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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


435445
STA0509-0016
Somm. e Sten. d'Aula n. 509 del 22 marzo 1999 (STA13-509)
(suddiviso in 86 Unità Documento)
Unità Documento n.16 (che inizia a pag.8 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.8)
DISCUSSIONE: C5784. ...(Discussione sulle linee generali - A.C. 5784) LAVASS
...DISCUSSIONE: C5784. ...(Discussione sulle linee generali - A.C. 5784)
GIANNI RISARI.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI
ZZSTA ZZRES ZZSTA220399 ZZSTA990322 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA509 ZZ13 ZZDI ZZLL
    GIANNI RISARI.  Signor Presidente, la relazione
  dell'onorevole Giulietti è stata così ampia e da noi popolari
  condivisa che mi esime dal riesaminare tutto il provvedimento
  e mi consente di fare soltanto alcune sottolineature.
     Il decreto-legge n. 15 del 30 gennaio 1999, di cui si
  chiede la conversione, ha il seguente titolo, che cito, perché
  è significativo: "Disposizioni urgenti per lo sviluppo
  equilibrato dell'emittenza televisiva e per evitare la
  costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel
  settore radiotelevisivo".  Onorevole Giulietti, sembra un po'
  il titolo di un tema da svolgere.
     Soprattutto la questione dello sviluppo equilibrato
  dell'emittenza televisiva mi spinge a far subito una
  sottolineatura: l'urgenza, da noi condivisa, della proroga del
  regime transitorio da tempo vigente nel settore
  radiotelevisivo, in attesa del rilascio delle nuove
  concessioni, è fuori discussione, ma gli interrogativi
  riguardano la lunghezza dell'attesa e della proroga e quello
  che succederà nel frattempo.  Ad esso occorre dare una
  risposta, perché vi è una grande preoccupazione per il sistema
  radiotelevisivo minore, che io preferisco
 
                               Pag. 9
 
  qualificare come locale, perché definirlo minore sembra quasi
  affermare che sia meno importante.
     Invece, si tratta soltanto della diversità di imprese.
  Rimanendo la situazione così com'è, rischiamo non solo che
  avvenga una naturale e positiva selezione in condizioni di
  libero mercato, ma che molte emittenti siano costrette a
  chiudere solo perché soffocate da una concorrenza del mercato
  pubblicitario congeniale ai grandi  network  o a causa di
  una serie di normative e di procedure burocratiche,
  penalizzanti per le imprese minori; ciò avviene nonostante il
  fatto che il Parlamento abbia votato leggi di sostegno della
  emittenza privata locale.
     La situazione esige, però, altre prese di posizione ed
  altre decisioni importanti.  Non si tratta soltanto del
  problema dell'assegnazione delle frequenze - anche se esso è
  comunque fondamentale - ma di una legislazione carente, che
  non corrisponde alle esigenze di funzionamento e di sviluppo
  di radio e televisioni locali; queste, per poter continuare a
  vivere come imprese, non possono sottoporsi alle stesse regole
  di imprese che fatturano centinaia di miliardi.
     Eppure, proprio in vista della riforma in senso federale,
  con la volontà del legislatore di riconoscere alle comunità
  locali un ruolo fondamentale nell'organizzazione della
  rinnovata Repubblica, non possiamo non porre un'attenzione
  particolare alla necessità di garantire e favorire a livello
  locale la libera attività dei  mass media  e, tra questi,
  radio e televisioni.  Ciò va detto senza il timore di essere
  fraintesi: non neghiamo che il settore vada riformato e che
  sia necessaria una selezione, in senso qualitativo, del
  sistema, non soltanto una selezione selvaggia.
     Il relatore, onorevole Giulietti, ha riconosciuto che
  siamo di fronte ad un ambito in continua evoluzione: scienza e
  tecnologia sono in trasformazione e, particolarmente per la
  televisione, assisteremo a notevoli, ulteriori cambiamenti.  La
  nostra legislazione dovrà essere, pertanto, puntuale ed aperta
  alle novità, in particolare nel settore delle televisioni a
  pagamento, dove stiamo assistendo ad un fenomeno in grande
  espansione, che rappresenta legittimamente un grande affare;
  parliamo di centinaia e centinaia di miliardi.
     Allo stesso tempo, constatiamo però che le televisioni a
  pagamento si fondano, dal punto di vista commerciale,
  sull'asse televisione-sport, tanto che è fondamentale, per una
  emittente televisiva, acquisire la esclusiva delle dirette
  delle partite di calcio.
     Non voglio fare un discorso demagogico; il sistema in cui
  ci muoviamo è di libero mercato e va bene così; tuttavia, come
  legislatori, ci dobbiamo domandare se sia sufficiente tutto
  ciò.  Riteniamo che il sistema della televisione e quindi ciò
  che esso offre debba essere, come oggi è, profondamente
  condizionato da questo grande  business?  Lo sport, che
  già muove così tanti interessi economici, nel giro di
  pochissimi anni, con l'avvento di questo positivo fenomeno
  delle televisioni, ha visto crescere ancor più la sua
  importanza dal punto di vista degli affari.  Tutto ciò pone dei
  problemi, sia per quanto riguarda la televisione e ciò che
  essa offre all'utente, sia per quanto riguarda lo sport,
  perché vediamo crescere a dismisura il valore economico delle
  grandi società, mentre le piccole società sportive, quelle
  locali, sono sempre più in difficoltà.  Ho fatto soltanto un
  accenno, ma credo che il problema vada affrontato con grande
  serietà.
     Ancora, per quanto riguarda la qualità dell'offerta, credo
  che dobbiamo essere preoccupati ed intervenire in ottemperanza
  al nostro dovere di tutelare tutti i telespettatori, ma in
  particolar modo i più deboli, ossia soprattutto i minori.
  Riguardo a tale questione dobbiamo uscire dalla demagogia,
  dall'unanimismo sentimentale che dimostriamo quando facciamo
  riferimento a tale tema.  Quando parliamo della tutela dei
  minori, infatti, vi è unanimità - ed è logico che sia così,
  per carità! -, ma poi constatiamo che ben poco si fa per
  attuare le leggi e gli accordi esistenti.  E' inconcepibile la
  sistematica
 
                              Pag. 10
 
  violazione di tali leggi posta in essere non soltanto da
  parte delle emittenti, ma anche da parte degli organi dello
  Stato preposti al controllo della loro applicazione.  Tale
  situazione è inammissibile in uno Stato di diritto, arreca
  grave nocumento ai più giovani (soprattutto a quelli
  appartenenti alle famiglie dotate di minori mezzi formativi e
  residenti nelle zone a rischio) e non è più tollerata da
  milioni di famiglie, che protestano per questo stato di cose.
  Da lunghi anni tutte le leggi poste in essere a tutela dei
  minori nel campo mediale vengono sistematicamente violate ed i
  molti codici di autoregolamentazione sottoscritti da editori,
  produttori, comunicatori e pubblicitari rimangono quasi sempre
  inapplicati.
     Lo stesso Presidente del Consiglio ha preso recentemente
  una chiara posizione contro i danni che il degrado televisivo
  arreca ai più deboli.  Noi popolari intendiamo porre questo
  problema con forza, addirittura presentando una mozione che
  impegni il Governo ad assumere tutte le iniziative
  indispensabili a garantire la puntuale osservanza delle
  direttive europee e delle leggi poste a tutela dei minori, dei
  diritti della persona e della famiglia, nonché l'attuazione
  degli impegni liberamente assunti dalle emittenti e del
  contratto di servizio Stato-RAI.
     Condividiamo questo provvedimento, anche se abbiamo voluto
  cogliere l'occasione della discussione generale per
  sottolinearne alcuni aspetti, pur condividendo la relazione
  svolta dall'onorevole Giulietti.
 
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