| L'espletamento dell'attività di gestione e controllo sulle
domande di integrazione comunitaria esercitata da parte
dell'AIMA ha comportato rilevanti disagi per migliaia di
agricoltori lucani determinando una situazione di vera e
propria penalizzazione degli operatori agricoli della
Basilicata rispetto agli agricoltori di altre realtà
territoriali. E' evidente che la ritardata riscossione delle
somme previste dalle normative comunitarie ha costituito un
elemento di svantaggio non indifferente rispetto a chi ha
potuto ricevere celermente gli accrediti delle somme spettanti
in modo da poter far fronte, tempestivamente e senza dover
ricorrere a ulteriori forme di indebitamento, alle necessità
finanziarie di gestione dell'impresa agricola.
Sulla base di quanto verificatosi anche nell'ultima
annata, con la chiamata a verifica di oltre 18.000 produttori
sottoposti a procedure scoordinate nella metodologia e nella
tempistica (in Basilicata sono stati convocati di media circa
200 agricoltori al giorno) che hanno ulteriormente evidenziato
le carenze organizzative e funzionali delle strutture
dell'AIMA, si ripropone la necessità di procedure ad una
profonda riforma del sistema di gestione e controllo che deve
tener conto, in particolare, dei seguenti punti di
criticità:
1) Sistema dei controlli.
E' colpevolmente impostato in modo da non tener in alcun
conto delle esigenze degli agricoltori, né dal punto di vista
dei tempi né dal punto di vista delle modalità: la conseguenza
non è solo quella dei forti ritardi nel pagamento delle
integrazioni ma anche di forme di ingiustizia legate in alcuni
casi alla impossibilità, da parte degli agricoltori, di poter
contestare dopo oltre un anno, e quindi con terreni già
riesaminati per la successiva campagna, gli addebiti ed i
rilievi inerenti le reale situazione esistente sul campo al
momento della richiesta di integrazione. Per quanto riguarda
la campagna 97/98 non si capisce come mai, ad esempio, pur
essendo stati completati i rilievi aerofotogrammetrici fin
dalla tarda primavera del 1998 si è aspettato fino agli inizi
del mese di gennaio 1999 per avviare la fase di verifica e
controllo. La concitazione e l'approssimazione con cui si è
dato corso a tale adempimento ha creato una situazione di
giustificato malessere tra gli agricoltori che registrano una
condizione di discriminazione e di forte penalizzazione.
Nel corso delle verifiche sono emersi, tra l'altro,
disguidi e orientamenti applicativi che hanno accresciuto il
disagio del mondo agricolo lucano. Basta far riferimento al
fatto che dal modo come è stata valutata la presenza di
vegetazione arborea e di tare negli appezzamenti è dipeso, in
molti casi, la percentuale di scarto tra la superficie
dichiarata e accertata; che non si è tenuto conto della
documentazione attestante i dati delle particelle cosiddette
"condivise" del demanio pubblico; che non si è tenuto conto
delle particelle validate e regolarmente ammesse al contributo
nell'annata precedente.
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Quasi sempre, le modalità messe in atto dall'AIMA per la
regolarizzazione delle diverse posizioni ha richiesto costi
aggiuntivi rilevanti da parte degli agricoltori che per
esibire visure, estratti legali di mappa e planimetrie hanno
dovuto spendere parecchie centinaia di migliaia di lire; tali
costi potevano essere sicuramente evitati attraverso un
raccordo tra le banche dati dell'AIMA e del Catasto.
Tutte queste situazioni portano a ritenere assolutamente
inadeguato il funzionamento dell'AIMA per cui bisogna subito
dar corso ad un sistema di controllo affidato agli Enti ed
alle strutture più vicine alle realtà produttive (Regioni) in
modo da poter espletare tutti gli adempimenti nei tempi e con
le modalità più idonee ad evitare disagi e penalizzazioni agli
agricoltori.
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