| GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la
collega Signorino è stata più che esauriente nel riferire
sulla proposta di modificazione al regolamento all'esame
dell'Assemblea, sul dibattito che si è svolto a riguardo in
seno alla Giunta per il regolamento e sulle difficoltà
incontrate nel tentare di dare risposta ai complessi problemi
sorti. Sono altresì d'accordo con le osservazioni di fondo
svolte dall'onorevole Signorino concernenti le questioni in
gioco in questa decisione.
Vorrei solamente sottolineare alcuni aspetti della
questione. Siamo chiamati a prendere una decisione che avrà un
riflesso considerevole sul futuro del nostro sistema politico.
Il sistema politico non dipende certamente solo dalle norme
regolamentari, ma anche dalla volontà delle forze politiche,
dalle riforme costituzionali - quando si deciderà di farle -,
dalla legge elettorale - sulla quale fra poche settimane vi
sarà un referendum - e dalla legislazione di contorno. Mi sia
consentito di aprire una parentesi, anche se credo esuli dal
mio ruolo di relatore. Quando, in occasione dell'approvazione
del provvedimento relativo ai rimborsi elettorali, abbiamo
riconosciuto il diritto al rimborso ad un partito che consegua
l'1 per cento dei voti, abbiamo fatto una scelta che ha un
valore molto vicino a quello della legge elettorale e che è
estremamente contraddittoria in relazione al compimento del
processo di transizione che non possiamo far durare in eterno.
Siamo in una situazione di frammentazione politica molto
grave, che origina dalla crisi complessiva del sistema
politico. Non è questa la sede per un'analisi specifica della
questione, ma vorrei sottolineare che la decisione che
dobbiamo assumere deve avere un rilievo non contingente. Non è
una decisione di poco conto perché dobbiamo sapere dove
vogliamo andare e dove vogliamo portare il sistema
politico.
Nel 1993 abbiamo approvato una modifica del sistema
elettorale che va nella direzione di un sistema maggioritario.
Si tratta di una legge elettorale in qualche modo ibrida;
abbiamo avuto comportamenti di soggetti istituzionali che
certo non hanno assecondato il compimento del processo di
transizione. In ogni caso, al di là delle valutazioni che
evidentemente possono differire su questo punto, noi dobbiamo
comunque prendere una decisione che vada verso una direzione
ben precisa. Compiere scelte diverse in sedi diverse, che
siano in contrasto tra loro, non fa che aggravare i problemi e
rendere forse impossibile l'individuazione di soluzioni che
siano soddisfacenti per il nostro paese e per il nostro ruolo
in Europa.
Abbiamo una situazione di frammentazione molto consistente
e credo che questa debba essere una forte preoccupazione al
fine di orientarci nella scelta. Evidentemente, come relatore
non posso non tenere conto dell'orientamento maggioritario
della Camera. Credo di essere
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stato scelto come relatore indipendentemente da quelle che
storicamente, diciamo così, sono le mie posizioni in materia,
posizioni tendenti a contenere il processo di frammentazione
politica.
Si comprenderà dunque per quale motivo dedichi questo mio
intervento a sottolineare, in particolare, questa esigenza e
tentare di trovare una soluzione che non sia contingente.
La collega Signorino ha già ricordato gli orientamenti
della Giunta per il regolamento e dell'Ufficio di Presidenza
sia nella scorsa legislatura sia in questa. In sostanza, il
secondo comma dell'articolo 14 del nostro regolamento non è
più applicabile perché fa riferimento ad una legge elettorale
che non esiste più. Quale che sia la scelta che faremo, è bene
comunque che il regolamento non faccia riferimento diretto a
meccanismi elettorali, in quanto, potendo cambiare, essi
spiazzerebbero la stessa previsione regolamentare.
Nella scorsa legislatura e, in particolare, in questa, la
Giunta per il regolamento, con decisione formale, ha ritenuto
inapplicabile questo secondo comma dell'articolo 14. Lo stesso
Ufficio di Presidenza ha adottato decisioni, sia nella scorsa
legislatura sia in questa, con le quali ha negato la
possibilità di applicare tale norma e di concedere la deroga
per la costituzione di gruppi che fossero costituiti con un
numero inferiore a venti iscritti. Ritengo che questo
orientamento sia stato tendenzialmente giusto. Si tratta ora
di capire che cosa fare. Penso comunque che sia bene abolire
il secondo comma dell'articolo 14 del regolamento. Del resto
altri colleghi, pur avanzando soluzioni diverse, in via
transitoria o a regime, hanno proposto la stessa cosa.
Non so se la prima cosa da fare sia quella di modificare
il requisito numerico necessario per la costituzione di un
gruppo. In Giunta per il regolamento sono state avanzate anche
proposte tendenti a elevare a trenta iscritti il requisito
minimo per la costituzione di un gruppo, salvo poi prevedere
norme di salvaguardia, che tuttavia vorrei sconsigliare perché
rischierebbero di dar vita a meccanismi che potrei definire di
"prestiti" temporanei di deputati. In altri termini, è bene
stabilire un numero preciso e non variabile; non mi sembra che
in questa situazione sia possibile cambiare tale numero.
Eventualmente, decisioni diverse potrebbero essere adottate
allorquando si arrivasse a varare riforme costituzionali ed
elettorali tali da garantire un quadro stabile da questo punto
di vista.
Si tratta di capire cosa fare. La collega Signorino
ricordava le due proposte sulle minoranze linguistiche e sulle
componenti del gruppo misto. Voglio solo fare un accenno
perché il mio non può essere un intervento da semplice
deputato: tra le varie ipotesi, delle tante che abbiamo
discusso nella Giunta per il regolamento, avanzate dai
relatori sulla base di suggerimenti dei colleghi Liotta,
Paissan ed altri, è emersa anche quella di costituzione di due
gruppi misti, uno per la maggioranza e uno di opposizione, al
fine di inserire la logica bipolare anche nel meccanismo di
costituzione del gruppo misto. Non avremmo più un unico gruppo
misto con caratteri di residualità ma, da una parte, le
componenti di maggioranza che votano la fiducia al Governo e,
dall'altra, le componenti di opposizione. Trattandosi di una
norma non alternativa ma aggiuntiva, potrebbe essere utile
fare una riflessione su di essa.
Quando abbiamo iniziato questa discussione il gruppo misto
era formato da circa 70 componenti; è ora giunto a 109 e, per
consistenza numerica, rappresenta il terzo gruppo della
Camera. Vi è poi il gruppo dell'UDR che, con 19 deputati, sta
nel limbo, come "color che son sospesi" ma, sommandolo al
gruppo misto, si arriverebbe a 128 deputati. E' evidente che
un gruppo misto di tal fatta rappresenta una situazione di
difficile, se non impossibile, governabilità (e ne sa qualcosa
il suo presidente).
Bisogna trovare una soluzione e, poiché non credo che i
fenomeni di frammentazione e di cambiamento che hanno origini
politiche di natura sostanziale siano finiti, e che potremmo
assistere
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nel seguito della legislatura ad altri ancor più
significativi e incisivi fenomeni, forse è bene, signor
Presidente, volgere lo sguardo in avanti e tentare di capire i
non felici percorsi del nostro sistema politico per trovare
una soluzione che cerchi di incanalare questa situazione.
Mi chiedo se una proposta che poteva sembrare, in qualche
modo, paradossale, non debba essere invece presa in
considerazione per offrire un binario entro il quale dirigere
la questione.
Vi sono poi altre proposte di carattere specificamente
transitorio, che non sono in alternativa alle altre a regime,
le quali dovranno essere valutate. Su questo punto la collega
Signorino ha già ricordato che non si è arrivati ad una
proposta di tipo maggioritario, considerando che le riforme
regolamentari, oltre al requisito politico, devono avere il
requisito, previsto dalla Costituzione, di essere approvate
dalla maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea. Da
qui trae origine la proposta relativa all'ampliamento delle
facoltà riconosciute alle componenti del gruppo misto. Su di
essa dovrebbe pronunciarsi l'Assemblea per capire se vi siano
soluzioni dotate del necessario consenso per diventare vere e
proprie modifiche al regolamento della Camera.
Ho fatto alcune sottolineature aggiuntive all'intervento
della relatrice Signorino e mi auguro che dal dibattito possa
scaturire un'indicazione precisa relativamente al compito
della Giunta. Nella votazione sui principi emendativi
verificheremo quale consenso riceveranno le varie proposte e
vedremo di capire quale possibilità vi sia di modificare il
regolamento. Mi auguro, peraltro, che le modifiche siano
all'altezza della difficoltà di sciogliere i nodi complessi
che abbiamo di fronte.
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