| FRANCO CORLEONE, Sottosegretario di Stato per la
giustizia. Ritengo di dover preliminarmente sottolineare
che siamo di fronte ad una vicenda estremamente delicata, che
vede coinvolti bambini quali possibili o probabili vittime di
abusi sessuali, in relazione alla quale mi pare occorra un
atteggiamento dettato dal massimo di sensibilità possibile. E'
anche doverosa, a mio parere, la massima riservatezza. Ciò
spiega perché userò le sole iniziali delle persone coinvolte.
Suggerirei peraltro la correzione degli atti parlamentari con
l'eliminazione dei nomi dei genitori dei bambini dal testo
dell'atto ispettivo.
In merito alla vicenda, sulla base degli elementi
acquisiti dai competenti uffici, riferisco quanto segue. Con
nota in data 10 marzo 1999 la procura della Repubblica presso
il tribunale di Modena ha rappresentato che il procedimento
penale relativo ai fatti ai quali si fa riferimento
nell'interpellanza, iscritto al n. 1381/97, si è recentemente
concluso con la richiesta del pubblico ministero di rinvio a
giudizio di più imputati per i reati di sequestro di persona
ed atti sessuali commessi in danno di minori di anni dieci
(articoli 110, 605, 609- quater, ultimo comma, del codice
penale).
L'udienza preliminare è fissata per il 31 marzo 1999. Il
procedimento ebbe inizio a seguito delle dichiarazioni rese da
una delle persone offese, che chiamerò M.M., di nove anni,
agli psicologi della ASL di Modena. La bambina affermò che lei
ed altri bambini venivano sottoposti a pratiche orgiastiche,
anche con contenuti macabri di tipo satanico, da un gruppo di
adulti. Tra questi ultimi vi erano i suoi due genitori, i
fratelli di suo padre e suo nonno.
Secondo le dichiarazioni di M.M. anche i quattro
fratellini ai quali si riferiscono gli interpellanti avevano
partecipato a tali pratiche abusive. I quattro fratellini sono
i cugini di M.M., poiché la madre degli stessi è la sorella
del padre di M.M.
Tali dichiarazioni furono poi confermate al pubblico
ministero ed al GIP in sede di incidente probatorio. Il
predetto ufficio giudiziario ha riferito che anche i quattro
fratellini sono stati visitati da medici legali. Tali visite
hanno accertato l'esistenza di tracce di abusi sessuali,
peraltro di entità gravissime in relazione alla maggiore dei
quattro fratelli.
I genitori sono stati convocati due volte dal pubblico
ministero ed esaminati come persone informate sui fatti; la
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volta sono stati anche informati circa l'esito delle visite
mediche che ho ricordato.
Quanto alla perquisizione domiciliare, fu disposta
dall'ufficio giudiziario che ho ricordato per la ricerca di
eventuali prove dei reati per i quali si procedeva.
Con la nota del 10 marzo che ho ricordato la procura della
Repubblica ha precisato anche che la bambina M.M. aveva
riferito che i due genitori dei quattro fratellini, a suo
avviso, erano all'oscuro dei fatti, sicché fino ad allora non
avevano mai assunto la qualità di persone sottoposte ad
indagini. Nella stessa nota del 10 marzo si segnalava, però,
che nell'ultima relazione dei servizi sociali si riferiva di
dichiarazioni rese da uno dei quattro fratelli in ordine a
fatti concernenti i genitori. Al riguardo, proprio in data 10
marzo, era pervenuta la relativa segnalazione che doveva
ritenersi al momento coperta dal segreto investigativo.
Con nota in data 16 marzo, la predetta procura ha
ulteriormente precisato che, in data 11 marzo 1999, cioè il
giorno dopo la data della nota di cui abbiamo riferito, era
stato ascoltato, come persona informata dei fatti,
l'affidatario della più grande dei quattro fratelli, il quale
aveva riferito che la bambina gli aveva confermato di aver
subito abusi da parte delle persone già indagate, ma anche che
sarebbe stata oggetto di violenze sessuali da parte del padre,
con l'attiva complicità della madre. A quanto riferito dalla
bambina, le violenze sarebbero avvenute anche in danno dei
fratelli.
Con ulteriore nota del 17 marzo, cioè alla vigilia della
giornata in cui rispondo all'interpellanza dell'onorevole
Giovanardi, il predetto ufficio ha comunicato che il verbale
relativo alle dichiarazioni rese dall'affidatario era stato
versato negli atti del procedimento pendente dinanzi al GUP e
che, quindi, era stato avviato un procedimento penale nei
confronti dei genitori dei quattro fratelli.
Quanto al provvedimento con il quale il tribunale dei
minori di Bologna ha sospeso la potestà dei genitori sui
quattro fratellini, si rappresenta quanto segue. Dalla lettura
della motivazione del decreto del 6 novembre 1998, trasmesso
con nota in data 10 marzo scorso, emerge che il tribunale
adottò tale provvedimento in via provvisoria, su richiesta del
pubblico ministero, esclusivamente a tutela dei bambini in una
situazione che, all'epoca, cioè prima dello svolgimento degli
ultimi fatti che ho ricordato, era oggettivamente di difficile
valutazione e vedeva coinvolte persone del nucleo familiare
della madre, ma senza ipotesi di responsabilità dei genitori
stessi.
Nel decreto, il tribunale sottolineava in particolare che,
poiché appariva presumibilmente vero quanto affermato dalla
minore M.M., anche se all'epoca i bambini non erano stati
ancora sottoposti alle visite mediche e pur apparendo allo
stato i genitori non coinvolti, essi quanto meno non si erano
accorti di nulla e non avevano affatto percepito l'inevitabile
stato di malessere dei bambini. Questi ultimi, a loro volta,
non avevano evidentemente una relazione affettiva tale da far
loro individuare lo svolgimento di un ruolo di protezione da
parte dei genitori se, nell'ipotesi più favorevole ai genitori
stessi, non avevano riferito nulla di quanto stavano subendo
da parte di altri.
Nel predetto provvedimento, tra l'altro, il tribunale
aggiungeva che il collocamento dei bambini in ambiente
protetto doveva ritenersi finalizzato anche a comprendere
meglio le esperienze vissute dai minori, oltre a rendere
praticabili gli accertamenti medico-legali ed una approfondita
indagine psicodiagnostica.
Con successiva nota dell'11 marzo, il presidente del
tribunale precisava, poi, che il tribunale aveva ritenuto di
dover attendere a procedere all'audizione diretta dei genitori
sia per essere in possesso degli esiti delle indagini
psicodiagnostiche demandate all'ASL, richieste già con il
decreto citato, sia per poter comunicare loro più
approfonditamente l'esito delle indagini penali. Infine, con
nota del 18 marzo - cioè di oggi - è stato comunicato che
nella camera di consiglio del 10 marzo, già in calendario,
nell'ambito dell'attività
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istruttoria in corso è stata esaminata l'evoluzione della
situazione di minori ed è stata fissata la convocazione dei
genitori dinanzi al collegio per il 31 marzo prossimo. Ritengo
opportuno, infine, un ulteriore chiarimento.
Nella seduta della Camera dell'11 marzo scorso l'onorevole
Giovanardi ha accennato anche al rifiuto del presidente del
tribunale di fornirgli telefonicamente informazioni sulla
vicenda. Al riguardo sottolineo che con la nota in data 10
marzo - ricordata più volte - il presidente del tribunale ha
trasmesso anche la nota a sua firma in data 3 marzo 1999
indirizzata al presidente della Corte d'appello e al Consiglio
superiore della magistratura con la quale chiariva i motivi
per i quali non aveva ritenuto di dare tali informazioni. In
tale nota il presidente del tribunale rappresenta che,
ricevuta la telefonata, aveva ritenuto di far presente che non
si potevano dare notizie per telefono e che eventuali
richieste avrebbero dovuto essere rivolte al tribunale per
iscritto. Egli aveva anche precisato che l'accesso al
fascicolo era garantito solo ai difensori degli interessati,
genitori dei minori.
Assai sommessamente voglio ricordare che l'esito di tale
vicenda non è definito. Inoltre, poiché per tutti deve valere
la presunzione di innocenza ma soprattutto perché sono in
gioco la vita e la prospettiva di vita di soggetti deboli -
come indubbiamente sono i bambini in genere e, in particolare,
quelli di cui ci occupiamo - ritengo si debba avere molto
pudore nel mettere sotto la luce dei riflettori della polemica
politica una vicenda umana che deve indurre a riflessioni
anche più generali su delicate questioni. In molte occasioni,
in nome dell'interesse dei bambini, vengono assunte decisioni
che suscitano contrasti, polemiche se non, addirittura, ferite
nella coscienza dei cittadini. Eppure nessuno sa dare una
risposta al tema ineludibile di chi, al di fuori della
magistratura, possa e debba assumere in alcuni casi decisioni
spesso drammatiche. Questo credo sia uno dei punti di quelle
riflessioni generali che richiamavo. Certamente il controllo
giurisdizionale e i rimedi a scelte sbagliate sono previsti
dall'ordinamento; resta il fatto, però, che spesso le vittime
diventano due volte vittime. Concludendo, posso solo affermare
che, nel trattare fatti di tale natura, occorrerebbe un alto
tasso di umanità e una capacità di percezione dei danni che
possono aggiungersi a quelli già realizzatisi.
Come l'onorevole Giovanardi, anch'io sono angosciato che
la vita di quattro bambini e fratelli, da mesi separati, non
sia - me lo auguro e credo che tutti ce lo auguriamo -
irreparabilmente segnata. Ma questo pensiero non deve farci
dimenticare i fatti tremendi che l'accusa ha ipotizzato.
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