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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


435293
STA0507-0250
Somm. e Sten. d'Aula n. 507 del 18 marzo 1999 (STA13-507)
(suddiviso in 273 Unità Documento)
Unità Documento n.250 (che inizia a pag.55 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.232)
SVOLGIMENTO: 2 - 01704; 2 - 01688; 2 - 01696; 2 - 01709; 2 - 01707; 2 - 01710. ...(Morte di un neonato in una incubatrice nell'ospedale di Benevento)
...SVOLGIMENTO: 2 - 01704; 2 - 01688; 2 - 01696; 2 - 01709; 2 - 01707; 2 - 01710. ...(Morte di un neonato in una incubatrice nell'ospedale di Benevento)
ANTONINO MANGIACAVALLO, Sottosegretario di Stato per la sanità. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 12,40)
ZZSTA ZZRES ZZSTA180399 ZZSTA990318 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA507 ZZ13
    ANTONINO MANGIACAVALLO,  Sottosegretario di Stato per la
  sanità.  Desidero innanzitutto ringraziare gli onorevoli che
  sono intervenuti, perché oltre alle questioni riguardanti la
  vicenda del bambino morto nell'incubatrice, hanno sollevato
  altre problematiche che già sono all'attenzione del Ministero
  della sanità, almeno per quello che riguarda le sue
  competenza.
     La collega De Simone faceva riferimento alla facile
  ospedalizzazione per quanto riguarda i parti, all'eccessivo
  ricorso - almeno a suo modo di vedere - al taglio cesareo,
  allo smoderato uso di farmaci acceleranti.  Debbo dire che
  questa incidenza particolare della ospedalizzazione e delle
  pratiche ad essa connesse è già all'attenzione del Ministero
  della sanità.  Non entro evidentemente nel merito di quelle
  valutazioni che esulano dalla stretta competenza del Ministero
  della sanità, come ad esempio il calo delle nascite (avremo
  modo di valutare meglio questi aspetti in altra sede).
  Riguardo alle motivazioni aggiuntive del collega Simeone,
  relativamente, ad esempio, al riconoscimento dell'azienda di
  Benevento come azienda di interesse nazionale ovvero alla
  diminuzione dei posti-letto, mi permetto di ricordare in
  questa sede che ciò non rientra nella competenza del Ministero
  della sanità ma dell'amministrazione regionale.
     Entro ora nel merito della vicenda relativa al
  ritrovamento del neonato morto dentro un'incubatrice del
  reparto di neonatologia dell'ospedale Rummo di Benevento.
  Appena appresa la dolorosa notizia, il ministro della sanità
  ha attivato immediatamente il servizio ispettivo del ministero
  per accertare, con una ispezione, le cause della morte tragica
  del neonato presso l'ospedale citato.
     Più precisamente, in data 10 marzo sono giunti sul luogo
  dell'incidente cinque funzionari ministeriali non solo per
  accertare che cosa fosse accaduto nel reparto dove è deceduto
  il neonato, ma anche per estendere l'accertamento alle misure
  di sicurezza dell'intero ospedale; come ha sostenuto
  giustamente la collega
 
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  De Simone, non si tratta di un problema solo di carattere
  giudiziario, perché la questione deve essere affrontata in
  termini di prevenzione e di sicurezza, come ha fatto e
  continua a fare il Ministero della sanità.
     L'incidente che si è verificato, infatti, ripropone il
  problema dei controlli all'interno delle aziende sanitarie,
  controlli che spettano oggi solo alle stesse aziende, ma che
  dovranno essere rafforzati - facciamo tesoro anche della sua
  sollecitazione, peraltro già oggetto di assicurazioni da parte
  del ministro - prevedendo anche nuovi poteri di tutela della
  salute da parte del Ministero della sanità.
     Il nucleo ispettivo incaricato dell'indagine ha avuto cura
  di predisporre un'adeguata relazione in ordine agli elementi
  informativi e ai dati obiettivi che sono stati raccolti nel
  corso dell'ispezione.  Dalla relazione agli atti risulta che la
  sezione neonatale dell'ospedale Rummo di Benevento è suddivisa
  in quattro locali e consta di una medicheria, di una sala
  culle di circa cinquanta metri quadrati, contenente ben trenta
  culle.  Vi è poi un locale riservato al personale
  infermieristico ed ausiliario ed un altro locale destinato
  alla collocazione delle incubatrici e delle attrezzature
  fototerapiche.
     Preliminarmente, corre l'obbligo di riferire che
  l'incubatrice del tipo Vichers, modello 59, dove era stato
  sistemato il neonato morto il 9 marzo 1999, è stata posta
  sotto sequestro per ordine della competente autorità
  giudiziaria.
     L'unità operativa pediatrica dell'ospedale Rummo si
  compone, poi, di nove medici e trentasei fra infermieri
  professionali, vigilatrici, puericultrici ed ausiliari; di
  questi, sedici unità di personale non medico sono assegnate
  alla sezione neonatale, il cui servizio è organizzato in
  turni, entro le ventiquattro ore, che assicurano costantemente
  la presenza, nel corso di ciascun turno, di una infermiera o
  vigilatrice e di una puericultrice.  Una terza unità
  infermieristica è assicurata nel corso del primo turno, che va
  dalle ore 8 alle ore 14.
     Il servizio medico viene assicurato con guardia attiva
  nelle ventiquattro ore e con visita sistematica durante il
  turno che va dalle ore 8 alle ore 14; qualora per i neonati si
  dovesse manifestare una situazione clinica particolarmente
  critica, questi vengono affidati a strutture dotate di terapia
  intensiva neonatale tramite il circuito di emergenza regionale
  coordinato dalla centrale operativa di Caserta, che provvede
  alle operazioni di trasferimento con autoambulanza
  medicalizzata o altro, provvisto di incubatrice per
  rianimazione.
     Al momento dell'increscioso evento, erano presenti in
  servizio il medico pediatra dottor Angelo Giovanni Puzzo, la
  vigilatrice Antonietta Lettere, la puericultrice Amalia
  Catallo e l'anestesista rianimatore dottor Filippo Zotti.
     In ordine all'accaduto, gli ispettori ministeriali
  apprendevano dal dottor Spinosa, primario della divisione di
  pediatria e neonatologia, che il personale infermieristico di
  turno alle ore 5,15, non rilevando alcunché di anomalo
  all'interno del locale dove sono situate le incubatrici,
  avrebbe poi provveduto ad altre mansioni presso il locale
  adiacente dove allocano le culle.  Alle ore 6 la signora
  Lettere, nell'atto di recarsi presso l'incubatrice, si rendeva
  conto delle condizioni gravissime in cui versava il neonato.  I
  sanitari tentavano subito la rianimazione cardiocircolatoria
  con massaggio cardiaco esterno, intubazione e ventilazione di
  ossigeno al 100 per cento e, alle ore 6,40, vista
  l'inefficacia della rianimazione, si constatava il decesso del
  neonato.  Il dottor Spinosa ha reso agli ispettori ministeriali
  una dichiarazione nella quale si afferma il costante controllo
  delle apparecchiature in dotazione all'unità ospedaliera
  pediatrica da parte del personale medico e non medico.
  Qualsiasi segnale di cattivo funzionamento dà luogo alla
  immediata disattivazione dell'apparecchiatura cui segue
  tempestiva richiesta di intervento dell'ufficio tecnico.  Gli
  ispettori ministeriali, in proposito, hanno avuto modo di
  riscontrare la mancanza di specifiche procedure scritte per
  l'utilizzo delle apparecchiature in dotazione.  Nel caso poi
  delle due
 
                              Pag. 57
 
  incubatrici in dotazione all'unità operativa pediatrica e, in
  particolare, della loro manutenzione, gli ispettori hanno
  appurato che dal gennaio del 1995 è previsto un sistema di
  intervento per chiamata unicamente per cause di guasto e non
  per la ordinaria e periodica verifica.  Al riguardo, giova
  precisare che l'apparecchiatura in parola è stata acquistata
  nell'aprile 1981.  Sotto l'aspetto organizzativo, i funzionari
  incaricati dell'ispezione hanno tenuto a rilevare
  l'insufficienza del personale infermieristico addetto
  all'unità operativa neonatale in relazione al numero di
  neonati degenti e ai compiti che ne conseguono, espletati
  anche al di fuori del nido stesso.
  Quindi, la situazione di carenza del personale è
  strettamente correlata alla qualità del servizio svolto, però
  anche la mancata identificazione dei rischi, soprattutto di
  quelli derivanti dall'uso di apparecchiature in dotazione non
  garantisce adeguata sicurezza.  Quest'ultimo aspetto trova
  peraltro conferma in un verbale redatto in data 13 febbraio
  1996 dal servizio di prevenzione dell'azienda sanitaria locale
  Benevento 1.  Nel citato documento vengono riscontrate una
  serie di contravvenzioni in materia di sicurezza e, in
  particolare, l'omessa - leggo testualmente - istituzione di
  documentazione con elenco degli apparecchi elettromedicali in
  uso negli ambienti, corredata di dichiarazione di rispondenza
  alle norme CEE 62/5, fascicolo 1445 e procedure per la loro
  manutenzione e controllo in relazione alle istruzioni del
  produttore.
     A conclusione della relazione ispettiva i funzionari
  incaricati hanno evidenziato l'opportunità di una verifica
  circa lo stato complessivo dell'intera struttura sanitaria con
  particolare attenzione ai requisiti strutturali organizzativi
  e tecnologici e allo stato di attuazione delle norme di
  sicurezza cui la collega De Simone faceva riferimento.
 
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