| GIANNI RISARI. Signor Presidente, la relazione
dell'onorevole Giulietti è stata così ampia e da noi popolari
condivisa che mi esime dal riesaminare tutto il provvedimento
e mi consente di fare soltanto alcune sottolineature.
Il decreto-legge n. 15 del 30 gennaio 1999, di cui si
chiede la conversione, ha il seguente titolo, che cito, perché
è significativo: "Disposizioni urgenti per lo sviluppo
equilibrato dell'emittenza televisiva e per evitare la
costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel
settore radiotelevisivo". Onorevole Giulietti, sembra un po'
il titolo di un tema da svolgere.
Soprattutto la questione dello sviluppo equilibrato
dell'emittenza televisiva mi spinge a far subito una
sottolineatura: l'urgenza, da noi condivisa, della proroga del
regime transitorio da tempo vigente nel settore
radiotelevisivo, in attesa del rilascio delle nuove
concessioni, è fuori discussione, ma gli interrogativi
riguardano la lunghezza dell'attesa e della proroga e quello
che succederà nel frattempo. Ad esso occorre dare una
risposta, perché vi è una grande preoccupazione per il sistema
radiotelevisivo minore, che io preferisco
Pag. 9
qualificare come locale, perché definirlo minore sembra quasi
affermare che sia meno importante.
Invece, si tratta soltanto della diversità di imprese.
Rimanendo la situazione così com'è, rischiamo non solo che
avvenga una naturale e positiva selezione in condizioni di
libero mercato, ma che molte emittenti siano costrette a
chiudere solo perché soffocate da una concorrenza del mercato
pubblicitario congeniale ai grandi network o a causa di
una serie di normative e di procedure burocratiche,
penalizzanti per le imprese minori; ciò avviene nonostante il
fatto che il Parlamento abbia votato leggi di sostegno della
emittenza privata locale.
La situazione esige, però, altre prese di posizione ed
altre decisioni importanti. Non si tratta soltanto del
problema dell'assegnazione delle frequenze - anche se esso è
comunque fondamentale - ma di una legislazione carente, che
non corrisponde alle esigenze di funzionamento e di sviluppo
di radio e televisioni locali; queste, per poter continuare a
vivere come imprese, non possono sottoporsi alle stesse regole
di imprese che fatturano centinaia di miliardi.
Eppure, proprio in vista della riforma in senso federale,
con la volontà del legislatore di riconoscere alle comunità
locali un ruolo fondamentale nell'organizzazione della
rinnovata Repubblica, non possiamo non porre un'attenzione
particolare alla necessità di garantire e favorire a livello
locale la libera attività dei mass media e, tra questi,
radio e televisioni. Ciò va detto senza il timore di essere
fraintesi: non neghiamo che il settore vada riformato e che
sia necessaria una selezione, in senso qualitativo, del
sistema, non soltanto una selezione selvaggia.
Il relatore, onorevole Giulietti, ha riconosciuto che
siamo di fronte ad un ambito in continua evoluzione: scienza e
tecnologia sono in trasformazione e, particolarmente per la
televisione, assisteremo a notevoli, ulteriori cambiamenti. La
nostra legislazione dovrà essere, pertanto, puntuale ed aperta
alle novità, in particolare nel settore delle televisioni a
pagamento, dove stiamo assistendo ad un fenomeno in grande
espansione, che rappresenta legittimamente un grande affare;
parliamo di centinaia e centinaia di miliardi.
Allo stesso tempo, constatiamo però che le televisioni a
pagamento si fondano, dal punto di vista commerciale,
sull'asse televisione-sport, tanto che è fondamentale, per una
emittente televisiva, acquisire la esclusiva delle dirette
delle partite di calcio.
Non voglio fare un discorso demagogico; il sistema in cui
ci muoviamo è di libero mercato e va bene così; tuttavia, come
legislatori, ci dobbiamo domandare se sia sufficiente tutto
ciò. Riteniamo che il sistema della televisione e quindi ciò
che esso offre debba essere, come oggi è, profondamente
condizionato da questo grande business? Lo sport, che
già muove così tanti interessi economici, nel giro di
pochissimi anni, con l'avvento di questo positivo fenomeno
delle televisioni, ha visto crescere ancor più la sua
importanza dal punto di vista degli affari. Tutto ciò pone dei
problemi, sia per quanto riguarda la televisione e ciò che
essa offre all'utente, sia per quanto riguarda lo sport,
perché vediamo crescere a dismisura il valore economico delle
grandi società, mentre le piccole società sportive, quelle
locali, sono sempre più in difficoltà. Ho fatto soltanto un
accenno, ma credo che il problema vada affrontato con grande
serietà.
Ancora, per quanto riguarda la qualità dell'offerta, credo
che dobbiamo essere preoccupati ed intervenire in ottemperanza
al nostro dovere di tutelare tutti i telespettatori, ma in
particolar modo i più deboli, ossia soprattutto i minori.
Riguardo a tale questione dobbiamo uscire dalla demagogia,
dall'unanimismo sentimentale che dimostriamo quando facciamo
riferimento a tale tema. Quando parliamo della tutela dei
minori, infatti, vi è unanimità - ed è logico che sia così,
per carità! -, ma poi constatiamo che ben poco si fa per
attuare le leggi e gli accordi esistenti. E' inconcepibile la
sistematica
Pag. 10
violazione di tali leggi posta in essere non soltanto da
parte delle emittenti, ma anche da parte degli organi dello
Stato preposti al controllo della loro applicazione. Tale
situazione è inammissibile in uno Stato di diritto, arreca
grave nocumento ai più giovani (soprattutto a quelli
appartenenti alle famiglie dotate di minori mezzi formativi e
residenti nelle zone a rischio) e non è più tollerata da
milioni di famiglie, che protestano per questo stato di cose.
Da lunghi anni tutte le leggi poste in essere a tutela dei
minori nel campo mediale vengono sistematicamente violate ed i
molti codici di autoregolamentazione sottoscritti da editori,
produttori, comunicatori e pubblicitari rimangono quasi sempre
inapplicati.
Lo stesso Presidente del Consiglio ha preso recentemente
una chiara posizione contro i danni che il degrado televisivo
arreca ai più deboli. Noi popolari intendiamo porre questo
problema con forza, addirittura presentando una mozione che
impegni il Governo ad assumere tutte le iniziative
indispensabili a garantire la puntuale osservanza delle
direttive europee e delle leggi poste a tutela dei minori, dei
diritti della persona e della famiglia, nonché l'attuazione
degli impegni liberamente assunti dalle emittenti e del
contratto di servizio Stato-RAI.
Condividiamo questo provvedimento, anche se abbiamo voluto
cogliere l'occasione della discussione generale per
sottolinearne alcuni aspetti, pur condividendo la relazione
svolta dall'onorevole Giulietti.
| |