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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


435483
STA0509-0054
Somm. e Sten. d'Aula n. 509 del 22 marzo 1999 (STA13-509)
(suddiviso in 86 Unità Documento)
Unità Documento n.54 (che inizia a pag.36 dello stampato)
...(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 36)
...(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 36)
...Proposta di modificazione degli articoli 5, 13, 14, 118-bis, 119, 135-bis, 153-ter del regolamento (modificazioni alla disciplina relativa alla costituzione dell'Ufficio di Presidenza e alla costituzione dei gruppi ...
MAURO GUERRA.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI
ZZSTA ZZRES ZZSTA220399 ZZSTA990322 ZZSTA000399 ZZSTA000099 ZZSTA509 ZZ13
    MAURO GUERRA.  Signor Presidente, utilizzerò i minuti che
  ho a disposizione per svolgere alcune brevi considerazioni di
  carattere generale e per esprimere alcune opinioni anche
  rispetto a ciò che ho ascoltato nel corso della discussione.
  E' una discussione difficile.  Vorrei che ci riconoscessimo
  reciprocamente lealtà di intenzioni e che riconoscessimo alle
  cose che ciascuno di noi dice il senso per le quali sono
  pronunciate, senza costruire altri significati.  Un
  atteggiamento di questo genere, peraltro tenuto altre volte
  quando siamo stati interessati da un lavoro di riforma
  regolamentare, ci ha aiutato a sviluppare un dibattito sereno
  ed approfondito.  Fino ad oggi esso ci ha consentito di
  superare scogli molto aspri.  Ricordo, ad esempio, l'intervento
  di riforma sul procedimento amministrativo - che non era certo
  poca cosa -, in una situazione politica particolarmente
  delicata, con il superamento di scogli molto aspri grazie ad
  un'ampia condivisione.  Tale ampia condivisione, quando si
  procede a riforme del regolamento e, in particolare, a riforme
  regolamentari che attengono alla costituzione, alla struttura
  stessa, al modo di essere dei soggetti che si muovono
  all'interno del Parlamento, credo che sia un bene in sé da
  ricercare.
     Ci sono le condizioni per andare in questa direzione?  Io
  ritengo che possiamo trovarle pur nella difficoltà del
  momento, se adottiamo tra noi questo metodo di discussione.
  Sappiamo che nessuno di noi intende utilizzare questo
  dibattito, le misure e i provvedimenti che, conseguentemente,
  saranno presi, come strumenti per ottenere un vantaggio,
  magari contingente, per sé o per il proprio gruppo di
  appartenenza o di riferimento.  Occorre, inoltre, riconoscere a
  tutti noi il fatto che stiamo provando ad organizzare una
  risposta, condivisa a livello istituzionale della Camera, a
  questioni di non poco momento e che investono tutte le
  appartenenze politiche qui rappresentate.
 
                              Pag. 37
 
     Le questioni sono state già illustrate: ci troviamo
  all'interno di una transizione incompiuta, sconvolgente per
  molti aspetti, in un passaggio che si riflette nel lavoro che
  stiamo svolgendo sulla questione dei gruppi parlamentari, in
  particolare nella situazione da incubo descritta dal collega
  Paissan, che tutti abbiamo ben presente e sulla quale non
  ritorno.  Probabilmente, oggi, anche per alcune di quelle
  ragioni che il collega Paissan citava - e che hanno fatto un
  po' da tappo e un po' da sedativo in questa fase -, ci
  troviamo addirittura in una situazione che è ancor più
  patologica di una vera patologia.  Vi sono, forse, un
  ammassamento ed una maggiore confusione attorno al gruppo
  misto, legati ad alcune circostanze contingenti.  Questa è la
  condizione, questa è la situazione e a tutto ciò dobbiamo dare
  una risposta.
      Abbiamo detto alcune cose sulle quali vi è una intesa,
  almeno nelle enunciazioni, quindi dobbiamo dare una risposta
  cercando di non assecondare (sapendo che non sono le regole ed
  i regolamenti che definiscono, assestano o risolvono tutti i
  problemi del sistema politico e avendo il senso della misura
  nei nostri interventi) le tendenze alla frantumazione del
  sistema politico-istituzionale del nostro paese.
     Questa è una cosa su cui tutti si sono soffermati.
     Non bisogna assecondare quelle tendenze ma, nello stesso
  tempo, bisogna evitare che il non assecondare queste tendenze
  si traduca in una negazione della realtà del dibattito, della
  dialettica, dello scontro e della rappresentanza politica in
  questo Parlamento.  Occorre dunque non negare, per non
  assecondare la frammentazione, la realtà del dibattito
  politico nel nostro paese, la dialettica, pur così difficile e
  complicata, dalla quale siamo interessati in questa fase.
     Occorre fare questo, ossia occorre tenere presenti questi
  due principi ed elementi, avendo presente una necessità
  istituzionale comune: intervenire per affrontare queste due
  questioni di fondo, in relazione a questi due principi,
  garantendo il funzionamento delle istituzioni.  Vi è un altro
  pericolo da considerare, oltre a quello di una istituzione
  che, per le sue dinamiche interne, perda i rapporti con le
  dinamiche esterne o le viva in modo sbagliato (ma questo è
  pericolosissimo, perché si tratterebbe di una realtà che, per
  le sue ragioni di funzionamento, e di semplificazione del
  funzionamento, non saprebbe riportare nell'ambito della
  dialettica che si svolge all'interno le realtà, le
  soggettività e la dialettica esistenti all'esterno): quello di
  una istituzione che si avviti in una spirale in grado di
  condurre alla paralisi del proprio funzionamento, poiché
  "assume al suo interno" tutto ciò che si muove in una fase
  assolutamente complicata della nostra vita politica ed
  istituzionale e poi non riesce più ad individuare i modi del
  proprio funzionamento ordinario.  Ribadisco che questo
  rappresenta un elemento altrettanto pericoloso, perché
  delegittima completamente e complessivamente l'istituzione.
     Dobbiamo allora cercare di trovare questo equilibrio.
  Dobbiamo provare a garantire questi risultati e questi
  obiettivi con interventi finalizzati non a disegnare la
  normalità sulla patologia delle condizioni che viviamo - ma
  neanche a negare o ad impingere una normalità astratta che
  nega la patologia esistente, le difficoltà che vi sono - ma a
  costruire una risposta di normalità alle cose che comprenda al
  suo interno margini di flessibilità tali da reggere passaggi
  così complicati come quello che stiamo vivendo.  Quando abbiamo
  lavorato sulla riforma che ha interessato le componenti del
  gruppo misto, eravamo partiti da questa premessa: quella
  soluzione non tendeva a ricostruire complessivamente il
  sistema dei gruppi e delle rappresentanze in funzione del
  passaggio che stavamo vivendo, ma neppure a negare quella
  situazione; tendeva invece a dare delle risposte.
     Mi pare che qui siamo tutti d'accordo - e il presidente
  Paissan lo ha pure affermato esplicitamente - nel dire che
  quella risposta è stata positiva, ma che non è sufficiente!  E'
  infatti talmente elevato
 
                              Pag. 38
 
  il livello delle questioni che abbiamo di fronte che quella
  risposta non può essere considerata sufficiente.
     Che dobbiamo fare?  Ho esaminato i principi emendativi
  presentati (in parte vertono sulle questioni che abbiamo
  discusso in Giunta) e credo che abbiano tutti legittimità.
  Ora, però, si tratta di vedere, con grande tranquillità e
  serenità, se ve ne siano alcuni più convincenti di altri ed
  alcuni in grado di fornire risposte più complessive alle
  diverse esigenze alle quali dobbiamo rispondere.
     Devo dire, peraltro, che non mi ha convinto (ma ciò non
  significa che io non posso convenire con il principio
  emendativo presentato) l'argomentazione dei colleghi Armaroli
  e Liotta.  Lo dico perché questo ci aiuta a discutere; domani
  esamineremo i principi emendativi e avremo altri
  passaggi...
 
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