| Onorevoli Colleghi! - La lingua dei segni è usata in
misura considerevole da parte dei sordi, in alcuni contesti
sociali, mentre il suo impiego è molto più limitato nelle
famiglie e nella scuola.
Forti pregiudizi rimangono tuttora nei confronti della
gestualità, non ancora accolta come valore integrativo nella
comunicazione con le persone sorde, poichè è ritenuta dannosa
al fine dell'acquisizione di un sufficiente linguaggio
parlato.
Le strutture sociali non si pongono l'obbiettivo di far
apprendere la lingua dei segni, all'infuori dell'Ente
nazionale protezione ed assistenza sordomuti (ENS) e del
Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), centri che
provvedono alla sua diffusione.
Questa lingua è pertanto rifiutata dalle famiglie che
hanno un figlio sordo (ad eccezione di quelle i cui genitori
sono sordi) e dalle classi della scuola pubblica nelle quali è
inserito l'alunno sordo. Ciò crea rilevanti difficoltà ai
quasi 70 mila sordi che ci sono in Italia, i quali subiscono
pesanti limitazioni nelle forme comunicative.
Non si tratta di contrapporre il linguaggio orale alla
lingua dei segni, bensì di integrare le diverse possibilità
per portare la persona sorda a inserirsi meglio nella società,
ad avere sicurezza in se stessa, a sentirsi partecipe delle
varie situazioni sociali.
Il permanente interesse per la lingua dei segni è
testimoniato anche da una ricca letteratura pubblicata negli
ultimi anni in questa materia: tre dizionari sono stati
pubblicati tra il 1991 e il 1992. Anche questo fatto induce a
ritenere quanto sia divenuto improrogabile procedere a
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stabilizzare e a standardizzare la lingua italiana dei segni,
da considerare lingua a tutti gli effetti e non soltanto un
linguaggio mimico - gestuale. Essa possiede una propria
morfologia, sintattica e lessicale, e può considerarsi la
lingua naturale delle persone sorde perchè, grazie alle sue
modalità espressive di tipo visivo - gestuale, può essere
acquisita in modo spontaneo dai bambini sordi con le stesse
tappe del linguaggio parlato.
Anche se il linguaggio verbale possiede delle
caratteristiche che lo rendono preferibile ad altre forme
della comunicazione, l'idea che esso soltanto sia una vera
lingua non è fondata, tanto più che gli elementi che
definiscono una lingua, ossia il sistema di segni comuni sia a
colui che li emette sia a colui che li riceve, possono
trovarsi pure in sistemi simbolici differenti da quello
orale.
Grazie all'ENS si assiste abbastanza di frequente alla
traduzione in lingua dei segni di conferenze, di
manifestazioni particolari, di trasmissioni televisive
speciali. Nei tribunali i sordi sono "sentiti" attraverso un
interprete.
E' da notare che il procedere della ricerca
socio-linguistica e la determinazione dei sordi a comunicare
con la propria lingua sono i fattori che hanno determinato il
progressivo impiego della comunicazione visivo-gestuale in
ambito europeo.
Le ricerche compiute nei decenni scorsi dai linguisti
hanno portato a scoprire le regole grammaticali e
morfosintattiche di tale forma di comunicazione. Tale
questione è stata approfondita negli specifici centri di
ricerca sorti in vari Paesi europei.
Da alcuni anni i sordi si sono resi protagonisti di
alcune iniziative a favore dei loro "fratelli del silenzio" e
hanno iniziato, tra l'altro, un cammino di sensibilizzazione
della società verso il problema della comunicazione.
L'istituzione di un Segretariato Regionale Europeo ha
agevolato un'azione formativa sempre più estesa e
coinvolgente, al punto che il Parlamento europeo, con la
"Risoluzione sul linguaggio dei segni" adottata nel 1988 ha
riconosciuto ufficialmente le lingue nazionali dei sordi. Il
testo recita: "invita la Commissione a presentare una proposta
al Consiglio relativa al riconoscimento ufficiale in ogni
Stato membro del linguaggio usato dai sordi e invita gli Stati
membri ad abolire ostacoli che ancora si frappongono all'uso
del linguaggio gestuale".
La lingua dei segni ha ottenuto il più elevato
riconoscimento grazie alla risoluzione citata, del 17 giugno
1988, la quale evidenzia che:
a) nella Comunità europea mezzo milione di
persone sono completamente sorde;
b) un numero ben più grande ha difficoltà di
udito;
c) la maggior parte dei sordi non riuscirà mai a
padroneggiare perfettamente il linguaggio parlato;
d) il linguaggio gestuale rimane quello preferito
e quasi sempre l'unico usato dalla maggior parte dei sordi.
Ne consegue che il riconoscimento della lingua dei segni
rappresenta una forma di integrazione dei sordi nella società
degli udenti, a condizioni per loro eque.
L'articolo 3 della Carta costituzionale obbliga ad
intervenire per superare o ridurre i problemi delle persone
gravate da svantaggi.
La presente proposta di legge pertanto, all'articolo 1,
prevede il riconoscimento della lingua italiana dei segni
quale lingua propria della comunità dei sordi e come lingua di
una minoranza linguistica degna della tutela prevista
dall'articolo 6 della Costituzione.
All'articolo 2 essa stabilisce che tale lingua possa
essere usata nel corso dei procedimenti giudiziari e in tutti
i rapporti che i sordi hanno con le pubbliche amministrazioni
e con i comuni.
La proposta di legge intende, inoltre, agevolare la
frequenza universitaria ai sordi e l'utilizzo del mezzo
televisivo.
Il regolamento attuativo previsto dall'articolo 3 dovrà
porsi sulla traccia della
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legge 5 febbraio 1992, n. 104, per l'assistenza,
l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate
e dovrà avvalersi delle esperienze e delle competenze
specifiche acquisite dalle persone sorde, nonché dagli
operatori esperti nel settore. Non va inoltre trascurato
il coordinamento con il testo unico approvato con decreto
legislativo 16 aprile 1994, n. 297, sull'obbligo scolastico
per gli alunni sordi.
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