| MARCO TARADASH. Nei pochi minuti a mia disposizione non
interverrò sull'ultima questione posta. Apprezzo i progetti
sperimentali: è certamente interessante un progetto che
riguarda trenta tossicodipendenti su decine di migliaia che
entrano nelle nostre carceri, ma non rappresenta una
risposta.
Torno ai casi che ho richiamato nella mia interrogazione.
Ho fatto l'ipotesi, tratta dalla stampa locale, che il
detenuto Salvatore Nocerino sia morto perché aveva ingerito,
prima di entrare nel carcere, un ovulo contenente cocaina. Vi
sarebbe una perizia medico-legale che conferma questa mia
ipotesi. Non mi sembra che da ciò si traggano conseguenze, a
giudicare dalla risposta del sottosegretario. Sarebbe logico
domandarsi perché un poveraccio come Salvatore Nocerino
avrebbe portato in carcere un ovulo di cocaina che sarebbe
all'origine della sua morte. Questa complicata operazione non
era certo necessaria per consumare personalmente la cocaina!
La ragione è che nel carcere vi era qualcuno che glielo aveva
commissionato.
E' stata condotta un'inchiesta per conoscere con quali
detenuti fosse in contatto Salvatore Nocerino, chi avrebbe
potuto commissionargli questo acquisto? E' vero che nel
carcere di Bellizzi Irpino vi sono quattro o cinque boss della
camorra o del narcotraffico che possono affidare compiti di
questo genere a detenuti in libera uscita per ricompensarli
con poche lire, considerato che si tratta generalmente di
disgraziati senza un soldo?
Mi sembra che l'amministrazione del carcere di Bellizzi
Irpino non abbia fatto nessuna inchiesta. Salvatore Nocerino è
morto, se ne prende atto e si aspetta il prossimo. Francamente
è poco, signor sottosegretario! Tornerò a formulare questa
interrogazione perché voglio sapere se questi problemi siano
stati posti. Esiste un gruppo di boss che governa il carcere
di Bellizzi Irpino? La morte di Salvatore Nocerino è stata
provocata dall'ovulo con la cocaina? A chi Nocerino intendeva
portare la cocaina? Sono stati presi provvedimenti?
Riformulerò queste domande perché - lo ripeto - non ho
ricevuto risposta.
Mi sembra che rispetto alla vicenda di Silvana Giordano
sia stato fatto qualcosa in più da parte della magistratura,
che ha cercato di approfondire le cause del suicidio di una
giovane tossicodipendente che si è uccisa in cella davanti ad
un bambino di due anni. Nell'inchiesta si dice che le
motivazioni debbono essere ricercate nella storia infelice di
Silvana Giordano.
Ho fatto cenno alle lettere che la Giordano aveva inviato
ad un altro detenuto e alla visita del collega europeo
Caccavale. In quelle lettere vi era una denuncia precisa. La
Giordano era perseguitata, subiva molestie sessuali e non
aveva ricevuto aiuto dalla direzione del carcere. Questi sono
i problemi. Vi è stata un'inchiesta, ma in questo caso non si
è arrivati a conclusione. Ne prendo atto, ma rimane il
problema del carcere di Bellizzi Irpino nel quale,
evidentemente, questi avvenimenti sono accaduti. Magari non vi
sarà nessuna responsabilità da parte di chi dirige il carcere,
ma bisogna accertare fino in fondo se questa serie di eventi
luttuosi è del tutto casuale, è legata alle condizioni di vita
nelle nostre carceri, al fatto che in carcere ci vanno
prevalentemente i poveracci, i quali non trovano né fuori né
dentro occasioni per cambiare vita, o se è dovuta al fatto che
i tossicodipendenti (tranne i più meritevoli; trenta l'anno su
30 mila) sono buttati in cella a trascorrere il tempo della
detenzione. Ciò
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sapendo benissimo che subito dopo rientreranno in carcere,
perché fuori non cambia nulla, né le leggi che li riportano in
carcere costringendoli a commettere delitti per pagare il
prezzo del mercato nero, né, certamente, condizioni di
sostegno sociale che possano indirizzarli ad altre
attività.
Può darsi peraltro che quegli eventi siano legati soltanto
alla normalità - del tutto abnorme - delle condizioni di vita
nelle nostre carceri o che, invece, vi sia qualcosa da
approfondire. Tornerò comunque a proporre interrogativi ed a
presentare interrogazioni perché la risposta del Governo non è
per nulla soddisfacente.
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