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FILIPPO BERSELLI, Vicepresidente della Giunta per le
autorizzazioni a procedere in giudizio. Signor Presidente,
onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una richiesta di
deliberazione in materia di insindacabilità avanzata
dall'onorevole Domenico Gramazio, con riferimento ad un
procedimento civile pendente nei suoi confronti presso il
Tribunale di Roma.
L'atto di citazione si riferisce, in particolare, ad
alcune affermazioni asseritamente diffamatorie proferite dal
deputato Domenico Gramazio nei confronti del dottor Franco
Tatò, amministratore delegato dell'ENEL. Per inquadrare
adeguatamente il caso, occorre riferire preliminarmente gli
antefatti.
In data 10 novembre l'onorevole Gramazio presentava agli
uffici della Camera dei deputati una interrogazione a risposta
scritta rivolta al ministro delle comunicazioni e a quello del
tesoro, nella quale si richiedeva se rispondesse a verità, tra
l'altro, che la compagna dell'amministratore delegato
dell'ENEL "consulente, tra l'altro, dell'ENEL, fino allo
scorso anno datore di lavoro del dottor Celli", risultasse
dipendente, collaboratrice o consulente o intrattenesse
comunque rapporti di lavoro con una società commerciale che ha
lo stesso nome di un programma prodotto dalla terza rete RAI
(e che probabilmente è interessata alla realizzazione del
medesimo). Nella suddetta interrogazione si faceva altresì
menzione di altri asseriti favoritismi, da ricondursi alla
medesima società commerciale (e, mediatamente, sempre secondo
la prospettazione dell'interrogante, alla direzione generale
della RAI) e, conclusivamente, si chiedeva "quali iniziative i
ministri interrogati intendano prendere per garantire
trasparenza al servizio pubblico radiotelevisivo e per evitare
che in futuro si verifichino situazioni di questo tipo che
gettano discredito (...) sulla conduzione della TV di
Stato".
Il giorno dopo l'onorevole Gramazio divulgava il seguente
comunicato stampa, dal titolo: "Dalla RAI targata Ulivo
consulenze e collaborazioni ai familiari dei consiglieri
d'amministrazione", nel quale erano contenute, tra le altre,
le seguenti affermazioni: "Consulenze ai familiari, concubine
e amici. Questa è la RAI dell'Ulivo" dichiara l'onorevole
Gramazio, che oggi ha presentato due interrogazioni sulla RAI.
Al centro del nuovo scandalo, che starebbe per abbattersi su
viale Mazzini, due società di cui sarebbero dipendenti o socie
(...) l'attuale compagna dell'amministratore delegato
dell'ENEL, Franco Tatò (...). Ecco la RAI dell'Ulivo, sempre
pronta a gratificare - denuncia Gramazio - parenti ed amici.
Dell'Ulivo, s'intende".
Con riferimento al caso di specie, la Giunta si è occupata
della questione nella seduta del 24 febbraio 1999, ascoltando
altresì, come è prassi, il deputato Gramazio. Egli ha riferito
che l'interrogazione in questione non è stata accettata dalla
Presidenza della Camera in quanto la materia sulla quale essa
verteva esulava da quelle affidate alla competenza ed alla
connessa responsabilità propria del Governo nei confronti del
Parlamento, ai sensi dell'articolo 139- bis del
regolamento della Camera.
Nel corso della discussione presso la Giunta, congiunta a
quella relativa al procedimento di cui al Doc.
VI- quater, n. 63, che trae origine dai medesimi fatti -
peraltro già esaminato dalla Camera - si è dunque posta la
questione se la divulgazione all'esterno del contenuto di
un'interrogazione dichiarata non ammissibile (in aggiunta ad
ulteriori commenti da parte del deputato interessato) possa
considerarsi un'attività divulgativa connessa all'esercizio di
funzioni parlamentari. Tale quesito è stato risolto, nel corso
della discussione, in senso sostanzialmente negativo, dal
momento che l'opposta soluzione svuoterebbe di significato il
vaglio di ammissibilità previsto dal citato articolo
139- bis del regolamento. Ciò nondimeno la Giunta ha
ritenuto che le espressioni adoperate dal collega Gramazio
sono da ritenersi comunque insindacabili ai sensi
dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Ciò non
tanto per il fatto che siano divulgative di un'interrogazione,
ma per il fatto stesso che siffatte affermazioni
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costituiscono - come ormai è stato da tempo affermato nella
"giurisprudenza" della Camera sull'insindacabilità delle
opinioni espresse dai parlamentari - esse stesse,
indipendentemente dalla pregressa presentazione di un atto
ispettivo, un'attività di critica, di ispezione e di denuncia
che di per sé può ricomprendersi tra quelle proprie del
parlamentare. Del resto, la motivazione per la quale
l'interrogazione presentata dal collega Gramazio non è stata
considerata ammissibile attiene non al contenuto della
medesima (sotto il profilo, che pure è rilevante, ai sensi
dell'articolo 139- bis del regolamento, della tutela
della sfera personale e dell'onorabilità dei singoli o
comunque del carattere sconveniente delle espressioni usate)
ma piuttosto alla mera circostanza "tecnica" che la RAI non è
considerata un'azienda in relazione alla quale può essere
impegnata la responsabilità del Governo dinanzi al Parlamento.
Orbene, se ciò è vero (e anche tale affermazione appare
certamente discutibile), non può certamente negarsi che il
controllo sulla RAI e sulla sua corretta gestione costituisca
uno dei più importanti compiti propri del Parlamento e,
all'interno di esso, di ciascun parlamentare. Non a caso,
infatti, nell'ambito delle due Camere è stato istituito un
apposito organo di vigilanza bicamerale che ha per oggetto
proprio la gestione del servizio pubblico radio-televisivo.
Nel merito, la Giunta, pur valutando con attenzione il
fatto che le affermazioni del collega Gramazio costituiscono
una offesa particolarmente grave, ha ritenuto tuttavia
prevalente la considerazione del fatto che le dichiarazioni
del collega si inseriscono in un contesto prettamente politico
ed hanno per contenuto notizie e valutazioni di preminente
interesse politico.
E' appena il caso di sottolineare, infatti, che compito
della Giunta non è quello di soffermarsi sulla sussistenza o
meno dell'ipotesi di reato, ma piuttosto quello di verificare
la possibilità che determinati fatti, che di per sé
costituirebbero reato, vengano scriminati dalla natura
politico-parlamentare delle affermazioni rese, ai sensi
dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Per questi motivi la Giunta, a maggioranza, ha deliberato
di riferire all'Assemblea nel senso che i fatti per i quali è
in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un
membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
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