di detenzione ordinaria ovvero attraverso il
  passaggio alle aree a custodia attenuata o, infine, attraverso
  l'ammissione a misure alternative alla detenzione.
     L'esperienza positiva fin qui maturata negli istituti a
  custodia attenuata ha stimolato l'amministrazione all'adozione
  di ulteriori iniziative in tal senso.
     La più recente, denominata "Progetto Teseo ed Arianna",
  proposta dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria
  ha ricevuto l'approvazione della Presidenza del Consiglio dei
  ministri (dipartimento degli affari sociali) e con decreto 5
  giugno 1998 è stato disposto il finanziamento sul fondo
  nazionale di intervento per la lotta alla droga del progetto
  in questione.
     Quest'ultimo è precipuamente destinato agli istituti a
  custodia attenuata impegnati in programmi terapeutici e
  riabilitativi di gruppo finalizzati ad un reinserimento
  "personalizzato" nella comunità libera di persone affette da
  problemi di tossicodipendenza.
     E' stato previsto di realizzare l'iniziativa di cui stiamo
  parlando presso 17 istituti penitenziari (ivi compresa
  Roma-Rebibbia) all'interno dei quali è contemplata
  l'istituzione di apposite sezioni a custodia attenuata.
     L'iniziativa è stata peraltro estesa di recente ad altri
  due istituti.
     Il progetto prevede, in sintesi, l'attivazione di un
  programma di servizi e interventi a favore di 25-30 detenuti
  particolarmente motivati ed in buone condizioni generali di
  salute fisiopsichica nell'arco di 8-12 mesi, volto a rendere
  protagonista ciascun individuo di una prospettiva di
  risocializzazione e promozione di interessi culturali,
  espressivi e formativi.
     La relazione di aiuto che viene offerta a livello
  individuale sarà integrata da un'azione in cui la persona
  entra a far parte di un gruppo che si prefigge obiettivi
  concreti e modalità attive di partecipazione alle iniziative
  individuate dai componenti del gruppo stesso con il contributo
  dei tecnici competenti che fungono più da facilitatori che da
  erogatori di un servizio.  A tale fine è prevista la
  costituzione di un gruppo di aiuto e di sostegno psicologico,
  di un laboratorio di progettazione culturale, di un
  laboratorio artigianale polivalente e di un gruppo di
  espressività corporea e di attività medico-sportiva.
     Non va dimenticato che un contributo all'effettiva
  soluzione del problema potrà aversi con l'attuazione della
  delega al Governo per la razionalizzazione del servizio
 
                              Pag. 70
 
  sanitario nazionale e con l'adozione di un testo unico in
  materia di organizzazione e funzionamento di tale servizio.
     Deve essere, infine, ricordata la proposta di legge di
  prossima approvazione da parte del Parlamento che prevede
  nuove disposizioni in materia di esecuzione della pena e di
  applicazione di misure cautelari nei confronti dei soggetti
  affetti da gravi infermità, da AIDS conclamata e da gravi
  insufficienze immunitarie.
 
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