| PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, colleghi, da deputato
di alleanza nazionale sono un polista convinto ed un
bipolarista convinto.
Ricordo con raccapriccio che negli anni tra il 1976 ed il
1979 - gli anni della cosiddetta solidarietà nazionale -
quando tutti i partiti stavano assieme appassionatamente, con
l'eccezione dei radicali, considerati scemi, e dei missini,
qualificati - o meglio, squalificati - come fascisti, Giulio
Andreotti disse che, se l'Italia si fosse dovuta dividere, non
si sarebbe divisa in due, ma si sarebbe spaccata in mille
pezzi. Egli anticipava quel che avvenne poi in Jugoslavia.
Proprio perché convinto polista e bipolarista, posso oggi
rovesciare come un guanto il famoso detto di Giulio Andreotti:
o l'Italia si divide in due, o si spacca in mille pezzi.
Di conseguenza, dobbiamo fare di tutto per accelerare il
procedimento bipolare; lo possiamo accelerare con molte misure
di diverso livello. Ad esempio, a livello costituzionale,
vedrei con favore un addendo, forse necessario: un emendamento
aggiuntivo all'articolo 67 della Costituzione, laddove si
prevede il divieto di mandato imperativo. Tale principio -
come mi insegnano i colleghi della Giunta per il regolamento -
fu formulato per ben altre ragioni: ragioni storiche, che si
rifanno al passaggio, con la rivoluzione francese, dall'antico
regime - c'è sempre un antico regime, come una maledizione -
al nuovo corso rivoluzionario. Tale articolo, dunque, aveva
finalità opposte e non può essere, pertanto, invocato oggi per
manovre e manovrucce di basso profilo.
Tuttavia, qualora si insistesse da parte di qualche
giurista di corte con il mettere come bastone tra le ruote
l'articolo 67 della Costituzione, non escluderei un
emendamento aggiuntivo che preveda l'istituto del recall
vigente negli Stati Uniti d'America, consistente nel richiamo
di un deputato, in caso di transumanza dalla maggioranza
all'opposizione o viceversa; questo sarebbe un elemento di
chiarezza.
E' chiaro che si svolgerebbero, a questo punto, le
elezioni suppletive ed il deputato che si è assoggettato a
questa fatica, anche motoria, di passaggio da una parte
all'altra, potrebbe chiedere ai propri elettori la riconferma:
quindi giudicherebbe il popolo sovrano se quel deputato abbia
diritto alla riconferma oppure si debba preferire un altro
candidato, eletto nel suo collegio.
Altre misure operano invece a livello elettorale. Ricordo
che questo referendum - lo dico anche per far felice il mio
carissimo amico, onorevole Calderisi -,
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che tra l'altro vive un po' nell'ombra, perché le televisioni
e i giornali gli danno pochissimo spazio, è volto ad
irrobustire due grossi poli. Non ci sarebbe più, infatti, la
seconda scheda e quindi apparirebbero soltanto il polo di
centro-destra e quello di centro-sinistra e probabilmente gli
asini di Buridano (sottolineo, più Buridano che gli asini)
sarebbero chiamati ad una scelta...
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