| NICHI VENDOLA. Calderisi, io non ho interrotto nessuno.
Ripeto che bisogna guardare avanti ed anche indietro per
costruire, come ha detto l'onorevole Mauro Guerra, e trovare
gli equilibri necessari.
Sono tra coloro che pensano che i problemi della
funzionalità di questo ramo del Parlamento debbano riguardare
la collettività: la paralisi o l'avvitamento di un ramo del
Parlamento costituisce un problema della democrazia italiana.
Mi chiedo, dunque, per quale motivo dobbiamo affrontare un
problema ipotetico e non dobbiamo affrontarne uno reale, come
quello che con straordinaria efficacia ha documentato nel suo
intervento il collega Paissan.
Esiste un problema di funzionalità della Camera dei
deputati: quello della elefantiasi di cui è ammalato il gruppo
misto; un gruppo che ha subito una dilatazione ipertrofica,
pur con la pazienza e l'attesa di ciascuno di noi, di ciascun
iscritto al gruppo misto; lo dico a coloro che sono medici,
dottori ed accademici della vita istituzionale e delle
procedure di questa Camera.
Esiste, dunque, un problema di funzionalità che non va
sottovalutato; dobbiamo affrontarlo, senza proporci quello che
ancora non esiste. Penso che le norme, tutte le norme, debbano
interpretare e provare a disciplinare la realtà; esse, però,
non possono divorare ed esorcizzare la realtà stessa: in tal
caso, farei fatica ad interloquire di politica, di
rappresentanza e di democrazia, perché farei fatica a
capire.
La multiforme presenza di opzioni politiche, culturali ed
ideologiche nel nostro paese deve avere parametri netti: la
esistenza effettiva, non virtuale, non fittizia, non
artificiale, nella vita del paese di un movimento o di un
partito.
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Rappresento un partito, ma quel che dico non vale solo per
il mio partito. Certamente, lo sento di più sulla carne della
mia militanza nel partito che rappresento: siamo una delle
pochissime formazioni politiche in Italia che hanno la
possibilità di mobilitare centinaia di migliaia di persone e
di spostare decine di migliaia di giovani; siamo presenti in
tutti i consigli comunali, provinciali e regionali; nelle
ultime elezioni amministrative, abbiamo avuto una conferma
sostanziale, senza alcuna scalfittura del consenso elettorale;
siamo presenti in tutti i sondaggi politici, nella medesima
quantità significativa di oltre l'8 per cento: siamo, quindi,
una forza di primo piano della scena politica italiana.
Tuttavia, che paradosso della democrazia italiana è quello
di vedere chiusi nel recinto del gruppo misto alcuni leader
politici così rappresentativi! Quando vengono assegnati al
segretario del mio gruppo - l'onorevole Bertinotti - 3 minuti
di tempo per discutere della tragedia del Cermis, penso che
siamo ad un paradosso, ad una beffa; e non vi è formalismo o
arzigogolo che possa spiegare decentemente tale paradosso.
Avanziamo due proposte; lo facciamo proponendo un
principio emendativo ed accogliendo altri principi emendativi
di altro genere. Dobbiamo, da un lato, sgonfiare il gruppo
misto e ridurlo ad una dimensione fisiologica e dobbiamo
prevedere la possibilità che le componenti politiche nel
gruppo misto abbiano i giusti poteri e diritti e non soffrano
delle strozzature che, talvolta, risultano umilianti anche per
il singolo parlamentare.
Contemporaneamente, dobbiamo consentire ad alcune forze,
che sono state legittimate dal voto popolare e che esistono in
tutto il paese, di essere qui per fare quello che dice Mino
Martinazzoli, cioè per non ammainare la bandiera di una parte
politica che è una parte viva della realtà: se questa non
potesse essere presente qui, con la dignità che compete a chi
è stato eletto ed ha un seguito, un consenso reale, ciò
rappresenterebbe una mortificazione non di quella parte
politica, ma del Parlamento e della democrazia.
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