| CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, signor
sottosegretario, ancora più sommessamente di lei mi permetto
di sottolineare alcune vicende collegate a questo caso che non
voleva assurgere a caso politico perché sono intervenuto in
seguito ad una lettera autografa di due genitori che mi hanno
scritto in quanto parlamentare. Essi mi hanno segnalato il
caso di un padre e di una madre - così era scritto nella
lettera - che quattro mesi fa, il 12 novembre, alle 6 del
mattino, hanno visto la polizia entrare in casa, sottrarre
loro i quattro figli minori (dai quattro agli undici anni) che
da quella data non hanno più visto. Sono passati quattro mesi
e mezzo nei quali quei genitori non hanno più avuto occasione
di vedere i loro figli! Sanno che sono stati divisi fra di
loro, affidati a diverse famiglie e ad un istituto. In quella
lettera mi segnalavano che non erano indagati loro
personalmente, che non era stata ascritta loro alcuna
responsabilità. Come ha detto il sottosegretario, una
cuginetta dei bambini, di nove anni, aveva accusato il proprio
padre e il proprio nonno di averla coinvolta in pratiche
orgiastiche e di violenza carnale nei suoi confronti e aveva
detto: "anche i miei cuginetti sono stati coinvolti in queste
pratiche".
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Ho letto questa lettera e ho voluto capire come fosse
possibile una vicenda di questo tipo. Sono andato fino in
Emilia, perché naturalmente di queste cose i giornali locali
hanno parlato tantissime volte; sono comparsi sui giornali
nomi e cognomi dei protagonisti, non è una storia segreta, ma
localmente ha avuto grande eco ed è stata approfondita e
dibattuta. Ho incontrato questi genitori, ho incontrato il
parroco di quel paese, un monsignore stimatissimo, sono
entrato in contatto con l'ambiente parrocchiale, con le
maestre e con gli scout; ebbene, tutto il paese ha
solidarizzato con questi due genitori, perché né le maestre,
né gli scout, né il parroco, né gli amici, nessuno si era
accorto di nulla e nessuno sospettava delle violenze che
sarebbero state commesse ai danni di questi minori; nessuno
sospettava o aveva responsabilità da attribuire a questi due
genitori, uno dei quali (la madre) insegna catechismo nella
scuola parrocchiale, mentre il padre è uno stimato operaio.
Mi sono anche domandato perché due genitori scrivano a un
parlamentare, chiedendo aiuto al fine di riavere i loro figli
e mi sono detto che difficilmente una persona, se sa di avere
responsabilità, vuole sfidare i servizi sociali, il tribunale
dei minorenni; se ha qualcosa da nascondere, difficilmente
vuole fare una battaglia aperta, chiedere aiuto apertamente.
Su questo sono stato anche confortato - lo ripeto - da persone
stimabili e autorevoli del luogo, che mi hanno detto di non
credere assolutamente a nessuna responsabilità di questi
genitori. Quando i giornali hanno cominciato a parlare della
vicenda, che è diventata di pubblico dominio, e i servizi
sociali hanno mandato al ministro la loro relazione (quella
del 9 marzo, spedita il 10 marzo), il ministro Diliberto mi ha
detto qui una settimana fa che erano arrivate le relazioni,
che aveva bisogno di approfondirle e che mi avrebbe risposto
oggi in maniera approfondita sulla questione.
Io ho letto questa relazione e pongo intanto qualche
problema generale, che segnalo al sottosegretario. Non sapevo
che fossero i servizi sociali a fare il processo, a svolgere
le istruttorie. Nella relazione si spiega: "Ugualmente è stato
spiegato ai genitori che si sarebbe mantenuto uno stretto
contatto all'interno dell' équipe degli operatori, per
consentire di lavorare sul sistema delle relazioni familiari
ed in particolare di quelle fra i bambini e i loro genitori,
portando materiale emerso dai colloqui con i bambini e i
genitori e viceversa. A tal fine, le sedute con i genitori
sono state effettuate con l'utilizzo di una telecamera a
circuito chiuso, facente la funzione dello specchio
unidirezionale, alla presenza almeno di una delle psicologhe
dei bambini".
Quindi, mi sembra di capire che viene registrato quel che
dicono i genitori, viene fatta vedere ai bambini la
registrazione di quel che hanno detto i genitori e poi i
genitori verrebbero messi a conoscenza di quel che dicono i
bambini e di tutto quello che emerge. E' chiaro che i bambini,
in questi quattro lunghissimi mesi, sono stati sottoposti
ripetutamente dai servizi sociali e dagli psicologi ad
interrogatori, a domande, a sollecitazioni. Qui emergono
certamente fatti inquietanti. Io non contesto l'indagine
giudiziaria che era in corso, che ha portato all'arresto di
quel padre e di quel nonno, sulla base delle dichiarazioni
della cuginetta; era in corso un'indagine penale e la
rispetto. Però, leggo nella relazione che: "di recente una
delle bambine ha raccontato di essere stata accompagnata dal
papà e dalla mamma a strane feste, dove c'erano persone
travestite da pagliacci e da pinguini. La bimba dice di
essersi spaventata molto e di non voler più tornare a queste
feste. Ha spiegato all'educatrice che non aveva paura dei
signori travestiti, ma degli animali (una lepre, un serpente,
un gatto), perché venivano uccisi e li mangiavano. La bambina
dice di non voler più tornare a casa e, messa di fronte al
fatto che i suoi genitori dicono che non è vero che qualcuno
le ha fatto del male, lei risponde che i suoi genitori hanno
detto una bugia e che se li dovesse incontrare gli direbbe di
smettere di far del male ai loro bambini e di picchiarli.
Ultimamente ha
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aggiunto di aver molta paura di essere uccisa, ma di sentirsi
protetta nel posto dove abita adesso". Questa era la festa
dell'asilo, quella con le persone travestite. Certo, poi ci
sono altri passaggi nei quali dicono che li invitavano a fare
il gioco del bruco che era di due colori, giallo e rosa, e la
bambina dice che quando faceva questo brutto gioco con i
marocchini - che temeva molto - c'era sempre il nonno che
voleva fare i giochi che a lei non piacevano. A questo punto
l'educatrice le ha chiesto se il bruco fosse per caso il
"pisellino" e Agnese avrebbe risposto di sì.
In quattro mesi, quindi, si è svolta una vera e propria
azione dei servizi sociali, naturalmente senza
contraddittorio, senza uno psicologo di parte diversa che
potesse sollecitare i bambini a parlare. Ho letto tutte le
relazioni del 10 marzo e ciò che mi ha colpito è che, in
qualche modo, venisse confermata la versione della cuginetta,
che aveva detto: "mio padre, mio nonno mi hanno coinvolto
insieme con i cuginetti". La bambina non aveva mai detto che
gli zii, le persone alle quali sono stati tolti quattro figli,
erano a loro volta responsabili della violenza, non li aveva
mai coinvolti.
Allora, cosa mi stupisce non poco? Premesso che al mondo è
tutto possibile, desidero far rilevare un fatto: oggi, giovedì
18 marzo, il ministro Diliberto - o il Ministero degli affari
sociali - avrebbe dovuto confermarmi un giudizio in merito
alla questione, e proprio ieri, alle 18,30, i genitori dei
quattro fratellini sono stati incriminati, è arrivato loro
l'avviso di garanzia e sono diventati violentatori perché il
pubblico ministero di Modena, sulla base della dichiarazione
della più grande dei quattro bambini, che ha undici anni, ha
detto che le violenze sono state opera dei genitori. Tutto ciò
dodici ore prima della risposta del Governo in questa sede.
Apprendo, quindi, notizie inquietanti. Personalmente ho
cercato di ragionare, non solo influenzato dall'ambiente che
ho visitato e da una madre piangente con la quale ho parlato,
nonché dalle persone vicine alla famiglia, e mi sono domandato
se l'indagine non fosse stata costruita sin dall'inizio sulle
dichiarazioni della cuginetta. Il padre di quet'ultima, che è
stato arrestato, è il fratello della madre dei quattro
fratellini, mentre il padre dei fratellini non è parente del
violentatore. Ora, improvvisamente, si costruisce un
puzzle incredibile: i violentatori non sono solo
componenti di quella famiglia, ma vi è anche una terza
persona, padre dei bambini. Inoltre la cuginetta che aveva
raccontato delle violenze, riferendo che il papà e il nonno
avevano coinvolto i quattro bambini, non esiste più perché il
vero violentatore diventa l'altro padre che violentava i suoi
bambini a casa, senza evidentemente aver mai partecipato alle
orge e ai riti satanici dai quali è partita l'inchiesta.
Infatti, né la cuginetta, né gli arrestati avevano mai fatto
il suo nome come partecipante a tale tipo di attività.
Anch'io, a questo punto, sono in difficoltà; cosa devo
pensare dopo quattro mesi e mezzo? Devo supporre che il
pubblico ministero sia stato obbligato ad inviare l'avviso di
garanzia nel momento in cui è comparso un affidatario che,
all'ultimo secondo, ha detto che i bambini da quattro mesi e
mezzo sono stati tolti alle loro famiglie? L'avviso di
garanzia è stato forse inviato perché una figlia ieri ha detto
che era il padre a violentarla? E' credibile? E'
plausibile?
Il sottosegretario dice che per il 31 marzo è prevista
un'udienza al tribunale dei minori per un chiarimento e
ritengo si tratti dell'udienza relativa ai motivi per i quali
quattro bambini minorenni sono stati tolti al papà e alla
mamma, accusati di non essersi accorti di ciò che accadeva ai
propri figli.
E' possibile che in una famiglia italiana, come la mia o
tante altre, al mattino si presenti la polizia per portare via
i figli di quell'età e dopo cinque mesi il tribunale chiami
per fare domande, confrontare o capire? Il sottosegretario ha
detto che in questi casi non bisogna aggiungere violenza a
violenza. Ma sono queste le procedure da utilizzare nei
confronti dei piccoli?
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Leggendo il verbale, ci si chiede se i bambini, anche di
quattro o sei anni, abbiano parlato in una certa maniera
perché pian piano è venuta fuori la verità o lo abbiano fatto
come a volte succede anche agli adulti: l'altro ieri era il 16
marzo e mi è venuto in mente Aldo Moro, che non era un bambino
di quattro o sei anni, ma, dopo un mese in una situazione
particolare, aveva evidentemente assunto un atteggiamento
psicologico forse più rancoroso rispetto a coloro che pensava
non lo volessero salvare che rispetto ai suoi
sequestratori.
Allora, penso alla situazione di questi bambini dopo un
po' che non vedono più i genitori e questi non hanno più
nessuna relazione con loro. Una parte di quella lettera mi ha
particolarmente colpito: a Natale i genitori volevano mandare
loro un biglietto di auguri, ma i servizi sociali hanno detto
che era inutile farlo, tanto non avrebbero mai più rivisto i
loro figli. Cosa può pensare un bambino quando, per quattro o
cinque mesi, non vede più i suoi genitori, perché sono
spariti, se ne sono andati?
Chiedo al sottosegretario - non lo faccio in modo polemico
-, in quanto rappresentante del ministro della giustizia, ma
vorrei rivolgere la domanda anche alla collega Turco: quale
autorità giudiziaria ha disposto che venissero fatti
interrogatori ed indagini relative a dei minori, senza alcun
contraddittorio, senza che vi fosse nessuno che potesse
difendere la controparte?
Dico ciò anche alle colleghe che siedono nei banchi della
sinistra, perché ieri sono stato particolarmente colpito da un
intervento di un loro collega di Ancona, che ha sollecitato il
Governo a rispondere ad una serie di interrogazioni dei
colleghi DS, relative al tribunale dei minori di Ancona,
segnalando una serie di iniziative, a suo dire allucinanti,
che sono un po' una variazione sul tema; si tratta di realtà
in cui determinati soggetti si muovono senza alcun
contraddittorio, prendono decisioni senza che si sappia bene
con chi si confrontino.
A volte ho l'impressione che si tratti di una situazione
patologica, come quando un organismo è malato; ma, se una
persona ha la febbre, si cerca di farla scendere e non si
ammazza il malato, perché così non c'è più la febbre.
Mi sembra che determinati approcci alla materia rischino
di essere più traumatizzanti di una situazione che, se non
vogliamo essere khomeinisti - perché credo che nessuno abbia
in mano la verità rivelata -, può avere almeno due sbocchi: il
primo è quello di dimostrare la responsabilità che emerge
dalle accuse; ma il secondo, dopo aver conosciuto gli
interessati, dopo aver parlato con i testimoni, dopo essere
stati sul luogo, può anche essere quello di giungere alla
conclusione - e forse questa è la soluzione più probabile -
che questo padre e questa madre non abbiano nulla a che vedere
con quanto è accaduto.
In questo caso, dopo cinque mesi, dopo un traumatico
allontanamento, dopo le prove a cui sono stati sottoposti i
figli in questa maniera, chi recupera una situazione che è
stata, comunque, compromessa fino a tal punto? E se non fosse
vero - è un ragionevole dubbio, visto che per cinque mesi
nessuno ha accusato questo padre e questa madre - che essi
hanno fatto violenza ai loro figli, dato che la cosa è venuta
fuori, come un fulmine a ciel sereno, dodici ore prima che il
Governo rispondesse in quest'aula e, casualmente, proprio dopo
che i genitori avevano scritto ad un parlamentare, dopo che il
fatto era stato conosciuto, non solo localmente, ma anche a
livello nazionale e i giornali ne avevano parlato?
Crede che qualcuno mi possa togliere dalla testa che vi è
stata un'improvvisa accelerazione di determinate dinamiche,
talché, non sapendo o non potendo spiegare all'opinione
pubblica come sia possibile che in un paese civile come
l'Italia per cinque mesi quattro minori siano stati
allontanati dai genitori senza che questi fossero indagati, è
stata subito "spiattellata" la soluzione: ma come non sono
indagati?
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Dalle 18,30 di ieri hanno ricevuto l'avviso di garanzia: i
violentatori sono loro. Questa è l'accusa, che peraltro mi
sembra arrivi fuori tempo massimo rispetto alla dinamica degli
avvenimenti che ho illustrato.
Non voglio fare il khomeinista, voglio fare la persona
ragionevole: accolgo l'invito del sottosegretario, ma nello
stesso tempo vorrei che i ministri della giustizia e degli
affari sociali, non tanto alla luce della mia interpellanza ma
in relazione a strumenti di sindacato ispettivo presentati da
colleghi di tutti i gruppi politici, si occupassero più da
vicino dei tribunali dei minorenni, verificandone il
funzionamento. Dovrebbero anche accertare il ruolo dei servizi
sociali territoriali, che non si capisce se siano la longa
manus dei tribunali, se rappresentino l'accusa ovvero se
debbano aiutare l'accusa ad indurre, attraverso una serie di
indagini, di domande e di suggestioni, i bambini a dichiarare
come vero l'assunto accusatorio iniziale. E' questo lo scopo
che si prefiggono? Leggendo i verbali ho l'impressione che sia
così, specialmente nella parte iniziale, dove si descrive
l'atteggiamento dei genitori che, nel momento in cui i bambini
vengono portati via, piangono, si disperano, protestano e
inveiscono. Chiedo a ciascuno di voi: se un giorno accadesse
che la polizia vi portasse via da casa i figli alle sei del
mattino, non protestereste, non definireste impossibile
l'accusa? Mi sembrerebbero reazioni molto normali rispetto ai
fatti.
Vorrei ora fare un cenno al rapporto tra le istituzioni,
di cui si è anche occupato il sottosegretario. Certamente
avrei potuto presentare immediatamente un'interpellanza
parlamentare o un esposto al Consiglio superiore della
magistratura. Mi riservo tuttavia di trasmettere al CSM quanto
ho detto oggi in quest'aula perché la dinamica e i tempi di
questa vicenda sicuramente non mi lasciano soddisfatto, anche
perché credo che fra le istituzioni debba esservi un rapporto
civile. Così come ho sentito il parere dei genitori, del
parroco, di cittadini di Finale Emilia, degli avvocati, mi è
sembrato giusto, prima di presentare un'interpellanza
parlamentare, conoscere l'opinione del presidente del
tribunale. Quello al quale mi sono riferito avrebbe potuto
benissimo parlare con me spiegandomi le dinamiche e le
procedure a cui si attiene il tribunale. Non era necessario
entrare nel merito della questione, avrebbe potuto benissimo
dirmi: venga a trovarmi. Qui siamo tutti impegnati sul fronte
delle istituzioni, non c'è chi ha diritto ad avere un "delirio
di onnipotenza" e chi non lo ha: un magistrato è una persona
impegnata istituzionalmente come lo è un parlamentare e in un
confronto tra istituzioni ciascuno porta la propria esperienza
e le proprie osservazioni. Mi pare che l'unico tipo di
rapporto che si vuole instaurare sia quello di rinviare agli
avvocati per recuperare gli atti o di invitare alla
presentazione di un'interpellanza parlamentare; mi chiedo
allora quale tipo di rapporto tra istituzioni voglia
instaurare chi, davanti a situazioni di questo genere, ritiene
di risolverle attraverso carte bollate e timbri o avvisi di
garanzia che all'ultimo secondo "coprono" - lo dico tra
virgolette - una situazione.
Faccio questa riflessione nell'interesse dei minori e
delle famiglie. In Italia si parla tanto di famiglia ma non si
può non riflettere quando si legge sui giornali che negli
ultimi quaranta giorni in più casi diversi tra loro i
tribunali dei minorenni si sono trovati nell'occhio del
ciclone, quando interpellanze presentate da deputati di tutti
i gruppi politici lamentano situazioni che non si può credere
siano vere (a volte abbiamo assistito anche a marce indietro o
a conferme). Peraltro si deve constatare una costante mancanza
di dialogo su decisioni che potrebbero essere assunte dopo un
confronto con le famiglie interessate e con un po' più di
umanità, anche perché spesso si tratta di famiglie che versano
in uno stato di difficoltà, per lo più economiche, il che non
significa che i genitori vogliano meno bene ai propri figli o
che, di fronte a difficoltà, i figli debbano essere
allontanati.
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Credo che il Governo - il ministro della giustizia ed il
ministro per la solidarietà sociale - debba farsi carico di
questioni del genere.
Per quanto riguarda la specifica fattispecie oggetto
dell'interpellanza, prendo atto che vi è un'indagine in corso;
tuttavia, credo che le procedure siano state assolutamente
atipiche; il ruolo dei servizi sociali non è disegnato, credo,
da nessuna norma del nostro ordinamento. Do tuttavia atto al
sottosegretario di aver risposto nella maniera in cui oggi era
in grado di rispondere. Trasmetterò, comunque, questo mio
intervento anche al Consiglio superiore della magistratura.
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