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Onorevoli Colleghi! - La consapevolezza del ruolo
dell'informazione nel processo di costruzione dell'Unione
europea si è andata sviluppando e consolidando insieme con
l'evoluzione di tale processo.
E' andato così crescendo il numero delle azioni assunte
per informare i cittadini ed è andata maturando, anche se
lentamente, una vera e propria politica dell'informazione.
Una concreta svolta, dal punto di vista della definizione
della base su cui costruire una tale politica, si è realizzata
nel giugno 1993, in occasione del Consiglio europeo di
Copenaghen, attraverso la decisione che Commissione e
Consiglio definissero principi e requisiti per migliorare
l'accesso ai documenti.
In quello stesso anno è stato elaborato un codice di
comportamento comune per la Commissione e per il Consiglio.
Il codice sancisce il principio che il pubblico deve
godere del più ampio accesso possibile ai documenti;
definisce, inoltre, procedure e tempi per l'esercizio
dell'attività di comunicazione, nonché i casi in cui
l'informazione può essere negata (diritto alla riservatezza,
protezione dell'interesse pubblico, dei segreti commerciali e
industriali e degli interessi finanziari della Comunità).
Negli anni successivi l'esigenza di potenziare le azioni
d'informazione si è andata sempre più rafforzando.
Il Consiglio europeo di Cardiff ha ribadito la necessità
di avvicinare i cittadini all'Unione europea, rendendo
quest'ultima più trasparente e più vicina alla vita
quotidiana, attraverso l'impegno a migliorare l'accesso
all'informazione.
Anche il Parlamento europeo ha sottolineato, a più
riprese, l'urgenza di un'intensificazione delle azioni di
informazione e comunicazione rivolte ai cittadini.
Infine, il Trattato di Amsterdam, nel nuovo articolo 191,
ha riconosciuto il diritto di qualsiasi cittadino dell'Unione
e qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia la
sede in uno Stato membro, di accedere ai documenti del
Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione.
Questa norma, ancorando solidamente al Trattato il
principio del diritto all'informazione, riveste una grande
importanza per rafforzare il processo democratico e aumentare
la comprensione dell'evoluzione della costruzione europea.
1. Ambito dell'intervento normativo ed esame dell'iter
presso il Senato.
Il nuovo approccio seguito dalla Commissione europea, a
partire dal 1993, punta a realizzare il coordinamento
dell'offerta e a diffondere, all'interno delle istituzioni
comunitarie e tra le amministrazioni pubbliche degli Stati
membri, la consapevolezza dell'importanza che assume
l'informazione per la costruzione comunitaria.
Il nuovo approccio della Commissione si basa su quattro
linee: la trasparenza; un migliore adattamento alla domanda
d'informazione; un maggiore coordinamento tra le diverse fonti
all'interno della Commissione; la chiarezza dei messaggi
trasmessi.
Per garantire una corretta ed efficace attuazione di
questi orientamenti, sono state costituite, all'interno della
Commissione, strutture di coordinamento per la gestione della
politica d'informazione e, all'interno delle Direzioni
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Generali dell'Esecutivo comunitario, cellule responsabili
dell'informazione specializzata.
Sono state, inoltre, rafforzate le attività di
realizzazione e diffusione delle pubblicazioni comunitarie e
lanciate varie campagne d'informazione su temi di rilevante
interesse generale (l'euro, la cittadinanza europea, il
processo di costruzione comunitaria).
L'affermarsi delle nuove tecnologie della comunicazione ha
indotto inoltre le istituzioni comunitarie a potenziare
l'offerta di servizi elettronici, in particolare ampliando
considerevolmente le notizie diffuse attraverso Internet.
La Commissione europea ha predisposto un Libro Verde sulla
comunicazione del settore pubblico nella società
dell'informazione, pubblicato nel 1998. In esso viene messo in
luce il carattere frammentato e disperso dell'informazione
pubblica in Europa. Tale situazione induce a ritenere che non
sia necessario produrre un maggior numero di notizie, ma che
l'informazione, già potenzialmente disponibile al pubblico,
dovrebbe essere più chiara e più facilmente accessibile ai
potenziali utenti.
Si tratta di un problema che interessa congiuntamente le
istituzioni comunitarie e gli Stati membri, dato che una parte
significativa delle informazioni relative all'Ue ha impatto
diretto a livello nazionale.
Ne consegue che, per la realizzazione di questo obiettivo
anche gli Stati membri sono chiamati in causa e che occorre
promuovere anche in questo campo una maggiore
decentralizzazione delle attività.
Nello sviluppare un approccio di informazione
decentralizzata, la Commissione europea ha puntato, da un
lato, sul potenziamento delle reti e dei relais
(organismi che operano sul territorio, con il compito di
garantire una migliore accessibilità dei cittadini alle
informazioni comunitarie) e, dall'altro, a promuovere la
creazione, in ogni Stato membro, di Centri di documentazione,
i quali in prospettiva dovrebbero assumere responsabilità
prioritarie nella diffusione dell'informazione ai
cittadini.
I Centri rispondono a una tipologia definita, suscettibile
di varianti da paese a paese ma caratterizzata da due
connotazioni essenziali.
Un Centro è anzitutto uno spazio fisico, fornito di
biblioteca e attrezzato per incontri e dibattiti, con elementi
espositivi, sia permanenti che temporanei, in relazione a
eventi e ad aspetti particolari della realtà europea.
Esso è, in secondo luogo, lo snodo per l'accesso
informatico-telematico alle banche dati comunitarie: questo
secondo aspetto permette ai Centri di offrire all'utenza
nazionale una vasta gamma di servizi, inclusi quelli a
carattere interattivo.
Sino ad oggi sono stati istituiti in Europa due centri: in
Francia, nel 1992, il Centro Sources d'Europe, che ha sede a
Parigi e in Portogallo, nel 1994, il Centro di informazione
Jacques Delors, che ha sede a Lisbona.
Il Centro di Parigi, inaugurato nel 1992, è stato creato
in partenariato tra lo Stato francese e la Comunità europea
rappresentata dalla Commissione, sulla base di un accordo di
cooperazione che ha la forma giuridica del Gruppo Europeo di
Interesse Economico-GEIE, per la durata di 12 anni.
Funziona sotto la duplice responsabilità del Ministro
delegato agli Affari europei e del Commissario responsabile
dell'informazione.
Il GEIE è aperto all'associazione di partner pubblici e
privati interessati allo sviluppo dell'informazione europea.
Occupa uno spazio di 4.300 mq nella Grande Arche delle
Defense.
Le principali attività svolte dal Centro riguardano:
la diffusione della documentazione, delle pubblicazioni
e delle informazioni sulle istituzioni e le politiche
comunitarie, provenienti dalla Comunità e dall'Amministrazione
nazionale, con un'attenzione particolare per la potenziale
utenza giovanile;
il coordinamento dell'informazione e delle strutture di
comunicazione esistenti sul territorio, nel rispetto della
loro autonomia;
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la formazione delle persone incaricate di diffondere
l'informazione sui temi europei;
l'organizzazione di manifestazioni, seminari,
conferenze, esposizioni tematiche, campagne d'informazione e
ogni altra iniziativa finalizzata a promuovere la conoscenza
delle tematiche comunitarie.
Tali obiettivi si realizzano attraverso i servizi di cui
il Centro si è dotato:
diffusione gratuita di brochure e documenti di
informazione, consultazione di dossier tematici e libero
accesso all'emeroteca;
diffusione dell'informazione a distanza attraverso i
sistemi di comunicazione tradizionale e telematica.
Il Centro dispone, inoltre, di una banca dati documentaria
cui si accede gratuitamente attraverso Internet, di una
libreria europea, di una sala conferenze e di una sala di
lettura.
Il Centro ha avviato azioni di partenariato con altri
organismi di informazione, sia in Francia sia in Europa, e con
la Pubblica Amministrazione, centrale e locale.
Il Centro di Lisbona è stato creato con la stessa formula
giuridica del Centro francese, nel 1994, con una durata
prevista di 12 anni. E' situato nel centro culturale di Belem
e occupa uno spazio di circa 1.000 mq.
Gli obiettivi sono gli stessi del Centro Sources d'Europe:
l'informazione al grande pubblico e, attraverso convenzioni
con diverse categorie di utenti, informazioni ed elaborazione
di dossier specializzati.
Per quanto riguarda i servizi, il Centro dispone di una
biblioteca di documentazione europea, su base cartacea e
telematica, e fornisce, per un'utenza specialistica,
informazioni a distanza, via telefono, fax ed
e-mail.
E' molto sviluppato il servizio di
informazione/formazione, che si realizza attraverso seminari,
workshop, corsi di formazione rivolti alle scuole e alle
autorità locali, dibattiti e conferenze.
Il Centro fornisce anche un servizio di distribuzione
selettiva di informazione su richiesta e a pagamento.
L'obiettivo del miglioramento del sistema di
comunicazione, perseguito dalle istituzioni comunitarie,
appare ancora più importante da raggiungere nel contesto
italiano, caratterizzato da una difficoltà di accesso
all'informazione comunitaria ancora più marcata di quella che
si riscontra in altri Stati membri.
Il tradizionale consenso dell'opinione pubblica italiana,
nei confronti della costruzione europea, non è sostenuto, in
effetti, da un'adeguata conoscenza di tale processo e dei suoi
effetti sulla vita dei cittadini.
La contraddizione tra il diffuso spirito europeistico e la
scarsa conoscenza dei temi comunitari solleva molteplici
problemi e richiederebbe, di per sé, una specifica
riflessione, ma ciò che qui interessa è la constatazione della
difficoltà dei cittadini di rapportarsi con una realtà che
rimane distante e di difficile comprensione.
Tale difficolta pesa negativamente sulla partecipazione
del nostro paese alla fase ascendente dei processi decisionali
comunitari e penalizza ampie categorie di potenziali utenti,
che non riescono a cogliere pienamente le opportunità offerte
dalle iniziative finanziate dall'Unione europea.
L'utenza interessata alle informazioni comunitarie può
essere, infatti, distinta in due categorie: il grande pubblico
e gli specialisti.
Nel primo rientrano tutti coloro che, vivendo in uno Stato
membro dell'Ue, sono interessati ad avere una conoscenza
generale dell'Unione e delle sue istituzioni, ad avere cioè
"un'informazione istituzionale".
Il secondo comprende coloro che, per motivi di lavoro o di
studio, sono interessati a conoscere in modo approfondito il
funzionamento di una o più politiche comunitarie, ad avere
cioè "un'informazione di servizio".
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La principale causa delle difficoltà d'accesso
all'informazione è individuabile, anche in Italia, come ha
rilevato l'Esecutivo comunitario, nella frammentarietà delle
fonti, che si traduce in confusione e in mancanza di
razionalità.
In sostanza, i potenziali utenti dell'informazione
comunitaria soffrono della mancanza di precise linee guida che
indichino chiaramente chi e in quali settori fornisce
informazione, nonché il tipo di servizio offerto.
Alla frammentarietà delle fonti si aggiungono le carenze
della pubblica amministrazione. Ad essa sono, infatti,
naturalmente attribuiti i compiti principali in materia di
promozione dell'informazione rivolta al grande pubblico;
inoltre, dovendo dare attuazione agli indirizzi politici
definiti dal Governo e dal Parlamento, essa costituisce la
principale fonte della cosiddetta informazione di servizio.
Nonostante i passi avanti compiuti in questi ultimi anni,
la pubblica amministrazione, salvo qualche felice eccezione,
non è ancora riuscita ad attuare un efficace sistema di
informazione
I principali punti critici dell'attuale sistema possono in
definitiva essere ricondotti:
alla inadeguatezza del modello organizzativo della
pubblica amministrazione, che determina scarsa capacità di
coordinamento e di diffusione delle informazioni;
alla presenza di uffici o organismi interni
all'amministrazione, o da essa dipendenti, privi di risorse e
di strumenti adeguati a svolgere un'azione efficace
d'informazione al pubblico;
alla inadeguata preparazione in materia di acquisizione,
trattamento e diffusione delle informazioni, compreso
l'utilizzo degli strumenti informatici.
Il Centro di informazione e documentazione europea,
previsto nel disegno di legge in esame, si pone l'obiettivo di
contribuire al superamento della frammentazione delle fonti
d'informazione e di fornire un contributo alla pubblica
amministrazione, al fine di rendere più efficace il sistema
pubblico di comunicazione.
Per perseguire tale obiettivo, il Centro dovrà procedere,
anzitutto, ad una ricognizione quali-quantitativa sulle fonti
d'informazione a livello nazionale e comunitario, i cui
risultati potranno venire inseriti in una banca dati, via via
aggiornata e a disposizione del pubblico.
Il passo successivo dovrà consistere nell'avvio di
un'attività di coordinamento, da realizzare attraverso la
promozione di rapporti di collaborazione con altri centri di
studio e documentazione, nonché con le amministrazioni
centrali e periferiche, con il sistema economico e sociale.
L'obiettivo quindi non è quello di centralizzare
l'informazione, ma piuttosto di creare un sistema a rete, che
consenta di potenziare gli organismi che operano a livello
locale, in modo da raggiungere i cittadini nei luoghi in cui
essi abitano e lavorano.
Prima di approfondire l'analisi degli obiettivi e delle
attività del Centro, è opportuno ripercorrere brevemente
l'iter del disegno di legge e le modificazioni che esso ha
subito in Senato.
E' necessario innanzitutto sottolineare che l'originario
disegno di legge governativo risale al 20 settembre 1996. Sono
quindi trascorsi già due anni e mezzo, un lasso di tempo
obiettivamente eccessivo.
Bisogna ora evitare che i tempi si allunghino
ulteriormente, anche per sfuggire al rischio di perdere il
previsto cofinanziamento comunitario.
Il Senato ha mantenuto le finalità e l'ammontare del
finanziamento nazionale previsti dal testo governativo.
Rimane, in fatti, integro l'obiettivo di istituire anche
in Italia un Centro nazionale di informazione e documentazione
europea, cofinanziato dalla Comunità europea e dallo Stato
italiano. E così viene confermata l'entità del finanziamento
nazionale, alla quale concorrono l'ammontare annuo massimo di
1,5 miliardi di lire e l'equivalente del valore commerciale
dell'immobile che ospiterà il Centro.
Il Senato ha invece radicalmente innovato sulla
definizione del soggetto cui fanno capo i compiti di
realizzazione e gestione del Centro.
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Il disegno di legge governativo aveva optato per
l'identificazione di tale soggetto nell'Anide, cioé l'entità
associativa la cui costituzione era stata promossa dalla
Commissione europea e realizzata dal suo Ufficio di
Rappresentanza in Roma, con l'obiettivo ultimo di dar vita, in
forme opportune, ad un iniziativa italiana modellata sui
Centri di Parigi e Lisbona.
Il disegno di legge del Governo si limitava a stabilire
l'erogazione di un contributo, legato al funzionamento del
Centro, destinato direttamente all'Anide.
Il Senato ha modificato questa impostazione, allineando il
soggetto responsabile dell'attivazione e gestione del Centro
alla formula che disciplina i Centri di Parigi e di
Lisbona.
Tale soggetto ha la natura giuridica del Gruppo Europeo di
Interesse Economico GEIE, costituito dai due membri fondatori,
Stato italiano e Comunità europea.
2. Istruttoria legislativa svolta.
Nel corso dell'istruttoria legislativa è stato richiesto
al Governo di fornire adeguata documentazione sugli analoghi
Centri di informazione attualmente istituiti a Parigi e
Lisbona. La documentazione consegnata alla Commissione ha
consentito di prendere più completa visione delle analogie e
delle differenze esistenti, in un quadro comparato, rispetto
alle scelte operate nel provvedimento in esame.
Sono stati inoltre acquisiti e valutati i pareri delle
Commissioni competenti in sede consultiva. Per quanto concerne
le osservazioni rese dalla I Commissione, si è ritenuto che il
Governo, al momento della concreta istituzione del Centro,
provvederà ad una sua denominazione che rispecchi nella
migliore maniera le caratteristiche del Centro. Con riguardo
al comma 5, si è considerato sufficientemente chiaro il
riferimento alla XIV Commissione contenuto nell'indicazione
delle Commissioni parlamentari competenti per gli affari
comunitari. Si è invece ottemperato pienamente, attraverso una
modifica del testo, alla condizione presente nel parere della
V Commissione relativa alla più corretta formulazione della
norma di copertura finanziaria.
3. Il testo della Commissione.
E' importante sottolineare che il disegno di legge demanda
la determinazione congiunta delle caratteristiche del GEIE a
un preliminare Protocollo d'intesa, cioè ad uno strumento
negoziato e sottoscritto dalle due parti e contenente alcuni
capisaldi che dovranno essere rispettati dal contratto del
GEIE.
L'Intesa dovrà prevedere;
la possibilità dell'ingresso nel GEIE di soci
ordinari;
la definizione di ulteriori fonti finanziarie, in
aggiunta al contributo dei membri fondatori;
l'indicazione di funzioni specifiche di indirizzo, che
dovrebbero essere svolte da un apposito organismo.
Un aspetto molto importante introdotto dal Senato,
riguarda i poteri di indirizzo e di controllo affidati agli
organismi parlamentari competenti per gli affari
comunitari.
Si tratta in particolare di forme incisive di controllo
analiticamente indicate e riguardanti i momenti ed atti più
significativi dell'attività del GEIE.
E' previsto un parere degli organismi parlamentari
competenti per le politiche dell'Unione sullo schema di
Protocollo d'intesa e sulle sue eventuali modificazioni, come
pure un parere sui nuovi soci ordinari e sui membri di
designazione italiana degli organi del GEIE.
E' prevista, infine, la presentazione agli stessi
organismi parlamentari, da parte del Ministro per le politiche
comunitarie, di una relazione annuale sull'attività svolta,
sul bilancio del Centro e sul programma di attività
ulteriori.
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Per quanto riguarda gli obiettivi del Centro, il disegno
di legge licenziato dal Senato contiene l'indicazione di tre
finalità, cui, peraltro, si è già fatto cenno.
Il primo obiettivo riguarda la realizzazione di un sistema
di informazione a rete: si fa esplicito riferimento alle
possibilità offerte dalle nuove tecnologie della comunicazione
da un lato e, dall'altro, alla diffusione dell'informazione
attraverso sportelli decentrati.
Il disegno di legge tiene conto in questo campo
dell'evoluzione in atto nella concezione e nella gestione
dell'informazione direttamente curata dalla Commissione
europea, in particolare attraverso il Server Europa e i siti e
le banche dati che sono per questa via raggiungibili.
Naturalmente forme più tradizionali di informazione
continueranno a convivere con il nuovo e più avanzato
modello.
Il secondo obiettivo si riferisce alla formazione di
personale specializzato nella documentazione comunitaria.
Proprio il carattere articolato e policentrico dell'offerta
d'informazione renderà più importante la disponibilità di
personale specialistico. Si pensi a quello che potrà essere
destinato ad unità di documentazione comunitaria presso le
amministrazioni decentrate dello Stato o al personale delle
Regioni e degli Enti locali.
Il collegamento organico con altri centri di studio e
documentazione esistenti in Italia, o in altri paesi della
Comunità, rappresenta il terzo obiettivo.
Si tratta di accrescere il patrimonio complessivo
dell'informazione, di valorizzare significative realtà già
operanti nel settore e di evitare duplicazioni, anche
attraverso forme opportune di coordinamento.
Oltre alle attività di coordinamento e razionalizzazione
del sistema informativo e di formazione, il Centro svolgerà
anche funzioni dirette sia di comunicazione, attraverso azioni
di partenariato con i media, campagne di sensibilizzazione e
dibattiti, sia di informazione e documentazione.
Quest'ultima sarà rivolta sia al grande pubblico, con
un'attenzione particolare ai giovani, allo scopo di accrescere
la visibilità e la trasparenza della realtà
politico-istituzionale dell'Ue e favorire la consapevolezza
della comune cittadinanza europea, sia a specifici settori di
utenza, con una maggiore attenzione alle piccole e medie
imprese, interessate a conoscere i meccanismi di accesso alle
opportunità offerte dai programmi e dalle politiche
comunitarie.
E' opportuno ricordare che mentre era in corso l'iter del
disegno di legge in Senato, il Presidente del Consiglio ha
delegato il Ministro per le politiche comunitarie ad
esercitare funzioni relative alla promozione, in
collaborazione con le istituzioni comunitarie, della
diffusione dell'informazione sulle attività dell'Ue e delle
iniziative volte a rafforzare la coscienza della cittadinanza
dell'Unione.
Spetta quindi al Ministro per le politiche comunitarie,
insieme ai responsabili della Commissione europea, in
rappresentanza della Comunità, gestire l'attività relativa
all'istituzione e all'avvio del Centro e costituire il punto
di riferimento nel Governo per il suo funzionamento.
Siamo di fronte, in definitiva, a una iniziativa
importante che consentirà un significativo passo in avanti
nella politica di informazione sulle politiche dell'Unione.
E' un disegno di legge che, con le modifiche introdotte
dal Senato, ha assunto una struttura coerente con le
iniziative degli altri paesi e rispettosa dei ruoli relativi
del Governo e del Parlamento. Ne raccomando con convinzione
l'approvazione.
RUBERTI, Relatore.
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