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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


65725
DDL5552-0002
Progetto di legge Camera n. 5552 - testo presentato - (DDL13-5552)
(suddiviso in 5 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C5552. TESTIPDL
...C5552.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC5552 ZZ13 ZZRL ZZPR
     Onorevoli Colleghi! - Alla nascita e al moltiplicarsi
  delle ville venete a decorrere dal cinquecento concorrono
  principalmente due motivazioni: la ripresa dell'ideale
  classico di creare un luogo extraurbano di  otium
  intellettuale in seno alla natura e la spinta diretta allo
  sfruttamento delle risorse agricole sorta in seguito alle
  mutate condizioni economiche dell'alta borghesia e della
  nobiltà di Venezia, resa vieppiù intensa dal desiderio di
  vaste proprietà terriere a compenso del declinante ruolo di
  dominatrice dei mari della città, specie con i suoi traffici
  con l'Oriente.
     La Villa Cappello di Galliera è un tipico esempio di
  questa nuova concezione cinquecentesca di unire l'utile al
  dilettevole in un processo vitale di reciproci scambi e
  vantaggi.
     Accantonata l'ipotesi di un intervento di Palladio alla
  sua progettazione per discordanti ragioni di tempo, è
  accettata, invece, con il conforto del Cevese, quella più
  credibile della presenza al momento creativo di un anonimo
  architetto operante nell'ambito culturale padovano di dominio
  del Frigimelica.
     Lungo sarebbe l'elenco delle amplificazioni, delle
  aggiunte, dei mutamenti di orientamento prospettico subiti
  dalla Villa nel corso dei secoli, sino al suo assetto
  definitivo raggiunto allorché, passata nel 1858 in proprietà
  dell'imperatrice Maria Anna di Savoia, figlia di Vittorio
 
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  Emanuele I e moglie di Ferdinando I d'Austria, sono affidati
  nello stesso anno al veronese Antonio Bortolani il rifacimento
  e l'ampliamento delle due ali laterali e la sopraelevazione
  del corpo centrale.
     Non è fuor di luogo ammettere, come del resto è successo
  per altre ville venete, che nel sito dove i Cappello fissarono
  la loro dimora, preesistesse una rustica costruzione che
  accoglieva una o più famiglie di fittavoli addetti ai lavori
  campestri in terreni allora malfidi e insalubri, dove estese
  paludi e fitte boscaglie conferivano al paesaggio un aspetto
  selvaggio.  E' comprensibile, quindi, che i Cappello al loro
  insediamento si preoccupassero anzitutto del problema
  dell'irrigazione, con ripetute suppliche rivolte al
  "provveditori dei beni inculti" allo scopo di bonificare al
  meglio i terreni acquitrinosi e a un tempo di tracciare
  fluenti "rogge" e "canalette" derivate dal Brenta per
  "azionare" mulini, una sega, eccetera, a vantaggio proprio e
  dei loro dipendenti nel dar vita e promuovere anche nuovi
  mestieri, legati o no all'agricoltura.
     Il "palagio dominicale" dei Cappello all'origine
  consisteva in solo corpo centrale a due piani poi arricchito
  di due piccole ali laterali, d'una barchessa a levante,
  abitazione del "giardinaro" e del "casaro", d'una casa dello
  "Agente" e di un "Oratorio".
     Il giardino della Villa, del quale si fa menzione sin nei
  primi documenti del seicento e che si estendeva dietro la
  facciata posteriore, rispettava le convenzioni dettate nel
  Rinascimento per le Ville medicee: lo stesso ordine formale
  imposto all'architettura doveva applicarsi alla natura
  circostante e creare un paesaggio artificiale del tutto
  integrato agli edifici di cui costituiva l'ornamento e a un
  tempo il ripetersi e il prolungarsi all'aperto del loro
  impianto disegnativo.
     Era in una parola il "giardino all'italiana", concepito
  quali frammento di natura organizzata secondo una precisa
  intenzionalità, nel quale persiste il manifestarsi di un
  artificio imposto alla natura, pur contemperato dalla presenza
  degli orti domestici.  Ma quando la villa viene acquistata nel
  1821 da Valentino Comello, che già ne possedeva un'altra poco
  distante a Mottinello Nuovo, questa simmetria subisce un
  radicale mutamento.
     Villa e giardino mantengono intatto il loro splendore
  anche quando passano in proprietà della famiglia Raggio De
  Micheli di Genova nel 1896.  Da non dimenticare che durante la
  guerra 1915-1918 la Villa è sede del Comando della IV Armata
  agli ordini del generale Gaetano Giardino.  I De Micheli, però,
  sperperate le loro ricchezze, sono costretti ad abbandonare la
  Villa che, posta all'asta, è rilevata dall'Istituto nazionale
  della previdenza sociale, il quale la destina a sede quanto
  mai erronea di un grande Sanatorio.  E' l'inizio della
  decadenza, fatale e progressiva, sia per quanto riguarda
  l'edificio nel suo complesso che per il fascinoso giardino del
  Bagnara.
     Nel 1971 il sanatorio diventa ospedale provinciale e nel
  1978 si fonde con l'ospedale di Cittadella.
     Affinché questo inestimabile patrimonio di arte e di
  natura sia salvaguardato e restituito alla sua bellezza di un
  tempo, la presente proposta di legge si propone, dunque, quale
  obiettivo prioritario proprio quello del recupero e della
  valorizzazione della Villa Imperiale di Galliera Veneta, anche
  al fine di garantire con tale recupero la riscoperta turistica
  di tutte le zone ad essa circostanti.
 
DATA=990113 FASCID=DDL13-5552 TIPOSTA=DDL LEGISL=13 NCOMM= SEDE=PR NSTA=5552 TOTPAG=0003 TOTDOC=0005 NDOC=0002 TIPDOC=L DOCTIT=0000 COMM= FRL PAGINIZ=0001 RIGINIZ=009 PAGFIN=0002 RIGFIN=063 UPAG=NO PAGEIN=1 PAGEFIN=2 SORTRES= SORTDDL=555200 00 FASCIDC=13DDL5552 SORTNAV=0555200 000 00000 ZZDDLC5552 NDOC0002 TIPDOCL DOCTIT0002 NDOC0002



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