| ALBERTO ACIERNO. Signor Presidente, signor rappresentante
del Governo, i risultati dell'economia italiana nel 1998, pur
in presenza di dati positivi per la finanza pubblica,
presentano un quadro allarmante rispetto alla crescita
economica, inferiore alle previsioni, e alle prospettive di
sviluppo per il 1999 in grado di riassorbire l'elevata
disoccupazione soprattutto giovanile e meridionale.
Il patto per lo sviluppo e l'occupazione, che costituisce
la premessa per un rilancio dello sviluppo, attraverso una
forte azione degli investimenti pubblici e privati, non marcia
come era auspicato, perché, come viene fatto rilevare, è stato
messo in piedi un sistema burocratico e di procedure
semplicemente spaventoso per il quale vi sono centinaia di
aziende con progetti di investimento che aspettano risposte
rapide e concrete.
I patti territoriali nel 1997 hanno determinato nuovi
occupati per 7 mila unità e un'occupazione totale per 10 mila
unità, a fronte di ingenti risorse impiegate, valutate in
1.245 miliardi, e con un onere per lo Stato di 910
miliardi.
Gravissimi ritardi, imputabili all'amministrazione
centrale dello Stato - come rilevato dal presidente
dell'Unione industriali di Treviso, dottor Tognana -, si
riscontrano nella realizzazione del patto territoriale per
Manfredonia, che, attraverso un pacchetto di progetti, avrebbe
determinato 800 miliardi di investimenti, producendo 2.800
occupati, sia diretti sia indiretti.
Chiediamo, pertanto, di sapere quali siano le ragioni di
tali inammissibili ritardi, che provocano sfiducia negli
imprenditori, rischiando di vanificare quanto finora fatto
dalle amministrazioni locali con slancio ed efficienza, e
quali iniziative urgenti intenda avviare il Governo per
rimuovere gli ostacoli che hanno impedito finora di realizzare
iniziative imprenditoriali idonee a promuovere sviluppo e
occupazione nel Mezzogiorno.
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Chiediamo, inoltre, se il Governo non ritenga di
adoperarsi per rimuovere urgentemente queste difficoltà, che
impediscono una crescita più sostenuta e, soprattutto, una
concreta ripresa delle attività produttive nel Mezzogiorno,
che non può prescindere da decisioni di investimento delle
imprese private.
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