| TARADASH. - Al Ministro di grazia e giustizia. - Per
sapere - premesso che:
nel carcere di Bellizzi Irpino, nell'aprile 1998, un
detenuto di ventitré anni, Salvatore Nocerino, condannato ad
un anno e mezzo di reclusione per furto, è stato trovato morto
nella sua cella;
la morte è stata causata da un' overdose di
sostanze stupefacenti: il Nocerino, infatti, prima di entrare
nel carcere, avrebbe ingerito, forse poiché incaricato di
introdurla a Bellizzi Irpino, una consistente dose di cocaina
contenuta in carta argentata che, successivamente, si sarebbe
aperta nello stomaco del ragazzo provocandone la morte;
la direzione del carcere, di cui è titolare la
dottoressa Cristina Mallardo, ha dichiarato alla stampa,
all'epoca della morte del Nocerino e nei due mesi successivi,
che essa era stata causata da un arresto
cardiocircolatorio;
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la percentuale di detenuti tossicodipendenti nelle
carceri italiane è elevatissima, ma solo in pochissimi
istituti sono state realizzate strutture di cura, terapia,
recupero e prevenzione, come la seconda casa di pena attenuata
nel carcere di Rebibbia che, oltre ad essere un istituto di
reclusione solo maschile, ospita un numero esiguo di
detenuti;
i detenuti che vengono sorpresi a fare uso di sostanze
stupefacenti incorrono in gravi sanzioni disciplinari ed in
denunce penali, mentre coloro che risultano positivi alle
analisi ematiche, di ritorno dai permessi, cessano dal godere
dei relativi benefìci;
nello stesso carcere di Bellizzi Irpino, il 24 maggio
scorso, Silvana Giordano si è tolta la vita nella sua cella,
impiccandosi davanti al figlioletto di due anni;
dalle lettere da lei scritte prima del suicidio, la
donna confessava di essere esasperata per le pesanti molestie
subite da parte di altre detenute -:
quali iniziative intenda adottare al fine di rendere il
carcere di Bellizzi Irpino un luogo di detenzione che sia
effettivamente corrispondente alle finalità della pena di
rieducazione e reinserimento sancite dalle disposizioni
costituzionali;
se non ritenga opportuno accertare se non ricorrano
responsabilità in capo alla direzione del carcere di Bellizzi
Irpino, considerando la gravità degli episodi verificatisi
nell'istituto;
quali iniziative intenda adottare al fine di combattere,
all'interno delle carceri, il traffico di stupefacenti
attraverso programmi di rieducazione, e non attraverso la
semplice punizione, dei tossicodipendenti;
se non ritenga opportuno incoraggiare l'esperienza delle
strutture a pena attenuata per il recupero dei detenuti
tossicodipendenti, come quella del carcere di Rebibbia,
ampliandone il numero e prevedendo un potenziamento di quelle
già esistenti.
(3-02988)
(2 novembre 1998)
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