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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


435467
STA0509-0038
Somm. e Sten. d'Aula n. 509 del 22 marzo 1999 (STA13-509)
(suddiviso in 86 Unità Documento)
Unità Documento n.38 (che inizia a pag.28 dello stampato)
...(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 36)
...(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 36)
...Proposta di modificazione degli articoli 5, 13, 14, 118-bis, 119, 135-bis, 153-ter del regolamento (modificazioni alla disciplina relativa alla costituzione dell'Ufficio di Presidenza e alla costituzione dei gruppi ...
MARIO TASSONE.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI
ZZSTA ZZRES ZZSTA220399 ZZSTA990322 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA509 ZZ13
    MARIO TASSONE.  Signor Presidente, devo ringraziare i
  relatori per aver svolto, con una lucida analisi, tutta la
  problematica che la Giunta del regolamento aveva loro
  consegnato: siamo di fronte ad argomenti che tornano al nostro
  esame e ripercorrono, come a mio avviso è necessario, la
  filosofia che è stata alla base della riforma regolamentare
  approvata dalla Camera prima il 31 luglio 1997 e poi
  definitivamente il 24 settembre 1997.
     Ritengo che la Giunta per il regolamento, all'indomani
  dell'avvio della XIII legislatura, si sia trovata nella
  necessità di procedere a modifiche profonde del nostro
 
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  regolamento, avvertendo la necessità di dare ai lavori
  parlamentari razionalità, trasparenza, organicità, soprattutto
  in direzione di una produzione legislativa che si evidenziasse
  per la sua qualificazione e la sua qualità.  C'era un altro
  dato molto importante e significativo, cioè il coinvolgimento
  dei deputati nei lavori parlamentari.  La riforma regolamentare
  approvata non va solo nella direzione di una qualità del
  lavoro parlamentare in senso lato, ma soprattutto di un
  coinvolgimento dei parlamentari e quindi una sottolineatura
  del loro ruolo all'interno del nostro paese.  Abbiamo
  evidenziato, inoltre, la necessità di andare avanti, malgrado
  alcune discussioni che hanno avuto luogo tra di noi, nelle
  quali è emersa la possibilità di sospendere i lavori della
  Giunta per il regolamento, impegnata nella riforma dello
  stesso, in previsione di un lavoro all'interno della
  Commissione bicamerale.  Abbiamo deciso, invece, di andare
  avanti e tale scelta è stata coronata da successo - per usare
  una frase d'effetto - ma non vi è dubbio che l'unica riforma
  approvata nel corso della XIII legislatura sia stata proprio
  quella in materia di produzione legislativa.
     Non vi è dubbio che il dato che emerge è di andare ad
  intercettare sul piano politico e dell'impianto regolamentare
  ciò che il sistema politico non ha prodotto.  Infatti, proprio
  mentre nel sistema politico, e soprattutto nella composizione
  delle Camere uscite dalle elezioni politiche del 1994 e del
  1996, da più parti si auspicava uno snellimento dei lavori
  parlamentari, ma in particolare una non frammentazione della
  geografia politica parlamentare - come diceva Calderisi - si
  sono avute una frammentazione ed una dispersione all'interno
  del Parlamento.
     I partiti della prima Repubblica erano controllati: oggi
  abbiamo una frammentazione, una miriade di partiti piccoli e
  medi, che si sono ovviamente costituiti sia strada facendo,
  sia nel corso delle vicende elettorali.
     Capisco il disagio dell'onorevole Paissan nel guidare un
  gruppo così mastodontico, ma tutto ciò non è prodotto dal
  regolamento perché, anche se apportassimo ulteriori modifiche,
  non riusciremmo a sanare il sistema politico, il vero malato,
  che produce tale tipo di situazione.  Ritengo che questi
  problemi debbano essere evidenziati, altrimenti daremmo
  all'aspettativa della riforma regolamentare poteri
  taumaturgici che, invece, non può avere e nemmeno ambisce ad
  avere perché, di fatto, non li ha.
     Signor Presidente, ritengo che il problema dei gruppi ci
  abbia impegnato moltissimo, ma pensavo che la vicenda fosse
  chiusa con il voto del 24 settembre 1997, quando l'Assemblea
  votò dando un orientamento ben preciso ed inoppugnabile,
  quando cioè non autorizzò la costituzione in gruppo dei
  colleghi parlamentari rappresentanti delle minoranze
  linguistiche.  Ritengo, quindi, che il 24 settembre 1997
  l'Assemblea di Montecitorio abbia data un'indicazione
  precisa.
     I relatori, che ho ringraziato per l'egregio lavoro
  svolto, hanno affermato che la proposta oggi al nostro esame è
  formulata solo in termini tecnici, proprio al fine di dare
  all'Assemblea la possibilità di discutere e valutare, senza
  alcun impegno, senza che sulla materia si sia costituita una
  qualche maggioranza ed un qualche orientamento unanime
  all'interno della Giunta per il regolamento.  L'ho già detto
  sia all'onorevole Signorino, sia all'onorevole Calderisi, ma
  desidero ribadirlo perché ritengo sia un fatto significativo e
  importante.  La vicenda è nata con la richiesta di rifondazione
  comunista di costituire un gruppo.  Mi rendo conto della
  situazione di disagio: faccio parte anch'io del gruppo misto,
  ma non per questo rivendico oggi situazioni o  status
  diversi e particolari.
     Mi rendo conto dell'amarezza e della situazione dei
  carissimi colleghi di rifondazione comunista, ma non c'è
  dubbio che oggi la scelta non deve riguardare l'interesse
  particolare di un partito o di un costituendo gruppo
  parlamentare, ma credo che l'interesse debba essere valutato
  in termini generali, sulla base della funzionalità della
  Camera.
 
                              Pag. 30
 
     Se vogliamo andare verso un sistema bipolare - e ritengo
  che tutti auspichiamo questo tipo di impianto costituzionale e
  ordinamentale nel nostro sistema politico e partitico -, non
  c'è dubbio che non possiamo frammentare ulteriormente la
  presenza di parlamentari all'interno della Camera, ma
  soprattutto non possiamo decidere oggi, attraverso la scelta
  di consentire la costituzione di un numero esorbitante di
  gruppi, di mortificare il lavoro del Parlamento e renderlo
  pericolosamente paralizzabile.  Signor Presidente, è questo il
  dato sul quale voglio richiamare l'attenzione dei colleghi
  parlamentari.
     Perché abbiamo deciso di non concedere nessuna deroga?
  Perché ciò poteva portarci ad una situazione non voluta di
  inagibilità dei lavori parlamentari, tanto è vero che abbiamo
  operato attraverso la riforma dell'articolo 14, introducendo
  il comma 5, che conferiva alle componenti del gruppo misto un
  ruolo ed un particolare potere.  Questa è la soluzione con la
  quale ci siamo cimentati, che abbiamo adottato e sulla quale
  poi l'Assemblea ci ha confortati con il suo voto: un gruppo
  misto con al suo interno delle componenti che avessero un
  potere, una peculiarità ed una caratterizzazione per un loro
  coinvolgimento sempre più diretto e immediato nei lavori
  dell'Assemblea.
     Ora con questa proposta tecnica certamente si va nella
  direzione dell'ampliamento dei poteri delle componenti del
  gruppo misto.  Mi pongo un interrogativo - e concludo, signor
  Presidente -, che ritengo sia importante: vi sono confini
  molto labili tra la componente ed il gruppo parlamentare, ma
  c'è veramente, da parte di alcuni gruppi, l'intenzione di
  partecipare in termini più impegnativi ai lavori della Camera
  o tutto ciò si risolve semplicemente nell'ampliamento
  dell'Ufficio di Presidenza?  Signor Presidente, credo che il
  sospetto sia legittimo, nel momento in cui l'articolo 5 entra
  in vigore nella XIV legislatura e, fino a quel momento, entra
  in vigore soltanto l'articolo 153- ter,  riferito
  all'articolo 14, che riguarda semplicemente ed unicamente la
  composizione dell'Ufficio di Presidenza.  Tutto ciò, inoltre,
  contraddice tutto l'impianto filosofico contenuto nei commi 2,
  3 e 4 dell'articolo 5, cui si fa riferimento, perché se si
  afferma che non si può ampliare la partecipazione all'Ufficio
  di Presidenza a gruppi e componenti costituiti nel corso della
  legislatura, tale ultimo comma contraddice tutto l'impianto e
  la filosofia precedenti.
     Allora, non si tratta più del problema di partecipare ai
  lavori parlamentari, come diceva l'onorevole Paissan, alle
  interpellanze urgenti, al  question time,  alla Conferenza
  dei capigruppo per la definizione della programmazione o, come
  è anche previsto, di quello relativo alla presenza delle
  componenti formate da almeno dieci deputati alla Conferenza
  stessa, ma si tratta semplicemente di una questione di pura
  gestione.
     Ritengo che esista senz'altro il problema di effettuare
  aggiustamenti riguardanti la programmazione e la
  partecipazione dei colleghi parlamentari appartenenti alle
  componenti del gruppo misto, ma sulla questione della presenza
  nell'Ufficio di Presidenza non sono d'accordo, perché essa
  conferisce lo status di gruppo e, quindi, se una componente
  partecipa all'Ufficio di Presidenza, di fatto, essa ottiene lo
  status di gruppo; si tratterebbe di un  escamotage  che
  non possiamo accettare.
     Mi auguro di aver chiarito la mia posizione.  L'ho detto
  anche nella Giunta per il regolamento, facendo una battuta: se
  dobbiamo ricorrere ad un  escamotage,  allora riconosciamo
  i gruppi, con il rischio che ciò comporta.
     Se noi riconosciamo - per ogni dieci deputati costituiti
  in componente - la presenza nell'Ufficio di Presidenza,
  otteniamo la moltiplicazione delle componenti fino alla
  scadenza della legislatura.  Ad ogni nove deputati se ne potrà,
  cioè, sommare uno che condizionerà gli altri per la
  partecipazione all'Ufficio di Presidenza.  Stiamoci attenti,
  perché rischiamo di andare verso l'ingovernabilità nei lavori
  parlamentari.
 
                              Pag. 31
 
     Avremo, cioè, all'interno dei gruppi, componenti che si
  spaccheranno...
 
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