| MAURO PAISSAN. E poi, bisogna stabilire le rotazioni fra
le componenti, per il question time, per le
interpellanze urgenti, per le tribune elettorali referendarie
e anche, persino, prevedere la composizione delle delegazioni
del gruppo misto nelle varie commissioni poiché in alcune vi è
una sovrarappresentanza e in altre vi è una carenza di
presenze.
Signor Presidente, ho voluto illustrare, anche da un punto
di vista quantitativo, le difficoltà del gruppo misto per
chiarire questi problemi ai colleghi, soprattutto a quelli che
leggeranno il resoconto stenografico e a quelli che ci
ascoltano attraverso radio radicale e radio Parlamento, poiché
spero che la Camera riesca ad assumere decisioni sagge al
riguardo.
Una domanda potrebbe sorgere spontanea: già il collega
Calderisi l'ha accennata. E' l'interrogativo sul perché vi sia
un ammassarsi di deputati oggi, in Parlamento, in questa
legislatura. Non voglio introdurre, ora, elementi di dibattito
politico, visto che parlo solo in qualità di presidente del
gruppo misto. Vi sono molte singole ragioni politiche e forse
vi è anche una motivazione riferita ad un sistema
maggioritario che non riesce a comprimere, non dico il
pluralismo, ma la pluralità delle presenze politiche: una
costrizione e una compressione che, poi, fa saltare fuori
questa pluralità ad ogni passaggio. Di questo - ripeto -
discuteremo in altra sede, come della campagna referendaria.
Invece un altro legittimo interrogativo è perché questo gruppo
misto non sia "saltato in aria" prima, visto che non è da oggi
che esso ha una dimensione del tutto abnorme. Signor
Presidente, vi sono tre possibili risposte. La prima è che vi
è una dimensione fisiologica tollerabile del numero di
componenti del gruppo misto che, in base alla
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mia esperienza, fisso in cinquanta membri. Ho visto che fino
a quella cifra si riesce a gestire il gruppo stesso, magari
con qualche sofferenza e con qualche sacrificio, ma senza
grossi problemi. Quello è un limite critico: oltre si
determinano problemi seri. Perché allora fino ad ora il gruppo
misto non è esploso, visto che siamo addirittura al doppio di
quel limite-critico? Perché fino ad ora il disagio è stato
tamponato dalla attesa della deliberazione della Camera in
ordine alle modifiche regolamentari. Alcune componenti del
gruppo misto hanno investito molto, infatti, in termini di
attesa politica di questo nostro dibattito e sperano di
ottenere dalle votazioni dell'Assemblea di giovedì una
risposta che garantisca contemporaneamente la funzionalità
della Camera e la piena rappresentanza. Preciso che sono
d'accordo con la collega Signorino quando afferma che devono
essere tutelati entrambi questi valori.
Una seconda motivazione è rappresentata dal fatto che un
intervento di tipo "sedativo" delle difficoltà del gruppo
misto è stato rappresentato dalle modifiche al regolamento che
ottenemmo e costruimmo nel settembre del 1997; modifiche che
hanno potenziato molto il ruolo, le possibilità e le risorse
delle componenti politiche del gruppo misto e che hanno
rappresentato un elemento positivo, alla luce delle esperienze
fatte. Devo dire, anche con gratitudine, che quelle modifiche
sono state poi gestite con saggezza e sensibilità politica
dalla Presidenza della Camera, dai "gestori" per la parte di
loro competenza e dagli uffici che ci hanno aiutato non poco
nello sforzo di garantire ad ogni componente lo spazio
politico richiesto.
Una terza ed ultima motivazione che finora ha consentito
di gestire senza eccessivi problemi il gruppo misto è data
dalle regole di convivenza, di gestione e di governo che ci
siamo date.
La prima: nessuno, né il presidente né il vicepresidente,
ha mai usato l'incarico di gruppo all'esterno della Camera!
Nessuno si è mai presentato in un dibattito pubblico o ha dato
risposte a un giornalista come presidente o vicepresidente del
gruppo misto! Ognuno si è presentato come capogruppo dei
verdi, del CDU, di rifondazione comunista e via dicendo, in
modo che l'incarico, funzionale ed istituzionale (e solo tale
deve essere), di presidente o di vicepresidente del gruppo
misto è rimasto solo all'interno della Camera, senza che sia
stato utilizzato da nessuno per uno scopo politico. Questa è
stata una regola che ci siamo dati all'inizio della
legislatura - è stata rispettata da tutti: non vi è stato
neppure un vicepresidente che non l'abbia osservata - e che ha
favorito la gestione comune, perché nessuno ha avuto o ha il
dubbio che il presidente o il vicepresidente utilizzino
quell'incarico ai fini della sua più che legittima lotta
politica.
La seconda regola che è stata rispettata è quella della
divisione proporzionale di tutte le risorse: soldi ed altro ce
li dividiamo in base al numero dei deputati che appartengono
alle singole componenti. Ciò, peraltro, comporta le difficoltà
riguardo al personale che ho richiamato in precedenza:
ovviamente, la proporzionalità è difficile da rispettare per
il personale data la caratteristica dei dipendenti.
Nella sostanza, quindi, ci siamo mossi con una convinzione
e con un criterio guida: il gruppo misto è - come io amo dire
- la "casa delle differenze politiche" e così va gestita! Devo
ribadire che fino ad ora è stato possibile gestirla in questo
modo!
Ora siamo però di fronte ad un salto di qualità: l'aver
raggiunto i 109 componenti e le 9 componenti politiche rende
ingovernabile la situazione, se non si procederà subito o a
decisioni dell'Ufficio di Presidenza o a modifiche
regolamentari. In questa sede, oggi esaminiamo le modifiche
regolamentari ed allora ci dobbiamo chiedere che cosa fare.
Preciso che non interverrò tanto sulle proposte di
modifica del regolamento perché, a mio avviso, dobbiamo
esaminare con attenzione le proposte emendative e giungere
alle votazioni di mercoledì e di giovedì costruendo un largo
consenso. E' stata presentata una proposta da parte
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della Giunta, che a me va bene, pur contenendo alcune
modifiche necessarie ma non sufficienti.
Sono positivi gli interventi che tendono ad ampliare la
possibilità del question time, a consentire la
partecipazione alla Conferenza dei presidenti di gruppo delle
componenti del gruppo misto che superino il numero di dieci
deputati, a correggere i tempi di intervento, ad ampliare
eventualmente, dell'Ufficio di Presidenza e così via. Come mia
proposta emendativa, aggiungo alcuni interventi che vanno
nella stessa direzione: per esempio, suggerisco di garantire
maggiori possibilità riguardo alle interpellanze urgenti,
perché oggi incontro difficoltà per il limite di due
interpellanze urgenti al mese essendovi un gruppo con 109
deputati; dato che nel regolamento attuale si prevede che le
interpellanze urgenti possano essere presentate anche da
trenta deputati, oltre che dai gruppi, mi sono permesso di
prevedere, in base alla composizione del gruppo, un multiplo
di trenta per dare la possibilità di presentare più
interpellanze urgenti.
Propongo inoltre le interrogazioni a risposta immediata in
Commissione per più di una componente del gruppo misto e
poteri maggiori per i vicepresidenti dello stesso gruppo:
attualmente, il regolamento è molto presidenzialista, nel
senso che tutti i poteri fanno capo al presidente del gruppo
misto, per cui bisognerebbe prevedere la possibilità, per
esempio, che anche i vicepresidenti possano firmare le
interpellanze urgenti. Finora, infatti, vi è stata
un'interpretazione del regolamento per la quale si pretendeva
che io firmassi a pieno titolo le interpellanze urgenti,
ovviamente e legittimamente molto orientate politicamente,
magari di una parte politica avversa alla mia: al riguardo,
quindi, a mio avviso, si possono prevedere possibilità di
delega ai vicepresidenti per questi poteri.
La proposta della Giunta è pertanto migliorabile
nell'ambito di certi limiti. Si tratta anche di prevedere - lo
dico apertamente - la possibilità di costituire nuovi gruppi
parlamentari per chi non ha, o non ha più, venti deputati ma
rappresenta forze politiche reali del paese. Pure sul modo di
assicurare questo diritto si può discutere e ce ne occuperemo
in sede di esame delle proposte emendative: vi sono varie
possibili ipotesi ed io, a conclusione del mio intervento, in
questa sede, mi permetto di invitare anche al coraggio
nell'affrontare la situazione - ripeto, del tutto eccezionale
- con la convinzione che nessuno voglia incentivare le
divisioni e le costruzioni politiche fasulle. Quando il
collega Calderisi afferma che non intende aiutare la
frammentazione politica italiana, penso che sia nel giusto:
nessun nostro intervento deve incentivare la divisione e la
frammentazione politica; in questo caso, però, si tratta non
di provocare, semmai di riconoscere istituzionalmente ciò che
politicamente già esiste ed opera, spesso anche con una
presenza politica reale assai significativa.
In conclusione, spero che il nostro dibattito in aula ci
consenta di gestire con saggezza questa complicatissima
transizione del nuovo sistema politico e ci permetta di
trovare il necessario consenso per modifiche regolamentari,
che sono, ripeto, utili rispetto sia alla funzionalità della
Camera, sia al nostro dovere di favorire la piena
rappresentanza politica (Applausi).
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