| MARCO BOATO. Signor Presidente, sospendiamo i nostri
lavori per ragioni di tempo, ma come lei sa avremmo dovuto
esaminare un argomento di una certa rilevanza e delicatezza,
su cui Governo e Commissione si sono impegnati in queste
ore.
In relazione alla materia sulla quale avremmo dovuto
deliberare - peraltro, con l'accordo pressoché unanime della
Commissione - questa mattina si è verificato un fatto che mi
sembra di una gravità senza precedenti, cioè l'occupazione
dell'aula del Consiglio superiore della magistratura da parte
dei dipendenti dello stesso Consiglio, i quali hanno impedito
la riunione dell'assemblea di quell'organo. Successivamente,
si è avuta - stando a notizie di agenzia; mi auguro che non
sia vero - una dichiarazione del Vicepresidente del Consiglio
superiore della magistratura, persona che, tra l'altro, stimo
moltissimo ma che forse in questa occasione ha perso la testa,
il quale si sarebbe rivolto al Presidente della
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Repubblica perché intervenga sul Parlamento affinché venga
ritirato l'emendamento sul Consiglio superiore della
magistratura.
Se questo fosse vero - e temo che ci sia qualche
fondamento di verità - saremmo al limite di comportamenti che
in passato si chiamavano di "eversione costituzionale". Ed
allora, Presidente, rinviamo pure la questione per ragioni di
tempo, ma è opportuno che si dica una parola forte e pacata a
tutela dell'autonomia e dell'indipendenza del Parlamento,
espressione della sovranità popolare. Non credo infatti sia
possibile che il funzionamento di un organo di rilevanza
costituzionale sia impedito dal suo personale interno. Sarebbe
come se i commessi ed i funzionari occupassero l'aula della
Camera per impedirne i lavori e per protestare su un
emendamento che la Camera stessa sta approvando. Ciò è
inconcepibile (Applausi).
Il fatto poi che il Vicepresidente del Consiglio superiore
della magistratura, persona autorevolissima e stimabilissima,
che io stesso stimo, si rivolga al Presidente della Repubblica
- il quale è anche Presidente del CSM - perché intervenga sul
potere legislativo per impedirgli di assolvere alla sua
responsabilità, non ha precedenti nella storia repubblicana e
chiede, Presidente, un suo immediato, pacato, determinato,
equilibrato, ma tempestivo intervento (Applausi).
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