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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


435459
STA0509-0030
Somm. e Sten. d'Aula n. 509 del 22 marzo 1999 (STA13-509)
(suddiviso in 86 Unità Documento)
Unità Documento n.30 (che inizia a pag.22 dello stampato)
...(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 36)
...(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 36)
...Proposta di modificazione degli articoli 5, 13, 14, 118-bis, 119, 135-bis, 153-ter del regolamento (modificazioni alla disciplina relativa alla costituzione dell'Ufficio di Presidenza e alla costituzione dei gruppi ...
GIUSEPPE CALDERISI, Relatore.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI
ZZSTA ZZRES ZZSTA220399 ZZSTA990322 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA509 ZZ13
    GIUSEPPE CALDERISI,  Relatore.  Signor Presidente, la
  collega Signorino è stata più che esauriente nel riferire
  sulla proposta di modificazione al regolamento all'esame
  dell'Assemblea, sul dibattito che si è svolto a riguardo in
  seno alla Giunta per il regolamento e sulle difficoltà
  incontrate nel tentare di dare risposta ai complessi problemi
  sorti.  Sono altresì d'accordo con le osservazioni di fondo
  svolte dall'onorevole Signorino concernenti le questioni in
  gioco in questa decisione.
     Vorrei solamente sottolineare alcuni aspetti della
  questione.  Siamo chiamati a prendere una decisione che avrà un
  riflesso considerevole sul futuro del nostro sistema politico.
  Il sistema politico non dipende certamente solo dalle norme
  regolamentari, ma anche dalla volontà delle forze politiche,
  dalle riforme costituzionali - quando si deciderà di farle -,
  dalla legge elettorale - sulla quale fra poche settimane vi
  sarà un referendum - e dalla legislazione di contorno.  Mi sia
  consentito di aprire una parentesi, anche se credo esuli dal
  mio ruolo di relatore.  Quando, in occasione dell'approvazione
  del provvedimento relativo ai rimborsi elettorali, abbiamo
  riconosciuto il diritto al rimborso ad un partito che consegua
  l'1 per cento dei voti, abbiamo fatto una scelta che ha un
  valore molto vicino a quello della legge elettorale e che è
  estremamente contraddittoria in relazione al compimento del
  processo di transizione che non possiamo far durare in eterno.
  Siamo in una situazione di frammentazione politica molto
  grave, che origina dalla crisi complessiva del sistema
  politico.  Non è questa la sede per un'analisi specifica della
  questione, ma vorrei sottolineare che la decisione che
  dobbiamo assumere deve avere un rilievo non contingente.  Non è
  una decisione di poco conto perché dobbiamo sapere dove
  vogliamo andare e dove vogliamo portare il sistema
  politico.
     Nel 1993 abbiamo approvato una modifica del sistema
  elettorale che va nella direzione di un sistema maggioritario.
  Si tratta di una legge elettorale in qualche modo ibrida;
  abbiamo avuto comportamenti di soggetti istituzionali che
  certo non hanno assecondato il compimento del processo di
  transizione.  In ogni caso, al di là delle valutazioni che
  evidentemente possono differire su questo punto, noi dobbiamo
  comunque prendere una decisione che vada verso una direzione
  ben precisa.  Compiere scelte diverse in sedi diverse, che
  siano in contrasto tra loro, non fa che aggravare i problemi e
  rendere forse impossibile l'individuazione di soluzioni che
  siano soddisfacenti per il nostro paese e per il nostro ruolo
  in Europa.
     Abbiamo una situazione di frammentazione molto consistente
  e credo che questa debba essere una forte preoccupazione al
  fine di orientarci nella scelta.  Evidentemente, come relatore
  non posso non tenere conto dell'orientamento maggioritario
  della Camera.  Credo di essere
 
                              Pag. 23
 
  stato scelto come relatore indipendentemente da quelle che
  storicamente, diciamo così, sono le mie posizioni in materia,
  posizioni tendenti a contenere il processo di frammentazione
  politica.
     Si comprenderà dunque per quale motivo dedichi questo mio
  intervento a sottolineare, in particolare, questa esigenza e
  tentare di trovare una soluzione che non sia contingente.
     La collega Signorino ha già ricordato gli orientamenti
  della Giunta per il regolamento e dell'Ufficio di Presidenza
  sia nella scorsa legislatura sia in questa.  In sostanza, il
  secondo comma dell'articolo 14 del nostro regolamento non è
  più applicabile perché fa riferimento ad una legge elettorale
  che non esiste più.  Quale che sia la scelta che faremo, è bene
  comunque che il regolamento non faccia riferimento diretto a
  meccanismi elettorali, in quanto, potendo cambiare, essi
  spiazzerebbero la stessa previsione regolamentare.
     Nella scorsa legislatura e, in particolare, in questa, la
  Giunta per il regolamento, con decisione formale, ha ritenuto
  inapplicabile questo secondo comma dell'articolo 14.  Lo stesso
  Ufficio di Presidenza ha adottato decisioni, sia nella scorsa
  legislatura sia in questa, con le quali ha negato la
  possibilità di applicare tale norma e di concedere la deroga
  per la costituzione di gruppi che fossero costituiti con un
  numero inferiore a venti iscritti.  Ritengo che questo
  orientamento sia stato tendenzialmente giusto.  Si tratta ora
  di capire che cosa fare.  Penso comunque che sia bene abolire
  il secondo comma dell'articolo 14 del regolamento.  Del resto
  altri colleghi, pur avanzando soluzioni diverse, in via
  transitoria o a regime, hanno proposto la stessa cosa.
     Non so se la prima cosa da fare sia quella di modificare
  il requisito numerico necessario per la costituzione di un
  gruppo.  In Giunta per il regolamento sono state avanzate anche
  proposte tendenti a elevare a trenta iscritti il requisito
  minimo per la costituzione di un gruppo, salvo poi prevedere
  norme di salvaguardia, che tuttavia vorrei sconsigliare perché
  rischierebbero di dar vita a meccanismi che potrei definire di
  "prestiti" temporanei di deputati.  In altri termini, è bene
  stabilire un numero preciso e non variabile; non mi sembra che
  in questa situazione sia possibile cambiare tale numero.
  Eventualmente, decisioni diverse potrebbero essere adottate
  allorquando si arrivasse a varare riforme costituzionali ed
  elettorali tali da garantire un quadro stabile da questo punto
  di vista.
     Si tratta di capire cosa fare.  La collega Signorino
  ricordava le due proposte sulle minoranze linguistiche e sulle
  componenti del gruppo misto.  Voglio solo fare un accenno
  perché il mio non può essere un intervento da semplice
  deputato: tra le varie ipotesi, delle tante che abbiamo
  discusso nella Giunta per il regolamento, avanzate dai
  relatori sulla base di suggerimenti dei colleghi Liotta,
  Paissan ed altri, è emersa anche quella di costituzione di due
  gruppi misti, uno per la maggioranza e uno di opposizione, al
  fine di inserire la logica bipolare anche nel meccanismo di
  costituzione del gruppo misto.  Non avremmo più un unico gruppo
  misto con caratteri di residualità ma, da una parte, le
  componenti di maggioranza che votano la fiducia al Governo e,
  dall'altra, le componenti di opposizione.  Trattandosi di una
  norma non alternativa ma aggiuntiva, potrebbe essere utile
  fare una riflessione su di essa.
     Quando abbiamo iniziato questa discussione il gruppo misto
  era formato da circa 70 componenti; è ora giunto a 109 e, per
  consistenza numerica, rappresenta il terzo gruppo della
  Camera.  Vi è poi il gruppo dell'UDR che, con 19 deputati, sta
  nel limbo, come "color che son sospesi" ma, sommandolo al
  gruppo misto, si arriverebbe a 128 deputati.  E' evidente che
  un gruppo misto di tal fatta rappresenta una situazione di
  difficile, se non impossibile, governabilità (e ne sa qualcosa
  il suo presidente).
     Bisogna trovare una soluzione e, poiché non credo che i
  fenomeni di frammentazione e di cambiamento che hanno origini
  politiche di natura sostanziale siano finiti, e che potremmo
  assistere
 
                              Pag. 24
 
  nel seguito della legislatura ad altri ancor più
  significativi e incisivi fenomeni, forse è bene, signor
  Presidente, volgere lo sguardo in avanti e tentare di capire i
  non felici percorsi del nostro sistema politico per trovare
  una soluzione che cerchi di incanalare questa situazione.
     Mi chiedo se una proposta che poteva sembrare, in qualche
  modo, paradossale, non debba essere invece presa in
  considerazione per offrire un binario entro il quale dirigere
  la questione.
     Vi sono poi altre proposte di carattere specificamente
  transitorio, che non sono in alternativa alle altre a regime,
  le quali dovranno essere valutate.  Su questo punto la collega
  Signorino ha già ricordato che non si è arrivati ad una
  proposta di tipo maggioritario, considerando che le riforme
  regolamentari, oltre al requisito politico, devono avere il
  requisito, previsto dalla Costituzione, di essere approvate
  dalla maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea.  Da
  qui trae origine la proposta relativa all'ampliamento delle
  facoltà riconosciute alle componenti del gruppo misto.  Su di
  essa dovrebbe pronunciarsi l'Assemblea per capire se vi siano
  soluzioni dotate del necessario consenso per diventare vere e
  proprie modifiche al regolamento della Camera.
     Ho fatto alcune sottolineature aggiuntive all'intervento
  della relatrice Signorino e mi auguro che dal dibattito possa
  scaturire un'indicazione precisa relativamente al compito
  della Giunta.  Nella votazione sui principi emendativi
  verificheremo quale consenso riceveranno le varie proposte e
  vedremo di capire quale possibilità vi sia di modificare il
  regolamento.  Mi auguro, peraltro, che le modifiche siano
  all'altezza della difficoltà di sciogliere i nodi complessi
  che abbiamo di fronte.
 
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