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ALBERTO ACIERNO. Se la stessa efficienza che gli uffici
preposti hanno nel redigere le risposte ai rappresentanti del
Governo che vengono in quest'aula fosse propria degli uffici
che hanno il compito di attuare le decisioni del Parlamento e
del Governo, sicuramente non saremmo qui a reclamare maggiore
efficienza nell'attuazione degli interventi per lo sviluppo
del Mezzogiorno e dell'occupazione.
Abbiamo voluto richiamare l'attenzione del Governo e
dell'opinione pubblica, attraverso lo strumento regolamentare
dell'interpellanza urgente, per far sì che la questione dei
contratti d'area e dei patti territoriali, che investono
direttamente la più ampia questione del Mezzogiorno e delle
aree deboli del paese, sia definitivamente risolta.
Negli ultimi giorni vi sono state prese di posizione che
non possono rimanere inascoltate. Ho citato quella del dottor
Tognana, presidente degli industriali di Treviso, ma accanto
ad essa vi è quella del segretario della CISL D'Antoni, il
quale ha affermato che il Governo non ha mantenuto quello che
aveva promesso, manifestando preoccupazione nel veder messo in
piedi un sistema spaventosamente burocratico e di procedure a
causa del quale vi sono centinaia di aziende con progetti di
investimento che aspettano risposte rapide e concrete. Non
meno di un'ora fa Forlani, sempre della CISL, parlando dei
contratti d'area, ha dichiarato - secondo un'agenzia - che per
questi ci sono solo cerimonie.
Tutto ciò avviene in presenza di risultati deludenti per
l'intera economia italiana, che presenta tassi di crescita
modesti rispetto agli altri partner europei, e soprattutto con
previsioni di crescita per il 1999 ben al di sotto di quella
preventivamente indicata dal Governo e certamente non in grado
di riassorbire l'elevata disoccupazione, soprattutto nel
Mezzogiorno d'Italia, dove ha raggiunto il 23,2 per cento con
un divario di 15 punti tra centro-nord e Mezzogiorno, facendo
aumentare i divari socio-economici.
Sappiamo che i patti territoriali nel 1997 hanno
determinato nuovi occupati. Si tratta ora di vedere come si
possa risolvere la questione una volta per tutte attraverso
l'efficienza e lo snellimento delle pratiche. Non possiamo
continuare a lanciare proclami all'esterno, mettere in moto le
macchine ma tenere spenta la nostra. Questo non è più
consentito!
Le imprese si sono attivate subito; i progetti sono stati
fatti nei tempi necessari; ci sono centinaia di migliaia di
persone che attendono un'occupazione. Il Governo non può
continuare a perseguire una politica che non gli appartiene.
La politica degli slogan, in questo Parlamento, è di altri;
non è la nostra politica. Non possiamo essere confusi con
quello che non siamo. Dobbiamo dare, per primi, dimostrazione
di essere veramente efficienti.
Abbiamo impiegato risorse per 1.245 miliardi ed un onere
per lo Stato di 910 miliardi: è una goccia d'acqua nel deserto
della disoccupazione, ma non si può e non si deve rinunciare
neppure a questa, se serve a dissetare gli assetati di lavoro.
Occorre promuovere la crescita economica e lo sviluppo
sociale.
Fin dal 1997, soprattutto da parte del Governo Prodi, in
quest'aula e fuori di qui, è stata posta troppa enfasi sia sui
risultati finora raggiunti, sia sulle prospettive di successo
di tale iniziativa. Era stato detto che occorreva svegliare
l'imprenditoria locale e che essa doveva essere
sburocratizzata: invece, scopriamo che non ne aveva bisogno.
L'imprenditoria locale era pronta, è pronta; l'imprenditoria
locale nel Mezzogiorno è ancora più pronta, perché sappiamo
bene tra quali enormi disagi la gente abbia ancora il coraggio
di fare impresa nel nostro paese e, in particolare, nel
Mezzogiorno; in un Mezzogiorno ancora oggi carente di tutte le
infrastrutture primarie. Eppure, l'impresa ancora c'è e
resiste. Dobbiamo, pertanto, dare coraggio al mondo
dell'impresa: non possiamo rimanere in Europa senza il
Mezzogiorno d'Italia; non saranno gli slogan a portare il
Mezzogiorno d'Italia in Europa e, quindi, l'Italia in Europa.
Cerchiamo di rendere concreta una volta
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per tutte la politica dello sviluppo. Con gli slogan non
andremo avanti; con gli slogan il nostro traguardo è
domani.
Abbiamo, invece, la capacità e la voglia di dare risposte
concrete. Credo che non sia impossibile, né improbabile
trovare il meccanismo dello snellimento, all'interno dei
contratti d'area, dei patti territoriali e delle altre misure
ritenute fondamentali per rilanciare l'economia del
Mezzogiorno e, quindi, del paese, per dare una speranza che
diventi una certezza alla disoccupazione; se il meccanismo è
quello di incentivare il burocrate, che lo si attui, ma si
esca da questa palude dove tutte le nuove iniziative rimangono
impantanate.
Nessun rappresentante di questo Governo potrà vantarsi di
essere tale fino a quando con gli slogan si continuerà a fare
promesse mai mantenute. Ci vuole uno scatto di orgoglio,
signor rappresentante del Governo; bisogna avere il coraggio a
qualunque costo. Occorre virare, ma bisogna virare sul serio,
soprattutto dopo che abbiamo fatto una scelta importante e
ponderata: non possiamo permetterci il lusso di sbagliare. Lo
abbiamo già fatto una volta: questa sarebbe l'ultima.
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