| FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, si tratta di
emendamenti importanti e ne spiego i motivi. Diversi anni fa,
nel 1976, fu approvata la legge n. 52, con la quale si
assegnavano alloggi ai dipendenti delle forze di polizia,
soprattutto a quelli impegnati in città in cui il problema
della criminalità fosse particolarmente grave, allo scopo di
assicurare alle forze di polizia la necessaria mobilità e
l'assistenza sotto il profilo abitativo. Tali alloggi furono
costruiti e così si risolsero molti problemi. In seguito, la
legge speciale n. 52 fu, per così dire, inglobata in un'altra
legge, la n. 560 del 1993, riguardante tutti gli immobili
degli IACP. Con il passare del tempo, si sono verificati
alcuni scandali, che il Parlamento conosce molto bene: molti
deputati e sindacalisti fruivano di alloggi dello Stato.
Allora, in occasione dell'approvazione di una legge
finanziaria, si stabilì un principio molto giusto, ossia che
gli affitti di immobili dello Stato venissero fissati in base
al reddito e la revisione degli affitti fu affidata alle
regioni, che stabilirono alcune aliquote. Pertanto, i canoni
delle case popolari - tali sono state definite quelle
attribuite alle forze di polizia -
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furono fissati in base al reddito e risultò che gli unici
assegnatari di tali abitazioni il cui reddito fosse
certificato erano gli addetti alle forze di polizia, che
ricevevano appunto il modello 101. Per le fasce di reddito
superiori ai 50 milioni lordi (ai quali i dipendenti delle
forze di polizia si avvicinano, spesso superandoli) furono
fissati affitti stratosferici: oggi, in una periferia come
quella di Roma i poliziotti pagano affitti superiori ad un
milione e questo è un grave problema.
Allo scopo, quindi, di risolvere la situazione creatasi
nel tempo, con l'emendamento in questione si propone di porre
in vendita le case assegnate ai dipendenti delle forze di
polizia, dando loro l'opportunità di acquistarle. Da questo
principio trae origine anche il mio emendamento successivo
15.10, che ritirerò. Oggi noi non possiamo porre in vendita
case popolari a prezzi differenti da quelli praticati nelle
alienazioni avvenute qualche anno fa.
Mi spiego: in base alla legge n. 560 è previsto, per la
vendita degli alloggi popolari, un determinato coefficiente
moltiplicatore della rendita catastale. Le case destinate alle
forze di polizia sono state accatastate con grave ritardo e,
anziché come alloggi popolari, sono state registrate come
alloggi di edilizia residenziale, quindi con rendite catastali
più elevate rispetto alle omologhe case popolari che si
trovano nelle periferie. Se a ciò si aggiunge il
moltiplicatore della rendita catastale previsto per le
alienazioni, si potrebbe determinare il paradosso di porre in
vendita tali alloggi ad un prezzo superiore a quello di
mercato.
Potrebbero, quindi, determinarsi gravi danni, se non si
provvederà a disciplinare la questione in maniera particolare
- di ciò abbiamo già parlato con il Governo -, consentendo non
soltanto le alienazioni di quegli alloggi, ma anche la
revisione delle relative rendite catastali. Ritiro quindi -
ripeto - il mio emendamento 15.10, preannunciando che sulla
materia presenterò un ordine del giorno.
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