| ALBERTA DE SIMONE. Signor Presidente, l'interpellanza ha
ad oggetto un fatto gravissimo accaduto in un ospedale di
Benevento: un neonato di nove giorni che stava per essere
dimesso dall'ospedale, avendo già raggiunto il peso di 1.850
grammi, dopo nove giorni in una incubatrice, è stato, a
seguito di una penosa agonia, trovato morto in condizioni
misteriose.
La novità, dopo otto giorni da quando abbiamo scritto e
presentato l'interpellanza, consiste nel fatto che sono
arrivati sette avvisi di garanzia al personale dell'ospedale -
sia alla direzione sanitaria, sia al personale di vigilanza -
in cui si parla di omicidio colposo e di omissioni nella
vigilanza e nella sostituzione del personale e di negligenze,
di imperizie e di omissioni nella manutenzione
dell'incubatrice e nei previsti criteri di tale manutenzione,
che erano totalmente ed assolutamente discrezionali.
Onorevole sottosegretario, la ragione per cui illustriamo
questa interpellanza è che non pensiamo che si tratti soltanto
di un caso di malasanità; né pensiamo che sia compito del
Parlamento e del Governo sostituirsi alla magistratura nelle
indagini e condannare alle giuste pene i responsabili di un
fatto così grave.
Noi pensiamo che questo episodio, come la situazione che
in genere si sta verificando nel paese - poc'anzi si discuteva
ugualmente di bambini -, dimostri che si è incrinato un
elemento fondamentale per la convivenza civile: quello della
sicurezza.
Vogliamo, cioè, che questo argomento sia trattato dal
punto di vista generale e della prevenzione. Sono decine e
decine le coppie che danno alla luce un primo o un secondo
figlio sotto peso e che, pertanto, sono costrette a mantenere
il proprio nato, per i primi giorni di vita, nell'incubatrice
di un ospedale. Siccome una tale eventualità è molto
frequente, è molto forte la paura che si è diffusa tra i
genitori ed aumenta il senso di insicurezza tra coloro che
hanno avuto la medesima esperienza.
La problematica che l'interpellanza vuole sollevare è
quella della prevenzione: come è possibile che macchine
sanitarie, incaricate di garantire la vita a chi è nato sotto
peso, siano poi soggette ad usura, non siano effettuati sulle
stesse i controlli necessari o che personale adibito alla
vigilanza trascuri i propri compiti? Come è possibile che il
personale incaricato di sostituire i lavoratori assenti ometta
di effettuare le sostituzioni?
Il grave episodio richiede un intervento dell'esecutivo
molto rigoroso e molto dettagliato. Bisogna controllare tutti
i reparti degli ospedali, perché questa è sanità pubblica;
bisogna controllarli e svolgere una funzione di prevenzione
rispetto a questi incidenti, sapendo che sul tema della
nascita in Italia vi è un vuoto spaventoso.
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Questa Assemblea ha discusso per ore ed ore di ingegneria
genetica, ma non abbiamo mai avuto il piacere di poter
esaminare proposte di legge presentate da più di due anni e
che riguardano la nascita, il parto, le tecniche che si usano,
l'eccesso di medicalizzazione, il modo di accogliere un
neonato, sapendo che l'equilibrio psicofisico di una persona
adulta dipende - anche questo è scientificamente dimostrato -
dalla serenità e dal calore con cui viene accolta nei primi
istanti e nei primi giorni di vita.
Abbiamo un sistema sanitario nel suo complesso arretrato
ed io trovo strano che proprio nel momento in cui il ministro
della sanità ed uno dei suoi sottosegretari sono donne,
sicuramente preparate ed in gamba, non si sia posta la dovuta
attenzione al tema della nascita, in questo paese. E'
dimostrato, per esempio, che nelle sale parto vi sono rumori
talmente assordanti e luci talmente violente da creare
disturbi per il bimbo che esce dal grembo materno, il quale
viene accolto in un ambiente non idoneo. E' dimostrato anche
che dal 1993 il rapporto tra nati e morti in Italia è
negativo: abbiamo un calo della natalità spaventoso. Sappiamo,
naturalmente, che ciò indica senz'altro un sentimento della
maternità e della paternità molto più consapevole: oggi, cioè,
un uomo e una donna prima di fare un figlio lo progettano; il
figlio, quindi, corrisponde, in genere, ad un progetto di vita
e non ad una casualità. I genitori oggi dedicano ai figli una
cura molto più attenta, rispetto a quando le nascite erano
accettate come conseguenza del caso.
Oltre alla forte caduta della natalità, il nostro paese ha
un altro triste primato, sul quale desidero richiamare
l'attenzione: quello dei parti cesarei. In Italia si
partorisce chirurgicamente nel 22,4 per cento dei casi ed i
parti cesarei sono raddoppiati negli ultimi dieci anni,
passando dall'11 al 22,4 per cento; non vi è peraltro alcun
rapporto tra tale aumento e la diminuzione della mortalità
infantile. Quest'ultima, infatti, era già stata abbattuta
negli anni precedenti ed è rimasta allo stesso punto, quindi
l'enorme aumento del ricorso al metodo chirurgico appare
largamente ingiustificato. Si consideri, inoltre, che il
maggior numero dei parti cesarei non avviene negli ospedali,
dove normalmente si ricoverano i casi urgenti, bensì nelle
cliniche private, che in genere non accolgono i casi di parti
difficili o di improvvise complicazioni.
Credo, insomma, che l'intero tema del nascere nel nostro
paese ponga una serie di interrogativi. Ci si deve chiedere
perché vi sia una medicalizzazione eccessiva, perché si
verifichi questo scandaloso aumento dei parti cesarei, se vi
sia corrispondenza tra il parto chirurgico ed il fatto che lo
Stato paga una tariffa doppia rispetto a quella prevista per
il parto fisiologico. Ci si deve chiedere, ancora, perché non
si attendano i tempi naturali, ma si faccia uso di farmaci
acceleranti; come viene accolto un bambino che apre gli occhi
al mondo, se ciò avviene con le dovute cautele, con luci
adeguate e con tutte le cure necessarie affinché diventi una
persona serena, equilibrata, non scioccata dall'esperienza
della nascita. Dobbiamo chiederci se la nascita debba essere
svalutata al livello di un'operazione di appendicite o se
invece si voglia creare (e credo che l'esecutivo ed il
Parlamento abbiano un grande compito da svolgere in proposito)
una diversa cultura della vita, della nascita,
dell'accoglienza. Una cultura diversa servirebbe a tirare
fuori il nostro paese dai livelli negativi che ha registrato
finora (l'eccesso di medicalizzazione, il taglio operativo e
la questione della mancanza di sicurezza). E' soprattutto nei
casi di bambini nati prematuri o sottopeso che io credo debba
cadere ogni discorso tendente ad economizzare sul personale:
la vigilatrice è la madre, è colei, cioè, che accompagna un
bambino alla vita.
Pertanto, è certamente opportuno che la magistratura
faccia le sue indagini e che i colpevoli di questo fatto
gravissimo, avvenuto alla vigilia del 2000 nell'ospedale Rummo
di Benevento, siano giustamente puniti; ma gli organismi
preposti al Governo di questo paese, a cui spetta creare
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una cultura attraverso le leggi, sappiano che l'azione più
efficace è quella preventiva.
Pertanto, questo non deve rimanere un caso isolato e la
nostra coscienza non deve sentirsi a posto perché sono stati
emanati sette avvisi di garanzia e qualcuno forse andrà in
carcere; esso deve servire da monito per promuovere ispezioni
e controlli e per arrivare alla sostituzione di tutte le
incubatrici vecchie: una prevenzione, cioè, che restituisca ai
cittadini il senso di sicurezza e di fiducia nelle strutture
sanitarie pubbliche in modo da portarli nuovamente a
progettare di avere un figlio.
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