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Onorevoli Colleghi! - La mia relazione su questo
provvedimento risulta sicuramente atipica perché si basa su
una elementare considerazione di fondo e cioè l'assenza di
presupposti basilari per legiferare su una materia, quella
complessiva del finanziamento della politica nel nostro Paese,
che è all'origine delle proposte di legge di sostanziale
abrogazione della legge n. 2 del 1997.
Infatti, nessun tipo di giudizio, né tecnico né politico,
è possibile esprimere compiutamente sulla legge n. 2 del 1997,
stante l'impossibilità di verificare l'entità delle relative
dichiarazioni fiscali per gli anni precedenti.
Solo un dato ideologico, precostituito e pregiudiziale,
può comportare (come comporta) l'esigenza "politica" di una
nuova normativa che innova un quadro legislativo ancora non
giudicabile.
La legge n. 2 del 1997 fu votata a grande maggioranza dai
due rami del Parlamento. Si trattava e si tratta di un
finanziamento eventuale, libero, trasparente, agli attori
fondamentali della politica, cioè ai partiti.
Oggi viene deciso di eliminare questa strumentazione
normativa surrettiziamente inglobandola sotto l'egida di un
rimborso delle spese elettorali per i quattro fondi previsti
(Camera, Senato, Parlamento europeo, regioni), prevedendo
l'ampliamento delle quote pro capite (ora riferibili al
complesso degli iscritti nelle liste elettorali). E' una
decisione che finisce per risultare incomprensibile perché
irrazionale.
Tra l'altro, convinto che - fuori da ogni demagogia - non
sia qui in discussione il finanziamento della politica bensì
quale tipo di finanziamento, risulta grave che nel
provvedimento alla nostra attenzione siano preservate quelle
parti della legge n. 2 del 1997 che più avevano destato
perplessità.
Si tratta del lungo periodo intercorrente nell'eventuale
riequilibrio tra finanziamento annuale di anticipo e relativo
conguaglio, così come della possibilità di rinnovo delle
dichiarazioni di appartenenza dei singoli deputati, che si è
rivelata una incentivazione assurda alla trasmigrazione
politica e alla instabilità. Non a caso, questo non secondario
aspetto è stato, in sede di I Commissione, contestato dallo
stesso Governo per bocca del Ministro per le riforme
istituzionali Giuliano Amato.
Onorevoli colleghi, seppure in estrema sintesi, siamo
convinti che questa relazione offra utili spunti per un libero
convincimento in merito alla strumentalità di una innovazione
legislativa priva di effettive e verificabili motivazioni.
Per tutte queste ragioni, non propongo un testo
alternativo ma la soppressione di tutti gli articoli del
provvedimento.
Riccardo MIGLIORI,
Relatore di minoranza.
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