| Le Commissioni proseguono l'esame, rinviato da ultimo
il 18 marzo 1999.
Valentina APREA (FI), limitando il suo intervento agli
aspetti concernenti la formazione, rileva, in particolare,
come l'articolo 64 pur essendo da condividere per la parte in
cui prevede un obbligo di frequenza di attività formative -
essendo noto che il sistema scolastico non è sufficiente a
garantire un idoneo inserimento dei giovani nel mondo del
lavoro -, non incontri la sua approvazione poiché, nel suo
complesso punta, al di là delle apparenze, ad una
statalizzazione della formazione professionale. Poiché,
infatti, il sistema di istruzione scolastica è menzionato al
punto a) del comma 1, prima di quello della formazione
professionale di competenza regionale, citato al punto
b), è evidente che la riforma della scuola, che
importerà un obbligo di frequenza fino a 15 anni per i
giovani, di fatto renderà residuale il ruolo della formazione
professionale regionale, che avrebbe comunque dovuto essere
riformata da tempo.
E' evidente, quindi, che il Governo non è intenzionato ad
operare una seria riforma della formazione professionale, che,
per sua natura e per disposto costituzionale, deve
qualificarsi necessariamente di carattere regionale, in quanto
deve essere legata alle imprese ubicate sul territorio:
diversamente, si continua a rafforzare il sistema di
istruzione professionale scolastica statale che è "abusiva" da
cinquant'anni, poiché è nata con una normativa transitoria che
avrebbe dovuto essere applicata solo fino all'istituzione
delle regioni.
Quindi, la logica statalista che permea l'articolo in
esame rischia di pregiudicare il futuro dei giovani e
l'applicazione di un principio importante contenuto nelle
disposizioni citate.
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Manifesta, inoltre, la sua forte contrarietà alle
disposizioni di cui all'articolo 65 che, muovendosi nella
stessa direzione del precedente, opera una scelta
anticostituzionale e statalista; poiché, infatti, si rimette
ad una convenzione con le regioni l'avvio di corsi di
specializzazione successivi al completamento del percorso
scolastico, si attribuisce ogni competenza al Ministero della
pubblica istruzione, sottraendola alle regioni.
In conclusione, preannunciando la presentazione di
emendamenti su tali punti, ritiene che il provvedimento in
esame sprecherà un'occasione storica di riforma.
Mario PEPE (PD-U) osserva innanzitutto, in relazione a
quanto affermato dal deputato Aprea, che il comma 2
dell'articolo 65 non esclude un intervento delle regioni in
materia di formazione professionale. Il Ministero del lavoro è
semmai chiamato ad effettuare un controllo sui livelli
formativi, assicurando degli standard adeguati sia in
termini di qualità della prestazioni offerte, sia in termini
di efficienza dei modelli proposti. Ritiene, pertanto, che
quanto previsto dall'articolo 65 sia condivisibile nel merito
e perfettamente in linea con quanto previsto nel patto
sociale.
Condivide, altresì, quanto previsto dall'articolo 1,
ritenendo che occorra prevedere un sistema efficace di
monitoraggio degli investimenti; rileva, comunque, che i
sistemi di controllo delineati devono avere il tempo per poter
essere calati nelle singole realtà economiche onde potersi,
una volta entrati a regime, valutare la loro efficienza dal
punto di vista qualitativo. Sottolinea, infatti, che spesso si
procede con eccessiva repentinità al mutamento delle
procedure, senza tenere nel dovuto conto che occorre lasciar
loro il tempo necessario perché possano entrare a pieno
regime. Ritiene, inoltre, positiva l'individuazione di singoli
distretti economici, allo scopo di poter valutare le variabili
socio-economiche sulle quali si indirizza il singolo
investimento. Ricorda, al riguardo, che dall'audizione del
Ministro del tesoro Ciampi è emersa una vena pessimistica in
merito alle previsioni di crescita dell'economia; si è
comunque sottolineata l'importanza di incentivare un processo
in cui gli enti locali sviluppino autonomamente le loro forze
propulsive, incentivando qualsiasi sviluppo di tipo
imprenditoriale.
Ritiene, altresì, estremamente positiva la previsione di
uno snellimento delle procedure di finanziamento per le zone
colpite da eventi sismici. Per quanto riguarda, infine, gli
interventi previsti per sollecitare la ripresa economica nelle
aree più disagiate del Paese, rileva che occorre mettere in
grado le regioni del Mezzogiorno di rilanciare la propria
economia, soprattutto ora che esse non possono più avvalersi
dei benefici di politiche pubbliche generali basate
sull'incremento di competitività connesso a svalutazioni
monetarie o su politiche di deficit spending.
Conclude preannunciando la presentazione di alcuni
emendamenti al fine di apportare talune limitate e specifiche
modificazioni al testo del provvedimento in esame.
Alfredo STRAMBI (comunista) limitandosi a considerare
gli aspetti di specifica competenza della XI Commissione,
ritiene che sussista uno sfasamento tra gli obiettivi avuti di
mira e la strumentazione introdotta allo scopo; in
particolare, la previsione di un "costo zero" per la revisione
di tutto il sistema degli ammortizzatori sociali, rischia di
essere illusoria e di rimandare ogni considerazione in
proposito al momento dell'emanazione dei decreti legislativi
attuativi.
Quanto ai punti specifici di dissenso, esprime la sua
contrarietà alle disposizioni dell'articolo 56, che elevano
dal 2 al 3 per cento la decontribuzione per i contratti di
secondo livello, sminuendo in tal modo il ruolo della
contrattazione nazionale. Ritiene, inoltre, che la previsione
di un reddito minimo di inserimento crei un contesto
favorevole alla crescita del lavoro nero.
In merito, inoltre, al tema dei lavori socialmente utili,
di cui all'articolo 43, comma 2, pur condividendo il percorso
di progressivo svuotamento degli stessi dovuto
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alla conclusione dei relativi progetti, ritiene che dovrebbe
essere operata una scelta più esplicita sulla linea da
seguire; ad esempio, sarebbe opportuno escludere
dall'intervento le regioni che non abbiano concluso le
procedure di competenza, almeno nella misura del 30 per cento,
entro il 31 dicembre 1998.
E' necessario, inoltre, creare convenienze per mantenere
gli anziani nello svolgimento di attività lavorativa e,
infine, non confondere il tema del part-time con la
riduzione dell'orario, da un lato, e con la rivisitazione
delle pensioni di anzianità dall'altro. Riterrebbe
preferibile, semmai, destinare maggiori risorse ai contratti
di solidarietà.
Si riserva, quindi di formulare emendamenti specifici
sugli aspetti segnalati.
Renzo INNOCENTI, presidente, constata che nessun
altro chiede di intervenire. Ricorda, a questo proposito, che
in sede di programmazione dei lavori erano state rivolte
critiche in ordine alla ristrettezza dei tempi a disposizione
delle Commissioni e che, proprio per rispondere a tali
sollecitazioni, sono stati ampliati i termini originariamente
previsti per l'esame preliminare e programmate, altresì,
specifiche audizioni.
Non può che ravvisare una contraddizione fra le richieste
di più ampi spazi di dibattito e la ristrettezza del numero
dei deputati sinora intervenuti. Auspica, pertanto, che il
seguito dell' iter abbia un andamento più ordinato, nel
rispetto delle scadenze deliberate dagli Uffici di presidenza
riuniti.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame alla seduta di
domani, mercoledì 24 marzo 1999.
La seduta termina alle 11.30.
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