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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


435291
STA0507-0248
Somm. e Sten. d'Aula n. 507 del 18 marzo 1999 (STA13-507)
(suddiviso in 273 Unità Documento)
Unità Documento n.248 (che inizia a pag.53 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.232)
SVOLGIMENTO: 2 - 01704; 2 - 01688; 2 - 01696; 2 - 01709; 2 - 01707; 2 - 01710. ...(Morte di un neonato in una incubatrice nell'ospedale di Benevento)
...SVOLGIMENTO: 2 - 01704; 2 - 01688; 2 - 01696; 2 - 01709; 2 - 01707; 2 - 01710. ...(Morte di un neonato in una incubatrice nell'ospedale di Benevento)
ALBERTO SIMEONE.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 12,40)
ZZSTA ZZRES ZZSTA180399 ZZSTA990318 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA507 ZZ13
    ALBERTO SIMEONE.  Signor Presidente, vorrei essenzialmente
  integrare quanto testé riferito dall'onorevole De Simone.
     La storia della sanità a Benevento andrebbe osservata con
  occhio molto più attento da parte del Governo.  Ho avuto la
  sfortuna di verificare in più occasioni come la sanità a
  Benevento sia a livello di terzo mondo.  Ho presentato due atti
  di sindacato ispettivo: il primo risale al 25 luglio del 1997,
  mentre l'altro al 21 ottobre del medesimo anno.  A tali
  documenti il Governo rispose senza riuscire ad individuare le
  cause del degrado che veniva denunciato.  Eppure, quelli erano
  tempi non sospetti rispetto agli attuali in cui si è
  verificato quest'ultimo tragico evento.  L'episodio è ancora
  più inquietante se si rapporta all'incapacità del Governo di
  individuare le responsabilità che erano state allora
  denunciate e di accertare le carenze che venivano chiaramente
  indicate dall'interrogante.
     Allora - parlo di circa due anni fa - si parlava solo di
  razionalizzare il servizio sanitario nazionale come se questi
  termini la volessero dire lunga sulla situazione della sanità
  nel nostro paese.  Sembrava si trattasse di una sanità di
  prim'ordine, ma che in realtà non fosse tale lo dice
  chiaramente la storia costellata di episodi, che elencherò in
  seguito, dell'azienda ospedaliera Gaetano Rummo di Benevento.
  Si tratta di un'azienda ospedaliera che è stata dichiarata di
  rilievo nazionale: non so come si possa dichiarare di rilievo
  nazionale un ospedale che presenta carenze veramente forti e
  in cui si verificano episodi inquietanti quale quello (mi
  riferisco alle condizioni in cui essa è avvenuta) della morte
  del piccolo Tonino avvenuta il 9 marzo ultimo scorso.
     Ebbene, in quegli atti ispettivi denunciavo come quella
  razionalizzazione del servizio sanitario andava a comprimere
  il diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto ad ogni
  cittadino.  I criteri privatistici, che avrebbero dovuto
  ispirarsi ad una esigenza di più spiccata efficienza e qualità
  del servizio sanitario nazionale, andavano invece a tradursi e
  ad esaurirsi in una privazione del cittadino di quel diritto
  alla salute costituzionalmente sancito.  Il  management  -
  così adesso viene definita l'attività della dirigenza
  ospedaliera - si sottraeva spesso ai principi di legalità ai
  quali avrebbe dovuto sempre e comunque informare la propria
  azione.
     I criteri privatistici che avrebbero dovuto operare uno
  stravolgimento in senso positivo, secondo le intenzioni di
  coloro che avevano tanto sollecitato quella riforma, e che
  avrebbe dovuto dare alle aziende ospedaliere un tasso di
  qualità altissimo si rivelavano invece come un autentico
  sopruso commesso nei confronti del povero cittadino
  indifeso.
     Vi era tutta una serie di denunce che l'interrogante
  all'epoca sollevava e che trovavano il conforto in una
  denunzia fatta dalla CGIL-funzione pubblica di Benevento e
  dall'associazione sindacale medici dirigenti e coordinamento
  italiano medici ospedalieri, che rappresentavano come anche la
  riduzione dei posti letto rispondeva a quei principi
  ragionieristici che avrebbero dovuto sempre e comunque
  contraddistinguere e contrassegnare l'attività manageriale
  della struttura ospedaliera pubblica di Benevento.  Mentre
  appunto si tentava, da un punto di vista medico, di
  razionalizzare il servizio sanitario
 
                              Pag. 54
 
  e quindi la spesa pubblica attraverso la riduzione dei posti
  letto ospedalieri, veniva approvata il 30 giugno 1997 una
  delibera, in evidentissima contraddizione con la delibera
  soppressiva dei posti letto, con la quale gli stipendi del
  direttore sanitario e del direttore amministrativo aumentavano
  del 50 per cento rispetto a quelli iniziali.  Forse la
  razionalizzazione della spesa pubblica doveva sì tener conto
  della riduzione dei posti letto di una sanità terzomondista,
  ma non poteva non tenere nella giusta considerazione le grandi
  qualità del  management  aziendale!
     A fronte di questa politica della riduzione dell'offerta
  sanitaria pubblica, si aveva uno scompenso veramente forte non
  solo nella specializzazione dell'ospedale Rummo ma anche nella
  rete ospedaliera periferica di pronto soccorso attivo come a
  Sant'Agata de' Goti, a Cerreto Sannita e a San Bartolomeo in
  Galdo.  Sono tre paesi che potremmo definire di frontiera, non
  solo da un punto di vista meramente sanitario, ma anche
  sociale.  La gestione manageriale produceva, come conseguenza
  naturale, un drastico calo dell'occupazione, in una zona già
  fortemente depressa, sempre in omaggio al principio della
  razionalizzazione della spesa pubblica.
     Si chiedeva un'ispezione ministeriale che potesse
  accertare le motivazioni che avevano provocato la diminuzione
  dei posti letto e, nel contempo, l'aumento del 50 per cento
  dei compensi del  management  aziendale.  Ma, il precedente
  documento ispettivo, pur sollevando i problemi di assoluto
  interesse, non trovava alcun recepimento da parte del
  sottosegretario che dava risposte estremamente vaghe.
     Proprio in virtù di questo primo atto ispettivo che
  sollevava il problema della razionalizzazione del servizio
  sanitario pubblico, presentai, in data 21 ottobre 1997,
  un'altra interrogazione.  I sindacati - parlo del sindacalismo
  nazionale, signor Presidente, non di quello di categoria che
  cerca di farsi pubblicità sotto una sigla qualsiasi sollevando
  problemi anche laddove non esistono - vedevano negli atti del
  management  aziendale la lesione del diritto alla salute
  del cittadino.  In base a quelle specifiche accuse, riportai
  pedissequamente nella mia interrogazione le denunce mosse dal
  sindacalismo nazionale: attivazione precaria del  day
  hospital,  mancata istituzione dei protocolli
  diagnostico-terapeutici, non rilevazione dei carichi di
  lavoro, non definizione delle piante organiche, non
  organizzazione del DEA e dei dipartimenti, non attivazione
  delle divisioni di alta specialità, non informatizzazione
  globale.  Rispetto a tutti questi settori di intervento, la
  dirigenza si limitava soltanto a dichiarazioni di intenti e ad
  operazioni di facciata senza realizzare iniziative concrete
  che potessero favorire in quell'azienda ospedaliera una reale
  salvaguardia della salute pubblica.  Si trattava di interventi
  riconducibili ad aspetti del bilancio, perché tutto avveniva
  in termini ragionieristici ed è veramente grave constatare che
  si valutino solo gli aspetti finanziari, trascurando la salute
  del cittadino.
     Solo il  management  aziendale si preoccupava di
  trovare le capacità di autofinanziamento dell'azienda
  ospedaliera, che era di gran lunga inferiore all'ammontare
  delle spese gestionali sostenute.  Il tutto con un saldo
  negativo di circa 3 miliardi e 500 milioni, cifra destinata ad
  incrementarsi per effetto della riduzione dei ricoveri e resa
  ancora più grave dalla contestuale riduzione dei posti letto.
  Il tasso di utilizzazione degli ambulatori dell'azienda ha
  fatto registrare, in seguito a questa politica aziendale, un
  netto decremento.  Le conseguenze sono state quindi
  assolutamente negative, con la rilevazione dei carichi di
  lavoro affidata a ditte esterne senza che a tutt'oggi se ne
  conoscano assolutamente i risultati, con sospetti di gravi
  irregolarità sulla gestione del processo di informatizzazione,
  con carenze organizzative a livello funzionale di un'estrema
  gravità riscontrate con riferimento al centro unico di
  prenotazione telematica.
     Anche in questo caso si è ritenuto opportuno ribadire la
  necessità di arrivare ad una Commissione d'inchiesta cui fosse
  affidato l'espletamento di una scrupolosa
 
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  indagine sulla gestione dell'azienda ospedaliera, non però
  dal punto di vista giudiziario.  Infatti, è la magistratura
  ordinaria che accerta se sussistano o meno responsabilità di
  ordine penale, mentre la Commissione d'inchiesta di cui si
  faceva richiesta avrebbe avuto il solo compito di verificare
  se la gestione dell'azienda fosse rispettosa delle regole.
  Anche in questo caso, però, le nostre preoccupazioni, che
  erano assolutamente fondate, non venivano accolte.
     Signor Presidente, la storia recente - mi riferisco agli
  anni 1997, 1998 e 1999 - la dice lunga sull'incapacità della
  dirigenza ospedaliera del Rummo, se è vero come è vero, ad
  esempio, che il 10 novembre 1997 veniva chiusa una prima volta
  la camera iperbarica e poi definitivamente il 6 ottobre 1998
  (attualmente è ancora chiusa).  Aggiungo che il reparto
  psichiatria veniva chiuso il 7 febbraio 1999 e riaperto il 9
  marzo scorso.  La cosa strana - sono fatti che accadono
  nell'ospedale Rummo di Benevento - è che il reparto di
  psichiatria è stato parzialmente riaperto, ma la dirigenza
  sanitaria del presidio non sa se esso sia stato effettivamente
  riaperto o meno, perché la comunicazione è avvenuta tra un
  manager  ed un altro, tra un dirigente ed un altro.
  Nell'ambito del reparto di cardiologia, inoltre, l'unità di
  terapia intensiva coronarica è stata chiusa l'11 marzo scorso.
  L'ultimo episodio è la morte il 9 marzo del piccolo Tonino in
  una culla che si è trasformata tragicamente in una bara dove
  quel neonato, che si apprestava a lasciare l'ospedale per
  tornare a casa perfettamente guarito, subiva ustioni di
  secondo e terzo grado su tutto il corpo.
     Questa è la sanità a Benevento, signor Presidente.  Mi
  auguro che da questa relazione, forse fin troppo scarna, ma
  certamente appassionata e veritiera, il Governo possa trarre
  le giuste conseguenze.
 
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